Aydra – “Icon of Sin” (1999) raccontato da Mauro Pacetti

“Icon of Sin” è il nostro primo album completo, composto da 10 brani, ed è di immenso significato per noi. Pubblicato nel 1999, è stato registrato nel 1998, ma le sue composizioni risalgono al periodo tra il 1995 e il 1997.

Preceduto nel 1996 da “Psycho Pain Control”, che includeva principalmente versioni ri-registrate di demo precedenti, con solo il brano principale come nuova aggiunta, “Icon of Sin” rappresenta un cambiamento radicale nel nostro percorso compositivo. Durante quegli anni, eravamo profondamente affascinati dal technical death metal americano, con band come Cynic, Death e Atheist a guidare la scena. Album iconici come “Human”, “Individual Thought Patterns”, “Unquestionable Presence”, “Focus” e “Elements” erano la colonna sonora delle nostre giornate, ed hanno influenzato profondamente la nostra ricerca artistica. Eravamo studenti universitari, ci incontravamo nella sala prove due o tre volte a settimana, dedicando ogni momento disponibile a esaminare e studiare ogni brano nei minimi dettagli. “Icon of Sin” è un tesoro per chi è disposto ad approfondirlo.

Il nostro obiettivo era creare una musica violenta ma ragionata, intricata pur conservando la struttura fondamentale di una canzone. Registrato presso gli Sound Machine Recording Studios di David Lenci, noto per il suo lavoro con band come Uzeda, Three Second Kiss e One Dimensional Man, abbiamo deciso di cambiare radicalmente il nostro sound. Ne abbiamo abbracciato uno più melodioso nelle chitarre, ispirandoci al timbro utilizzato dai Pestilence in “Spheres”. Questo disco è stato la nostra ispirazione principale per il sound delle chitarre. Dal punto di vista compositivo, ci siamo ispirati principalmente agli album “Individual Thought Patterns” dei Death e “Unquestionable Presence” degli Atheist, cercando di fondere questi due stili creando riff che riflettessero la nostra idea personale di melodia e musica.

Il primo brano che abbiamo composto, “Reflect and Desist”, ha tracciato le linee guida dell’album. Successivamente abbiamo lavorato su “Xavier’s Dream”, “Icon of Sin”, “No One’s Tale” e “The Day of the Wedding”. L’apice compositivo di quel periodo e dell’intero album è stato raggiunto con “Lost Time Fury”. In “Lost Time Fury”, abbiamo voluto omaggiare gli Atheist inserendo una parte samba/metal chiamata “Samba Breza”, un mix unico di ritmi samba e sonorità metal. Questo elemento ha dato alla canzone un carattere ancora più metal, mantenendo la sua intensità e originalità. L’accoglienza dell’album da parte della stampa specializzata dell’epoca è stata straordinaria e ha superato ogni nostra aspettativa.

“Icon of Sin” è diventato presto un album cult, apprezzato e condiviso tra gli amanti del genere metal, non solo in Italia ma anche all’estero. Le recensioni positive hanno contribuito a far conoscere il nostro lavoro al di là dei confini nazionali, e ci siamo resi conto di quanto il nostro lavoro fosse stato ben accolto quando abbiamo iniziato a notare ristampe in giro per il mondo, di cui spesso non eravamo nemmeno a conoscenza. Ricordo ancora il momento in cui ho trovato una ristampa indonesiana di “Icon of Sin” su internet e ho dovuto acquistare una copia solo per averla. È stato divertente leggere sulla copertina la scritta “all right reserved”! Ma sinceramente, questa cosa non ci ha mai disturbato, anzi, ci ha riempito di gioia sapere che anche in Indonesia c’erano persone che apprezzavano la nostra musica. In fondo, non suoniamo metal per fama o denaro, ma per la passione e l’amore per la musica.

In quei primi anni di internet, mentre cercavamo informazioni su di noi, abbiamo scoperto anche classifiche negli Stati Uniti dove “Icon of Sin” veniva considerato una delle migliori uscite dell’anno. Questo ci ha dato una grande spinta e ci ha motivato a continuare sulla strada che avevamo intrapreso. Ha anche gettato le basi per l’inizio della composizione di “Hyperlogical NonSense”, un altro capitolo importante nella nostra carriera musicale. Anche se sono serviti altri tre anni per completare e definire l’album, quel periodo di riconoscimento e successo ci ha dato la fiducia e la determinazione necessarie per portare avanti il nostro lavoro con passione e impegno.

Guardando indietro negli anni, ora ci rendiamo conto che quella scena che davamo per scontata, come immortale e immutabile, era in realtà un periodo storico che non sarebbe più tornato, almeno non nelle stesse modalità o nello stesso modo. La scena death metal italiana di quel periodo assumeva le sue connotazioni e noi eravamo parte di essa, un’esperienza che ci ha plasmato e influenzato profondamente. Non abbiamo mai suonato con l’obiettivo di fare successo, suonavamo e suoniamo tuttora per spingerci al limite, per cercare di fare musica interessante e ricercata, al di fuori dagli schemi commerciali. Quello che cerchiamo, e abbiamo sempre cercato di fare con la nostra musica, è alimentare la nostra costante ricerca di evoluzione del genere e della nostra personale interpretazione di musica estrema. Questo è ciò che ci ha sempre guidato e continuerà a farlo nel nostro percorso musicale.

Mauro Pacetti
Aydra – “Icon of Sin” (Square Squid Production – 1999)
01. Icon of Sin
02. Between the Devil and Deep Blue Sea
03. Noone Tale
04. Reflect and Desist
05. Pleasure Dome
06. The Day of the Wedding
07. Xavier’s Dream
08. Lost Time Fury
09. Night Drive
10. No R.M.X