La scena pugliese è da sempre una fucina inesauribile in ambito estremo, tra le novità più interessanti ci sono i Vilemass, autori del nuovo album “Gore Weed Distortion” (Cult of Parthenope). Abbiamo contattato il batterista del terzetto, Leo Pizzi.
Benvenuto su Il Raglio, Leo. Circa cinque anni fa usciva il vostro EP autoprodotto “Drilled by Bullets”: cosa è accaduto in questo lasso di tempo che ha preceduto la pubblicazione del vostro primo full length “Gore Weed Distortion”?
Ciao Giuseppe e grazie per lo spazio che ci stai concedendo! Veniamo a noi… il nostro tassello di partenza, “Drilled by Bullets” è uscito in formato autoprodotto nella primavera del 2016, a seguito poi dei buoni riscontri di critica e feedback positivi, è stato poi ri-pubblicato “ufficialmente” nel giugno 2017 dalla Extreme Metal Music di Torino, facendo coincidere il tutto con la pubblicazione del ns primo video ufficiale “Vulgar Religion”. Questo passaggio è stato per noi significativo perché abbiamo avuto un primo impatto con il music business e d’altra parte ci ha dato una visibilità più ampia, non solo nel nostro piccolo orticello (dorato) pugliese, ma anche nel perverso oceano di band che affolla la rete. A parte la precisazione, anche grazie all’Ep , questi anni sono passati direi in fretta tra scorribande live varie con picchi di puro godimento e ore di caverna tra prove e nuovi brani. In tutto questo chiaramente siamo scesi a patti con la variante “vita quotidiana” al di fuori della band e tutti gli sbattimenti del caso, un dettaglio che ha messo a dura prova le basi del nostro progetto durante questo lungo periodo: ma non molliamo e siamo felici di essere qui a parlare del nuovo album.
L’album contiene nuove versioni di tracce già presenti sull’EP oppure brani risalenti a quel periodo ma non inseriti perché non ancora completi?
L’album ha otto song nuove concepite tutte dopo l’EP, chiaramente data la lunga gestazione ci sono episodi scritti già nel 2017 come “Murderous Insanity” e altri come “Carnage by Slut” completata nel 2020. Questo perché ogni gestazione per noi è stata “naturale” e di pari passo al nostro “testosterone metallico”, concedimi il termine ahahah. Abbiamo un processo creativo che ci vede tutti partecipi e le cose procedono solo quando sentiamo di aver catturato la giusta verve. Ad ogni modo la proposta è molto omogenea, ma ascoltando l’album si percepiscono varie influenze dovute ai diversi periodi di stesura dei brani e francamente la cosa non ci dispiace, rende il tutto più frizzante a nostro parere.
Cinque anni in ambito musicale sono un’eternità, in cosa siete migliorati e cosa invece avete conservato di inalterato dai vostri esordi?
Siamo peggiorati al massimo Ahahahah. Seriamente, ci sentiamo migliorati soprattutto in sede live, in questi anni abbiamo fatto tanta gavetta (e ne faremo) e fatto tesoro, suonando come e dove sia stato possibile in Italia, divertendoci un mondo nella super scena pugliese a cui siamo molto debitori, aprendo per band super professionali, talvolta su palchi ostili, talvolta in estasi da show concitato, talvolta facendo cazzate sul palco… Ci sembra ovvio, che al netto di tutto e delle varie filosofie musicali, resti inalterata la voglia di suonare dal vivo e di lasciare una piccolissima sparuta traccia della propria musica nel marasma metallico odierno. Resta anche la voglia di far baldoria, molti colleghi potranno confermare.
“Gore Weed Distortion” contiene una forma di death metal molto classico, come mai avete scelto questo approccio old school?
Siamo devoti al death metal di matrice americana, senza far nomi… Cannibal Corpse, ma le influenze parlano chiaro. Questo filone ci diverte, ci ispira follemente e tecnicamente è molto molto stimolante. Il riffing ricercato e schizofrenico, i continui cambi di tempo, la velocità ma anche il groove, la fatica, l’assenza di “schemi” da seguire, ma anche la “semplicità brutale del genere”. Ci piace e d’altra parte il nostro obiettivo è divertirci e suonarle di santa ragione. Qualcuno apprezza, e quindi siamo a posto così.
Come primo singolo avete scelto “Beast Of No Land”, per il quale avete realizzato un lyric video: come mai avete individuato proprio questo brano?
“Beast of No Land” è una colonna portante già da qualche anno negli show dal vivo, è un pezzo 100% Vilemass che rende senza indugi l’idea del nostro operato e della nostra direzione stilistica. Non è il punto più alto dell’album, ma è uno sponsor completo per chi ci ascolterà per la prima volta. Il testo, narrato in prima persona, trae spunto dal prima romanzo e poi film “Beasts of No Nation”, la storia realmente accaduta di un bambino africano strappato ai suoi affetti e costretto a diventare un giovanissimo soldato a suon di becere barbarie.
Dato che abbiamo discusso di un lyric video, i testi dell’album di cosa parlano?
In generale, per le tematiche dei testi si viaggia tra la solita sfrontata vena di denuncia e disaccordo verso alcuni episodi e temi della società contemporanea, con una certa attitudine quasi punk che non abbiamo mai nascosto, a episodi in cui il nostro singer Antonio Cosmai si lascia andare in racconti sinistri e cupi, al limite del satirico e senza alcun freno inibitorio, su argomenti come passione e sesso, strambi omicidi e uso di cannabis… aprendo una vena più intima e inquietante negli argomenti dell’album… insomma una “Gore Weed Distortion”…tanto per chiosare.
Il disco è uscito da poco per la Cult of Parthenope, quindi non vi chiedo di fare un bilancio del vostro rapporto con l’etichetta. Però vorrei sapere quale valore aggiunto vi aspettate di ottenere da una collaborazione con una label rispetto a un’autoproduzione, esperienza che avete fatto con l’EP?
Siamo al secondo deal in pochi anni e la scelta di intraprendere una collaborazione con una label, rappresenta un investimento che rafforza la causa di una band come la nostra, con la priorità di divertirsi e divertire… Per il resto portare avanti i Vilemass nel più largo futuro, attraverso i vari step che le nostre vite private ci impongono sarebbe già una grande vittoria.
In questi anni avete già suonato dal vivo questi nuovi brani?
Si, il live è una sorta di palestra fondamentale per ogni nuovo brano composto, tendiamo a portare volentieri ultime creazioni in scaletta fissa in occasione di uno show. A tal proposito solo gli ultimi due brani composti in ordine di tempo “Made of Lies” e “Carnage by Slut” sono stati battezzati nell’unico show (ahinoi) del 2020 ad ottobre in quel di Bari, una serata memorabile anche per l’andazzo che tutt’ora viviamo…
Avete intenzione di organizzare un release party in streaming?
Per il momento non abbiamo pensato a questa evenienza, confidiamo in un ritorno alla normalità seppur regolamentato e con tutte le precauzioni del caso nel futuro prossimo. I giochi prima o poi ripartiranno e cercheremo di farci trovare pronti. Nel frattempo ci dedichiamo alla promozione dell’album, tireremo fuori altri due singoli a tempo debito tramite i mezzi e i canali a disposizione… e contestualmente ci terremo in forma nella Vile-caverna.
