A pochi mesi dall’uscita di “Pantheon“, il debutto degli Edyakaran, abbiamo avuto il piacere di scambiare due chiacchiere con Antonio, mente e cuore del progetto nato dalle ceneri degli In Tormentata Quiete. Ci ha raccontato le motivazioni che hanno portato alla fine del percorso con gli ITQ, la nascita del nuovo progetto, le influenze che hanno guidato la realizzazione dell’album.
Benvenuto Antonio, direi di partire facendo un piccolo passo indietro: come siete arrivati alla conclusione che era arrivato il momento di porre fine agli n Tormentata Quiete? E avevate già in qualche modo in mente l’idea di ripartire con un nuovo progetto?
Ogni cosa ha un arco narrativo secondo me. Avevo la sensazione di non aver altro da dire con gli ITQ, per quanto bello fosse stato il viaggio, sentivo che fosse arrivato al suo termine. Inoltre lo stile delle tre voci era diventato quasi un obbligo. Spesso dovevo “castrare” la parte musicale per dare spazio alle voci e questo iniziava ad essere frustrante. Avremmo dovuto cambiare radicalmente con gli ITQ e allora non aveva senso continuare con quel “progetto”.
Come detto, il progetto Edyakaran è nato dalle ceneri di In Tormentata Quiete, quali elementi del vostro passato musicale ritrovate in questa nuova creatura e quali sono invece le principali differenze?
Noi siamo persone con una nostra poetica musicale. Per quanto possiamo evolverci non possiamo cambiare che siamo e chi siamo stati. Abbiamo semplicemente liberato altri aspetti comunicativi.
ITQ a parte, quali sono le band che più vi hanno ispirato nella creazione di “Pantheon” e come avete lavorato per mantenere una vostra identità distintiva?
Le influenze sono sempre le stesse. Aver deciso di mettere al nostro fianco l’etichetta “post metal” è solo perché la parola “post” mi sembrava quella che più si avvicinava al concetto che ho di “evoluzione”.
Gli elementi elettronici e noise si fanno sentire nel disco. Quanto è stato importante per voi sperimentare con questi suoni?
In realtà anche negli ITQ avevamo iniziato a “sperimentare” queste nuove (per noi) vie comunicative ma sicuramente sentivamo il bisogno di renderle più protagoniste. Anche per questo ho chiesto a Matteo di entrare nel progetto, oltre all’amicizia che mi lega a lui, c’è anche il suo aspetto musicale che mi affascina. Lui è il bassista di una band post punk (definita da lui speleo-punk), i Batsalsa Experience, che non ha chitarre al suo interno. Ha un animo musicale naturalmente votato alla distruzione del suono stesso senza negare la melodia. Credo che fosse il giusto completamento alla nostra “comunicazione”. Tieni presente che anche il nome del gruppo nasce da una sua intuizione.
“Pantheon” è un album che esplora il passaggio dagli istinti primordiali alle emozioni complesse. Come avete sviluppato questa idea concettuale?
Il mio target è sempre l’evoluzione dell’Uomo. Negli ITQ era un’esplorazione “personale”, qua cerco risposte “generali”, ma credo che sia il normale proseguo al mio arco narrativo.
Il disco è prevalentemente strumentale, con solo tre brani cantati. Come avete scelto dove inserire le parti vocali e perché questa scelta?
Come sempre comanda l’emozione che ci guida componendo. Liberarmi dall’obbligo delle voci ha fatto sì che potessimo entrare più in sintonia con le note e queste ci dicevano quando erano sufficienti e quando no. Anche per questo non abbiamo cantanti in formazione. Vogliamo che sia la musica a dirci cosa fare, se è necessario mettere un testo per completare la narrazione del canto. Questo non vuol dire che non avremo mai un cantante in formazione, ma chi entra deve comprendere che è la voce al servizio della musica e non il contrario, questo vuol dire accettare di cantare anche solo in un brano o in nessuno se necessario. Ne approfitto per ricordarvi che nel CD fisico, a differenza dei brani pubblicati sulle piattaforme, i brano sono tutti collegati tra di loro, senza interruzioni, in modo da rendere ancora più coinvolgente il concept musicale
Cosa dobbiamo aspettarci dagli Edyakaran dopo “Pantheon”? Avete già idee per il futuro del progetto? Ci sono concerti in vista?
Siamo già a lavoro su nuovi brani e stiamo cercando di suonare il più possibile ovunque. Ci fa piacere portare “Pantheon” anche in una veste “live” e il confronto con chi avrà voglia e piacere di ascoltarci è sempre cosa fondamentale per noi. Inoltre chi vuole può seguirci sul nostro profilo instagram che aggiorniamo spesso e dove è possibile trovare tutte le news che ci riguardano.
