Necrodeath – Gang fight

Gli stralci di violenza nati dalla mente di Anthony Burgess, e magistralmente riportati su celluloide da Stanley Kubrick, da più sessant’anni alimentano i nostri incubi metropolitani. I Necrodeath, che negli incubi ci sguazzano da sempre, non potevano esimersi dal rileggere a proprio modo “Arancia meccanica”, così hanno dato alle stampe un disco ruvido, violento e senza compromessi dall’emblematico titolo “Singin’ in the Pain” (Time to Kill Records \ Anubi Press). Peso e Flegias ci hanno raccontato l’ultima scorribanda della propria gang…

Bentrovati ragazzi, la nostra ultima chiacchierata risale ai tempi dell’EP “Neraka” nel 2020. Dopodiché avete pubblicato nel marzo del 2022 il primo singolo da “Singin’ in the Pain”, “Transformer Treatment / Come to the Sabbath”. Come mai è passato quasi un anno tra quell’uscita e l’album definitivo?
Peso: In effetti forse neanche noi ce ne siamo resi conto che è passato così tanto tempo, un po’ perché siamo una band libera e insieme alla nostra etichetta avevamo comunque deciso di far passare l’estate e un po’ perché ci sono stati dei problemi di copyright che abbiamo dovuto gestire e alla fine l’uscita è stata ridefinita per il 13 gennaio del 2023. Ora finalmente è on line e disponibile nelle versioni fisiche cd, vinile e cassetta.

Come è nata l’idea di scrivere un concept album dedicato a quel capolavoro che è “Arancia meccanica”?
Flegias: L’idea è nata da Peso, dopo un periodo in cui è andato in fissa con il film per parecchio tempo. Se l’è assimilato in tutte le sue sfumature e aveva chiaramente in testa la struttura dell’album. Quando ce l’ha proposto ne siamo rimasti tutti entusiasti. Come si fa a non amare quel film? Ovviamente l’argomento principale è la violenza che ben si sposa con il genere che suoniamo… tutto filava perfettamente.

Siete partiti dal libro o dal film per creare il canovaccio su cui si regge il disco?
Flegias: Dal film sicuramente.

Il dover seguire una linea tracciata da un altro autore, cambia il modo di lavorare in studio oppure alla fine la fase compositiva in sé trascenda da quella che è la trama?
Flegias: A parte alcuni spunti dettati dalla forma puramente lirica, ci siamo mossi liberamente come facciamo di solito. Il fatto che le tematiche riguardino questo o quell’altro argomento non influenza il nostro stile e la nostra musica.

Vi crea un po’ di ansia il sapere che là fuori ci sono fan sfegatati di “Arancia meccanica” pronti a vivisezionare il vostro album per certificarne l’adeguatezza all’opera originale?
Flegias: No. Ben vengano le critiche ma se riguardano l’argomento trattato soprassediamo. Come ti dicevo prima il concept è solo un pretesto per fare la nostra musica. L’ansia, se così vogliamo chiamarla, piuttosto può riguardare l’aspetto puramente musicale dell’intero album.

A proposito di tributi, anni fa siete stati voi oggetto di un tribute album, come avete trovato quelle reinterpretazioni dei vostri brani?
Flegias: Tutto è stato molto gratificante. Ci ha fatto sentire più importanti di quello che siamo e saremo eternamente grati a chi ci ha voluto omaggiare. Quando tu conosci alla perfezione i tuoi pezzi, pensi che possano esistere solo così, invece grazie a questo tributo ho aperto gli occhi a nuove chiavi di lettura dei Necrodeath.

Come è stato lavorare con con Tony Dolan dei Venom Inc. e con Eric Forrest degli E-Force\Voivod?
Flegias: Grandioso! Hanno fatto un egregio lavoro che è andato oltre qualsiasi aspettativa. Tony lo avevamo già collaudato con il nostro singolo “Headhunting”, insieme a Mantas ma qui avevamo bisogno delle sue doti di attore ed è stato veramente formidabile. Con Eric invece avevamo già avuto modo di sentirlo sia in sede live che sul CD tributo poc’anzi menzionato; ha una voce formidabile che mi fa provare non poca invidia ah ah ah…

Copertina censurata: vostra scelta per evitare guai oppure vi è stata imposta?
Peso: La copertina censurata è stata una nostra scelta più che altro per rendere omaggio a Kubrick che ha dovuto subire la censura forzata in Inghilterra per oltre 20 anni del film. Da un altro punto di vista quando abbiamo proposto l’idea alla Time to Kill, hanno accettato volentieri, anche perché forse la cover vera è un po’ forte… anche se a mio avviso è molto ironica in realtà, ma qualche distributore avrebbe potuto storcere il naso.

Siete pronti a portare il disco dal vivo? Lo proporrete nella sua interezza o solo dei brani?
Peso: Non lo so, ci stiamo pensando. Devo dire che non possiamo tralasciare certi pezzi di “Into the Macabre” o di “Fragments of Insanity”, senza contare anche l’importanza che ha per noi “Mater of All Evil”, l’album della reunion con l’ingresso di Flegias nella band. Con oltre 100 canzoni scritte in questi quasi 40 anni la scaletta è sempre dura da decidere, ma alla fine sappiamo che non potremmo mai rinunciare a pezzi come “Mater Tenebrarum”, per farti un esempio…

Voivod – Synchro anarchy

Grande attesa per venerdì 9 dicembre al Demodè Club di Bari, arrivano i canadesi Voivod, band seminale nel mondo del thrash metal sperimentale, con una carriera ormai quarantennale, iniziata ufficialmente nel 1984 con l’album “War and pain”, pubblicando successivamente una serie di dischi fondamentali per il genere tra cui “Dimension Hatröss” e “Nothingface”, rispettivamente del 1988 e del 1989. Nel 2022 pubblicano il loro quindicesimo album in studio “Synchro Anarchy” e da poco hanno dato alle stampe un EP dedicato alla serie televisiva giapponese “Ultraman”. Sul palco del Demodè venerdì a partire dalle ore 21 in attesa del grande show dei Voivod avremo sul palco due tra le band più note del panorama metal nostrano, i Dewfall e i Cruentus.

