Violent Shit – Infamous monsters

Dopo dieci anni di silenzio, i Violent Shit tornano con un nuovo album, “Infamous Monsters”. La band italiana, guidata da Giorgio e Cesare Sannino, reinterpreta il proprio sound contaminando thrash, power, punk, funk e metal classico, senza mai perdere la componente horror e sci-fi che l’ha contraddistinta fin dagli esordi. L’album vede anche la partecipazione di Samuele alla batteria e numerosi ospiti e arriva in contemporanea all’EP “The Four Faces of Fear”, registrato in presa diretta con grande spontaneità. In questa intervista, Giorgio, Cesare e Samuele ci raccontano il tutto il raccontabile e l’irraccontabile

Benvenuti, ragazzi. Dopo una lunga pausa di dieci anni, cosa vi ha spinto a riprendere in mano il progetto Violent Shit e tornare in studio per registrare “Infamous Monsters”?
Giorgio: A differenza di Cesare non ho altri progetti musicali oltre ai Violent Shit (anche se ci saranno novità nel 2026!), quindi dopo otto anni di silenzio ho voluto proporre al mio compagno di malefatte di riprendere in mano il progetto per registrare un nuovo album assieme. Riff abbozzati ne avevo e la voglia di registrare aveva raggiunto il suo apice. A gennaio 2023 sapevo di ritrovare Cesare pronto per lasciarsi coinvolgere in questa impresa… che mai avrei immaginato potesse protrarsi per oltre due anni! Speriamo ne sia valsa la pena, noi siamo soddisfatti, chi ci dovesse ascoltare faccia sapere!
Cesare: …è andata proprio così! A proposito, volevo specificare che siccome finora ho fatto solo interviste formali, in questa dirò principalmente stupidaggini miste a cose serie, a voi l’arduo compito di distinguerle!
Giorgio: Arieccoci!

Parlando del processo creativo: in che modo la collaborazione tra voi, spesso a distanza e in momenti diversi, ha influenzato la scrittura e la registrazione dell’album? L’ingresso di Samuele alla batteria per l’EP ha cambiato il vostro modo di lavorare e progettare musica?
Giorgio: Scrivere a distanza le parti vocali non è mai stato un problema. Una volta che le mie strumentali sono quasi definitive le faccio sentire a Cesare che si può lasciare ispirare nello scrivere i suoi testi, a volte dopo averci ragionato assieme, spesso con carta bianca riguardo temi e linee vocali. Scrivere musica con Samuele è tutta un’altra cosa, sono sempre partito dai miei riff di chitarra per strutturare le parti di batteria, ma ora il processo creativo s’è rovesciato. Suonare e jammare assieme a un batterista (nota: prima di Samuele abbiamo sempre utilizzato una drum-machine) ci ha spinto e spingerà a trovare nuove soluzioni, soprattutto per quanto riguarda la scrittura dei riff di chitarra che saranno il più aderenti possibile ai suoi virtuosismi e non il contrario.
Cesare: A me questo fatto ha radicalmente cambiato la scrittura dei pezzi, infatti li ho scritti in corsivo… Sapete che sinceramente al metal io preferisco la dance anni ‘90?

Nel nuovo disco emerge una grande varietà di generi, tra thrash, power, punk, funk e metal classico. Quali elementi musicali sentite che rappresentano di più l’evoluzione dei Violent Shit? C’è una traccia che, secondo voi, è emblematica di questo percorso?
Giorgio: Non abbiamo vincoli contrattuali con le divinità del True Metal e quindi qualsiasi idea ci salti in testa è da prendere sempre in considerazione, l’importante è che suoni bene alle nostre orecchie. Faccio un esempio pratico: siamo nel 2025 ed esiste ancora gente che non riesce ad accettare che il rap sia “vera musica” e che qualcuno voglia inserirlo in altri generi, motivo per cui son fiero di aver chiesto di collaborare non ad uno, ma ben due rapper! Porsi dei limiti non credo possa avere un gran senso. Per quanto riguarda power, death, jazz, funk… sono tutti generi che ascolto e che mi sembra naturale voler omaggiare quando mi viene spontaneo farlo. Per quanto riguarda un pezzo che ritengo particolarmente emblematico non saprei, concepisco i nostri dischi come qualcosa di vario e corale, quindi sarebbe difficile scegliere un brano che li possa rappresentare tutti.
Cesare: A me come traccia è piaciuta molto “Emerald Sword”. Ah, non è nostra? E chi lo ha detto!? E perché, non potrebbe forse esserlo!?!?!? Forse era “Sleepwalker Course”. Anzi, “Curse’. …A me è sempre piaciuta Kim Lukas, soprattutto la hit “All I Really Want”. Avevo pure una sua foto con dedica e autografo. Bei tempi!

