Ho provato sempre un sentimento di soggezione nei confronti degli Anaal Nathrakh, invece Dave Hunt, in arte V.I.T.R.I.O.L., si è dimostrata una persona cortese e loquace. “Endarkenment” (Metal Blade) è l’ennesimo tassello di una discografia ricchissima e, stranamente, regolare negli ultimi anni. Proprio da questa peculiarità è partita la nostra chiacchierata…
“Vanitas” (2012), “Desideratum” (2014), The Whole of the Law (2016), “A New Kind of Horror” (2018) ed “Endarkenment” (2020): il vostro ciclo creativo ha bisogno di due anni per la realizzazione di un album?
Effettivamente è strano che siamo stati così regolari con le nostre ultime uscite, perché non è stato pianificato. Registriamo solo quando abbiamo le giuste sensazioni e quando abbiamo abbastanza tempo per stare insieme. So che non suon molto bene quest’ultima cosa, ma con uno di noi nel Regno Unito e l’altro negli Stati Uniti, ovviamente dobbiamo programmare ogni dettaglio con attenzione, cose tipo i biglietti aerei e così via. Non dipende poi solo da noi, ma anche dalle etichette che decidono quando tirare fuori quello che consegniamo loro. così, tra una cosa e l’altra, sono passati circa due anni ogni volta.
Fin dall’inizio siete sempre le stesse due persone, come rinnovate la vostra ispirazione?
Non credo che l’spirazione abbia molto a che fare con il fatto che siamo in due: non abbiamo bisogno di lavorare insieme ad altre persone, e nemmeno tra di noi, per trovare la giusta ispirazione. È sempre lì, una parte della nostra natura mentre viviamo le nostre vite. Questo non vuol dire che potremmo fare un album e poi subito un altro il giorno successivo, ovviamente. Ma non è che iniziamo da zero dopo che ogni disco è fuori, non ci sentiamo svuotati alla fine del processo creativo: l’accrescimento dell’ispirazione è costante. E ci sono sempre idee e pezzi che non si adattano a un album, ma potrebbero essere qualcosa di buono su cui lavorare per un altro disco. Quindi la nostra ispirazione è sempre lì, e registrare un album è un po’ come scattare un’istantanea della nostra creatività in quel momento.
“Endarkenment” è nato prima dell’emergenza Covid 19, pensi sarebbe potuto essere diverso se fosse stato realizzato durante o dopo il blocco per la pandemia?
Beh, visto come ci esprimiamo al meglio, non saremmo stati in grado di registrare nulla durante il blocco. Quindi sì, sarebbe diverso, nel senso che non sarebbe esisto! Anche se in un modo strano, la pandemia ha fatto apparire questo album più adatto al momento contingente di quanto lo sarebbe stato senza emergenza. Molte delle idee e dei temi di che abbiamo trattato sono stati amplificati e resi più chiari dal modo in cui il mondo è cambiato da quando è arrivato il virus. Non dico che dovremmo ringraziare la pandemia per questo, ma in un certo senso, suppongo che dobbiamo sentirci fortunati per l’effetto finale!
Hai già suonato alcuni di questi brani dal vivo prima del blocco?
No, niente dell’album è mai stato suonato dal vivo. Questa è un’esperienza che non vediamo l’ora di fare quando il mondo finalmente diventerà un po’ meno folle. Almeno meno folle in termini di pandemia: il mondo è piuttosto pazzo anche sotto altri aspetti, ed è improbabile che cambierà, anche se il virus dovesse andare a farsi fottere domani. Ma quando sarà sicuro farlo – e non prima – speriamo di essere in grado di sviscerare queste canzoni come meritano dal vivo.
“Endarkenment” è l’album più epico degli Anaal Nathrakh?
Non lo so, dimmelo tu. In realtà, non analizziamo o classifichiamo le nostre cose in questo modo. Facciamo ciò che ci sembra giusto e seguiamo le nostre idee fin dove ci portano. Perciò, dovresti chiedere a qualcun altro un confronto. Posso dire che di certo non abbiamo deciso di creare consapevolmente un album epico. Non abbiamo mai veramente in mente la parola “epico” quando facciamo musica. Ma se pensi che sia una buona descrizione del disco, non è un problema dal nostro punto di vista.
