Interview by Michael (metalbite.com), click HERE for the original English version.
Intervista a cura di Michael (metalbite.com), clicca QUI per la versione originale in inglese.
Con “Reign Of The Reaper” gli epic doomster svedesi Sorcerer hanno recentemente realizzato un superbo quarto album (leggi la recensione qui). Ho avuto il grande piacere di parlar su Zoom con il cantante Anders Engberg delle differenze tra il nuovo lavoro e il suo predecessore, delle ragioni che hanno portato a queste variazioni. Ci siamo soffermati anche sulla band, sulle sue influenze e suoi sogni, senza dimenticare l’album. Buona lettura! (Michael)
Ciao Anders, come stai?
Sto benissimo, a dire il vero. Cavalco le onde del successo (ride).
Congratulazioni per “Reign Of The Reaper”! Non mi aspettavo un vostro album così bello dopo essere rimasto un po’ deluso da “Lamenting Of The Innocent”. Quanto sei soddisfatto dei riscontri ricevuti finora?
Siamo molto molto felici. Sentivamo di avere tra le mani un album notevole, ma non si sa mai. Mi hai confessato che non sei rimasto molto soddisfatto di “Lamenting Of The Innocent”, mentre noi abbiam sempre pensato che fosse grandioso (ride). Quindi non si sa mai, ma cerchiamo sempre di fare del nostro meglio, solo le migliori canzoni vengono inserite nei nostri dischi, e di queste ne siamo super contenti.
Beh, non era affatto un brutto lavoro ma quando l’ho ascoltato ho pensato, hum… manca qualcosa. Avete accorciato di molto le canzoni e non avete usato delle parti troppo lunghe. Quanto questa scelta è stata una reazione al feedback dei fan su “Lamenting”?
Un po’, ma in realtà volevamo anche progredire. Quando ci mettiamo a lavorare su un nuovo album, ragioniamo sul nuovo autore della copertina, sui temi nuovi da affrontare nei testi e sulle influenze musicali più recenti – quindi ci pensiamo sempre bene. Scriviamo sempre musica col cuore, per così dire, ma questa volta volevamo fare un album più breve alla maniera della vecchia scuola – lato A e B con un massimo di 50 minuti. Questo minutaggio si adatta al meglio a un disco in vinile per ottenere la qualità massima. Questo era il nostro obiettivo principale e, come hai detto, abbiamo delle tracce piuttosto lunghe. Penso che la più lunga sia di circa 6:40 o qualcosa del genere (6:34; M.) quindi ci sono canzoni piuttosto lunghe ma non come capitava in passato dove raggiungevamo gli 8 o 9 minuti inserendo molte parti strumentali e cose del genere. In realtà, abbiamo dovuto tagliare alcune canzoni per adattarle al formato, ma alla fine sento che è davvero un bel mix di brani che hanno un ritmo diverso e sono diverse nello stile. Sono molto soddisfatto del risultato finale.
Oltre a rendere più corte le canzoni, avete incorporato elementi molto più epici, orecchiabili e stimolanti in brani come la title-track, “Morning Star”, o nel mio preferito ,”Break Of Dawn”. Era tutto programmato o siete arrivati a questo risultato gradualmente?
Quando abbiamo ripreso con il nostro album di ritorno “In The Shadow Of The Inverted Cross”, la maggior parte delle canzoni e delle idee sono state scritte da Johnny Hagel, il nostro bassista originale. È ancora in giro nell’underground. Scrive ancora roba ma non suona più dal vivo. Quando siamo passati dal primo album al secondo, anche Peter Hallgren ha iniziato a scrivere materiale per l’album. Poi siamo diventati in tre a scrivere musica e per “Lamenting Of The Innocent” Justin Biggs, il bassista è entrato nella band, e ha scritto alcune cose. Facciamo sempre dei progressi nel modo in cui scriviamo. Non pensiamo a “oh, adesso faremo qualcosa di contemporaneo che ci piacerà”…non è così. Scriviamo sempre ciò che ci piace e alcune di queste canzoni che sono sull’album forse sarebbero potute essere più lunghe se questo non ci avesse condotto ad evolverci nella stessa direzione in cui abbiamo fatto prima, ma volevamo fare un po’ di cose diverse, probabilmente volevamo anche ampliare un po’ il nostro pubblico. Con pezzi più brevi forse è più probabile che tu venga passato in radio radio e cose del genere. Naturalmente sono cose che valutiamo, ma non sacrifichiamo il songwriting per farlo.
