Con “La mia scia”, gli Ologram continuano il loro percorso artistico con un’opera che intreccia l’eco del progressive a una scrittura più accessibile, senza mai rinunciare a una profonda complessità tematica e sonora. Dopo l’ottimo riscontro ottenuto con “La nebbia”, la band siciliana torna con un lavoro maturo, stratificato e coraggioso, in bilico tra passato e presente, tra introspezione lirica e ricercatezza musicale. Abbiamo raggiunto Dario e Lorenzo il modo in cui intendono declinare oggi, in una veste personale e originale, il verbo del rock d’autore.
Benvenuti! Complimenti per il vostro nuovo album “La mia scia”, un lavoro che fin dalle prime note prosegue il vostro viaggio musicale con nuove sfumature. “La mia scia” arriva dopo l’ottima accoglienza riservata a “La nebbia”. Come sentite che questo nuovo disco si pone in continuità o in evoluzione rispetto al precedente?
Dario: “La mia scia” raccoglie l’eco degli stilemi propri del progressive intorno ai quali orbitavano le composizioni de “La nebbia”; allo stesso tempo, però, cerca di modularli nell’ottica di una sintesi con la forma-canzone tipica della musica pop. Le nuove composizioni rappresentano quindi l’esigenza di interpretare il coraggio ipertestuale tra generi molto diversi che pertiene alla tradizione progressiva in una direzione contemporanea.
Avete notato un’evoluzione nel vostro pubblico tra l’uscita de “La nebbia” e l’annuncio de “La mia scia”? Ci sono nuove fasce di ascoltatori che si sono avvicinate alla vostra musica e, se sì, come descrivereste il vostro attuale seguito?
Dario: La quasi totalità degli ascoltatori del primo lavoro è rimasta fedele alla band ed ha accolto con favore la nuova proposta. Di sicuro, però, si sono aggiunti nuovi fan attratti dal maggior grado di accessibilità del nuovo LP.
Tra le influenze citate spiccano nomi importanti come Genesis, PFM, Police e Rush. Io ne ho individuate alcune anche tra certo pop/rock italiano, non necessariamente prog, come Battisti o Matia Bazar. Come si traducono queste ispirazioni nel sound de “La mia scia” senza perdere la vostra identità?
Lorenzo: Un certo cantautorato italiano ha esercitato un indubitabile fascino su di noi: penso a Samuele Bersani, Niccolò Fabi, Eugenio Finardi… Di Battisti citerei “Anima Latina”, un LP del 1974 che è il più progressive all’interno della sua discografia. Tutte queste suggestioni convergono nella ricerca di una voce originale che si esprime come summa inedita.
Il singolo “Come cera” ha anticipato l’uscita dell’album. Come mai avete scelto proprio questo brano per presentare “La mia scia” e cosa rappresenta all’interno del disco?
Dario: “Come cera” ci è servito per sperimentare la transizione verso le nuove esperienze sonore precedentemente citate: abbiamo colto l’occasione della registrazione del singolo per interrogarci sulla possibilità di formulare altre tessiture musicali. È stato un ideale ponte verso “La mia scia”.
Le liriche di entrambi gli album toccano temi esistenziali profondi. Qual è il filo conduttore che lega i testi de “La mia scia” e quali nuove prospettive avete voluto esplorare?
Lorenzo: L’idea intorno alla quale orbita lo spirito lirico de “La mia scia” è immediatamente esistenzialista. Si tratta di scattare un’istantanea della slabbratura tra l’io autentico – sempre più relegato nelle zoni liminali delle nostre esistenze quotidiane – e i processi di soggettivazione messi in atto da qualsiasi forma di potere nella contemporaneità. Il testo viene scritto dopo aver composto la musica e recependo i suggerimenti immaginativi della stessa.
La formazione degli Ologram vede la presenza di ben tre Giannì. Quanto influisce questo legame familiare nella vostra dinamica creativa e musicale?
Dario: Moltissimo. Il legame che ci tiene uniti trascende il puro vincolo familiare – Roberto è mio fratello, Lorenzo mio nipote – essendo “cresciuti” (pur con le dovute differenze dovute alle diverse età) con lo stesso retroterra musicale. C’è una forte intesa che non abbisogna di transitare dalle parole, e che è immediatamente istintuale.
Considerando che “La mia scia” è stato pubblicato sulle piattaforme digitali prima dell’uscita del CD fisico, come vivete questo doppio binario di fruizione musicale e quali sono, secondo voi, i pro e i contro per un artista come voi?
Lorenzo: Il CD fisico, così come il vinile, rimane una piccola gioia per gli appassionati. La maggior parte delle possibilità di diffusione del prodotto artistico attraversa i (non-) spazi del digitale; per affrancarsi dai pericoli di omologazione, lato ascoltatore, consigliamo di diffidare il più possibile dalle playlist favorendo l’ascolto completo e ininterrotto degli album. In questo modo ci si approssima all’intenzione sinottica e narrativa dell’artista, sforzo profuso non già nelle singole tracce ma nel rapporto che le tiene unite.
Avete già in programma dei concerti per presentare “La mia scia” dal vivo? Cosa può aspettarsi il pubblico dalle vostre performance?
Dario: Il 24 gennaio abbiamo presentato il disco live da Sonica, un live club e circolo Arci molto importante a Siracusa. Siamo in cerca di altri spazi in cui esibirci, anche al di fuori della nostra provincia; il pubblico avrà modo di ascoltare il disco eseguito in forma pedissequa rispetto alla registrazione, senza trascurare qualche chicca e alcune cover.
Dopo due album così intensi, quali sono le vostre ambizioni per il futuro?
Dario: Al più presto torneremo a scrivere. Per adesso ci godiamo i piccoli successi de “La mia scia”.
