Jumbo – “Vietato ai minori di 18 anni?” (1973) raccontato da Alvaro Fella

Alvaro Fella – Voce, chitarra acustica, pianoforte elettrico, organo, sassofono
Sergio Conte – Tastiere
Dario Guidotti – Chitarra acustica, flauti, armonica, sistro, voce
Daniele Bianchini – Chitarra elettrica, chitarra acustica
Aldo Gargano – Basso, mellotron, campane, sistro
Tullio Granatello – Batteria, timpani

Nel 1973 il batterista, Vito Balzano, che aveva partecipato alla realizzazione dei nostri primi due album, “Jumbo” e “DNA”, ci comunicò che aveva deciso di appendere le bacchette al famoso chiodo e di voler smettere di suonare.

Qualche giorno prima avevamo tenuto un concerto a Domodossola e in quella occasione abbiamo conosciuto un giovane batterista, Tullio Granatello, che faceva parte del gruppo che aveva riempito la serata prima della nostra esibizione. Ci aveva colpito molto la sua bravura, diverso come stile da Vito Balzano, con una tecnica più vicina al jazz e più virtuoso: lo contattammo e lui accettò di unirsi a noi, diventando il nostro nuovo batterista.

Ho raccontato questo perché era arrivato il momento di preparare i nuovi brani per il nostro terzo disco, che sarebbe diventato “Vietato ai minori di 18 anni?”. La casa discografica ci mise a disposizione una sala prove in via Benadir a Milano dove era situato lo stabilimento in cui venivano stampati tutti i vinili della Phonogram.

L’entrata nel gruppo di Tullio Granatello, con il suo stile, ci aveva invogliato a tentare soluzioni musicali nuove e più complesse rispetto a quelle dei due precedenti lavori, il tutto accompagnato da testi molto scomodi, come dice anche il titolo del disco. “Vietato ai minori di 18 anni?”, con relativo punto di domanda, stava a significare che gli argomenti trattati nei testi venivano vietati dal perbenismo dell’epoca, venivano giudicati tabù e non venivano affrontati né nei programmi radio-televisivi, né dalla stampa puritana del tempo. Parlavano di tossicodipendenza, di prostituzione, di disagio sociale, di religione, di alcolismo, etc etc…

Scelta che poi abbiamo pagato a livello di produzione, perché il disco venne completamento censurato dalle trasmissioni radio-televisive. Allora esisteva solo la Rai, e se i dischi non venivano approvati dalla commissione interna, i brani non venivano trasmessi in nessuna trasmissione. Le cosiddette radio libere sarebbero nate subito dopo…

Dopo circa un mese di prove, entriamo in studio, in Piazza Cavour a Milano, dove esisteva una grande sala di registrazione delle Phonogram. Si trattava di un capiente auditorium diventato, appunto, una sala di registrazione. In passato, durante il ventennio fascista, veniva usato da Mussolini quando si trovava a Milano per le sue conferenze stampa. In quei giorni stavano montando un nuovo banco regia di 16 piste in sostituzione del vecchio 8 piste. Noi, e anche i Latte e Miele, siamo stati i primi a usarlo.

Dopo aver finito le registrazioni dei brani che avevamo preparato, ci accorgemmo che mancavano circa 7/8 minuti per completare le due facciate del disco, 20 minuti per lato. Io avevo ancora un brano, che però non avevamo mai provato e, quindi, sconosciuto agli altri. Dopo un consulto tra di noi, decidiamo di fare con quel brano anche una jam, chiamando a suonare e registrare con noi anche altri musicisti di altri gruppi e case discografiche. Cosa che ancora non era praticata da nessuno in quel periodo.

Contattiamo Franco Battiato con il suo VCS3, Lino “Capra” Vaccina degli Aktuala con le sue Tabla, Lino “Fats” Gallo con la sua chitarra slide, Angelo Vaggi con il suo mini-Moog. Tutti accettano, e una mattina ci troviamo in sala: io faccio sentire il brano eseguito con la mia acustica e decidiamo di suonare senza darci una linea studiata e andare a ruota libera secondo l’emozione di ognuno. Alcuni di noi Jumbo cambiamo addirittura lo strumento abituale, impadronendoci di quelli presenti in sala, che ancor non usavamo abitualmente nei nostri concerti dal vivo. Strumenti come il Mellotron, le campane tubolari, il sistro, il gong etc.

Si accendono incenso e profumi orientali, si spengono quasi interamente le luci della sala, per creare una particolare atmosfera, e partono le registrazioni. Così è nato “Gil”, il brano, che nel disco parla di droga e tossicodipendenza. Durava oltre i 20 minuti, e quindi siamo stati costretti a tagliarne la parte centrale per ridurla al minutaggio che serviva per completare il disco. Un vero peccato, perché il risultato di quella jam fu veramente incredibile… Purtroppo non ci fu nessuno a suggerirci di fare una copia per noi del brano completo: peccati di gioventù.

Solo un brano si salvò dalla censura Rai e fu trasmesso qualche volta nelle varie trasmissioni, era “Come vorrei essere uguale a te”. Comunque non ci siamo mai pentiti di questa nostra scelta, perché ci interessava solo portare a termine quello che avevamo costruito, a costo di farlo ascoltare solo nei concerti dal vivo.

Devo dire che io e gli altri componenti del gruppo siamo orgogliosi di questa scelta, perché sappiamo che a più di 40 anni di distanza è ancora uno dei dischi del panorama “progressive” di quell’epoca ad essere più apprezzato e ascoltato. Non solo da chi ha vissuto quegli anni, ma anche da un pubblico molto giovane, e quindi non semplicemente nostalgico, come si potrebbe pensare.

Alvaro Fella
Jumbo – “Vietato ai minori di 18 anni?” (Philips Records – 1973)
Jumbo
Specchio
Come vorrei essere uguale a te
Il ritorno del signor K
Via larga
Gil
Vangelo?
40 gradi
No!