I Postvorta rappresentano da anni una certezza nel panorama musicale italiano, non ci sorprende, quindi, che proprio da una costola di questi sia nato uno dei progetti più belli ed affascinanti degli ultimi anni. I Deka’dɛntsa del bassista Raffaele “Lhello” Marra hanno buttato giù una manciata di tracce, contenute nell’esordio “Universo 25” (Zero Produzioni \ 22 Dicembre Records), capaci di coinvolgere emotivamente e invitare alla riflessione.
Ciao Raffaele, da anni sei attivo con i Postvorta, perché hai sentito la necessità di creare una nuova band? Ciao Giuseppe, l’idea mi balenava in mente già da un po’ di tempo, poi però ha preso finalmente forma negli ultimi mesi del 2019, quando ho deciso di portare avanti un discorso musicale differente da quello proposto con i Postvorta, sia perché dopo “Porrima” avevo bisogno di staccare un po’ da certe sonorità e sia perché ero desideroso di sviluppare alcune nuove idee compositive insieme agli amici di sempre, seppur avessimo influenze e background musicale differente. Con l’avvento della pandemia tutto è risultato più semplice in fase di composizione in quanto sono riuscito a dedicarmi completamente a questo progetto.
I Deka’dɛntsa secondo te si distanziano dai Postvorta più sotto il profilo musicale oppure ideologico?
Dal punto di vista musicale vi è una grande differenza sia per le sonorità e sia per quanto riguarda l’approccio perché con i Deka’dɛntsa abbiamo affrontato le tematiche dell’album in una maniera molto più diretta rispetto a come lo facciamo con i Postvorta, prediligendo nelle canzoni una struttura molto più convenzionale e soprattutto l’utilizzo di una voce melodica con cantato in italiano; con i Postvorta invece tendiamo a comporre facendoci trasportare dalla musica e non importa se la canzone possa durare 15 o 20 minuti, l’importante è far vivere all’ascoltatore un’esperienza sonora ed emozionale che vada di pari passo con le tematiche affrontate negli album. Un qualcosa che accomuna le due band invece, è l’idea di utilizzare un tema comune dove tutte le canzoni contribuiscono a dare un significato nel loro insieme per sviluppare una sorta di concept, ovviamente con le dovute differenze di stile e genere.
Anche se non in modo evidente, credo che i Deka’dɛntsa siano in qualche modo influenzati anche in un certo modo dall’etica e dall’estetica crust, mi sbaglio?
Da un punto di vista musicale credo ci siano poche analogie con il genere crust anche perché avendo composto gran parte della musica dell’album posso tranquillamente dirti che le mie influenze e i miei riferimenti in musica sono altri, pur riconoscendo che nel corso degli anni ha influenzato e contaminato molti generi musicali; un discorso a parte invece bisogna farlo per quanto riguarda i testi delle canzoni poiché lì le analogie ci sono e l’utilizzo di testi pessimisti e concentrati su temi sociali sono alla base di tutto l’album.
Ammetto che prima di imbattermi nel vostro disco ero del tutto all’oscuro dell’esperimento dell’etologo John Calhoun che dà il titolo all’album, “Universo 25”. Ti andrebbe di spiegare di cosa si tratta?
Si tratta di un esperimento che fece piuttosto scalpore all’epoca e che aveva come scopo quello di studiare gli effetti della sovrappopolazione sul comportamento sociale. Calhoun creò questa sorta di paradiso per topi, denominato per l’appunto Universo 25, in cui i roditori non dovevano preoccuparsi di null’altro che cibarsi e procreare, venendo costantemente riforniti di cibo e acqua. All’inizio la popolazione crebbe costantemente in maniera lineare e senza sconvolgimenti, fino a che raggiunte le 2.200 unità la colonia iniziò ad esibire anomalie comportamentali talmente gravi da condurre la popolazione all’estinzione.
Come mai avete scelto proprio questo concept?
Abbiamo pensato che si prestasse bene per il tipo di immaginario distopico che volevamo creare. Nell’Universo 25 dei Dekadentsa non si parla di ratti ma di esseri umani.
In qualche modo ci vedi delle connessioni con la situazione che stiamo vivendo?
No, se ti riferisci allo scenario pandemico, che comunque è un tema anch’esso centrale nell’album. L’idea è che comunque, in una situazione limite come quella dell’Universo 25, gli esseri umani non reagirebbero in maniera tanto dissimile dai topi.
Quale è stata la difficoltà maggiore che avete incontrato nel tramutare in musica questo folle esperimento?
Posso semplicemente dire che è stato il contrario… è stata la musica a dare l’input per la scelta del tema principale dell’album. Avevamo già composto gran parte dell’album e abbiamo lasciato massima libertà di espressione al nostro cantante Emilio sia per quanto riguarda i testi che per le linee vocali da utilizzare; è stata una sua grande intuizione quella di utilizzare l’esperimento di John Calhoun.
Ti sei avvalso dell’aiuto di alcuni ospiti, ti andrebbe di presentarli?
Si assolutamente, seguendo l’ordine della setlist dell’album il primo ospite è Mohammed Ashraf SikSik (Pie Are Squared, Postvorta, Void of Sleep) che ha composto per noi “Latenza 00”, suono con lui da diversi anni e conosco perfettamente come lavora ma soprattutto conosco le sue abilità di musicista ed essendo un punto fermo nella scena ambient/electronic ero quindi certo che fosse la persona giusta per la realizzazione dell’intro. Il secondo ospite è Andrea Fioravanti (Postvorta, Edna Frau, Collettivo la Cenere) che ha scritto e registrato le chitarre in “Hikikomori”, suono con lui da più di 10 anni e ogni volta rimango impressionato dalla sua versatilità, ha un gusto musicale che va al di là di tutto e riesce sempre a tirar fuori la nota e il suono giusto al momento giusto; quando lo contattai sapevo già che avrebbe arricchito la song donandogli quel mood che la contraddistingue all’interno dell’album. Il terzo ospite è Edoardo Di Vietri (In a Glass House) che ha registrato delle linee di chitarra in “Disordine e indisciplina”, lo conosciamo da anni essendo un nostro conterraneo, è un chitarrista davvero fenomenale ed è stato molto bravo a calarsi in un’ottica musicale totalmente differente da quella a cui è abituato; tra l’altro, è stato anche il nostro produttore curando le fasi di mix. Infine importante ricordare anche la partecipazione di Riccardo Pasini che ha curato il Master, è stata la vera ciliegina sulla torta perché si è dimostrato come al solito una garanzia; c’è poco da dire, uno dei migliori in Italia nel suo campo. Colgo di nuovo l’occasione per ringraziarli del lavoro stupendo che hanno svolto.
L’attività della band sarà circoscritta allo studio o contate di fare degli show ora che piano piano i concerti stanno tornando?
Al momento siamo tutti un po’ distanti visto che alcuni di noi vivono in altre zone d’Italia, ma stiamo continuando a comporre e di sicuro in futuro ci saranno altri album. Per quanto riguarda i live stiamo già valutando alcune situazioni ma la cosa fondamentale adesso è quella di ritrovarci e ritornare finalmente in sala prove per poter suonare l’album per intero perché ancora non abbiamo avuto modo di farlo. Il nostro obiettivo è quello di far ascoltare dal vivo il nostro “Universo 25” anche perché siamo realmente curiosi di capire come il pubblico possa reagire.