I primi sono pronti a festeggiare i vent’anni di carriera il prossimo anno, Flavio Paterno, chitarrista della band, ci dice orgoglioso:
I Dewfall nel 2023 si apprestano a celebrare la seconda decade di militanza nel vasto panorama del metal e se mi avessero chiesto nel lontano 2003 se ancora oggi avrei visto la band tenere banco in un orizzonte temporale così lungo, senza indugi avrei risposto di sì, perché come tutti siamo partiti con la voglia e il sogno di suonare la nostra musica preferita su di un palco. Oggi siamo il risultato di quello che siamo riusciti a sognare insieme nonostante sia rimasto l’unico della band originale. Abbiamo esordito nel 2003 con l’EP “Legacy of Souls” con Valerio Lorè al basso e Giuseppe Carnimeo alla chitarra, per poi firmare il primo full lenght “V.I.T.R.I.O.L.” nel 2009. Oggi la band è il risultato di un’evoluzione naturale di un progetto musicale che si è nutrito dei vari interpreti che si sono avvicendati nel tempo, fino all’arrivo nel 2011 di Vittorio Bilanzuolo alla voce, Niko Lucarelli alla chitarra, Saverio Fiore al basso e Ambrogio Locardo alla batteria. Nel 2013 abbiamo pubblicato un altro EP “Painful Death Lake” e nel 2018 il secondo album “Hermeticus”, un personale tributo simbolico al mito occulto ed esoterico di Federico II di Hohenstaufen, Puer Apuliae per antonomasia. Sarà proprio questo lavoro il protagonista del live-set che proporremo venerdì allo show di supporto ai Voivod, dove confermeremo la line-up che vede Nico Lassandro affiancarmi, ormai da un po’, alle sei corde e con la quale stiamo ultimando un fine tuning sul nuovo disco, un “codex” che sta emergendo ancora più oscuro negli intenti e nelle sonorità con un songwriting veloce, minimalista e progressivo al tempo stesso le cui tematiche attingono da raccolte di leggende, romanzi e trattati su luoghi, personaggi ed epoche narranti la tradizione storico-culturale della nostra terra.

A seguire i Cruentus, band ancora più longeva, Antonello Maggi ci racconta in breve la storia della sua band:
Attivi dal 1989, i Cruentus sono sempre rimasti fedeli alla vecchia scuola thrash-death metal, ma sapientemente mescolata con le più disparate influenze, dall’hardcore-punk al prog rock di matrice ’70, e rivisitata con sperimentazioni e strumenti non convenzionali per il genere (tastiere, sintetizzatori, percussioni, fiati, etc.). Nel 1996 arriva il debutto discografico con “In Myself”, per molti divenuto un cult e ancora distribuito in tutto il mondo attraverso canali web. Per il trentennale, nel 2019 abbiamo pubblicato l’album “Fake”, che ottiene un buon riscontro di critica e pubblico, da cui è tratto il primo singolo “Everspace”. Come band prediligiamo la dimensione live, che ci ha portato a calcare e condividere centinaia di palchi in Italia e all’estero con nomi prestigiosi del panorama metal mondiale (Coroner, Entombed, Arch Enemy, Flotsam & Jetsam, Destruction, Necrodeath, Sadist, Dew Scented, etc.), e l’apertura per i Voivod, band ispiratrice per i Cruentus, è la migliore occasione per testare questa nostra attitudine. In cantiere abbiamo un nuovo album dalle coordinate ‘cruente’, la cui uscita verrà annunciata nel 2023.

Alle 22.50, dopo l’esibizione delle due band baresi, è prevista quella dei Voivod, per l’ultima delle loro quattro date italiane, in attesa del concerto abbiamo intervistato il loro chitarrista, Daniel Mongrain, meglio conosciuto come Chewy.

Come è cambiata la scena metal negli ultimi vent’anni?
La scena metal è in continua esplosione. Si sono creati tanti sottogeneri che sono diventati come il jazz con tutte le loro diverse estetiche, epoche e attitudini. E non sembra affatto rallentare, per cui lo trovo molto stimolante.

Come è stato ritornare a suonare dopo due anni di chiusura e cosa ne pensi delle restrizioni che abbiamo dovuto vivere nel mondo e nel vostro paese?
Siamo molto felici di essere tornati sui palcoscenici, di certo non sapevamo quando e come sarebbe andata a finire, le restrizioni sono state qualcosa a cui ci siamo dovuti adattare, ma ci siamo mantenuti attivi in maniera differente, realizzando spettacoli in streaming, scrivendo musica. Ci siamo tenuti occupati e l’abbiamo presa come una sfida creativa, abbiamo imparato a lavorare insieme a distanza e a utilizzare la tecnologia come un ottimo strumento per creare. Probabilmente viviamo nella migliore era della comunicazione per poter far sì che funzionasse anche durante una pandemia, l’umanità non aveva un lusso tale nel 19° secolo. Ti adatti e trovi la tua strada, altrimenti impazzisci.

Avete mai pensato a dei tour commemorativi di alcuni vostri album classici?
In realtà lo abbiamo fatto durante la pandemia, abbiamo suonato tre spettacoli chiamati “The Hypercube Sessions”, il primo incentrato sulla nostra setlist del 2019. Gli altri due, rispettivamente, una sera abbiamo suonato per intero “Dimension Hatröss” e la successiva “Nothingface”. Rivisitare questi album è stato davvero divertente. Per me personalmente fanno parte dei miei album preferiti di tutti i tempi, se consideri che quando uscirono ero un giovane fan adolescente non ancora nella band. Un sogno che si è avverato. Probabilmente faremo di più in futuro, portarli in tour sarebbe fantastico.

Nel panorama musicale metal i Voivod sono una band dal sound unico, il tempo vi ha dato ragione, qual è secondo voi la ragione della longevità della band e di una seconda giovinezza?
Perseveranza, creatività, lavoro di squadra, il desiderio di superare noi stessi ad ogni album, il bello di organizzare i tour, incontrare i fan in tutto il mondo, fare amicizia e divertirsi nel farlo!

Il vostro ultimo lavoro, “Synchro Anarchy”, ha un suono più pulito e meno distorto, differente dal sound dei primi Voivod. Avrete lo stesso suono anche sul palco?
In verità gli accordi sono così densi e le dissonanze sono ovunque, la distorsione rende tutto troppo sfocato quando ce n’è troppa. Una minor distorsione rende gli accordi con un suono migliore e ne puoi apprezzare maggiormente l’armonia e la dissonanza, perché la dissonanza crea distorsione in modo naturale. Inoltre una distorsione minore fa sì che il basso sia più chiaro e pulito nel mix. Suona più ampio ed efficiente. Lo studio e il palco sono due cose diverse, perché suoniamo canzoni di album differenti, ci assicuriamo che la band suoni bene insieme e che usiamo gli effetti appropriati. Il giusto mix è suonare bene insieme, compatti.

Come è nata l’idea di dedicare un EP alla serie TV Ultraman? Possiamo aspettarci qualcosa di simile in futuro?
Quando eravamo adolescenti, c’era una serie TV che era differente da qualsiasi cosa avessimo mai visto prima. Veniva dal Giappone, ma era tradotta in francese, dato che siamo franco-canadesi. Siamo rimasti tutti stupefatti dal personaggio e dalle storie. Era super fantascientifico, Ultraman era diverso dagli altri supereroi che conoscevamo. Conoscevamo la musica della colonna sonora, e durante la pandemia, molto prima di scrivere i brani per “Synchro Anarchy”, in studio ho giocato un po’ con la canzone, ho fatto un arrangiamento, usando anche una canzone della scena di battaglia chiamata “Victory”, dello stesso compositore. Ho composto così un medley in tre parti diverse. La versione giapponese ha tre versi differenti, ma la versione inglese o francese avevano un solo verso. Quindi aveva senso fare una versione in tre lingue e una interamente in giapponese. Ho cantato i versi giapponesi perché l’ho imparato un po’, ho così capito i testi e permesso di pronunciarli correttamente. Snake era terrorizzato alla sola idea di imparare tutto questo, per cui mi ha lasciato cantare la parte giapponese, e per me è stato davvero molto divertente. Siamo cresciuti con la versione francese, ma sapevamo dell’esistenza della versione in inglese, per questo motivo abbiamo realizzato una versione in tre lingue. Inoltre è disponibile anche una “instrumental mix version”’ “oltre all’intera versione in giapponese.

