A quattro anni di distanza dal 7″ split “Erasing the Society”, gli Eraser hanno pubblicato il loro primo full-lenght album dal titolo “Mutual Overkill Deterrence” (Barbarie Autoproduzioni ed altre etichette DIY, 2020). Abbiamo parlato del nuovo disco e della situazione attuale dei generi musicali “estremi” insieme ad Anselmo “Krosty”, uno dei fondatori del gruppo.
Come è nato “Mutual Overkill Deterrence”?
Questo disco è il risultato finale di un continuo “trial and error” (con molti più “error” però), nonché di anni caratterizzati, innanzitutto, dall’instabilità della line up (che tra l’altro già ora non è più la stessa del disco): lunghe pause forzate, fughe improvvise di batteristi, confusioni adolescenziali, nichilismo giovanile e chi più ne ha più ne metta. In qualche modo la nostra eterna sfiga ci ha temprati ben bene ed abituati a non arrenderci. “Mutual Overkill Deterrence” consiste nel meglio (almeno credo, forse sta ad altri dirlo) dei nostri pezzi scritti tra il 2015 e il 2018, il sedimento finale della nostra produzione di quegli anni potremmo dire.
Che significa questo titolo?
Traducendolo letteralmente significa “Deterrenza della Distruzione Nucleare Reciproca”. Essenzialmente si riferisce alla situazione geopolitica tipica degli anni della guerra fredda, allo stallo alla messicana globale e agli spauracchi escatologici della cosiddetta “era atomica”. Oltre al fatto che suona piuttosto bene come titolo di un disco (e che l’acronimo richiamerebbe i mitici thrasher M.O.D. eheh), l’abbiamo scelto perché le radici del grindcore sono legate proprio ad anni in cui il nucleare era un tema piuttosto caldo, agli anni del disastro di Chernobyl, per intenderci, degli ultimi sprazzi estremisti di un mondo diviso in due blocchi opposti: tutte tematiche ricorrenti nei nostri testi, nell’aspetto grafico e ricollegabili al nostro sound.
Come è stato realizzare l’album, dalla fase iniziale alla produzione finale?
I pezzi sono stati scritti, riscritti, mutilati e anatomicamente riassemblati nel corso di alcuni anni. Originariamente erano anche di più, ma abbiamo optato per un disco breve tralasciando brani che non ci convincevano pienamente. Registrazione, mix e master si sono svolti interamente al Tone Deaf Studio, da anni una certezza per molti che suonano nella scena underground di Palermo. Personalmente, registrare e poter ascoltare lo sviluppo finale di questi pezzi è stata la cosa più soddisfacente in assoluto da quando è nato il gruppo e, in generale, registrare e seguire il mix è la cosa che preferisco di tutta l’attività nei gruppi.
Quali sono state le vostre maggiori influenze, musicali e non, nella scrittura e nella produzione di “Mutual Overkill Deterrence”?
Se c’è una cosa che è rimasta invariata attraverso i cambi di line up e i continui stop and go del percorso degli Eraser, è la totale devozione per la prima ondata di grindcore, death-grind e affini di fine anni ’80/inizio ’90. Sia per quanto riguarda la musica, che per attitudine, aspetto grafico e immaginifico. In particolare dobbiamo molto ai Napalm Death dell’era di Mick Harris, Unseen Terror, Terrorizer, Repulsion, Defecation, S.O.B, Blood e ai Carcass degli inizi. Su “Mutual Overkill Deterrence” credo anche che emerga il nostro amore per il thrash e il death metal più veloce e primordiale degli anni ’80, da Slayer e S.O.D. a Slaughter canadesi e Autopsy, soprattutto per quanto concerne la batteria. Inoltre, anche altri gruppi più o meno recenti, attivi tra i primi anni 2000 ed oggi, ci piacciono ed influenzano parecchio, in particolare Insect Warfare, Realized, Modorra, Death Toll 80K e Machetazo.
Quali sono i temi trattati nei testi?
Oltre ai terrori della guerra atomica di cui sopra, direi che abbiamo scritto di un po’ tutto quello che ci passasse per l’anticamera del cervello. Nei testi c’è sicuramente un filo rosso che consiste in buone dosi di black humor, pulp, critica all’attuale status quo e sana brutalità. Essendo stati sviluppati nel corso di un lungo periodo di tempo, per i testi non si può parlare di un concept generale, forse potrebbero risultare più “impegnati” rispetto al materiale precedente (e anche ai testi dei nostri pezzi nuovi, garantisco io).
C’è un brano, fra i 18 dell’album, che rappresenta meglio “Mutual Overkill Deterrence”?
“Mutual Overkill Deterrence” è pensato per essere ascoltato tutto d’un fiato, d’altronde, come quasi tutte le uscite che ci influenzano più o meno direttamente, è un disco abbastanza monolitico/compatto, in cui ogni canzone è compartecipe dell’impatto finale. Io stesso non saprei al momento se c’è un pezzo che preferisco particolarmente, ma forse questo è normale.
Tante piccole etichette a cooprodurre. Come vi siete conosciuti e com’è stato lavorare insieme?
