Interview by Michael (metalbite.com), click HERE for the original English version.
Intervista a cura di Michael (metalbite.com), clicca QUI per la versione originale in inglese.
Con il cofanetto “Under The Moonspell” le leggende portoghesi del dark metal Moonspell tornano ai loro primi anni di vita, addirittura al momento in cui si chiamavano Morbid God, e ripubblicano i loro vecchi demo ed EP. Ho pensato che questa sarebbe stata l’occasione perfetta per parlare con il fondatore/cantante Fernando Ribeiro di quei tempi e dei cambiamenti “non sempre facili da affrontare” che la band ha avuto nei suoi oltre 30 anni di storia. Immagino che ne sia venuta fuori un’intervista molto onesta, con molte informazioni interessanti e, magari, con particolari a di cui non tutti sono a conoscenza. Buona lettura! (Michael)
Ciao Fernando, come stai?
Sto bene. Qui in Portogallo il tempo è pessimo. È il periodo di Pasqua quindi è molto deprimente perché il Portogallo è super cattolico e c’è un sacco di gente in giro (ride) ma a parte questo va tutto bene, sia in termini di salute che di tempo. Stiamo facendo un piccolo tour teatrale qui in Portogallo, una versione acustica dei Moonspell, domani abbiamo un altro spettacolo e sta andando bene. Sempre pieno e le persone ascoltano cose diverse, quindi siamo felici.
“Under The Moonspell” (The Early Years Collection)” contiene i vostri primi demo e l’EP del 1994 in un’edizione speciale. Quanto sono importanti i primi anni dei Moonspell per te?
Beh, devo essere onesto, non gli ho mai dedicato il tempo giusto in tutti questi anni. I Moonspell sono sempre stati frenetici. Da quando siamo comparsi sulle scene nei primi anni 90, soprattutto dopo “Wolfheart” nel 95, la nostra vita è cambiata completamente. Suonavo in una band, siamo stati in tournée in giro per il mondo, quindi cercavo sempre di mettermi al passo con i tempi. Vivevo semplicemente nel presente. Ma quando i Moonspell hanno festeggiato 30 anni nel 2022, abbiamo fatto alcuni show speciali qui in Portogallo. Ho avuto l’illuminazione che questa è la mia vita e io sto diventando vecchio. Alla fine abbiamo capito, non del tutto, ma almeno intravisto ciò che chiamiamo l’eredità dei Moonspell, tutta la musica che abbiamo fatto, soprattutto i primi tempi, gli album più recenti, questo è ciò che stiamo cercando di ottenere e restituire ai nostri fan. È stato un momento di rivelazione che mi ha portato all’idea che dobbiamo fare qualcosa per il nostro catalogo e dobbiamo trattarlo adeguatamente e curarlo come se fossero pezzi da museo. Abbiamo ripubblicato tutti gli anni della Century Media, da “Wolfheart” a “The Antidote”, da soli e in collaborazione con la nostra attuale etichetta Napalm Records. Abbiamo anche recuperato i diritti di “Night Eternal”, “Memorial” e “Alpha Noir” e lo abbiamo fatto tramite Alma Mater Records, l’etichetta discografica che gestisco. Nonostante oggi siamo un po’ presi perché stiamo facendo un nuovo album, questo tour teatrale, avremo uno show in un locale e dei festival, era tempo di celebrare adeguatamente le radici dei Moonspell. L’inizio di Moonspell come Morbid God – pre-Moonspell. Quindi ho deciso di fare questa raccolta perché “Under The Moonspell” quest’anno compie trent’anni, anche i demo hanno più di trent’anni e sono tutti usciti come bootleg per etichette underground svedesi, di qua e di là ed è per questo che ho deciso: “Perché no?”. Sono la persona che è stata lì fin dall’inizio con i Morbid God, è giusto che abbia curato io questo materiale, provando a rinnovarlo con nuove copertine. Ci è voluto più di un anno lavorando duro con designer e produttori, su cose che non toccavo da tempo e che erano letteralmente e metaforicamente coperte dalla polvere (ride). Ne sono molto orgoglioso, i Moonspell sono una band con fasi variabili: il passato, il presente e il futuro. Penso che quelli siano stati tempi molto importanti per i Moonspell, per i nostri fan e per il metal. Penso che oltre alla fine degli anni ’70 e ’80, penso che gli anni ’90 siano stati un periodo incredibile per la musica underground, la musica estrema perché tutte le band che vedi ora come headliner, per la maggior parte sono nate in quel periodo e stanno ancora facendo musica incredibile e stimolante. Penso che tutto questo si adatti bene allo spirito di quella collezione.