Avete attraversato tanti generi rimanendo sempre “Voivod”, quanto è cambiato il vostro modo di concepire la musica e la composizione?
Che io sappia, a parte “Synchro Anarchy”, dove non abbiamo potuto suonare insieme a causa delle restrizioni dovute alla pandemia, generalmente improvvisiamo insieme registrando le jam. Filtrando le parti buone creando una struttura e un’atmosfera solida. Penso che sia stato sempre così nei Voivod nel corso degli anni. E coinvolge subito tutti nel processo”.

Quello di sabato è il vostro primo concerto al Sud Italia, cosa ci aspetteremo quella sera sul palco?
Siamo molto entusiasti di venire nel Sud Italia, suoneremo brani di diversi album, di epoche diverse della band, alcune della vecchia scuola, altre più recenti, ognuno avrà la sua preferita.

Quali band attuali vi piacciono? Che tipo di musica ascoltano i Voivod oggi?
Ascoltiamo diversi tipi di musica sul tourbus, dal prog anni 70 come Tempest e Allan Holdsworth, ma anche P.I.L., Frank Zappa, Journey, Beatles, alcune cose jazz come Pastorius, o cose completamente differenti. Away ha sempre il suo Ipod. Recentemente abbiamo ascoltato il nuovo lavoro di Ozzy Osbounre, con chitarristi come Clapton e Jeff Beck. Anche la musica dei Cardiacs mi piace molto.

INTERVISTA ORIGINARIAMENTE PUBBLICATA IN VERSIONE RIDOTTA SU “IL QUOTIDIANO DI BARI” IL 7 DICEMBRE 2022

In.Si.Dia – Di luce e di aria

Da sempre cantori della contemporaneità, gli In.Si.Dia ancora una volta hanno puntato il dito contro le storture della società. Un titolo, “Di Luce e d’Aria” (Punishment 18), che è un vero un proprio invito a riprendere in mano le redini della propria vita…

Benvenuti, con “Di Luce e d’Aria” tagliate il traguardo del quarto album, lo fate con un disco che ha un nome che, almeno al primo approccio, ha una valenza positiva. Siamo ben lontani da titoli forti come “Istinto e Rabbia” o “ Denso Inganno”: cosa c’è dietro questa scelta, un cambio di filosofia?
Fabio: Direi di no, la filosofia resta la stessa… come sempre siamo influenzati da ciò che ci accade intorno. Ho accusato in questi ultimi anni la sensazione di vivere in una scatola buia e soffocante, e di avere l’assoluta necessità “Di Luce e di Aria”; non necessariamente o solamente stare all’aria aperta, ma stare con gli altri, socializzare. Sintetizzando: direi vivere liberi.

Sicuramente la copertina invece trasmette un forte senso di sofferenza, avete dato voi lo spunto all’autore, Jan Zutt, oppure è tutta farina del suo sacco?
Fabio: Esatto, rappresenta quella sensazione che spiegavo prima: sai, quelle serate tra amici dove si fa notte; con il mio amico Jan (Zut) si parlava di quel malessere provato e di quella voglia di vivere che ne è conseguita. Lui qualche giorno dopo si è presentato con quel meraviglioso disegno come solo lui sa fare; guardandolo ti viene subito voglia di aprire una finestra e tirare un bel respiro, vorresti respirare per lei…

Come e quando sono nati i nuovi pezzi?
Manuel: I pezzi sono nati prima dell’arrivo del Covid, io ed Ale abbiamo lavorato alla stesura delle canzoni, per poi passarle a Fabio e Paolo che hanno fatto la loro parte. Tutti insieme poi abbiamo curato gli arrangiamenti, prima di entrare in studio.

Rispetto a “Denso Inganno” troviamo un nuovo membro, Paolo Pirola alla batteria. Quale è stato il suo apporto alla scrittura del disco e quale novità ha introdotto nel vostro sound?
Manuel: Paolo è stato determinante per ciò che avevamo in mente, volevamo un drumming che suonasse moderno e dinamico, gli abbiamo semplicemente detto di esser se stesso, di arrangiare i pezzi cercando di essere si tecnico, ma soprattutto musicale, concetto che abbiamo cercato di avere anche per tutti gli altri strumenti.

Se non erro “Welcome to My World” è la vostra prima canzone che non ha un titolo in italiano, come mai questa scelta?
Fabio: Perché il testo tratta di un dialogo tra me e mio figlio maggiore. Lui vive all’estero ormai da circa 15 anni e si esprime principalmente in inglese e nel mio immaginario dire quella frase in inglese stava a rafforzare il concetto che gli volevo esprimere e mi dava l’idea di sentirmi più in contatto con lui. Poi come per tutti gli altri testi il significato è soggettivo; ognuno si identifica per quello che percepisce.

All’epoca del vostro debutto che sentimenti provavate? Vi sentivate la punta di diamante del movimento, coloro i quali avrebbero portato al grande pubblico delle major il metal italiano oppure avete vissuto il tutto con la massima incoscienza?
Manuel: Eravamo in quegli anni poco più che ventenni, ci siamo trovati a veder realizzato ciò che sognavamo: fare dischi e andare in giro a far concerti. Sin dall’ inizio, il desiderio comune era riuscire nell’intento, provavamo cinque/sei giorni la settimana, l’arrivo del contratto con la Polydor è stato il coronamento dello sbattimento di anni passati in sala e in giro a promuovere la nostra demo “ No Compromises!!!”. Quando nel ‘93 uscì “Istinto e Rabbia”, oltre a noi c’erano altre band che hanno lasciato un segno importante nella scena metal italiana, band con le quali abbiamo diviso palchi in giro per l’Italia. Quindi no, non ci siamo mai sentiti una punta di diamante, piuttosto una band che ha dato il suo contributo alla scena metal italiana.

Con 30 anni di carriera alle spalle, invece, con quale stato d’animo arrivate al vostro quarto disco?
Manuel: Siamo assolutamente soddisfatti del nuovo album, quindi il nostro stato d’animo è al massimo, abbiamo anche un nuovo batterista, Paolo, che ha portato ulteriore positività nella band, tra di noi c’è armonia e quando tutto fila liscio, i risultati non possono essere che buoni!

Avete in programma delle date a supporto del disco?
Manuel: Abbiamo intenzione di suonare il più possibile per promuovere l’album, quindi con la nostra agenzia stiamo programmando diverse date che verranno comunicate quando confermate.

In chiusura vi faccio una domanda da collezionista, in questi ultimi anni spopolano le ripubblicazioni in cassetta di vecchi album e demo, avete mai pensato di ristampare in questo formato “No Compromises!!!”?
Manuel: Ci è stato chiesto più volte di ristampare la demo “ No Compromises!!!”, prima o poi credo che lo faremo, abbiamo un po’ di materiale audio/video che potrebbe interessare ai nostri fans.

