Tarchon Fist – The flame still burns

Luciano Tattini, o più semplicemente Lvcio, non ha mai smesso di alimentare la “sacra fiamma” del metallo più classico e incontaminato. Prima con i Rain, poi con i Tarchon Fist, il chitarrista bolognese ha scritto dei pezzi che rimarranno negli annali del metallo tricolore. Da poco la Underground Symphony ha pubblicato “The Flame Still Burns”, disco nato tra le mille difficoltà logistiche imposte della pandemia…

Benvenuto Lvcio, da un mesetto circa è uscito il vostro nuovo album “The Flame Still Burns”, come è stato accolto?
Ciao, grazie mille di averci invitato sulle pagine de Il Raglio Del Mulo. Sì, l’album è uscito il 28 aprile in concomitanza con la nostra partecipazione al No Playback Festiva! I CD sta andando piuttosto bene! Dobbiamo ancora verificare i download ma le richieste di CD sono parecchie! Al momento non abbiamo ancora feedback dall’etichetta, ma siamo contenti. Cogliamo l’occasione di scusarci per i ritardi dovuti in prima battuta dalle molte richieste e in secondo luogo per la catastrofe naturale che ha colpito il territorio in cui viviamo, cercheremo di metterci in pari nel prossimo futuro. Cogliamo altresì l’occasione di ribadire che il popolo emiliano romagnolo è forte e si rimetterà in piedi in men che non si dica!

Qual è il significato reale del titolo “The Flame Still Burns”?
Se ti riferisci alla title track è chiaramente un racconto della nostra passione per la musica, in particolare per questo genere. E’ la nostra passione che brucia più che mai, che nonostante gli anni che passano e le energie fisiche che inevitabilmente vanno scemando pian piano, riesce a far ardere la fiamma ancora in noi. Se ti riferisci all’album intero diciamo che le canzoni hanno un unico filo conduttore che è proprio la passione, raccontata in diverse forme in base alla storia che viene narrata e ai personaggi citati in essa. Ad esempio, “Always Alone” è un pezzo dedicato a Marco Pantani che ha dedicato la sua intera esistenza al ciclismo e che è morto in circostanze ancora misteriose. Ogni canzone racconta di passione che sia in campo sportivo come nel già citato “Always Alone” e “The Man”, sia in ambito sociale sanitario come per “Legend Of Rainbow Warriors”, “9/11”, o “Soldiers in White”.

Passando dal titolo alla copertina, per la seconda volta consecutiva su un vostro disco compare lo stesso guerriero (disegnato da Mr. Stan W. D.), che immagino essere Tarconte, pensate di utilizzarlo anche in futuro, rendendolo un vostro elemento di riconoscimento?
Certamente, la figura in copertina rappresenta la nostra idea del presidente! A parte gli scherzi… certo è lui, ovvero come ce lo immaginiamo! Tarconte spettacolarmente rappresentato da Stan, come i lupi, i fulmini, le spade, gli elmi, gli scudi a maggior ragione su tutti lui è il simbolo per eccellenza della band, certamente potremmo usarlo ancora oppure no… si vedrà…

Rimanendo in tema copertine, avete sempre utilizzato uno stile con richiami all’estetica storicistico-fantasy, tranne che in “Heavy Metal Black Force”, che visivamente è molto diversa. Da cosa dipese quella scelta dell’epoca e come mai poi siete tornati al vostro stile più classico?
Partimmo dall’idea di proporre tre album che si basassero sulla lotta, sulle battaglie che ogni persona deve affrontare tutti i giorni, rappresentate in tre epoche distinte: il primo album del 2008, “Tarchon Fist,” rappresentava la parte ancestrale, il secondo, “Fighters”, 2009 il medio evo e “Heavy Metal Black Force”, del 2013, la parte più moderna… inoltre l’idea era di spostare anche il genere più sugli anni 90 e cercare di uscire dal cliché classico affibbiato al gruppo di stile anni 80… tentammo una copertina forte e semplice con immagini forti e semplici, anche nei loghi che sono seguiti all’album stesso per avere più riscontro tra la gente.