Di sicuro! Quando avete iniziato avevate un feeling sinistro ma anche strano che combinava brani black metal con suoni orientali. Questo era qualcosa di totalmente nuovo. Avevi una visione prestabilita allora dei Moonspell oppure facevi tutto solo per divertimento?
Beh, voglio dire, lo abbiamo fatto per divertimento, anche se lo abbiamo preso molto sul serio (ride). Non capivamo la parte divertente della musica, per noi era più un traguardo o una missione. Penso che la prima cosa che ci è venuta in mente è stata che stavamo investendo fortemente il nostro tempo e i nostri soldi nella scena underground, nel tape-trading. Siamo diventati dei veri appassionati e giornalisti dilettanti. Avevamo una fan-zine chiamata “Darkness Theme” e abbiamo realizzato molte interviste. A quel tempo non avevamo Zoom, potevamo solo scrivere lettere e c’erano sempre ritardi ma facevamo interviste con le nostre band preferite come Bathory, Paradise Lost, Sarcofago dal Brasile e molte delle realtà più promettenti del black e death estremo. Non avevamo una tradizione black metal in Portogallo a cui ispirarci. Le band portoghesi a quel tempo volevano sempre essere la versione lusitana dei Sepultura, dei Metallica o dei Megadeth e noi non volevamo questo. Volevamo una band che fosse malvagia, che fosse cult, che fosse black metal e il nostro obiettivo non era altro che avere una cassetta da inviare ai nostri contatti in tutto il mondo per rispondere a ciò che stavamo ricevendo dalla Finlandia. Norvegia, Svezia, Grecia, Germania eccetera. Non siamo riusciti a trovare una band quindi l’abbiamo creata da soli (ride). I Morbid God hanno iniziato con “Serpent Angel” e abbiamo avuto una risposta davvero fantastica dai nostri amici che ci dicevano avevamo creato qualcosa di sinistro e malvagio. Poi abbiamo deciso di cambiare il nome in Moonspell e abbiamo registrato “Anno Satanae” e “Under The Moonspell” e “Wolfheart”, il resto della storia la maggior parte delle persone già la conosce. Negli anni ’90, la maggioranza probabilmente non se lo ricorda, c’era un enorme e forte dominio del black metal norvegese. Erano i re del black metal e non permettevano a nessun altro di produrre black metal. Per me è stato semplicemente un periodo strano e triste perché volevamo fare black metal del sud, non norvegese perché avevano già loro le band migliori. Le nostre influenze erano probabilmente le stesse: Bathory, Celtic Frost, soprattutto per il materiale orientale che abbiamo attinto da “Into The Pandemonium” e “To Mega Therion”, ma poiché veniamo dal Portogallo abbiamo sempre avuto grandi contatti con la musica folk, la musica dall’Africa e dal Medio Oriente e abbiamo deciso di introdurla nella nostra arte. La gente ne è rimasta molto sorpresa. Abbiamo anche deciso di tornare alle nostre radici storiche del popolo lusitano, il popolo pagano del Portogallo. Ma non tutti erano contenti che fossimo passati al black metal dopo il 94/95. Ricevevamo costantemente minacce di morte dai membri delle band norvegesi con cui a volte eravamo già stati in tour (ride).
Quindi ne hai davvero tante da raccontare?
Sì, abbiamo alcune storie problematiche. Abbiamo ricevuto lettere come “andate in Africa”, chiamandoci N* o neri perché eravamo così vicini all’Africa. Ma questo è il nostro paese e la nostra geografia (ride), quindi penso che non abbia comunque importanza. Hanno provato di tutto per boicottarci e fermarci. Ne siamo rimasti sorpresi perché quando abbiamo iniziato eravamo tutti amici di penna. Ricordo di aver ricevuto l’advance primo album dei Burzum dallo stesso Conte Grishnackh. Eravamo tutti ragazzi amanti del metal e poi le cose sono andate davvero male. Alcune persone come me hanno deciso che non volevano avere alcun legame con il black metal. Al giorno d’oggi è diverso ma all’epoca si è trattato di violenza, razzismo, fascismo e non sono mai stato in una band con questi valori.