Blind Illusion – Wrath of the gods

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A sorpresa, i Blind Illusion sono tornati con “Wrath of the Gods”, il nuovo album in uscita il 7 ottobre sotto la Hammerheart Records. La band di Marc Biedermann era riapparsa sulla scena nel 2010 con “Demon Master”, disco che però non aveva saputo dare l’abbrivio a una nuova fase della loro carriera. Siamo tutti però sicuri che l’eccellente “Wrath of the Gods” potrà finalmente riportare sotto i riflettori una delle band più sottovalutate degli anni ’80.

Ciao Marc, quanto è difficile rimettere insieme una band dopo una lunga pausa?
Effettivamente è piuttosto difficile, devi essere molto paziente.

Come hai convinto Doug Pearcy (ex-Heathen) Any Galon (Death Angel) a unirsi a te in questa nuova avventura?
Sia Doug Piercy che Andy Galeon sono entrambi miei amici di lunga data e ho sempre voluto unire le mie forze con le loro.

Qual è stato il loro contributo alla scrittura delle canzoni?
Grandioso, noi tutti, compreso il bassista Tom Gears, abbiamo lo stesso spirito.

Le canzoni sono tutte nuove o hai insrtio qualcosa nella tracklist che avevi nel cassetto da anni?
Per lo più è tutto materiale nuovo con giusti alcuni riff qua e là che erano finiti nel dimenticatoio. Naturalmente molti riconosceranno “Slow Death” dalla demo del 1986.

E le due bonus track incluse nella versione CD?
“No Rest Till Budapest” ha alcuni riff che provengono dal passato che sono tempi in chiave dispari. “The Amazing Maniacal Monolith” ha riff e progressioni per lo più tutti nuovi.

Sei totalmente soddisfatto del nuovo album? Che posto occupa “Wrath of the Gods” nella vostra discografia?
Sono assolutamente soddisfatto. È il numero uno nella mia playlist.

Ci saranno date a supporto dell’album?
Certo che ci saranno.

Pensi che con una maggiore stabilità della formazione il destino della band sarebbe stato diverso? Hai qualche rimpianto?
Ora siamo solidi e questo è ciò che conta. Nessun rimpianto.

“Wrath of the Gods” avrà un successore?
Assolutamente!

Surprisingly, Blind Illusion are back with “Wrath of the Gods”, the new album out on October 7 under Hammerheart Records. Marc Biedermann‘s band had reappeared on the scene in 2010 with “Demon Master”, a record which, however, had not been able to give a definitive start to a new phase of their career. We all, however, are sure that the excellent “Wrath of the Gods” can definitely bring one of the most underrated bands of the 80s back into the spotlight.

Hi Marc, how hard is it to put a band back together after a long hiatus?
It’s actually quite difficult, you have to be very patient.

How did you convince Doug Pearcy (ex-Heathen) Any Galon (Death Angel) to join you in this new adventure?
Both Doug Piercy and Andy Galeon are long time friends of mine that I have always wanted to join forces with.  

What was their contribution to songwriting?
Well along with bassist Tom Gears we all have equal input. 

Are all the songs  new or have you put something on the tracklist that you have kept in your drawer for years?
Mostly all new with a few riffs here and there that have been on the back burner. Of course many will recognize “Slow Death” from the 1986 Demo.

What about the two bonus tracks included in the CD version?
“No Rest Till Budapest” has a few riffs from back in the day that are odd time signatures.  “The Amazing Maniacal Monolith” has riffs and progressions  from all of us , mostly all new.

Are you fully satisfied with the new album? What place does “Wrath of the Gods” occupy in your discography? 
Absolutely completely satisfied. It is number one in my playlist.

Will there be any dates to support the album?
Of course there will be.

Do you think that with more stability in the line-up the fate of the band would have been different? Do you have any regrets?
We are stable now and that is what matters. No regrets.

Will “Wrath of the Gods” have a successor?
Absolutely!

Night Attack – Riding the whirlwinds

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I Night Attack sono la nuova band fondata da Charles Lucia, meglio noto come Verigo (Vesterian and Ancestral Blood). Dopo aver firmato un contratto con la Metal Scrap Records, la compagine ha pubblicato l’EP di debutto “The Initiation”, un vero e proprio “attacco notturno” di aggressive blackned death thrash!

Benvenuto Verigo, potresti presentare la tua band ai nostri lettori?
Siamo i Night Attack da Charlotte, North Carolina. La nostra prima formazione risale al 2016, composta principalmente da amici della mia gioventù. Dopodiché, è diventato difficile scovare membri che potessero suonare abbastanza velocemente del metal old school. Trovare musicisti affidabili è sempre stato un grosso problema in NC. A volte, in passato, mi sono ritrovato a lavorare con le persone sbagliate solo perché erano le uniche disponibili in città. Alla fine ho deciso di registrare tutto il materiale da solo. Ho trovato il batterista Jake Anantha per caso e sono contento, abbiamo dato il via insieme alle registrazioni di “The Initiation”. Tutte le canzoni le ho scritte principalmente in tre giorni nel 2015, durante una baldoria mattutina a base di caffè. Sono molto contento della nostra attuale formazione.

Come descrivi il vostro suono?
Lo definisco aggressive blackened death thrash in stile fine anni ’80 per distinguerci dal thrash metal più popolare e moderno di oggi, che io etichetto come party-thrash con voci fastidiose. Il moniker definisce anche il modo in cui ci approcciamo alla nostra musica, cioè in uno stile più tradizionale e con un atteggiamento serioso e cupo. Ho sempre pensato che tra la metà e la fine degli anni ’80 il thrash è diventato decisamente troppo buono. Tuttavia, non fraintendermi, ci piace fare festa a base di thrash e ci piace ascoltare alcune di queste band, ma musicalmente non è ciò che vogliamo esprimere. Andrò sempre a casa e metterò sul piatto “Coma of Souls” dei Kreator. Non siamo qui per seguire nessuna moda dettata dalle band moderne oggi o per reinventare il thrash degli anni ’80. Vogliamo solo rivivere i vecchi tempi del metal con personalità, attitudine, visione e una certa vena oscura. Questa è la musica che volevo suonare durante la mia adolescenza, ma in quel momento ho pensato che fosse una cosa vetusta, una cosa ormai passata. Parlo di un’epoca in cui il thrash di fine anni ’80 si stava spostando verso il death metal o l’hardcore punk. Le persone della vecchia scuola sanno di cosa sto parlando.

Potresti presentare il vostro EP di debutto, “The Initiation”?
“The Initiation” contiene metal estremo, tecnico e oscuro, influenzato da visioni occulte e teatralità vampiresca, ricco di sfumature blackned death metal e parti aggressive di war metal. Uno stile musicale che credo possa essere ben accolto dai thrasher e dai metallari in genere inclusi quelli che ascoltano black metal, punk, persino goth e hardcore.

Quali obiettivi vorreste raggiungere con questo album?
Intendiamo portare il metal old school a un pubblico più ampio con un approccio artistico, fantasioso e ortodosso.