Passiamo a quanto contenuto nel nuovo disco, parafrasando il titolo ironico di un vostro EP (“Proud to Be Dinosaurs”), le tracce di “The Flame Still Burns” è fieramente roba per dinosauri del rock?
Devo precisare che il titolo “Proud To Be Dinosaurs” non è affatto ironico, anzi, L’idea era nata dopo aver letto una recensione non proprio positiva di un nostro album. Il recensore ci aveva definiti vecchi come dinosauri riferendosi al genere che proponiamo, cioè l’heavy classico. A quel punto un po’ sorpresi ci siamo guardati negli occhi e ci siamo detti, bene se l’heavy metal classico è musica da dinosauri allora noi siamo fieri di esserlo e continueremo su questa strada perché è quello che ci piace fare. Poi in itinere scrivendo “Apocalypse” il significato originario è cambiato ed è diventata una canzone all’interno della storia che l’album racconta. “Apocalypse” è un concept. Per quanto riguarda “TFSB” posso dire che rimane nei canoni dell’heavy classico anche se mantiene quella originalità tipica dei TF, cioè mescolare diversi generi in un unico album e non fare undici canzoni uguali dall’inizio alla fine. Come avrai sicuramente ascoltato le tracce di “TFSB” si differenziano notevolmente per stile e genere, se ascolti una “Wolfpack” e subito dopo skippi su “The Man”, o su “Lens Of Life”, capisci cosa voglio dire. Se questo sia per dinosauri o nuove generazioni di mammiferi, io non te lo so dire. So che l’album piace e dal vivo abbiamo avuto anche un gran bel riscontro sia dalla vecchia guardia sia dalle nuove generazioni.

Il disco è nato duranti i blocchi dovuti alla pandemia, quanto questo vi ha condizionato dal punto di vista operativo e quanto ha influito sul contenuto del disco?
Sì, indubbiamente la pandemia ha influito, in quanto non ci si è riusciti a vedere gran che, siamo cinque persone molto diverse tra loro e credimi non facilissime, ma comunque ci vogliamo molto bene e questa cosa delle limitazioni per noi l’abbiamo vissuta male. Ad ogni modo una volta capito che il mondo si sarebbe fermato per non arrestare anche la band è stato subito chiaro che si sarebbe dovuto produrre un nuovo album. A livello compositivo ci siamo mossi come al solito. Io scrivo le musiche e tendenzialmente insieme si trova un leitmotiv da raccontare nei testi che poi vengono sviluppati da Ramon e da Rix. Non potendoci confrontare, la personalizzazione delle proprie parti è stato il problema più grande, ognuno nel proprio studio ha suonato come riteneva più opportuno costringendoci a recuperare poi in pre-produzione le parti che non piacevano o erano incompatibili. La pandemia ci ha tagliato le gambe durante il tour con i Lordi nel 2020. Eravamo in piena ascesa e questa cosa di doversi bloccare per forza avrebbe dovuto demoralizzarci, invece noi ci siamo messi a scrivere un nuovo album. Non ci siamo arresi nemmeno quando il modo ha deciso di andare a puttane. Io sicuramente in quel periodo ero il più determinato a non fermarmi e il resto della band ha seguito questo trend. Mai arrendersi. Il mondo ora sembra ripartito e quando ci sarà di nuovo la possibilità di mettersi in cammino… saremo pronti anche noi!

Il disco è stato preceduto da tre singoli – “Soldiers in White”, “The Flame Still Burns” e “Wolfpack” – come mai avete scelto questi brani per anticipare l’album?
Perché ci sembrava che potessero essere i più rappresentativi dell’album stesso, in realtà si è molto discusso se ad esempio “Ireland’s Rebels” o “9\11” o anche “Lens Of Life” potessero essere lanciati al posto delle canzoni scelte, ma che dire… ci sono andate le altre!

Sono passati ben 18 anni dalla nascita della band, ormai “maggiorenne”, però ancora oggi si parla di voi come del gruppo nato dai Rain: la cosa dopo tutto questo tempo vi onora (per l’importanza storica che i Rain hanno avuto per il movimento metal italiano) oppure vi infastidisce, perché ormai i TF si sono creati una propria storia e identità?
I Tarchon Fist nascono come proseguimento dei Rain, io sono il fondatore ed ero il compositore (in alcuni casi anche autore) dei brani dei Rain, inoltre unico membro rimasto della formazione iniziale, per noi era logico proseguire quel cammino… ecco che anche qui il significato di “The Flame Still Burns” torna. E’ proprio quella fiamma di passione, quella follia positiva che ti spinge a non fermarti mai e a non arrenderti per nessun motivo che contraddistingue i TF fin dai primi passi! Qui crediamo sia giusto fermarsi in quanto l’argomento è talmente ampio che servirebbe un’intervista incentrata su questo fatto e non un’intervista generica. Infastidire? Perché? Non c’è tempo di guardare indietro, gli obiettivi sono davanti a noi!

Avete già presentato il disco dal vivo o lo farete nel prossimo futuro?
Come già accennato abbiamo presentato l’album in Germania al No Playback Festival, e in due date italiane a Torino e Bologna insieme ai Vicious Rumors. Serate straordinarie! Voglio ringraziarvi per l’opportunità di presentarci ai vostri lettori, ecco alcuni link che potrebbero essere di interesse: https://www.youtube.com/user/tarchonfistofficial, https://www.facebook.com/tarchon.fist01, www.tarchonfist.com, https://www.instagram.com/tarchon_fist/?hl=it, https://open.spotify.com/artist/26hm52yXmuQRSR0687HyOt

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