Quindi è stato questo il motivo per cui con “Wolfheart” e poi “Irreligious” vi siete mossi più verso sonorità più dark metal che black metal, eri stufo di tutta quella merda?
Uno dei motivi, devo confessarlo, sì. L’altro motivo è ciò che accade ai musicisti quando sono in viaggio. Cominciano a incontrare persone diverse e iniziano ad ascoltare musica diversa. Già nel 94 intercettai per la prima volta i Type O Negative, una band che mi cambiò completamente la vita. Erano romantici, erano oscuri e gotici, avevano influenze che avevo già sentito nei Sisters Of Mercy, Fields Of The Nephilim o The Cure. Ho deciso di incorporare anche tutto questo nella nostra musica e, ad essere sincero, ero sempre stato curioso di capire se saremmo diventati una vera band black metal perché non ne condividevo molti valori e non volevo nemmeno avvicinarmici. La mia mente era piena di immagini gotiche e amore, lune piene e rituali, più vicine ad artisti del calibro di Cradle Of Filth e Type O Negative. Personalmente non sopportavo gli aspetti pagan. Sono stato in Norvegia per la prima volta nel 1994 con “Wolfheart”. Quando suonavamo lì potevamo sentire le gocce d’acqua cadere (ride) perché potevi avvertire l’odio nell’aria. Quando abbiamo fatto “Irreligious” nel ’96 siamo tornati lì ed era tutto soldout e le persone si erano già un po’ allontanate dai dogma black metal, si stavano semplicemente divertendo. In quei giorni è stato incredibile suonare lì, erano tempi molto complicati per il metal estremo e per una band portoghese. Aggiungendo questo al fatto che ascoltavamo altra musica e che già con “Wolfheart” volevamo toccare altri argomenti e altre dimensioni musicali piuttosto che solo il black metal, questo è stato anche uno dei motivi per cui con “Irreligious” ci siamo lentamente e definitivamente allontanati dal black metal.
Ricordo che nel 95 siete stati in tour insieme agli Immortal e ai Morbid Angel…
Sì, ero incollato ad Abbath sul palco e David Vincent è rimasto molto colpito dal movimento black metal. Avevano tutti le magliette black metal, è stato uno degli spettacoli più selvaggi che abbia mai visto. Voglio dire, i Moonspell hanno scatenato una certa reazione e Abbath era molto nervoso perché veniva da Bergen e non da Oslo e c’era questa rivalità molto infantile. I ragazzi di Bergen erano true non come quelli delle band di Oslo, loro erano puri… così quando salì sul palco, disse: “abbiamo pubblicato “Battles In The North” che è un vero album black metal norvegese”. Hanno ricevuto una reazione leggermente migliore della nostra, ma non al punto che avrebbero meritato come rappresentanti di quello stile metal. I Morbid Angel stavano portando un giro un album fantastico come “Domination” e la reazione è stata così così. Abbiamo sentito delle storie, non c’era internet all’epoca, poche settimane prima del nostro spettacolo i Paradise Lost avevano suonato nello stesso posto e il loro tour bus era stato sommerso da una pioggia di pietre che ne hanno rotto i finestrini. Bene, ora finalmente tutto è pace e amore, ma quei tempi erano una vera avventura (ride).
Descriverei la vostra carriera ultratrentennale come un viaggio attraverso un enorme labirinto da cui state ancora cercando una via d’uscita. Avete cambiato stile molto spesso, ti piace questa immagine?