Dai una valenza politica ai tuoi testi?
I Night Attack non provano alcun interesse per la politica.

Che mi dici della copertina?
La copertina dell’album è stata ideata da me e da un mio amico. Siamo entrambi molto interessati alle leggende occulte e oscure.

Avete realizzato in collaborazione con Metal Scrap Records il vostro EP di debutto, sei soddisfatto del lavoro svolto dalla vostra etichetta?
Sono molto contento del lavoro e dell’impegno della nostra etichetta. Sono sempre sul pezzo e ci hanno aiutato molto.

Promuoverete sul palco il nuovo EP?
Sì, ci siamo appena esibiti nel nostro primo live e abbiamo ricevuto reazioni positive dal pubblico. Da quello che abbiamo visto, la nostra musica è decisamente per headbanger e mosher!

È tutto!
Grazie, CD e merchandising sono disponibili all’indirizzo Nightattack.bandcamp.com e
www.facebook.com/nightattackband

Night Attack is the new band founded by Charles Lucia, better known as Verigo (Vesterian and Ancestral Blood). After signing a deal with Metal Scrap Records, the band released the debut EP “The Initiation”, a real “nocturnal attack” of aggressive blackened death thrash!

Welcome Verigo, could you introduce your band to our readers?
We are Night Attack from Charlotte NC. Our first line up was established in 2016 which mostly consistent of guys from my youth. After that, it became difficult to find members that could play fast enough and into the old school metal. Finding reliable musicians, as always been a big problem in NC. Sometimes in the past we end up working with people we shouldn’t had just because he is the only guy in town. Eventually I decided to record all of the material myself. I found drummer Jake Anantha by chance and glad. We gave birth to the recording of Night Attack’s, “The Initiation”. All songs I mostly wrote in three days back in 2015 on a morning coffee thrash spree. Ha. I am very happy with our 2022 line up.

How do you describe your sound?
We call it late 80s aggressive blackened death thrash to separate us from todays more popular and modernized thrash metal. Those are the more party style thrash with annoying to me vocals. The title also defines how we approach our music, which is in a more traditional style and with a serious attitude and dark. I did feel in the mid and late 80s all thrash started to get really good. However, don’t get us wrong, We like to party and thrash and we enjoy listening to some of these bands, but it’s not musically what we feel to express. I will always go home and play Kreator’s “Coma of Souls”. We are not here to follow any trend of modern bands today. Or to reinvent the 80s thrash. Only to bring back the old days of metal with our own redevelopment, attitude, representation and a darker shade of style. This is the music I wanted to play in my early teens. But I thought it was overdue and a thing of the past at that time. A time when the end of 80s thrash was moving towards death metal or hardcore punk. Old school people know what I’m talking about.

Could you to introduce your debut EP, “The Initiation”?
“The Initiation” brings dark, upbeat extreme technical metal based on occultic views and vampirism done with a theatrical twist into imaginative thought and with a blackened death and war metal aggressions. The musical style I believe can be accepted by thrashers, and metal heads of all genres including black metal, punk, even goth, and hardcore.

What goals would you like to achieve with this album?
We intend to bring old school metal to a wider audience with a artistic and imaginative and old world approach.

Do you give a political meaning to your lyrics?
Night Attack has no connection with politics.

What’s about the cover artwork?
The album cover was represented by myself and a friend of mine. We are both equally deep into the occult and dark legends.

You realized in cooperation with Metal Scrap Records your debut EP, are you satisfied with the work done by your label?
I’m very happy with the work and dedicated effort we are getting from our label. They definitely keeps on their toes and have helped us out greatly.

Will you promote on stage the new EP?
Yes, we just performed our first show and got great positive crowd reactions. From what we witnessed, the music is definitely for headbangers and moshers.

That’s all, thanks!
Thanks you, CDs and merch can be found at Nightattack.bandcamp.com and www.facebook.com/nightattackband

Sign of Death – No compromise

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Fondati nel febbraio 2019, i Sign of Death sono una nuova band thrash metal tedesca. Nell’ottobre 2021 il gruppo è entrato in studio per registrare il suo primo EP di cinque canzoni, “Revival” (Solid Rock Pr).

Benvenuti, potreste presentare la vostra band ai nostri lettori?
Puggy: Batteria (gruppi preferiti:Trivium, Alter Bridge, Gojira, As I Lay Dying).
Jannis: Chitarra (band preferite: Slayer, Kreator, Exodus, Death e molti altri…).
Oskar: Chitarra, voce (gruppi preferiti: Kreator, Testament, Exodus, Death, Death Angel).
Klaus: Basso (musicisti preferiti: Phil Rudd, Steve Harris, Cliff Burton, Malcom Young, Scott Rockenfield, Steve Di Giorgio, Louis Johnson).

Come definireste il ​​vostro suono?
Fondamentalmente, è thrash metal che a causa del suo stile di canto, suona un po’ come death metal. La band è anche influenzata da realtà americane come Slayer, Testament, Exodus e tedesche come Destruction, Kreator, Sodom, ecc.

Ora che “Revival”, il vostro EP di debutto, è uscito qual è il vostro obiettivo?
Raggiungere più persone possibile. Per promuovere i Sign sulla scena metal. Avere il riconoscimento del nostro impegno da parte del pubblico e poter fare un sacco di concerti, sarebbe il nostro più grande successo.

“Revival” è uscito come pubblicazione indipendente, è stata una vostra scelta o non avete trovato una buona etichetta?
In questo momento abbiamo deciso di rilasciare il “Revival” in modo indipendente per mostrare chi siamo, speriamo di avere presto proposte interessanti!

Quali sono le vostre canzoni preferite di “Revival”?
Klaus: “Hope and Dreams”, perché il riff ti taglia le palle.
Jannis: A me piacciono tutte le canzoni, perché ognuna ha il suo stile.
Oskar: Mi piacciono tutte le canzoni di “Revival”, perché nelle nostre song non c’è posto per i riff che non ci piacciono.
Puggy: Tutte le canzoni per me!

Perché avete incluso l’ultima traccia, “Lost”, come bonus?
Perché “Lost” è stato fatta prima che arrivassimo in studio. La canzone è stata registrata e mixata da Oskar e Jannis. Quindi suona un po’ diversa rispetto alle altre!

C’è un messaggio in particolare che sperate che gli ascoltatori traggano dalla tua musica?
Speriamo che gli “Heavy Metal Maniacs” là fuori impazziscano e si divertano ad ascoltare la musica dei “Sign of Death”. Divertiti e godetevi la nostra musica e la vostra vita. Speriamo di diventare una parte importante della vostra vita e, ultimo ma non meno importante, speriamo di vederci là fuori!

Avete già eseguito queste cinque canzoni sul palco?
Sfortunatamente no, a causa della situazione del Corona!

