
Guido Wasserman – chitarra
Pietro Pellegrini – piano, Hammond, Moog, vibrafono, spinetta
Alfonso Oliva – basso
Giorgio Santandrea – batteria, timpani, conga
Mi tuffo nel passato, nelle rimembranze di un periodo della mia vita artistica. Siamo nell’anno 1971, dalla Puglia, Bari, parto per Milano per fare un’audizione per la casa editrice musicale Chappel. Mi metto in viaggio con la speranza di fare esperienza e trovare il successo, sino a quel momento mi ero esibito in un ambito prettamente amatoriale.
All’audizione incontro il compositore Renato Pareti, il quale mi presenta un gruppo dal nome Alphataurus. Da quel momento incomincia la bellissima esperienza con quattro giovincelli con tanta voglia di fare musica. Dopo un anno circa di grandi sacrifici, riusciamo a realizzare, nel 1973, un LP di immenso spessore artistico e musicale, “Alphataurus”.
Ancora oggi ritengo che sia una piccola opera d’arte, con la quale abbiamo sconvolto il linguaggio musicale con testi che raccontavano la vita reale e la droga. È stata un’esperienza che mi ha portato un grande bagaglio musicale, avendo fatto in molti concerti per la promozione del disco da spalla a vari gruppi internazionali: Emerson, Lake & Palmer, Jethro Tull, Uriah Heep e tanti altri.
Molte circostanze – provavo rabbia e tanta solitudine, perché non vivevo bene a Milano – dopo tre anni m’inducono ad abbandonare la band e fare ritorno nella mia città, Bari. Con tanta voglia di continuare a fare musica, creo uno stupendo gruppo di nove elementi denominato la Bavaro Band.
Sono passati 40 anni e ritrovo, nel 2015, gli Alphataurus per ripetere la nostra esperienza iniziale in tre spettacoli, di cui uno a Bari. Situazione che mi ha reso orgoglioso e mi ha fatto dimenticare il tempo volato, donandomi gioia e confronto con me stesso.
Concludo questo breve racconto del passato, salutando calorosamente tutti gli amanti del progressive.
Michele Bavaro

1. Le Chamadere (Peccato d’Orgoglio)
2. Dopo l’Uragano
3. Croma
4. La Mente Vola
5. Ombra Muta