Aerialis – Il suono del silenzio

Non lasciatevi trarre in inganno dall’immagine e dal moniker futuristico, gli Aerialis di Fabio Tats hanno i piedi ben piantati nel presente e se proprio devono, più che al futuro, strizzano l’occhio al passato, in particolare agli anni 80. Abbiamo contattato il bassista per saperne di più su questa nuova creatura e del suo recente debutto “Dear Silence”.

Ciao Fabio, da qualche settimana i tuoi Aerialis hanno debuttato: dobbiamo considerarli un tuo progetto solista oppure una vera e propria band, dato che ti sei avvalso in studio di Luca Cocconi e Simone Sighinolfi?
Ciao Giuseppe, grazie di cuore per lo spazio che mi concedi. Aerialis nasce dal desiderio di finalizzare un mio progetto musicale, ma è stato un vero e proprio lavoro di team con Simone e Luca, che sono stati indispensabili alla costruzione di questo album. Senza loro sarei ancora ai blocchi di partenza, sono stati incredibili. 

Come definiresti il sound degli Aerialis?
Credo che il sound da noi utilizzato sia una sintesi fra il metal moderno, di ispirazione alternative, e le sonorità degli anni 80 che tanto mi sono care, avendole “vissute” da ragazzino. Abbiamo cercato di portare un po’ di quelle melodie elettroniche, melodiche è un po’ malinconiche, in brani che avessero però un aspetto metal contemporaneo.

Quanto “Dear Silence” si avvicina all’idea di sound che avevi in mente quando hai fondato il gruppo?
Luca e Simone hanno capito fin da subito qual’ era la direzione che volevo prendere per “Dear Silence”, e hanno tirato fuori idee pazzesche e che ho amato dal primo momento. Quando riascolto i brani mi rendo conto che è’ andato tutto come desideravo, e le sensazioni che mi trasmettono sono proprio quelle che volevo provare. 

In passato hai suonato in altre band (Lester Greenowski, Death-O-Matic, Wall Of Palemhor) hai utilizzato qualche idea che avevi abbozzato per quei progetti per gli Aerialis o sei partito da zero?
No, nelle altre band ho fatto esperienze musicali bellissime ma i generi erano diversi, e le idee che avevo non si sposavano con quei progetti. Per questo ho voluto finalizzare Aerialis, desideravo mettere in piedi un qualcosa che mi permettesse di suonare e ascoltare il genere musicale che amavo, e nel quale poter esternare ciò che avevo dentro.

Hai presentato il progetto utilizzando come singolo proprio la traccia che dà il nome al disco, è un caso o credi che sia il brano più rappresentativo dell’intero lavoro?
“Dear Silence” è un brano che adoro, il testo è una sintesi di ciò che è contenuto nell’album: ogni brano parla di un angolo della mia vita, di esperienze personali, e tutte riconducono a un silenzio guaritore, dove ritrovarsi e riordinare idee e progetti. 

C’è un brano che hai deciso, invece, di inserire nel disco all’ultimo momento perché non ti convinceva in pieno?
Direi di no, ogni brano ha una sua collocazione, e ogni brano è una piccola sintesi dei miei ultimi anni, particolarmente difficili, sotto diversi aspetti.

Invece, come sei arrivato alla decisione di coverizzare “Catch The Fox” di Den Harrow? Desideravo coverizzare un brano degli anni 80 perché, come ti dicevo prima, sono stati anni a cui sono particolarmente legato, ma  senza fare una canzone troppo famosa, o già troppe volte coverizzata. Fra i vari nomi, Simone mi consigliò Den Harrow, e a me piacque subito: le hit erano belle, italiane e con le sonorità che cercavo. Ne è risultata una cover che ogni volta mi strappa un sorriso, a noi piace moltissimo.

Hai intenzione di esibirti con gli Aerialis dal vivo appena possibile?
Non lo so, per ora resta una realtà esclusivamente “da studio”, abbiamo tutti progetti diversi e non saprei onestamente dirti se riuscirò a finalizzare anche una band per i live… ma se succederà, ne sarò felice. Never say never. 

In conclusione, quale traguardo raggiunto con “Dear Silence” ti renderebbe soddisfatto?
Che venga apprezzato da chi deciderà di ascoltarlo, e che comunichi delle emozioni al prossimo, che vengano condivise. Per noi sarebbe una grande soddisfazione.