Se poteste collaborare con un altro artista chi sarebbe?
Klaus: Ce ne sono molti là fuori, alcuni di loro sono morti! Mike Howe, dei Metal Church, purtroppo, è morto l’anno scorso – ci manca così tanto! Kurd Vanderhof – Metal Church, Iron Maiden e tanti….
Oskar: Kreator, Testament, Overkill, Death Angel, Exodus e molte altre band thrash metal!
Jannis: Sono d’accordo con Oskar per questa domanda!
Puggy: Mi piacerebbe collaborare con molte band, come As I Lay Dying!

Set up in February 2019, Sign of Death is a new German thrash metal band. In October 2021 group came into the studio to record its first five songs EP, “Revival” (Solid Rock Pr).

Welcome, could you to introduce your band to our readers ?
Puggy: Drums (Favorite bands: Trivium ,Alder Bridge, Gojira, As I Lay Dying).
Jannis: Guitar (Favorite bands: Slayer, Kreator, Exodus, Death and many more…).
Oskar: Guitar, vocals (Favorite band: Kreator, Testament, Exodus, Death, Death Angel).
Klaus: Bass-guitar (Favorite musicians …Phil Rudd ,Steve Harris ,Cliff Burton ,Malcom Young, Scott Rockenfield , Steve Di Giorgio,Louis Johnson…

How would you define your sound ?
Basically, it’s thrash metal, because of he singing style, it sounds a bit like death metal. The band is also influenced by US American bands like Slayer, Testament, Exodus and also German bands like Destruction, Kreator, Sodom etc.

“Revival”, your EP, is out which is your goal with this debut release??
Reach as many people as possible. To promote our own Sign on the metal music scene. The recognition of our effort by the public and the achievement of many good concerts will be our greatest success.

“Revival” is out as independent release your choose or didn’t find a good label?
At this time we decided to release the “Revival” independently to show who we are, we hope to have interesting proposals soon!

Which are your prefer songs from “Revival”?
Klaus: “Hope and Dreams” because the riff cuts off your balls.
Jannis: For me personally I like all the songs,because each one has its own style.
Oskar: I like all the songs from “Revival” because in our songs there is not place for riffs that we don’t like.
Puggy: All songs are good for me!

Why did you include the last track “Lost” as bonus?
Because “Lost” was done before we got in studio.The song was recorded and mixed by Oskar and Jannis. Therefore it sounds a bit different compared to the other songs!

Is there a particular message you hope listeners take from your music ?
Hopefully the “Heavy Metal Maniacs” out there go crazy and have fun listening to the music of Sign of Death. Have fun and enjoy our music and your life, hopefully we become a big part of your life, and last but not least we hope we will see ourselves out there!

Did you already perform these five songs onstage?
Unfortunately not because of Corona situation!

If you could collaborate with another artist who would it be?
Klaus: There a lot out there, a few of them have died! Mike Howe, of Metal Church, unfortunately, died last year – we miss him so much! Kurd Vanderhof, Metal Church, Iron Maiden and so many…
Oskar: Kreator, Testament, Overkill, Death Angel, Exodus, and many other thrash metal bands!
Jannis: I will agree with the Oskar on this question!
Puggy: I would like to collaborate whit lot of bands like As I Lay Dying!

Cancrena – Un nuovo capitolo

I southern thrasher Cancrena tornano con il loro quinto lavoro, l’EP “Chapter Five”, che nella sua versione fisica ha avuto una non proprio veloce gestazione. Ora che finalmente è fuori, abbiamo contattato il bassista Fabio Chiarazzo per parlarne più approfonditamente.

Benvenuto Fabio, da poco è uscito il vostro nuovo album, “Chapter Five”, probabilmente il più travagliato della vostra storia. Ora che il disco è finalmente fuori, quali sono le vostre sensazioni?
Ciao tutti voi e grazie dello spazio. Il disco in realtà è stato pubblicato tempo fa su tutte le piattaforme senza avere promozione di nessun tipo. Ora sono finalmente arrivate le copie fisiche. Il tutto è stato autoprodotto, il che ci rende molto orgogliosi. Sensazioni? Non saprei. E’ stato un periodo difficile. Le paranoie e la situazione pandemica ci hanno fatto incontrare poco in sala prove. I brani fanno parte di noi, ma credimi suonare il tutto risulterebbe difficoltoso al momento, a livello fisico intendo. Per il resto il disco era stato pensato come un grandissimo candelotto di dinamite posto su una torta di compleanno, per autocelebrarsi. Ma è finito con l’essere un piccolo stronzetto. Molto arzillo e parecchio interessante.

Quali ostacoli avete dovuto superare per poter realizzare questo disco?
Ostacoli non ce ne sono mai stati, avremmo dovuto semplicemente registrare il tutto prima, molto prima, della pandemia. Solo che siamo parecchio paranoici, soprattutto Francis. E’ fissato con gli effetti dei soli e la buona esecuzione. Non sapevamo, nessuno sapeva quello che poi sarebbe successo da lì a due mesi. Le sessions sono state molto buone, credo che le aspettative siano state più che rispettate. Francesco (Morgese) ha cantato davvero benissimo. Credo che abbia raggiunto il picco più alto della sua espressività. La sua voce nel disco suona davvero spaventosa e tutti i testi li ha fatti suoi. Avremmo dovuto curare meglio altri aspetti della produzione forse. Ma questo è un mio parere personale.

Le canzoni sono state registrate tutte durante la stessa sessione oppure durante gli anni?
Le canzoni sono state registrate in una sessione. Iniziata con vari incontri per definire i suoni e gli amplificatori per poi iniziare e finire in poche sessions. Nonostante le “fissazioni” le registrazioni sono state più che spedite. E’ stato il songwriting, che è durato anni e anni, a rompere le palle. Per il resto le sessions sono state molto veloci.

Alcuni di questi brani li avevate già proposti in sede live, come sono cambiati nella versione definitiva da studio?
E’ cambiata davvero poca roba dal live. Qualche strofa in più, qualche assolo migliorato, ripeto, Francis è un fissato, e qualche rutto in meno. L’alcool è stato comunque sempre il protagonista, sia live che in studio. I rutti sono stata la parte più difficile da eliminare.

Qual è il brano più vecchio e qual è quello più recente tra quelli inseriti nella tracklist?
Il brano più vecchio credo sia “Stressed Out”. Il più giovane è “Keep Your Mouth Shut”, che a mio parere è uno dei migliori brani mai scritti dalla band. La batteria di BigRoger è mostruosamente invadente. Il basso è egregio e il tutto finisce in un piede che schiaccia l’avversario. Per capire quello che voglio dire andate a vedere la Fatality di JAXX in Ultimate Mortal Kombat 3. Mi piacciono i videogiochi.

Qual è, invece, il pezzo più “Cancrena” di “Chapter Five” e qual è invece quello in cui siete usciti dai vostri soliti canoni stilistici?
Il pezzo più “Cancrena” di “C5” è ovviamente “Cancrena”. Speed, rallentamenti, speed, testo che parla di abusi vari e sfoghi in musica. Thrash metal, senza troppi intoppi. Il meno “Cancrena” credo sia “Sliding Down”. E’ una nuova “The Sponger” (presente su “Underneath” – Vision Metal Records – Tennessee – 2007). Molto commerciale, ritornelli vincenti. Mi piace da morire.

