Enio Nicolini and the Otron – Suitcase man

Enio Nicolini chiude il cerchio con “Suitcase Man”, l’ultimo capitolo di una trilogia dei sui Otron iniziata con “Cyberstorm” e “Hellish Mechanism”. Pubblicato sotto l’etichetta The Triad Records, il disco conferma l’identità sonora del progetto, con il basso di Enio come elemento portante tra power chord e linee più tradizionali. In questa intervista, abbiamo approfondito con lui il lavoro dietro le sonorità di “Suitcase Man”, le scelte di produzione e il significato della saga che si conclude con questo album. Inoltre, Enio ha condiviso con noi un ricordo di Mario “The Black”, figura storica del doom metal italiano recentemente scomparsa.

Ciao Enio, bentornato su Il Raglio. “Suitcase Man” chiude la trilogia iniziata con “Cyberstorm” e “Hellish Mechanism”. Il tuo stile con il basso unisce power chord e linee più tradizionali. Come hai lavorato sulle sonorità di questo album per renderlo unico rispetto ai precedenti?
Grazie per avermi invitato sulle pagine de “Il Raglio” e rispondo molto volentieri alle tue domande. La tecnica usata per la costruzione dei brani è la stessa usata nei lavori precedenti e questo mio “marchio di fabbrica” mi consente di avere un comune denominatore sonoro in tutti e tre i lavori del progetto. Rispetto ai precedenti ho lavorato sulle dinamiche sonore, cercando di ottenere un suono più potente di basso. Le parti registrate sono state tre: due di power chord simili, ma con diversi equilibri di “tono”, posizionati uno a destra e l’altro a sinistra degli ascolti, mentre una linea più convenzionale è stata posizionata al centro dell’ascolto, da supporto. Questo ha dato più corpo e potenza alle mie parti.

La title track è l’unico brano suonato con accordatura in la, mentre gli altri sono in sol. Cosa ti ha spinto a questa scelta di accordature?
Nel primo brano, cantato da Luciano Palermi (Unreal Terror), c’è un cambio di testimone con Maurizio “Angus” Bidoli (Fingernailis) che interpreta gli altri nove brani con un timbro diverso, quasi narrante. Le vie di fuga così descritte e una accordatura in sol (droppata) accentuano questo cambio di passo.

La formula basso, batteria, synth e voce è rimasta invariata. Cosa rende questa combinazione così efficace per il progetto Otron e come mai hai deciso di concludere questa avventura con il terzo album?
Questa combinazione l’ho sempre ritenuta valida per il progetto. Essa si compone di una solida costruzione di suoni di basso, alle volte old schoo), che si miscelano con i drumming devastanti, come base di partenza per la costruzione dei brani. Ringrazio Sergio Ciccoli (Scala Mercalli) primo disco “Cyberstorm”, Damiano Paoloni secondo lavoro “Hellish Mechanism”, mentre nell’ultimo disco “Suitcase Man” la batteria è stata programmata da Luca Nicolucci (Mind Control) e da me. La spazialità, la proiezione moderna e futuristica sono dovuti all’uso magistrale dei sinth da parte di Gianluca Arcuri, mentre le voci di Ben Spinazzola (Prime Target), Luciano Palermi (Unreal Terror) e Maurizio “Angus” Bidoli (Fingernailis), con vocalità diverse, hanno saputo dare la giusta direzione alla narrazione dei brani. La saga è ultimata e il progetto si chiude qui!

Luciano Palermi e Maurizio Bidoli si passano il testimone, con il primo che apre il disco e l’altro canta tutti gli altri brani. Chi ha avuto questa idea e che valore simbolico ha per te?
L’idea è quella di mettere in evidenza come si passi da uno stato di “distopia”, di “oppressione” narrate nel lavoro precedente “Hellish Mechanism” da Luciano, ad uno stato di ribellione, ricerca di vie di fuga, dove Maurizio con la sua voce aggressiva, quasi teatrale a mo’ di guerriero, prende il testimone e le narra in ogni singolo brano successivo.

Nei testi e nelle atmosfere di “Suitcase Man” si percepisce un senso di viaggio e di fuga. Quali sono i messaggi principali che volevi trasmettere?
Nei tre lavori ho raccontato come in un “concept” un viaggio che è iniziato nell’esplorazione di un mondo Cyber, con storie di mondi nuovi, di umanoidi, di eroi dello spazio ecc. (primo disco). Nel secondo disco ho affrontato le anomalie di questi mondi dove i poteri dominanti e algoritmi prevalevano sulle decisioni e scelte di ognuno fino ad arrivare all’automazione del vivere quotidiano. Nel terzo disco “L’uomo con la valigia” (Suitcase Man) porta, nella sua valigia, la speranza, i sogni e soprattutto la forza di ribellarsi e trovare le vie di fuga. Questa “saga” vuole comunque portare un pensiero positivo e la voglia di essere sempre alla ricerca delle consapevolezze di ognuno, che stiamo perdendo.

C’è un brano di “Suitcase Man” a cui sei particolarmente legato? Se sì, perché?
Tutti brani rappresentano momenti di uguale emozione e sinceramente dire quale mi intriga di più non mi riesce. Posso dirti che le mie Master Class le inizio con “Inside Voices” ma, solo perché mi intriga, dal punto di vista esecutivo, il riff iniziale.

L’uscita di un cofanetto con l’intera trilogia è già prevista. Ci saranno versioni rimasterizzate, bonus track o contenuti inediti?
Conterrà i tre vinili, un libro con tutti testi (volutamente) in italiano, un poster e gadget vari.

Guardando al futuro dopo la conclusione della saga Otron, hai già idee su nuove direzioni musicali o progetti alternativi?
Sto lavorando ad un vinile 10 pollici a tiratura limita, che parlerà di IA e andrà sul mercato del collezionismo.

Vorrei chiudere questa intervista, chiedendoti un ricordo di Mario “The Black”, che qualche mese fa ci ha lasciato e con cui hai collaborato per anni…
E’ stato un brutto colpo da assorbire, conoscevo Mario fin dalla mia adolescenza, siamo cresciuti in simbiosi musicali per decenni. Oltre quarant’anni di musica e live vissuti sullo stesso palco (Respiro di Cane, Ut, Unreal Terror, The Black) un percorso che il 16 dicembre 2024 si è interrotto. Mario è stato un pioniere del doom metal italiano che è riuscito ad affermarsi anche fuori confine. Ha coniato un nuovo termine del suo genere musicale l'”Ars Metal Mentis” che diventerà sicuramente indelebile nel futuro. Artista poliedrico a 360 gradi, ricordiamolo anche come pittore affermato. Come amico, era una delle poche persone che ho conosciuto di una vera sincerità e con un solo volto e disponibilissimo se gli chiedevi aiuto. Sit Tibi Terra Levis.

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