Antonio Biggio – Il sepolcro di Eddie

Antonio Biggio, scrittore, grande fan degli Iron Maiden, ha pubblicato due libri sulla band britannica. Non sono però semplici biografie, tutt’altro, sono storie che si intrecciano con la storia della band heavy metal più importante al mondo. Per saperne di più abbiamo intervistato lo scrittore Antonio poco prima del concerto degli stessi Iron Maiden all’O2 Arena di Londra.

Antonio, perché un libro con tema centrale gli Iron Maiden?
Il perché del libro nasce dall’unione di due cose: la mia passione per i thriller e i gialli polizieschi che guardavo sin da bambino, ricordo che il primo è stato Kojak, e la passione per gli Iron Maiden, quindi il desiderio forte di omaggiarli, dato che erano quarant’anni che li ascoltavo. Solo che non volevo scrivere la solita biografia, in quanto ne esistevano già tantissime. Un giorno, mentre leggevo una biografia di uno scrittore canadese, leggevo che la band aveva avuto una contestazione durante il periodo del tour di “The Number of the Beast”. Al tempo c’era un gruppo americano cattolico che si posizionava prima dei concerti all’esterno delle arene con i banchetti e invitava la gente a non entrare, perché secondo loro la band inglese inneggiava al demonio, cosa ovviamente errata, sta di fatto però che la band subì questo tipo di contestazione. Da lì mi è venuta l’idea di scrivere un thriller sul fatto che questi gruppi vadano oltre la semplice contestazione fuori dal luogo del concerto e vogliano intervenire contro la band, da lì è venuta l’idea di svilupparne una trama, con al centro gli Iron Maiden.

Quindi pubblichi il primo libro sul tema, “Eddie deve morire” (Blitos Edizioni, 2021), titolo che rievoca qualcosa…
Un titolo un po’ contestato o meglio, oggetto di discussione con la casa editrice per l’assonanza con il più noto libro di Stephen King, “Misery non deve morire”, che tra l’altro in lingua originale si intitola solo “Misery”. Eddie, per un appassionato degli Iron Maiden non deve e non morirà mai. Il titolo è volutamente provocatorio per evidenziare le forti intenzioni degli antagonisti di questa storia.

Senza grossi spoiler, ci racconti un po’ la trama?
Il libro inizia con la storia di una setta religiosa che crede che gli Iron Maiden inneggino al demonio, decide quindi di compiere un atto terroristico piazzando due bombe una sul palco e una nella zona del pubblico, per uccidere la band e fermare questo fenomeno per loro pericoloso. Un ispettore londinese lì per lavoro, scopre che uno dei cadaveri è un suo amico di scuola, il miglior amico del liceo, che aveva perso un po’ di vista e che lo aveva a sua volta iniziato proprio ai Maiden, il caso viene archiviato come suicidio ma lui non ci crede e investigando per conto suo, senza il supporto della polizia londinese, scopre delle verità abbastanza sconcertanti che poi si rivelano legate in qualche modo all’attentato.

Dopo un anno, per la stessa casa editrice, nel 2022 esce un seguito, “Il sepolcro di Eddie”.
Un chiaro riferimento all’album “Powerslave” della band inglese del 1984 mentre nel precedente libro si parlava del 1982 e della tournée di “The Number of the Beast’. Si parla del momento in cui la band prepara l’album ed è sempre pronta a fronteggiare una minaccia terroristica con risvolti non polizieschi stavolta, ma più di spionaggio, perché nel frattempo c’è la guerra fredda con implicazioni quindi con le super potenze.

Quindi segui un percorso cronologico, è previsto un seguito?
Sì, certo, è in lavorazione.

So che hai tradotto i libri in altre lingue...
Il primo lo abbiamo tradotto in spagnolo, e devo dire che il mercato spagnolo sta dando grossissime soddisfazioni, soprattutto in Sudamerica, è un po’ indietro la Spagna, ma dobbiamo ancora fare interventi di marketing abbastanza importanti. La versione inglese è uscita sia del primo che del secondo, e sta andando molto bene, siamo soddisfatti.

Proprio in Spagna sei in questi giorni protagonista…
Sì, domani c’è il concerto degli Iron Maiden a Murcia, ma oggi, alle ore 17 presenteremo il libro “Eddie debe morir” in un negozio di dischi della città.

In Italia sei stato recentemente a Sulmona, ti vedremo presto immagino...
Sì, stiamo organizzando qualcosa su Milano, Torino, ma non ci sono date ancora certe al momento.

La band è al corrente del libro?
Certamente, il libro è nelle mani sia di Steve Harris, che Adrian Smith e Janick Gers. Non so dirti con certezza però se lo abbiano letto già o meno.

La loro reazione?
La mia, innanzitutto, quando mi son trovato davanti Steve Harris, tremavo come un pulcino. Però devo dire che Steve ha avuto una reazione positiva guardando la copertina. Sapere che è nel suo scaffale fa piacere. Lo leggerà un giorno in pensione, spero.

Il tuo primo concerto dei Maiden?
Nel 1980, al Palasport di Genova. Suonavano di supporto ai Kiss, ero andato a vedere loro in verità, invece rimasi folgorato dalla band di supporto, gli Iron Maiden.

INTERVISTA ORIGINARIAMENTE PUBBLICATA SU “IL QUOTIDIANO DI BARI” IL 21 LUGLIO 2023

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