Ci sono dei brani che avete lasciato nel cassetto oppure avete utilizzato tutto il materiale a disposizione?
Abbiamo usato tutto quello che avevamo. E’ finito tutto.

La reputazione ve la siete costruita soprattutto in sede live, quanto vi sta pesando questa lungo periodo di lontananza dai palchi?
Ci manca moltissimo. Credo sia il motivo per cui ci risulta tutto così lontano e distante. I brani sono stati concepiti per essere suonati dal vivo, sono delle classiche macchine da pogo. Nonostante alcune fissazioni sugli arrangiamenti, sono brani semplici, molto più semplici rispetto ai vecchi dischi. La batteria di Roger è più groovy e semplice, i ritornelli sono più frequenti e sono facili anche da cantare. Hanno strutture standard. Il fatto di averli registrati per noi è una grande cosa. Ma ci sentiamo un po’ lontani dai pezzi, proprio perché sono poi morti lì. Vorremmo tanto suonare i brani dal vivo e risentire la gente, abbracciare tutti e ridere moltissimo. L’entusiasmo non è morto, ma chiaramente ci siamo un po’, come dire, impigriti. Quasi abituati a questa situazione di stallo. Però almeno ora abbiamo il disco. Esiste, ed esistiamo anche noi.

Guardiamo avanti, quali brani di “Chapter Five” potremo ascoltare nei vostri prossimi concerti?
Tutti. Li ascolterete tutti.



Extrema – The Positive Pressure

Ospite di Mirella Catena su Overthewall, in occasione della ristampa su vinile in edizione limitata di “The Positive Pressure (of Injustice)” (La Scena Dischi), Tommy Massara. Una lunga chiacchierata su passato, presente e futuro dei meneghini.

Lato A
This Toy
The Positive Pressure Of Injustice
Fear
Money Talks
New Confusion

Lato B
Grey
Like Brothers
To Hell
On Your Feet, On Your Knees
Tell Me

Per ordinare la tua copia: https://bit.ly/3HR76jS

Ascolta qui l’audio completo dell’intervista andata in onda il giorno 24 gennaio 2022.

Rawfoil – Evoluzione in atto

Attivi dal 2009, i Rawfoil tornano sulle scene con un singolo intitolato “Prowler” (Buil2Kill Records / Nadir Promotion), trattasi della cover del celeberrimi brano degli Iron Maiden. Abbiamo colto l’occasione, per farci spiegare dal frontman, Francesco Ruvolo, quali siano i progetti della band nell’immediato futuro…

Francesco, davvero grazie per la tua disponibilità a questa intervista, ti do il benvenuto al Raglio del Mulo. Prima di parlare del vostro ultimo singolo, che ne diresti di far conoscere la band ai nostri lettori?
Ciao a tutti i lettori di Raglio Del Mulo e intanto grazie per lo spazio che ci dedicate! Leggo spesso le interviste che fate alle band e le trovo sempre interessanti! Comincio subito, i Rawfoil sono una thrash metal band nata nel 2009, dalla zona nord di Milano. Abbiamo cominciato suonando delle cover di vari artisti, per cercare di trovare il genere che più ci piaceva, e il thrash ha unito subito tutti. Dopo una lunga serie di concerti e di cambi di line up, siamo riusciti nel 2018 a pubblicare il nostro primo album “Evolution In Action” per Punishment 18 Records e all’inizio del 2020 un Ep chiamato “Tales From The Four Towers” uscito per Builtokill/Nadir Records. Entrambi i dischi sono piaciuti molto e sono parecchio seguiti dai nostri fans, cosa che ci rende veramente fieri di noi.

Quali sono i vostri ascolti abituali?
Sarà una risposta molto comune, ma ascoltiamo veramente di tutto! Ed è un nostro punto di forza, anche nella scelta e nella composizione della nostra musica. Per esempio Marco e Tommaso, rispettivamente batteria e chitarra, ascoltano un sacco di generi extreme, tra cui death, deathcore, grind e simili, e infatti queste influenze si sentono parecchio quando viene messa mano da loro nei nostri brani! Ruben e Lorenzo invece, ovvero chitarrista e bassista, variano tantissimo anche su altri generi, come il blues, la fusion e il jazz. Io personalmente apprezzo tantissimo quasi ogni genere, in questo specifico periodo passo volentieri dallo ska-punk al djent, al prog metal più moderno.

Come definiresti il vostro sound? E come è cambiato nel corso degli anni?
Ecco! Questa domanda è insidiosa veramente, perché non so mai come definire il nostro sound nella maniera più ottimale! Diciamo che negli anni ci siamo evoluti – perché invecchiati ci suona male – e abbiamo cercato di migliorare il nostro genere di riferimento, ovvero l’old school thrash metal, in un thrash più moderno, caratterizzato dall’unione di diversi stili. Per fare un esempio, un ascoltatore nei nostri lavori, può trovare spunti death metal, power metal, prog, ma anche riferimenti un po’ più nascosti ad altri generi come il nu metal o il metalcore. Siamo sempre in evoluzione, come indica il nostro primo album, e non è detto che nel prossimo album ci siano anche canzoni ben diverse dal nostro solito genere!

Quali sono le band che vi hanno influenzato maggiormente?
Sono praticamente infinite, direi che non ci sono delle band di riferimento particolari anche perché nella nostra storia abbiamo veramente preso spunto da praticamente ogni genere.
Ti faccio dei riferimenti precisi cosi da darti un idea. In una delle canzoni del prossimo album per esempio, ho preso spunto da alcune canzoni di Al Wilson, cantautore soul degli anni 60-70, mentre per altre ci siamo rifatti molto ai Revocation! Insomma il nostro background è molto vario e ci piace proprio che nei nostri pezzi non ci sia quasi mai un riferimento chiaro, ma un misto di suoni che lasciano all’ascoltatore la libertà di trovare delle affinità personali.

Chi è o chi sono i fautori del songwriting della band? Chi si occupa delle composizioni?
La cosa che ci piace di più nell’ultima line up che abbiamo, è che tutti mettono del loro, non solo nel proprio strumento ma anche negli altri! Questa cosa ci ha uniti parecchio e il risultato che sta venendo fuori spesso è molto più efficace rispetto al passato, dove invece alcuni componenti non mettevano mano o quasi nelle decisioni degli altri. Quando riascoltiamo quello che stiamo facendo ci rispecchiamo molto di più, e sono sicuro che questo metodo lo utilizzeremo anche per i prossimi lavori!

E dei testi che mi dici? Quali sono gli argomenti trattati?
Gli argomenti che trattiamo nei testi, li stabiliamo in base al disco o Ep che facciamo. Per esempio il primo album è un misto di emozioni, storie di vita vissuta e fatti reali successi nel mondo, mentre l’Ep è molto più goliardico, e racconta un immaginario che abbiamo scelto in cui quattro “eroi” vivono delle storie assurde che, oltre a far sorridere, raccontano comunque delle scene interessanti. Poi c’è “Thick Slices” invece che è un chiaro e voluto tributo allo chef Tony della famosa pubblicità dei coltelli Miracle Blade, che ha fatto e fa parte dell’infanzia di tutti quelli che si collegavano alla televisione di mattina!