Hai già menzionato Johnny Hagel: su metal-archives è indicato come “musical director” e “a shadow member”…
È il fondatore della band, quindi è lo spirito della band. Ci aiuta in diversi campi stando dietro il sipario: rapporti con l’etichetta discografica, pagina web e così via. Vuole essere coinvolto, ma solo limitatamente a questo. E gli vengono fuori anche alcune idee: penso che “Reign Of The Reaper” contenga un suo spunto, ma il risultato finale suona in modo diverso. Ci ha dato l’embrione di quella canzone. È bello avere la sua bussola che ci indirizza nella giusta direzione in quello che facciamo. Anch’io sono nel giro dall’inizio, ma ritengo che dobbiamo progredire quando scriviamo musica. Questa è la breve storia di Johnny. È un mio buon amico ed è un buon amico anche per gli altri ragazzi.
A parte i Black Sabbath era di Tony Martin, ho letto che anche i Manowar hanno avuto un’enorme influenza su di te…
Sì, almeno per me, ma non posso rispondere per il resto dei ragazzi (ride). Adoro davvero i Manowar!
Allora cosa ne pensi del loro ultimo singolo dal titolo tedesco assolutamente non veritiero?
Hanno visto giorni migliori, ma non puoi cancellare l’eredità che hanno lasciato. Penso che siano stati davvero fantastici fino a “Kings Of Metal”, ma il migliore è “Battle Hymns”, credo. Questo è ciò che i Manowar sono per me, alcune persone trovano loro riferimenti in certe mie canzoni, non lo so – forse sono i cori o i suoni epici che creano questo parallelismo con i Manowar. Trovo che noi siamo più melodici e con molti più fraseggi accattivanti di quanto lo fossero loro.
Concentriamoci sui testi, “Lamenting Of The Innocent” parlava della caccia alle streghe nel XVI e XVII secolo, abbiamo un altro concept album con “Reign Of The Reaper”?
In realtà è solo una coincidenza, ma quando abbiamo iniziato a scrivere questo album avevamo circa 15 idee musicali. Non avevamo alcun titolo o altro. Eravamo anche in contatto con il nuovo tipo che avrebbe realizzato l’artwork per l’album, ma per qualche motivo i nostri tempi non erano allineati. Quindi quando abbiamo iniziato a scrivere la musica e le melodie non avevamo ancora una copertina da abbinare ai testi. Siamo andati un po’ nel panico. Dovevamo trovare un artwork da poter usare per il prossimo album e dovevamo trovare qualcosa di nuovo da cui trarre idee. Abbiamo iniziato a cercare tra le pagine fantasy su internet ed è stato il nostro manager a trovare questa immagine che è diventata effettivamente la copertina dell’album. Ha detto che era davvero bello e ce ne siamo innamorati. Poi è iniziato il lavoro investigativo per scoprire chi ha “commesso il delitto”. Si è scoperto che era opera di un ragazzo che vive in Svezia, a un’ora e mezza da Stoccolma, nel nord. Gli abbiamo chiesto se potevamo usarlo e lui ha accettato. Si è rivelata una corrispondenza perfetta tra ciò che volevamo fare e ciò che è stato realizzato. È una buona immagine per dare un’idea di cosa siano i Sorcerer. Quando abbiamo iniziato a scrivere i testi ci siamo ispirati a quella immagine e penso che, poiché c’è il mietitore sulla copertina, molti dei testi hanno parlato della morte da diverse prospettive. Morte in battaglia, morte di vecchiaia… Io insieme a Conny (Welén; M.) scriviamo le melodie per le tracce e ci montiamo su sempre dei testi di merda. Devo cantare qualcosa per presentarlo agli altri ragazzi e alcuni di quei testi di merda sono risultati piuttosto belli, quindi li abbiamo usati. Justin, il nostro bassista canadese, è davvero un gran paroliere. Prende questi piccoli frammenti che abbiamo buttato giù e scrive i testi definitivi. E questa è l’ultima cosa che facciamo prima di andare in studio per registrare l’album.