Sì sono d’accordo. Non ho mai pensato che saremmo stati una band con una formula fissa. Non fraintendetemi: non penso che una band con una formula fissa sia del tutto negativa. Ci sono grandi band che hanno realizzato più o meno gli stessi album con poche variazioni e una struttura musicale che mi piace davvero. Ma ci sono stati due fattori che hanno inciso sui Moonspell in modo determinante, probabilmente più delle nostre sagge, o meno, decisioni musicali. Uno è che non siamo mai soddisfatti di ciò che facciamo. La gente viene da noi e dice che “Wolfheart” è un capolavoro. Ma non posso fare a meno di pensare alle cose migliori che avremmo potuto fare in “Wolfheart”, come alcune canzoni, l’atmosfera. Ho questa visione molto critica dei Moonspell. Inoltre abbiamo questa storia insolita. Una band portoghese che ha firmato un contratto con un’etichetta tedesca, che ha garantito una grande esposizione mediatica a una band portoghese. Abbiamo difficoltà a venire a patti con noi stessi. Siamo decisamente una band Zeitgeist. Ad esempio, stiamo scrivendo un nuovo album: secondo me il mondo è andato a puttane. Come scrittore devo parlarne ma non voglio parlare di questo perché tutti lo fanno e alla gente probabilmente piacerà qualcosa di più fantasy. Quindi cerco di trovare in me stesso, per il nuovo album, qualcosa di più fantasy, come in “Wolfheart” o “Irreligious”, più ispirato alla cultura e letteratura europea. Ecco perché abbiamo realizzato album come “Butterfly Effect” o “Darkness And Hope” perché siamo sempre stati vittime dello Zeitgeist. Il segno dei tempi, l’atmosfera, la musica, tutto, gli spiriti del tempo, tutto ha una grande influenza su di noi. Abbiamo iniziato bene e quando abbiamo fatto “Sin/Pecado”, per la gente è stato come uno spartiacque. È stato come se avessimo fatto un buco nell’acqua per la stampa e nel cuore dei nostri fan. Ma oggi “Sin/Pecado” è il più ascoltato e compreso. Le persone lo adorano e ci chiedono sempre di suonare canzoni di “Sin” e “Butterfly Effect”, cosa che facciamo. Alcuni arrivano addirittura a dire “Ho smesso con le canzoni dei “Wolfheart”, non sopporto più di ascoltare “Vampiria” o “Alma Mater”. A volte tagliamo “Vampiria” e la lasciamo riposare. Non so cosa accada alle altre band. A volte leggo che sembra una linea retta, per noi è decisamente un labirinto. Questo ha a che fare con la nostra personalità come band e con le domande che le persone ci pongono. Avremmo dovuto tenere la barra dritta mentre stavamo vincendo? Avremmo dovuto fare “Irreligious” e fermarci e saremmo stati ricordati come una delle migliori comete di sempre? Ma poi quando ascolto “Hermitage”, “Extinct”, “1755” o “Night Eternal”, solo per citarne alcuni, penso che sia stato fantastico aver sopportato le fatiche della crescita. I nostri album, quando sono usciti, non sono mai stati così costanti, anche quelli che hanno avuto tanto successo come “Extinct” o “Antidote” per esempio. Quindi sì, è una specie di corsa folle, ma penso che siamo liberi e la libertà viene dal profondo. Non voglio dire niente di negativo su queste band, le adoro davvero, ma a volte mi chiedo cosa succeda nella testa degli Amon Amarth o dei Powerwolf. La civiltà vichinga non è così grande, non è come le altre civiltà. Oppure i Sabaton per la guerra, che penso sia un argomento che come musicista non voglio toccare. Ho appena visto un documentario sulla Guerra Fredda, ed è stata una cazzata. La guerra non è bella, soprattutto di questi tempi, ma è solo il mio pensiero. Ok, lavoriamo per un’etichetta discografica chiamata Napalm Records (ride) e prima di Nuclear Blast, a volte è semplicemente esagerato. Non sono cieco o qualcosa del genere, il metal ha questo stile aggressivo e in un certo senso mi piace, ma a volte abbiamo anche delle responsabilità. A volte chiudiamo un occhio su cose come i problemi con il black metal eccetera. Ne sono molto consapevole perché l’ho fatto anche io e talvolta devo affrontare situazioni che non mi aspettavo in una comunità quasi hippie che è la scena metal, anche quella estrema. Quando vedo Isahn di degli Emperor, è il ragazzo più dolce che conosca, o il mio amico Alan dei Primordial – è più arrabbiato di me perché lui viene dall’Irlanda e io dal Portogallo – penso che queste persone siano invecchiate bene. C’era una mano più libera nella scena del passato. A volte vogliamo solo fare la nostra musica, a volte vogliamo allontanarcene e abbracciare altre cose. Questo è giusto per noi e per i nostri fan che sono persone molto pazienti, devo dire (ride).
“The Early Years Collection” esce per la tua etichetta Alma Mater Records ed è limitato a 500 copie e contiene molti extra. Perché hai deciso di pubblicarlo solo in una edizione strettamente limitata e non anche come normale CD?
