Ottone Pesante – Brass over the world!

Il prossimo 11 maggio gli Ottone Pesante chiuderanno l’Undergrind Metal Meating, manifestazione organizzata dai ragazzi di Metal Symposium che vedrà protagonisti, oltre che la brass metal band, anche Burning NitrumNexxt Liquid Rot. Quale migliore pretesto per riprendere il discorso iniziato con la nostra intervista del 2020?

Ciao Francesco e Paolo, la nostra ultima chiacchierata risale al 2020, erano i giorni della pubblicazione di “Doomood”, si respirava un’aria di attesa. Come sono andate le cose? Avete ottenuto il ritorno che vi aspettavate da quell’album sia in termini artistici che di notorietà?
“DoomooD” è stato accolto molto bene dalla stampa e questo ci ha fatto davvero piacere. Purtroppo la situazione live è stata per molto tempo in bilico tra restrizioni e divieti e questo non ci ha permesso di prendercela in giro come avremmo voluto. Siamo riusciti a partecipare a festival come Brutal Assault (2022) e Inferno Metal Festival (2023) appena abbiamo potuto, questo ci ha dato una bella iniezione di fiducia e il pubblico ha reagito alla grande!

Provenire da un paese come l’Italia, che garantisce una visibilità minima rispetto a quella di cui godono le band inglesi, tedesche e scandinave, vi ha un po’ penalizzato?
Non crediamo che venire dall’Italia ci abbia penalizzato. Sappiamo benissimo che con certi generi musicali è più difficile fare tournée in Italia ma la costanza porta i suoi risultati. Andiamo spesso in tournée in Europa e vediamo che c’è grande rispetto e considerazione per la scena underground italiana grazie a tante band che hanno saputo portare idee originali e non convenzionali in quei territori prima di noi.

Con“Doomood” passavate dal DIY a un’etichetta, vi siete pentiti di quella scelta?
Non ci siamo pentiti della scelta. Fare coming out su un’etichetta come Aural Music ci aiuta molto a far crescere il progetto Ottone Pesante. Nonostante l’inizio della collaborazione sia avvenuto in tempi non proprio rosei per il settore musicale, troviamo che questa sinergia sia ciò di cui abbiamo bisogno per diffondere la nostra musica e crescere in generale.

Come stanno andando le cose dal vivo?
Le cose dal vivo vanno molto bene, siamo una band dal vivo ed è lì che diamo il meglio di noi.
Da quando è iniziato OP (nel 2015) abbiamo fatto circa 500 spettacoli dal vivo in tutta Europa, portando la nostra musica in tutti i tipi di luoghi: dai festival metal agli ambienti più jazz, dagli artisti di strada ai locali punk. Questo ci ha fatto capire che la nostra musica ha davvero una vasta gamma di ascoltatori. Inoltre il nostro spettacolo dal vivo è molto fisico quindi è difficile per il pubblico rimanere impassibile di fronte a ciò che accade sul palco.

Mi diceste nella precedente intervista che “con il tempo siamo riusciti ad allungare i nostri set, ad esseri presi sul serio e ad avere il suono che cercavamo”. Rispetto a quei giorni, c’è stata un’ulteriore crescita dal punto di vista live?
Ottone Pesante è sempre stato un progetto in evoluzione e siamo molto soddisfatti del suono che finalmente stiamo trovando. All’inizio volevamo capire se potevamo creare una band che suona questo tipo di musica con una formazione così particolare, poi ci siamo concentrati sul live, sul rendere il suono il più vicino possibile a quello che avevamo in mente e sull’esplorare nuove possibilità e territori limitrofi. Molto importante è anche l’equilibrio tra i live e le varie parti del concerto per trasportare l’ascoltatore nella nostra musica a 360 gradi. Sicuramente suonare molto dal vivo ci ha permesso di instaurare una grande alchimia tra noi e la performance dal vivo ne trae molto beneficio.

L’11 maggio sarete nella mia Bari, cosa devono aspettarsi i fan pugliesi?
Per noi sarà la prima volta nella città di Bari e speriamo quindi che ci siano sia vecchi amici che volti nuovi. Sono passati quasi due anni dall’ultima volta che siamo venuti in Puglia… Suoneremo brani di tutta la nostra discografia e anche alcuni nuovi.

Come vi trovate a condividere il palco con realtà più “tradizionalmente” metal?
Molto bene! Per noi è naturale suonare in contesti opposti o comunque molto distanti, ma quando saliamo sul palco non ci interessa affatto e pensiamo solo a dare il massimo e a divertirci. Nelle realtà più “tradizionalmente” metal siamo consapevoli di avere davanti a noi un pubblico che comprende appieno la nostra proposta.

Torniamo in studio, quattro anni non sono pochi, perché “Doomood” non ha ancora avuto un successore?
Ci stiamo lavorando e presto ci saranno novità…

Avete la tentazione di intraprendere nuove strade o continuerete con la formula già utilizzata per “Doomood”?
La strada che percorriamo è del tutto personale e in continua evoluzione. Ogni disco è in qualche modo collegato al precedente e proiettato verso il successivo. Ci piace esplorare territori in continua evoluzione e interpretarli a modo nostro. Siamo una band che suona metal con due ottoni e una batteria, questo ci permette una grande libertà artistica e lo adoriamo!

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