Nei testi di “Infamous Monsters” convivono i temi horror/sci-fi e una componente più seria di critica sociale e politica, spesso filtrate da uno stile autoironico e trash. Come sono nate queste scelte? Quanto hanno inciso su di voi le recenti vicende politiche e personali nella stesura dei brani? Pensate che il messaggio della band sia cambiato nel tempo?
Giorgio: Il progetto Violent Shit nacque principalmente per la passione che io e Cesare condividevamo, allora come ancora oggi, per cinema horror di serie B, la fantascienza e il fantastico in generale. Quando la musica diventa valvola di sfogo è inevitabile incanalarci anche messaggi di denuncia o puro sfogo personale, sia espliciti che nascosti tra le righe di testi apparentemente grotteschi. La situazione politica di questo periodo ci ha pesantemente condizionato a livello di temi e ci è servita anche come spinta propulsiva per la realizzazione del disco in generale. Una sorta di risposta fisiologica a tutte le brutture di ‘sto mondo sempre più individualista, egoista e bigotto. Non credo comunque che il nostro messaggio, se così lo vogliamo definire, sia cambiato nel tempo. Anzi, più il tempo passa e più i nostri valori e passioni non faranno che consolidarsi e trasparire dai nostri pezzi.
Cesare: L’ispirazione per i testi l’ho presa leggendo la collana di romanzi Harmony, dal prossimo album pensavo di scriverne alcuni basandomi su vari numeri di Novella 2000. Il messaggio che la band vuole portare al mondo è che “Non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che non piace”. Quando ero ragazzino Lady Violet mi ha detto che ho dei begli occhi (era ospite in una discoteca locale). Che carina!

L’album vede il contributo di diversi ospiti, tra cui musicisti locali e presenze che avevano già collaborato con voi in passato. Quali sono state le collaborazioni più significative in questo lavoro, e in che modo hanno arricchito il sound rispetto agli album precedenti?
Giorgio: Odio dover fare il democristiano, ma vorrei dire sinceramente che sono contentissimo in egual misura di tutti e del risultato ottenuto, ciascuno ha dato il suo in modo totalmente personale e distintivo ed è esattamente quello che volevamo. La formula adottata è la stessa del disco precedente, ma con più ospiti e con contributi ancora più massicci in termini di minutaggio. Spero vivamente che chi avrà modo di ascoltare il disco lo possa trovare interessante anche per questo motivo! Fare rete e condividere i propri mezzi trovo sia una cosa fantastica, contaminarsi e adattarsi a diversi stili per creare qualcosa di diverso ogni volta ci aiuta ad evolvere, musicalmente e non.
Cesare: Ah, io gli ospiti non li ho mai visti di persona, neanche nell’album prima e “Red Floating Emperor” volevo cantarla io. Ai miei tempi queste cose non succedevano.

In contemporanea all’album, avete pubblicato l’EP “The Four Faces of Fear”, registrato in presa diretta e con grande spontaneità. Ci raccontate come è nato questo progetto, cosa lo differenzia dall’album sia come suono che come approccio compositivo?
Giorgio: Per quanto mi riguarda è stato estremamente liberatorio registrarlo con Samuele alla batteria. Dopo una brevissima jam session tra me e lui per capire che sonorità dovesse avere il tutto, l’EP è stato registrato in tre sessioni serali, una per ogni membro, in cui abbiamo improvvisato e registrato di getto le proprie parti senza limare certe sbavature che, su album, avremmo evitato. Sicuramente l’enorme passione di Samuele per il black metal mi ha pesantemente condizionato a livello di ‘riffaggio’, credo che nella traccia “Mother, hold My Hand…” la cosa sia più che evidente. Era dai primi anni 2000 che non ascoltavo Satyricon, Immortal e compagnia cantante. Suonare questo EP mi ha fatto tornare la passione per il metal estremo in generale, non escludiamo quindi un futuro ritorno alle nostre origini con degli EP o album spudoratamente death/grind.
Samuele: È stato un piacere suonare in questo EP, è stato davvero rapido così come il suo ascolto che è adatto anche a chi vuole conoscerci in breve tempo, seppur si possano sentire influenze di più sottogeneri. Buon ascolto!
Cesare: L’EP è diverso dall’album perché è più corto. Odio cantare a 300 all’ora su blast beat troppo veloci, mi impappino sempre. Io dal prossimo album vorrei fare prog rock occulto anni ’70, altro che metal estremo!

