Athiel – Maw of the curse

Con “Maw of the Curse”, la one-man band Athiel torna sulle scene con un album che segna un passo avanti rispetto al debutto. A guidarla c’è Dann, mente e cuore pulsante del progetto, che in questa nuova opera affina la produzione e amplia le influenze, mantenendo salde le radici nel black/death melodico di matrice svedese. In questa intervista ci racconta il processo creativo dietro il disco, l’importanza della sperimentazione e i suoi piani futuri per portare Athiel anche sul palco.

Benvenuto Dann! Il tuo secondo album, “Maw of the Curse”, è uscito da qualche giorno. Quali sono le principali differenze rispetto al debutto?
Salve, è un piacere essere qui! Ci sono notevoli differenze rispetto al suo predecessore, partendo dalla incisione fino ad arrivare alla pubblicazione. Su “Destroys The Laws Of God” ho voluto optare per un suono più grezzo tipico del black mentre su “Maw Of The Curse” ho puntato molto sulla qualità e la pulizia dei vari strumenti presenti ispirandomi ad album come “Reinkaos”, “Sworn to the Dark” e molti altri. Ho registrato entrambi gli album nel mio Home studio ma “Maw” è andato in uno studio per la fase di mix e mastering mentre “Destroys…” è stato realizzato totalmente da me, mix e mastering compreso cosa che credo si stenta abbastanza. Un’altra grande differenza sta nella fase di composizione ovvero, nel primo sono stato legato alla tradizione cercando sempre di non uscire fuori da essa mentre su “Maw” ho fatto l’opposto. Ho cercato di sperimentare con tutti gli strumenti soprattutto chitarre, non mi sono posto leggi o limiti nel comporlo anzi, ho cercato di mettere all’interno tutto ciò che sentivo dentro di me senza tener conto di nulla. Anche se non sembra vorrei aggiungere che, i due lavori hanno molto in comune, più di quanto pensate. Sono stati partoriti ed incisi sempre per la stessa causa e con grande dedizione!

Il sound del disco è fortemente ispirato alla scuola svedese del black/death melodico. Quanto è stata importante l’influenza di band come Dissection e Watain nella tua musica?
Le mie principali fonti di ispirazione risalgono alla scena black/death metal svedese e in questo disco ho voluto puntare per lo più a quella scuola con qualche mia rivisitazione personale. Le band citate hanno avuto un grande impatto sulla mia musica ma anche sulla mia persona, quindi, sì, hanno avuto un ruolo importante su quest’album.

Nel nuovo album si sentono anche richiami al death melodico e a sonorità più progressive. Quanto è importante per te sperimentare all’interno del tuo stile?
Sì, sono d’accordo con te. Come detto precedentemente le mie influenze musicali variano molto tra di loro. Ho sempre avuto un debole per la melodia, soprattutto in questi generi estremi. Per quanto riguarda la progressione credo che sia la parte fondamentale della carriera di ogni gruppo. Io personalmente ho cercato sempre di farla fluire senza limiti, ad ogni lavoro si è sempre più maturi musicalmente, personalmente e spiritualmente quindi è quasi inevitabile non esserlo.

Essendo una one-man band, qual è stato il processo di composizione e registrazione del nuovo album? Hai incontrato particolari difficoltà nel gestire tutto da solo?
Bhè, ovviamente si! Essere una one man band ha i suoi pregi e difetti e ovviamente le difficoltà che soccombono sono parecchie. Nel caso di “Maw” ho voluto essere molto pignolo sulla fase di registrazione più specificamente sul tempo e le griglie, volevo essere il più preciso possibile cosa che, purtroppo, ho curato poco nel precedente lavoro quindi è stata una vera sfida ma devo dire che ho ottenuto ciò che cercavo!

La produzione del disco risulta molto pulita e dettagliata, specialmente per quanto riguarda il lavoro di chitarra. Come hai lavorato alla resa sonora del disco?
Mi fa piacere sentirlo! Parto dal presupposto che sono un chitarrista quindi avevo molto a cuore il lavoro delle chitarre quindi, come detto nella domanda precedente, sono stato molto pignolo a riguardo e non ho lasciato niente al caso. Ogni canzone ha una chitarra diversa eccetto “Beyond the Veil” che ho utilizzato su tutto il lavoro la mia Gibson Flying V per donare quel suono vintage di cui avevo bisogno, lei è presente su tutti i pezzi dell’album in combinazione con altre chitarre con pick up attivi. Questa coagulazione di suoni ha dato vita al suono di “Maw of the Curse”. Un grosso merito va anche al fonico in questione Villy del Vstudio che con il suo lavoro maniacale e la giusta comprensione di ciò che volevo realizzare ha dato vita ad un lavoro esemplare.

Il lyric video di “Reaven’s Oath” ha anticipato l’album. Cosa puoi dirci di questo brano? È rappresentativo del disco nel suo insieme?
Si, “Reaven’s Oath” è uscita circa un mesetto prima dell’album anticipando un po’ tutto. Allora, ho scelto questo pezzo perché è stata la prima traccia ad entrare in studio e volevo renderle omaggio anche nel mondo della distribuzione posizionandola per prima. Un pezzo abbastanza caratteristico in cui rivedo il riassunto di tutto l’album e credo che come anteprima, abbia funzionato correttamente.

Il concept lirico di “”Maw of the Curse” sembra avvolto da un’atmosfera oscura e mistica. Quali sono le tematiche principali affrontate nei testi?
Parlo principalmente della mia visione cercando di essere il più personale possibile! Parlo spesso in prima persona e mi medesimo in ciò che sta accadendo come ad esempio “Maw of the Curse” o “Reaven’s Oath”, raccontando ciò che io vedo e percepisco.

Il black/death metal melodico ha una lunga storia, specialmente negli anni ’90. Pensi che questo genere possa ancora evolversi o credi che la sua essenza sia legata a quel periodo?
Beh, a questo è difficile rispondere, non saprei. Personalmente amo la progressione e la sperimentazione all’interno del mio progetto ma a patto che essa sia rispettata e mai messa da parte, bisogna tener conto più dalle radici che dall’albero stesso! Però ammetto che i gruppi pionieri di una volta sono inarrivabili e di meglio non credo si possa fare, a loro tutto il merito!

Cosa ci dobbiamo aspettare dal futuro degli Athiel? Porterai mai il progetto su un palco o resterà una realtà esclusivamente in studio?
Tantissime cose! Athiel è sempre in fase di ricerca e crescita e ci saranno molte altre cose in futuro tra i quali concerti e molto altro, per il momento sono alla ricerca dei membri turnisti per accompagnare il progetto e una volta trovati si inizia a divulgare il verbo!

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