Beh, per me l’Alma Mater Records è come un sogno ad occhi aperti che ho avuto sin dai tempi dell’underground. L’intenzione era quella di realizzare la migliore cassetta, il vinile o il CD più bello. Se vai su Discogs, anche quelli di merda ottengono ottimi valori (ride). Anch’io sono un collezionista amatoriale. Ho comprato tutti i box di Celtic Frost, Root, Bathory e penso che il catalogo dei Moonspell, quell’eredità arrivata a trent’anni, fosse in pessime condizioni. C’era una release lì, alcuni bootleg lì, quindi ho deciso perché non inserire una guida che fosse lì per dare la giusta direzione e il giusto feeling. So che il cofanetto è costoso ma è per i collezionisti. È anche un patrimonio, un investimento per la tua collezione. Ma ancora una volta dobbiamo essere onesti nei confronti delle persone che non possono comprare il box. L’ho sempre considerata un pezzo da collezione. Dal design, alle note di copertina, alla piccola fanzine che abbiamo inserito nel box fino alla maschera rituale. Sono sempre stato per le cose concettuali. Tutto ciò che riguarda Moonspell deve essere concettuale, altrimenti non ha senso. Sono incapace di fare qualcosa solo per il gusto di farlo. Deve avere una storia, un concetto. Queste sono le cose dei primi tempi, come il recupero di un’eredità che per me arriva con un’edizione adeguata, il cofanetto da collezione ma anche il vinile che mette in risalto le radici dei Moonspell e arriva indietro fino a Morbid God. Per me è stato quasi come un lavoro curatoriale, come se fosse un museo dei Moonspell e la nostra roba sono testi, musica e immagini. Porteremo tutto questo all’audience, e lo farò perché sono un ragazzo testardo, andremo in tour con i Dark Tranquility e suoneremo alcune canzoni dei primi tempi. Non so se la gente le conosce, ma sono molto sensibile a questo. Quando vado a un concerto, mi piace essere sorpreso. Nel tour che faremo a ottobre e novembre penso che avremo un vantaggio davvero interessante perché non saremo in giro a promuovere un nuovo album, possiamo suonare quello che vogliamo. Posso andare a Lipsia e suonare l’intero “Wolfheart” se voglio. Penso che sarà interessante per le persone e penso che entrare in contatto con il tuo passato ti permetta di avere un rapporto migliore con chi sei e con cosa potrebbe accadere dopo. E ciò che potrebbe accadere dopo potrebbe essere più piccolo del passato: non sarò nei Moonspell per altri trent’anni, non so se vivrò per altri trent’anni (ride). Posso immaginare la band fino al 2030 ma non oltre. Una band deve avere risorse e alcune delle risorse migliori sono il passato e il catalogo e questo è stato uno dei motivi principali per cui ho creato l’Alma Mater Records, per prendermene cura adeguatamente e per diffonderlo ad altre persone. Sono fan e rispetto le altre etichette, ma questa è la nostra band e questo è quello che abbiamo fatto dai tempi dei Morbid God, quindi è meglio avere una sorta di controllo, che probabilmente è la cosa più difficile da ottenere. Tutti i grandi musicisti, me compreso (ride), hanno voluto indietro i diritti sulla loro musica ed è una bellissima sensazione riaverli.
A parte questo, hai un roster piccolo molto e selezionato nella tua etichetta, principalmente dal Portogallo. Ci sono delle uscite da tenere a mente per i prossimi mesi?
L’etichetta è stata fondata nel 2016 e ha tre obiettivi principali. Volevamo distribuire qui in Portogallo, quindi da “1755” in poi lo abbiamo fatto ed è fantastico. Volevamo anche distribuire e gestire il catalogo arretrato dei Moonspell, anche per corrispondenza ed essere il produttore esclusivo di tutto ciò che proviene dai Moonspell e poi ho anche avviato qualcosa che si chiama “Underground Majesty” dove compriamo qua e là le licenze degli album che sono stati di grande ispirazione per noi. Quindi abbiamo realizzato “Clouds” dei Tiamat che è stato un enorme successo ed è un album fantastico, ma non c’è stata un’edizione in vinile dagli anni ’90, quindi l’abbiamo fatta. Abbiamo anche fatto il recente album dei Borknagar “True North”, abbiamo fatto i demo dei Paradise Lost, ma non ero del tutto soddisfatto quindi abbiamo deciso di portare qualcosa di nuovo nella scena metal. Qualcosa che solo noi possiamo dare alle persone. Abbiamo iniziato a ingaggiare band metal portoghesi e brasiliane. Abbiamo iniziato con band metal portoghesi come Okkultist, Inhuman, Dawnrider, Desire, Ironsword e avremo i Sinistro, abbiamo del black e del thrash metal. Ho deciso di usare i miei contatti e la mia esperienza per essere più presente nei radar delle riviste e poi abbiamo anche iniziato a pubblicare i The Troops Of Doom dal Brasile perché sono un collezionista di vecchio death metal brasiliano come i vecchi Sepultura, Sarcofago. I Troops Of Doom hanno nella propria line-up Jairo “Tormentor” Guedz che è una delle persone più rispettate nella scena metal brasiliana ed era presente su “Bestial Devastation / Morbid Visions” (dei Sepultura; M.) poi è uscito ed è entrato Andreas Kisser. Voglio dire, è un sacco di lavoro e un grande investimento, ma mi sento molto bene la sera quando vado a letto. Non sto solo succhiando dal metal, sto restituendo qualcosa al metal. Non comprerò una macchina nuova, pagherò per un mastering e un missaggio al Morrissound Studio dove è stato prodotto tutto il grande death metal. È il mio modo di essere e tutto ciò che faccio è Moonspell, Alma Mater Records è un’estensione del modo in cui sono all’interno della scena metal.