Ora che avete una formazione completa grazie all’arrivo di un batterista, vedete all’orizzonte la possibilità di portare i Violent Shit dal vivo? State già pensando a concerti o iniziative nuove in tal senso?
Giorgio: Ora la voglia di suonare dal vivo è ovviamente tanta, il materiale da proporre pantagruelico, quindi non escludo una futura attività live! Oggi si domina la sala prove e domani, perché no, il mondo intero. Andremo per gradi.
Cesare: Ho cambiato idea, mi piace il metal estremo, vorrei fare i pezzi dei Violent Shit ancora più veloci e presentarmi live come Rok dei Sadistik Exekution. Dave Slave è il più grande bassista del mondo. Perché noi non abbiamo un bassista!? Giorgio, voglio una bassista. Voglio quella dei Måneskin… o di quella band americana che ti ho passato, gli Oculus qualcosa, non mi ricordo.

Guardando alla scena underground italiana e all’anima “DIY” del vostro progetto, che rapporto avete oggi con questo ambiente? E come immaginate il futuro della scena metal indipendente nel nostro Paese?
Giorgio: Supporto e supporterò sempre ogni band indipendente che rientra nei miei gusti, acquistando merch e partecipando ai live (cosa non facile considerando dove viviamo noi altri!). Di gruppi validi ce ne sono e saranno sempre tantissimi, italiani e non. Ma come fanno notare i più, il problema per la scena credo sia legato principalmente alla difficoltà nel trovare locali dove proporre i propri progetti, una cosa estremamente triste considerando quanto oggi sia invece più semplice registrare e autoprodursi un album. Se un domani qualche genitore tornerà a tramandare la passione per la musica suonata e non solo questa dannata e superficiale nostalgia per i patinatissimi anni ’80, solo allora magari ci saranno meno finti gangster, meno appiattimento musicale e più cultura in generale. Mancano gli ascoltatori. La superficialità e l’individualismo delle persone ha raggiunto i massimi storici. Spero ovviamente che le cose tornino a girare nel modo giusto, ma come diceva un certo Monicelli: “la speranza è una trappola”, quindi i pochi ma buoni devono tenere duro, farsi sentire e organizzarsi. Noi supporteremo sempre ogni buona iniziativa!
Samuele: Supporto massimo ad ogni band che crede in quello che fa perché nonostante gli sforzi, non bisogna mai mollare. Sono molto favorevole ai gruppi social che supportano le band, o anche chi compra del merchandising e ne pubblica la foto, è sempre bello farlo e lo vedo come un gesto di solidarietà per dare visibilità. I gruppi validi sono tantissimi, ma la superficialità degli ascoltatori è tanta, un album musicale dovrebbe invece essere visto come un quadro, un’opera con la sua anima.
Cesare: Spero che la scena metal indipendente italiana divenga finalmente dipendente a tempo indeterminato. Voglio andare a Sanremo e poi vincere anche l’Eurovision, perbacco! E comunque l’altezza è mezza bellezza.

Infine, dopo questo ritorno così denso di stimoli e collaborazioni, che ruolo pensate che la musica e i Violent Shit avranno nel vostro percorso personale nei prossimi anni? Avete sogni, progetti o desideri che vorreste realizzare attraverso la band, che magari non avete ancora avuto modo di esplorare?
Giorgio: Credo di poter parlare a nome di tutti dicendo che ad avere più soldi e tempo a disposizione produrremmo più album, faremmo live e investiremmo anche di più nel merch! Siamo tutti appassionati del supporto fisico più che dello streaming, motivo per cui il nostro disco appena uscito s’è deciso di produrlo spingendo al massimo sull’aspetto collezionistico, non limitandosi al solo digipack, ma espandendolo nelle dimensioni e con l’aggiunta di gadget (tra cui gli occhialini 3D! Un sogno che si avvera) e tutto quello che il formato consentiva di infilarci! Musicalmente parlando sento che in futuro un riavvicinamento al metal più estremo non sarà da escludere… Dunque, credo sia tutto, grazie infinite per l’intervista e mi raccomando, voi che leggete: a testa alta contro l’idiozia dilagante e supportate anche la musica alternativa in ogni sua forma! Fate come Jena Plissken, staccate internet e spingete tutti quanti ad agire con la propria testa.
Cesare: Voglio suonare live coi Sadistik Exekution. Vi ho già detto che mi piacciono? O erano forse i Sonata Arctica? Forse entrambe. Ah, è finita l’intervista? Già adesso? Ma come è possibile!?!?!? Comprate il nostro album, VOGLIAMO I VOSTRI SOLDI!!! Povera Italia senza Re. Non ci sono più le mezze stagioni.
Giorgio: Mi dissocio per circostanza da quanto detto dal mio socio! Quindi alla prossima e un saluto a tutti i lettori! Speriamo che il nostro nuovo album sia di vostro gradimento, ci vediamo in giro!

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