Il vostro primo (e ad ora unico) full “Evolution In Action” è datato 2018, dopo “Prowler” e il precedente EP “Tales from theFour Towers” uscito nel 2020, state lavorando ad un nuovo album completo? Puoi darci qualche anticipazione sui vostri “movimenti”?
Sì, stiamo lavorando al prossimo album, che speriamo veda le luci proprio questo anno! Abbiamo già praticamente scritto tutti i pezzi e ora ci chiuderemo nella nostra sala prove per affinare il tutto, cosi da partire alla grande nella scelta dello studio di registrazione! Come anticipazione posso dirti che sarà un disco molto più maturo rispetto ai precedenti, e ci siamo messi in gioco parecchio!

Adesso tocchiamo un argomento caldo… quasi tabù, visti i recenti avvenimenti: avete parlato della possibilità di programmare concerti?
Nell’anno appena passato siamo riusciti a suonare qualche volta, divertendoci veramente tanto e dando l’occasione al nostro nuovo membro Tommaso, di fare i suoi primi live, avendo appena 18 anni doveva essere svezzato! Mentre per il primo periodo del 2022, abbiamo pensato di non prendere impegni live proprio per concentrarci a dovere sul lavoro dell’album nuovo! Quasi fatto apposta, anche perché personalmente non vedo la situazione ancora cosi rosea per dei concerti come si deve! Ma speriamo ovviamente che una volta pronti, i nostri live possano essere ancora meglio di prima!

Ho ascoltato il vostro ultimo singolo “Prowler”, che chiaramente tratta una cover degli Iron Maiden, l’ho trovata davvero notevole, eseguita con assoluta maestria. Da cosa nasce l’idea di fare uscire questo singolo?
Ti ringrazio e sono contento che ti sia piaciuta! L’idea nasce dal fatto che volevamo cimentarci in una cover, rendendola nostra, unendo ciò che sappiamo fare a ciò che di grande ha fatto una band come gli Iron Maiden! Siamo stati veramente entusiasti del risultato e lavorare su una cosa del genere ci è piaciuto tantissimo! Abbiamo scelto proprio “Prowler” perché, essendo il primo pezzo del primo album degli Iron, ci siamo immaginati che cosa pensava la gente quando ancora la band era conosciuta a pochi, e mettendo la puntina sul vinile, partiva proprio questa canzone! Ovviamente adoriamo questa band, e speriamo che questo nostro tributo sia gradito a tutti i nostri fans ed a tutti gli amanti degli Iron Maiden!

Time out, Francesco! Ti ringrazio molto per questa piacevole chiacchierata. A te la parola, concludi quest’intervista come vuoi!
Ringrazio tantissimo tutti voi e i lettori! Vi lascio dicendo a tutti che nonostante questi ultimi due anni siano stati un buco nero, con la musica si riesce a risalire da ogni caduta! Non precludetevi la possibilità di ascoltare nuova musica, di conoscere nuove persone e di realizzare sogni e speranze che si sono assopite in questo periodo! E mi raccomando… thrash on!

BlackViolence – Violenza nera!

Su Overthewall ospite di Mirella Catena il trio italiano BlackViolence, da poco fuori con il nuovo album “Extinction Control” (Wormholedeath).

Il genere che proponete è un mix tra il thrash metal europeo più potente e l’industrial americano. Quali credete siano le band che vi hanno più influenzato nel vostro percorso musicale?
Rafé: Per me Marilyn Manson.
John: Per me se parliamo di metal/industrial Rammstein, se rimaniamo sull’hard rock Motley Crue.
Anthony: Jimi Hendrix per quanto riguarda il passato; se parliamo di un discorso più moderno i Rammstein.

Dal 2017 ad oggi avete pubblicato un MCD e due album dimostrando di essere una band con un’elevatissima vitalità compositiva, qual è il segreto, se si può svelare, per poter raggiungere tali risultati in così poco tempo?
Beh, noi abbiamo un modo particolare di comporre: il vino non manca mai! ahah. Diciamo che per noi è una fortuna essere uniti sia nelle decisioni sia sul dal farsi in generale. Gran parte delle composizioni le dobbiamo ad Anthony il nostro genio del male.

In “Traum (Nein)” vi siete avvalsi della collaborazione di un grande artista come NeroArgento e in “Lucifer’s Way” addirittura di Derek Sherinian, probabilmente uno dei migliori tastieristi e pianisti esistenti nel panorama rock-heavy attuale. Da dove nasce l’esigenza di queste collaborazioni?
Rafé: Allora diciamo che non è stata tanto una questione di esigenza; qualche anno fa ho conosciuto NeroArgento sul set di un video di Rovazzi (genere totalmente offside). Da lì a poco abbiamo scoperto di esserci già visti in un precedente concerto dei BlackViolence; ci siamo trovati subito in sintonia quindi non è stato poi così difficile capire che sarebbe finito a curare gran parte del lato sonoro dell’album. Per quanto riguarda Derek è stato un caso o fortuna.
Ricordo che un pomeriggio ero tranquillo a casa quando noto negli spam di Instagram un messaggio di un nome familiare. Il pomeriggio arrivato in studio decido di far leggere il messaggio a John che ha avuto una reazione che mi ha confermato tutto.

“Bloody Bride”, singolo di lancio del nuovo album “Extinction Control”, è accompagnato da un video-clip molto particolare dove amore e morte vivono in un connubio quasi indissolubile. Chi è l’autore della sceneggiatura e perché avete deciso di affrontare questa tematica?
Questo brano è un po’ il nostro cavallo di battaglia, oltre che essere il brano che divide l’album a metà. Non è stato difficile stendere una sceneggiatura poiché noi a differenza di altre band quasi sempre ci facciamo prima un’idea visiva che musicale. In questo video abbiamo avuto anche il piacere di collaborare con @TwistedEye.photography (Caitlin Stokes) per le riprese della storia.

Il vostro nuovo album verrà pubblicato dalla Wormholedeath, etichetta discografica che abbina una strategia di presentazione sul mercato internazionale di bands non sicuramente mainstream, quindi underground, con un apparato promozionale e di distribuzione che garantisce una diffusione del prodotto in tutto il mondo. Come siete entrati in contatto con una realtà cosi stimolante e professionale?
Qui torna in gioco NeroArgento in quanto noi avevamo già avuto delle proposte interessanti da varie etichette; un pomeriggio d’estate poco prima di prendere una decisione mi consiglia di contattare quest’etichetta nonostante lui non avesse avuto esperienze “lavorative” con la WormHoleDeath. Da lì a poco ho ricevuto una risposta, poi successivamente una chiacchierata con Carlo ed ora eccoci qui.

Diamo i vostri contatti sul web a chi ci ascolta da casa?
Potete trovarci su Facebook, YouTube e Instagram. Probabilmente a breve anche su Bandcamp dove pubblicheremo special tracks.

A voi l’ultima parola!
Stay tuned, stay in touch, We are BlackViolence!

Ascolta qui l’audio completo dell’intervista andata in onda il giorno 6 Dicembre 2021.