Lilyum – We are disobedience

I torinesi Lilyum tornano a calcare le scene con “We Are Disobedience” (Broken Bones Promotion) dopo due anni dal precedente “Circle Of Ashes”. Una release, questa la nona, di rara intensità e trasudante di black metal da tutti i pori, un vero concentrato di puro odio e ribellione.

Benvenuto Kosmos Reversum e grazie per essere qui con noi, ti va farci conoscere quando e in che circostanze è nata la band?
Ciao a tutti e grazie a voi per l’ospitalità. Riguardo Lilyum e la sua nascita non c’è moltissimo da dire, anche se è importante rimarcare che la band nasce ufficialmente nel 2002 ma esisteva già dal 1998 circa. Per quanto riguarda la vera essenza dei Lilyum, si parte nel 2008 con la pubblicazione della tape “An Absence Of Light”. Tutto quello che Metal Archives e altri siti ignoranti riportano riguardo il periodo precedente a questa uscita è errato, perché la band si chiamava Lilium e non Lilyum e comprendeva musicisti che poi non ci sono più stati. Quindi le releases riportate antecedenti al 2008 sono da attribuire al monicker Lilium e non Lilyum. I veri Lilyum, puramente black metal, sono nati dalla mia scissione da altri progetti e solo io ne sono il fondatore e membro originario e nascono con quella tape.

Kosmos, chi sono i Lilyum nel 2023? Puoi presentare i ragazzi della band ai lettori de Il Raglio del Mulo?
I Lilyum del 2023 sono una vendetta verso una società malata dalle fondamenta, sono un atto di ribellione verso tutto ciò che viene quasi sempre accettato come “usanza” o “consuetudine”. Siamo ciò che il nuovo anarchismo non vuole essere. Siamo dei disobbedienti veri, con attitudini per certi versi estreme e non ammaestrate, almeno se inserite in questo mondo creato da persone che amano le favole di Tim Burton. Comunque siamo io (Kosmos Reversum), alle chitarre, Lord Jotun al basso, voce ed arrangiamenti vari e Summum Algor alla batteria. Quest’ultimo si è aggiunto in tempi recenti ed è già conosciuto per il suo operato in molteplici band, tra cui Adversam, Natassievila, Falhena e altri ancora. Noi cerchiamo di andare da sempre oltre, di affermare la nostra individualità e un album come “We Are Disobedience” cerca di portare l’ascoltatore a superare sempre i limiti imposti da fonti esterne. L’individuo e la sua volontà devono vincere sempre.

Qual è il vostro background musicale, provenite da progetti musicali precedenti? Avete altre band parallele ai Lilyum?
Sì, abbiamo tutti qualche altro progetto. Credo che il più attaccato al black metal in tutti i suoi progetti sia Summum Algor, mentre io e Lord Jotun suoniamo o abbiamo suonato anche qualcosa di diverso. Io ho un progetto chiamato Triskelis dove non vi sono nè chitarra nè voce e i riff sono fatti solo con basso distorto, e poi in aggiunta uso tastiere e drum machine. Una sorta di connubio tra il dark, lo stoner e il post metal. Con questo progetto ho realizzato due album. Poi ho anche un altro progetto chiamato Oigres che propone una sorta di groove metal con molte influenze provenienti dall’hardcore e dal black metal, e in questo caso sto lavorando al secondo album. So che Summum Algor è impegnato in tanti progetti oltre Lilyum, come Falhena, Adversam e altri ancora. Pure Lord Jotun ha altri progetti, tra cui citerei Orgiastic Plesures e In Corpore Mortis.

Secondo te quali sono le principali differenze tra l’ultimo “We Are Disobedience” e i precedenti lavori?
Beh, qui siamo entrati quasi in territori black/death metal, anche grazie all’enorme apporto che ci ha dato il nuovo batterista Summum Algor! Non nego che personalmente sono stato sia influenzato che condizionato dal suo stile furioso e fantasioso. Ho quindi per la prima volta usato una chitarra a sette corde e sperimentato riff più elaborati e cattivi. “We Are Disobedience” è forse il lavoro meno melodico che abbiamo mai fatto e non c’è un attimo di tregua dall’inizio alla fine. Nonostante questo, la nostra voglia di sperimentare viene a galla, come succede in brani come “Sermon Of The Swords” o “He Walks Behind My Shadow”, dove abbandoniamo un po’ la furia cieca per abbracciare qualcosa di più vagamente sperimentale. Poi avere un cantante e bassista, oltre che arrangiatore come Lord Jotun ci permette di fare letteralmente ciò che vogliamo, ma rimanendo sempre ancorati al black metal. Insomma, “We Are Disobedience” ha cercato di portare più verso l’estremo e il brutale il nostro tipico trademark. Non c’è paragone con nessuna uscita passata, anche se album come “Altar Of Fear”, “October’s Call”, “Nothing Is Mine” sono appena un centimetro sotto, ma domani potrei dirti che non lo sono… Amo quei lavori, anche perché rappresentano vari aspetti del nostro sound. Invece quest’ultimo album è una fucilata in faccia senza preamboli.

Come mai “We Are Disobedience”? C’è forse qualcosa dietro un titolo come questo, che non lascia spazio a ragionevoli dubbi?
Il titolo l’ho scelto io, in accordo ovviamente con gli altri. Disobbedire vuol dire pensare, riflettere oltre che agire. Parlando per me, non accetto nulla se non dopo attente valutazioni, a costo di andare contro tutto e tutti. Come dicevo all’inizio, dovremmo cominciare a pensare come individui e non come pezzi di un puzzle. Ognuno di noi ha una indole e la deve manifestare se non vuole rimanere ingabbiato dalle catene imposte da società, politica, religione e altro. Una volta che ognuno avrà scoperto davvero chi è, realizzerà grandi cose. O se al contrario sbaglierà, potrà far tesoro di quello che la vita gli ha insegnato e riformulare il proprio pensiero affinchè possa diventare ancora più determinato e vincente.

