Onslaught – Origins of aggression

Interview by Michael (metalbite.com), click HERE for the original English version.
Intervista a cura di Michael (metalbite.com), clicca QUI per la versione originale in inglese.

In occasione dell’uscita dell’album celebrativo “Origins of Aggression”, pubblicato da Reigning Phoenix Music, abbiamo contattato Nige Rockett, chitarrista e membro fondatore degli Onslaught, per parlare del passato e del futuro della storica thrash metal band britannica. (Michael)

Ciao Nige, come va?
Tutto bene. Mi sto riprendendo piano piano. È passato un sacco di tempo, ma sto recuperando in pieno. Spero che adesso vada tutto liscio e non vedo l’ora di tornare a pieno ritmo con la band.

Congratulazioni per i 40 anni degli Onslaught! Pensavi saresti arrivato così lontano con la band?
No! Quando abbiamo iniziato nel 1982, se mi avessero detto che nel 2025 saremmo ancora qui a fare interviste, avrei riso come un matto.

Ci sono stati più alti o bassi in questi anni?
Più alti di gran lunga. Certo, ogni band ha i suoi momenti no, ma i momenti belli sono stati incredibili. Un viaggio pazzesco.

Con “Origins of Aggression” avete ripreso pezzi dei primi tre album e cover punk e metal, pubblicate su Reigning Phoenix Music. Perché non avete inciso un disco nuovo per celebrare l’anniversario?
Il primo disco che festeggiamo ha 40 anni, è un traguardo grossissimo! Stavamo pensando di rifare quel disco, ma amici e professionisti del settore, fan da “Power From Hell”, ci hanno detto “È un classico, non toccatelo”. Era grezzo, giovane… ma aveva qualcosa. Allora abbiamo pensato di fare un disco un po’ fuori dagli schemi: riprendere i brani, metterli a nuovo e affiancarli a cover delle cose che ci hanno influenzato.

Le versioni rifatte suonano realmente più aggressive, più “metal”, le voci spaccano. Hai paura che i fan possano storcere il naso, come con “First Strike Still Deadly” (Testament) o “Let There Be Blood” (Exodus)?
Se avessimo rifatto tutto l’album, sì. Ma abbiamo scelto pezzi che raccontano il nostro percorso tra ‘82 e ‘89, anche i primi brani composti. Abbiamo fan più giovani che possono ascoltare la formazione attuale su classici di una vita. Non abbiamo stravolto nulla, abbiamo solo tagliato un po’ le cose troppo lunghe. Il risultato è fresco e finora la risposta è fantastica.

Avete ripreso anche due brani da “In Search of Sanity” e “Shellshock”, spesso considerati i punti più deboli della vostra discografia. Perché non restare su “Power From Hell” e “The Force”?
“In Search of Sanity” è sempre stato un album che mi pesa un po’. Ha belle canzoni, ma non suonava davvero Onslaught, era troppo mainstream. Ho voluto rimetterci un po’ di rabbia. Ecco cosa abbiamo fatto: li abbiamo riportati alla luce con aggressività.

Mi ricordo che durante le registrazioni di “The Force” accaddero cose strane in studio…
Sì, successe di tutto. Ci hanno svaligiato lo studio nei primi giorni, un inferno. Ma la cosa più freak fu che ogni volta che l’ingegnere impostava il delay, il livello tornava a 666 ms. Ogni volta! Uno speaker nella control room batteva da solo, senza corrente. Lui era terrorizzato, e anche noi, eh.

Avete coverizzato più pezzi punk che metal (tipo 7:3). È una dichiarazione sulle vostre origini?
Volevamo raccontare da dove veniamo, prima di “Power From Hell”. Senza quelle canzoni, magari gli Onslaught neanche esisterebbero. Ricordo “Holidays In The Sun” dei Sex Pistols, quando avevo quattordici anni. Passai da Bowie, T. Rex… a quello. Quel disco mi ha cambiato la vita.

Hai menzionato “Holidays In The Sun”, le cui parole trattano di genocidio in Cambogia. Pochi sanno davvero cosa è successo là negli anni ’70, diciamo il 10%.
Assolutamente.

All’epoca “Undisputed Attitude” dei Slayer irritò alcuni: un gruppo metal che fa solo cover punk? Oggi sembra normale. Il metal mantiene vivo il punk?
Credo che le contaminazioni fra thrash, punk, death e black abbiano sempre avuto spazio. Anche nei grandi festival ora c’è spazio per band punk, ed è giusto: porta varietà, senza star lì a fare i puristi.

Promuoverete presto l’album, vero? Preoccupazioni per viaggi, ETAs, passaporto e visti dopo il Brexit?
È un casino. Uscire dall’UE è la cosa peggiore fatta dal Regno Unito. Il red tape è infinito. Siamo musicisti, amiamo girare e adesso è più difficile, ma ce la facciamo – stiamo vivendo con questa situazione finché non cambia.

Siete delle vere e proprie marionette manovrate dai clown che governano che questa farsa?
Il governo britannico è diventato una barzelletta. Le bollette dell’energia sono le più care al mondo. Il modo in cui trattano anziani e disabili è assurdo. E non è solo UK: basta guardare gli USA. Speriamo passi presto!

Prossimi passi di Onslaught? Album nuovo?
Uscirà un altro video con l’album, ci sono altre cose in cantiere per quest’anno. Poi ci concentreremo sul prossimo disco di inediti.

Hai già scritto roba?
Non ancora completa. Ci sono idee, titoli, anche pezzi ispirati a “Bow Down To The Clowns” e altre cose. Sarà un disco di protesta, torna la mia vena incazzata.

Ultime parole?
Ascoltatevi “Origins of Aggression”. È divertente, interessante e ripercorre gli anni ’80 fino al 1989. A noi è piaciuto farlo, spero piaccia anche ai fan!

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