La cooproduzione tra più etichette è una prassi molto comune nel genere e consente di produrre dischi in una buona tiratura, senza avere per forza un budget enorme. In questo modo i dischi viaggiano in più direzioni sin da subito, la distribuzione ne è agevolata ed è più capillare. I rapporti con alcune di queste etichette vanno avanti da anni, ad esempio con Zas, che ha prodotto anche il nostro primo 7″ split con i Rats Of Society di Milano. “Mutual Overkill Deterrence” è stato anche la prima uscita della mia etichetta, Barbarie Autoproduzioni, nata proprio con l’intento di produrre questo disco.
Copertina apocalittica, fra suore scheletriche e funghi atomici. Come è stata realizzata? Perché questa idea?
La copertina è stata realizzata con la tecnica del collage, è stata ideata da me e Dario “Ramses”, il chitarrista del gruppo, ed effettivamente realizzata da Huere Giulio (Huere Artworks, Insomnia Isterica, L’Urlo Di Chen e così via). Da un lato riprende il discorso dietro al titolo del disco, dall’altro ci sono anche una serie di citazioni a noi care, ad esempio i soldati in maschera antigas vengono dal film “La città verrà distrutta all’alba” di George Romero, ma ci sono anche altri riferimenti più o meno velati a dischi e gruppi, magari chi comprerà il disco si divertirà a scovarli eheh.
Il cambio di formazione nel gruppo dopo l’uscita dell’album ha portato anche ad un diverso approccio musicale?
Sì, Fulvio “Thrasher” (batteria) e “Tom” G. Prophet (voce) si sono separati dal gruppo nei mesi successivi alla registrazione, ma col reclutamento di Vinz (Daemonokrat, Religio Mortis e altri) siamo passati in pratica da un four-piece ad un classico power-trio. Già in passato, come dicevo, io e Dario ci siamo abituati ad adattare il nostro suonato a diverse formazioni con batteristi diversissimi tra loro e posso solo dire che non siamo mai stati così a nostro agio come adesso, a brevissimo comunque potrete sentire i primi risultati di questo nuovo corso del gruppo. Proprio in questi giorni stiamo curando i dettagli di una nuova uscita, dico solo che sarà uno split e che sarà un bel bagno di sangue per le orecchie.
Qual è il vostro punto di vista sull’underground nel grindcore ed in generale nel metal e punk estremo? Ci sono gruppi che ammirate?
Non so se al riguardo la pensiamo tutti allo stesso modo nel gruppo, ma io ritengo che, globalmente, la scena grindcore e death metal sia sempre più satura di gruppi e uscite basati interamente su trends di vario tipo. Ad esempio molti gruppi grind moderni mi sembra abbiano poco interesse per le radici del genere, finendo spesso per snaturarlo sul fronte della produzione e dell’arrangiamento. Certi gruppi usano fin troppo spesso triggers digitali per i suoni della batteria, voci e riff standardizzati e testi fin troppo demenziali o fatti di vuoti slogan a sfondo sociale (che non accompagnano quasi mai un vero interesse/impegno in queste tematiche). Inoltre, mi sembra che sempre più gente si discosti dall’etica DIY e dall’attitudine alla base di questo mondo musicale; in poche parole circolano molti “fighetti” e menti influenzabili nella scena. A mio avviso, a lungo andare tutto ciò sarà sempre più dannoso per il percorso dei gruppi e delle etichette. Per fortuna ci sono anche molti gruppi validi che, quando riescono ad emergere nella mediocrità dilagante, provano che questa forma di musica estrema abbia ancora molto da dire. Segnalo qualche band di recente formazione e altre già “rodate”: Terror Firmer, Insomnia Isterica, Bone Sickness, Voyeur, Your Kid’s On Fire, Burnt Decay, Bitch Meat, Convulsions, Necrotized Mass, Infected Religion.
Come vivete la passione verso questi generi musicali estremi nella Palermo del 2020?
Riguardo Palermo e la sua scena, posso dire che chi segue questa musica a Palermo è parecchio appassionato e supporta noi poveri scemi. A chi non piace non piace e basta, ed è comunque la maggior parte della gente, é giusto, sono gusti. D’altronde credo che Palermo in sé abbia un’aura unica e “grottesca”, che non può che influenzare positivamente chi riesce a coglierla. Certo, se ci fossero più spazi per un vero underground palermitano, della tipologia di cui mi parlano amici e conoscenti più grandi, che hanno vissuto una certa fase dell’attività musicale in questa città, magari torneremmo sulla “mappa”, sia per gli altri gruppi che vanno in tour, sia per possibili nuovi sbocchi per la nostra produzione locale. Quest’ultima comunque non è mai mancata di realtà interessanti, i miei (e non solo) gruppi preferiti, dai primi 00’s a oggi sono: F.U.G., Shock Troopers, Haemophagus, Balatonizer, ANF, Soviet Nuns, Burst-Up, Il Tempo Del Cane, Close To Collapse, You Are The Problem, BiggMen e Cavernicular.