Come nasce un tipico brano dei Lilyum? Ci puoi illustrare di quali fasi si compone il processo compositivo della band?
In passato ero solito comporre io con la mia chitarra e l’ausilio di una batteria programmata, sulla quale iniziavo a stendere le prime bozze di riff, poi si univa Lord Jotun con basso e voce e alla fine si passava ai vari arrangiamenti, seconde chitarre ecc. Questa volta, per “We Are Disobedience”, ho voluto un po’ cambiare alcuni passaggi e l’ingresso del batterista Summum Algor mi ha permesso di esplorare nuove modalità di incisione. Praticamente ho dato a lui un paio di dritte su che tipo di pattern avrei voluto e man mano che lui me li passava ho inciso già la parte quasi definitiva di chitarra ritmica. C’è da dire che lui ha contribuito al processo di composizione, perché molte volte ha dato delle basi di batteria già pensate per essere canzoni fatte e finite e quindi successivamente io e Lord Jotun ci siamo trovati il lavoro facilitato. In tutto questo è stato importantissimo come sempre l’apporto di quest’ultimo, che non solo ha lavorato alle linee di basso e di voce ma ha anche lavorato molto in sede di arrangiamento. Anche Summum Algor ha avuto un ruolo molto attivo, consigliandoci su quello che andava meglio o peggio e poi ha anche fatto il mastering finale del disco. Diciamo che è stato un lavoro di squadra!

L’album in questione (lo ricordiamo, il nono) è uscito per la tua label, la Broken Bones Promotion. Vuoi parlarci di come e quando nacque l’idea di creare una label tutta tua?
Sono una persona musicalmente molto attiva e anche impaziente, anche se con gli anni e con la paternità sto un po’ perdendo quella frenesia che avevo una volta e che mi permetteva di incidere anche due album in un anno. Sulla mia musica voglio avere il controllo totale, dopo anni di gastriti ed esaurimenti nervosi causati da vari problemi con altre label incompetenti. E questa è la ragione del fatto per cui ho scelto di far uscire questo album quasi senza alcun intermediario, se escludiamo però la label di Summum Algor che ha partecipato alla release, Joint This Order, e poi la distribuzione digitale che è stata affidata a Ghost Records Label e Crashsound Distribution. Ma questa è gente fidata, che mi rispetta e rispetta la musica e Lilyum. Il motivo per cui ho creato una label è per la mia passione per il metal che ho da quando ho 8 anni e per cercare soprattutto di aiutare le band underground ad avere una promozione decente e di poter con loro raggiungere dei piccoli, grandi traguardi, Per me le band non sono numeri di catalogo, sono persone e artisti da rispettare e se loro sono contenti del mio operato e del rapporto che si crea con me, è davvero tutto ciò che mi serve per andare avanti con felicità e determinazione.

Siete sulle scene da molto tempo, qual è la tua personale opinione sulla scena estrema underground italiana, secondo te qual è l’attuale stato di salute del “movimento”?
L’Italia spacca il culo da sempre ma da circa 10-15 anni abbiamo affilato le armi e nulla è lasciato al caso. Ci sono band valide in ogni genere e sottogenere della musica pesante e tanti, nel 2023, potrebbero solo baciarci le chiappe. Purtroppo manca il vero supporto del pubblico, ancorato ai soliti dinosauri stranieri, e questo è un aspetto che mi fa incazzare. Personalmente non condanno l’ascolto e il supporto ai “big” o ai vecchietti del metal, ma questa cosa non deve escludere di essere attenti alle realtà underground e soprattutto italiane. Voglio pensare che un giorno una band come i Devangelic possa diventare grande quanto i Nile o gli Hate Eternal o che band come Heimdall, Of The Muses, Adversam, Infernal Angels, Lilyum, Dragonhammer possano ottenere un grande successo… Io ci spero sempre, ma l’italiano è un popolo davvero strano. Anche perché a furia di sperare che certe giovani band ottengano i giusti riconoscimenti, stiamo diventando tutti vecchi e tante delle band che ho citato sono in giro da 20-30 anni e non rappresentano più il nuovo. La meritocrazia in Italia non esiste. Incredibile!

Avete delle date live in programma per promuovere nel migliore dei modi “We Are Disobedience”?
No, non suoniamo dal vivo coi Lilyum.

Tempo scaduto, Kosmos, grazie per essere stato con noi! Un grosso in bocca al lupo ai tuoi Lilyum per il futuro, concludi pure come ritieni più opportuno!
Il giardino del vicino non è sempre più verde e se starete dalla nostra parte come nostri alleati lo faremo diventare grigio e triste e faremo prosperare ancora di più il nostro! Potremo prendere a badilate in faccia tanti vicini che non meritano nulla, se siamo uniti e credendoci. L’unione fa la forza, e la rivoluzione parte sempre dal basso. Amate la vostra patria e le vostre band, perchè gli altri lo fanno da sempre e sono cresciuti, e noi stiamo invecchiando sperando e parlando a vanvera. Fatti, non parole. Un saluto a tutti i nostri alleati. Noi non abbiamo fans o followers, ma veri alleati. O con noi o contro di noi.

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