Esiste un’edizione speciale del CD dove è possibile trovare l’EP “Reverence”. Perché avete deciso di registrare quell’EP?
Quando abbiamo realizzato l’EP, l’abbiamo fatto per prenderci una pausa tra il vecchio e il nuovo album. Inizialmente volevamo fare una cover. Prima abbiamo cercato una canzone pop o qualcosa o strano, ma non siamo riusciti a metterci d’accordo su un brano da fare. Quindi abbiamo detto “ok, facciamo qualcosa delle band che ci piacciono”. Ogni membro doveva scegliere quattro canzoni e poi abbiamo votato e ne sono uscite quattro. Doveva essere un tipico video da pandemia, qualcosa del genere in cui stai nella tua cucina e suoni il tuo strumento. Abbiamo iniziato prima a occuparci della batteria, poi Peter e Kristian sono passati alle chitarre e quando ci siamo occupati della voce, suonava così bene che abbiamo pensato che dovevamo rifare tutto nel modo giusto. Così abbiamo abbandonato l’idea di fare qualcosa dal vivo e abbiamo registrato un vero e proprio EP. Le canzoni sono state scelte perché le amiamo (ride). Il periodo anni ’70 e ’80 è quello da dove proveniamo.
Sono rimasto piuttosto sorpreso dal fatto che abbiate fatto una cover di Ozzy Osbourne nell’EP e non dei Candlemass!
Era importante mostrare da dove provengono le nostre influenze. Abbiamo già collaborato con Johan (Längquist; M.) su “Lamenting Of The Innocent”, quindi la gente sapeva già che siamo dei grandi fan dei Candlemass. Anche il nostro logo scritto con il font “The Old English” è un omaggio ai Candlemass.
Con quale di queste band sceglieresti di suonare se avessi una macchina del tempo?
Mi sarebbe piaciuto suonare con i Black Sabbath, ovviamente. Tony Martin ha avuto una grande influenza su di me con gli album in cui ha cantato, insieme a quelli dell’era Dio. Non mi piace molto l’era di Ozzy dei Black Sabbath, anche se lo amo come artista solista. È strano ma è così. Penso che la produzione dei Black Sabbath sia migliore senza Ozzy. Lui invece ha fatto musica migliore da solista. Ho avuto anche il piacere di condividere il palco con Tony qui a Stoccolma. Abbiamo cantato insieme “The Shining” e ho fatto i cori per lui perché aveva perso la nota alta e ho eseguito tutte le parti più alte per lui. È stato davvero bello!
E con quali band attuali ti piacerebbe suonare? Al momento sono in circolazione alcune nuove e interessanti band epic (doom) metal come Thronehammer, Below, Crypt Sermon…
Mi piacerebbe fare un tour con i Below. Sarebbe davvero fantastico. Candlemass, Sorcerer e Below: sarebbe un bel trio.
Avete delle date in programa?
Ovviamente! Più che mai. Suoneremo in Polonia con i nostri fratelli greci Doomocracy all’inizio del prossimo anno. Poi c’è un festival il 20 aprile a Lünen in Germania e poi con i Blind Guardian andremo in un tour nel Nord Europa a Oslo, Göteborg, Stoccolma e Copenaghen. A marzo terremo uno spettacolo a Malmö… sì, decisamente un sacco di concerti! E si spera che ci siano anche altri festival.
A te la chiusura!
Siamo molto contenti dell’album e di come sia stato accolto dai giornalisti e dalle persone che ci scrivono ogni giorno, dicendoci quanto sia fantastico. Non vediamo l’ora di andare in tour e suonarlo per voi dal vivo. Non siamo una band che gira parecchio ma faremo sicuramente una ventina di spettacoli e cercheremo di andare dove ci è più conveniente dal punto di vista economico. Sicuramente Europa e Scandinavia, e vedremo se sarà possibile coprire Inghilterra e Stati Uniti.