La musica è stata registrata interamente nello studio di Kenney nel sud della California, mentre la voce è stata incisa nella zona industriale di Birmingham, in un edificio che ospitava lungo il vostro stesso corridoio il set di un porno sadomaso! Quanto è stato difficile lavorare in questa strana situazione?
Non è stato affatto difficile. Strano, certo, ma siamo un po’ strani e lavoriamo meglio in una situazione ambientale molto minimale. Dacci un po’ di privacy, preferibilmente una luce naturale limitata e alcune attrezzature piuttosto semplici e il gioco è fatto. A livello personale, è stato sicuramente un po’ meno glamour che andare a registrare la voce per l’ultimo album ad Huntington Beach, haha! Ma in termini di musica reale, la zona industriale a Birmingham ci s’addice altrettanto bene. E sì, abbiamo sentito dei rumori provenire da un’altra delle sale nelle vicinanze, e inizialmente pensavamo ci fosse una donna che veniva picchiata lì dentro, quindi eravamo preoccupati. Ma mentre stavamo nel corridoio cercando di capire cosa stesse succedendo e considerando di chiamare la polizia, una voce ha urlato: “Vi vedo che state ascoltando, pervertiti!”. Poi abbiamo capito cosa stava succedendo. Dopo di che è stato un po’ strano camminare per andare in bagno e sentire un forte accento locale dire cose come “Sì, ficcami quel dildo su per il culo, piccola” mentre passavamo. Ma i gusti son gusti.
Torniamo a cose più terrene, di solito un adolescente abbraccia la musica estrema per un atto di ribellione. Ora che sei un musicista professionista, qual è il tuo fine?
Non credo che il nostro obiettivo sia mai stato davvero la ribellione. Sì, certo hai ragione sul fatto che gli adolescenti si ribellano, ma non credo che sia solo per quello che si comportino in una determinata maniera, almeno in modo cosciente. Nel nostro caso, non ci vedevamo come dei ribelli, perché non pensavamo davvero che ci fosse qualcosa che avremmo voluto distruggere, quindi non c’era nulla contro cui ribellarsi. Stavamo solo andando verso ciò che ci sembrava giusto, inventando qualcosa che sentivamo mancasse nella musica che trovavamo in giro. E quindi in realtà i nostri obiettivi non sono cambiati: siamo ancora principalmente interessati a fare ciò che sembra la cosa giusta da fare. I traguardi lunga strada, che potresti considerare come dei normali obiettivi, li abbiamo per lo più raggiunti: cose come vedere il nostro CD in un negozio o suonare in questo posto o in quell’altro e così via. Abbiamo fatto praticamente tutto ciò che ci poteva essere su quel tipo di lista, soprattutto perché non c’era praticamente nulla sulla nostra lista! Quindi ora ci preoccupiamo, come sempre, di fare musica che sia per noi soddisfacente e piacevole.
Dopo tutti questi anni, pensi che Anaal Nathrakh sia ancora un buon nome per una band come la vostra?
Questa è una domanda strana. Sì, naturalmente. Potremmo facilmente usare un nome diverso se volessimo. Forse lo chiedi perché non ti è mai piaciuto il nostro nome?
No, mi piace molto. Foneticamente ha un suono molto duro, però se prendiamo in considerazione il significato, mi sembra atipico per un gruppo estremo come il vostro, tutto qui. In conclusione, quali sono le vostre prossime mosse?
Al momento non ci sono mosse successive, davvero. Il virus ostacola praticamente tutto ciò che potremmo fare: non possiamo suonare dal vivo e non possiamo viaggiare per stare insieme per suonare per un brodcast online o fare nuova musica. Almeno le operazioni necessarie per il lanico dell’album non sono compromesse, quindi abbiamo pubblicato un video per la title track e un lyric video – cosa molto insolita per noi – per un’altra canzone. Il 25 settembre sarò ospite su Gimme Radio e proporrò un paio di brani del nuovo album e alcuni nostri classici. L’uscita del disco è prevista per l’inizio di ottobre, nonostante il virus ci impedisca di fare un mucchio di cose, riusciamo a essere sufficientemente attivi grazie al fottutissimo Internet!