Hai anche lavorato come poeta/scrittore di racconti un paio di anni fa e hai scritto tre libri di poesie e un romanzo, se non erro.
Sì, sono tre libri di poesie e li ho tradotti in inglese e ho venduto tutti i miei libri a persone interessate a questo aspetto della mia creatività. Qui in Portogallo ho già scritto due romanzi. Sto lavorando al terzo e mi tiene la testa occupata. La gente mi chiede cosa voglio fare e io rispondo che voglio sedermi, bere un buon whisky single malt invecchiato di 18 anni, leggere e scrivere. Questo è il mio obiettivo nella vita. Quindi mi occupo anche di libri, qui in Portogallo. I miei romanzi sono andati molto bene, molti fan dei Moonspell li hanno apprezzati ma anche molti lettori. Ho già fatto delle tournée per i libri, firmando autografi. Ne ho fatta una nel 2023 e ne ho realizzata un’altra per le fiere del libro qui in Portogallo.
Hai in progetto di pubblicare nuovo materiale o magari ripubblicare i tuoi lavori (in altre lingue oltre al portoghese)?
Nello shop dei Moonspell abbiamo ancora “Purgatorial” che è la mia poesia in inglese, ma è complicato. Ho un contratto con la Penguin Books qui in Portogallo e sono molto severi nel concedere i diritti di traduzione. Mi piacerebbe tradurre tutto, è uno dei miei sogni – dal tedesco allo spagnolo all’inglese – ma è davvero difficile. È qualcosa che sto cercando di fare, ma forse quando la musica finirà potrò farlo con più calma e rendere i miei libri disponibili a più persone non solo in Portogallo o Brasile.
Quindi possiamo aspettarci un nuovo album dei Moonspell nel ’24 o nel ’25?
No, nel ’25 o ’26. Ora abbiamo questo tour acustico, lo registriamo dal vivo e lo mettiamo su DVD e in streaming, abbiamo uno show sinfonico che si terrà in una grande arena qui a Lisbona (Altice Arena il 26/10; M.) dal quale registreremo anche un DVD e un audio e poi vedremo. Ovviamente proviamo nuove idee e per la band è interessante scrivere nuova musica. Ma a volte penso che non voglio fare un album, anche se la nostra etichetta e il nostro agente non sono contenti di questo (ride), per andare in tour. Non è più il mio genere di cose. Ho quasi 50 anni quindi voglio fare un album che conti musicalmente. Dopo la pandemia le cose sono cambiate molto. Abbiamo già parlato con Napalm e con Decibel Touring, ci prenderemo il nostro tempo. I nuovi album a volte sono solo un capriccio, un qualcosa di cui le persone non hanno l’esigenza di ascoltare da to che hanno a disposizione tanta musica dei Moonspell. Dobbiamo colpire le note giuste, penso che ci saranno altri due album, almeno questo è quello che sento, uno sarà un album inglese, un normale ma un buon album dei Moonspell. Per un album buono e rappresentativo abbiamo bisogno di tempo. E l’altro album che voglio fare in portoghese, tipo “1755”, che parlava del terremoto. Sto studiando e cercando il materiale e l’atmosfera giusta. Dobbiamo mantenerci attivi con i teatri e le tournée regolari, ma facciamo anche musica, e dobbiamo procedere con molta leggerezza e attenzione.
