Petrolio – La dittatura silenziosa

Tra le cose più belle offerteci da questi primi scampoli del 2021, c’è sicuramente “Club Atletico” (disponibile per il download QUI oppure per lo streaming QUI) di Petrolio pubblicato dalla Depths Records. Un tappeto musicale creato per narrare le drammatiche vicende, ancora oggi poco chiare, della dittatura argentina.

Ciao Enrico, il tuo nuovo EP “Club Atletico” trae ispirazione dai tragici fatti della dittatura argentina che ha sporcato di sangue il Paese sudamericano tra la metà degli 70 e gli 80. Quando è nato il tuo interesse per queste tematiche e cosa ti ha spinto a raccontarle attraverso la tua musica?
È un interesse che mi accompagna da tempo e che riguarda una ricerca a 360 gradi sulla storia contemporanea, per tutto ciò che, a partire dalla seconda guerra mondiale, ci ha segnato, anno dopo anno. È chiaro che quanto sta accadendo, a partire dagli anni ’30 dello scorso secolo fino ad alcuni eventi orribili dei giorni nostri, rivela la macabra capacità dell’essere umano a spingersi in abissi di crudeltà impensabili. La dittatura argentina, così come altre dittature del Sudamerica di quel periodo, si è caratterizzata per essere fortemente brutale, feroce nei confronti di chi si opponeva alle loro idee. Una dittatura oscurantista ma nello stesso tempo accettata dal civilizzato mondo occidentale.

Quali sono le emozioni che hai voluto trasmettere con i tuoi brani e tramite quali accorgimenti tecnici le hai palesate?
Questa è la ragione principale per cui ho scelto di parlare di quel periodo storico e di quanto avvenuto. Ho citato il cinema di Bechis perché mi è stato di aiuto per focalizzare le sensazioni che volevo ricreare a livello musicale, partendo dal vuoto, dal silenzio e dalla solitudine evocate nei film di Bechis e nelle poesie dei detenuti che ho rinvenuto in rete. Non ho utilizzato particolari accorgimenti tecnici se non l’utilizzo di campionatori per ricreare i suoni di archi, modalità espressiva del tutto nuova nel panorama di Petrolio; ma la tecnica compositiva non è mutata rispetto al passato, è semplice ricerca volta a trasporre in rumore e musica ciò che leggo dentro di me.

Una delle fonti di ispirazione dell’EP, come hai già avuto modo di dire, è il cinema di Bechis, le altre quali sono?
Non è stato facile rinvenire notizie e fonti relativamente a questo argomento; con il maestro Bechis ci siamo scritti e accordati per vederci ma è scoppiata la pandemia e ad oggi non siamo riusciti ad incontrarci. Oltre alla cinematografia del regista italiano, ho cercato di procurarmi film e documentazione in rete. Alcuni documentari e testimonianze sono accessibili soprattutto nei siti di coloro che ancora cercano figli, nipoti desaparecidos. Ma è un tema ancora molto sentito e divisivo, quindi occorre scremare molto le notizie che si trovano soprattutto in rete.

Non ti nascondo che l’argomento negli anni scorsi è stato anche una mia fissa, vorrei sapere se hai letto “Le irregolari. Buenos Aires Horror Tour” di Massimo Carlotto ed eventualmente che ne pensi…
Mi fa piacere leggere che sia un argomento di tuo interesse. Lavorare su questo tema mi ha consentito di creare una sorta di filo del ricordo che, sebbene per una audience di nicchia, spero possa generare un interesse a documentarsi. Ho letto parecchi libri di Carlotto ma questo purtroppo mi manca e quindi me lo procurerò visto il tema trattato. Chiaramente conosco la storia di Carlotto e il suo legame con il Sudamerica, terra affascinante per chi ama la politica e la storia.

I brani sono nati senza parti liriche ma sono stati concepiti per poterle ospitare in futuro: cosa ti ha spinto a non utilizzarle da subito e come mai già sai che in futuro avrai la necessità di farlo?
Petrolio nasce come un progetto solista ma mi ha sempre portato a spingermi verso la collaborazione in diverse modalità. Già l’album precedente era costituito da condivisioni sonore con diversi artisti. Con “Club Atletico”, vista anche la delicatezza del tema trattato, mi sarebbe piaciuto avere un “qualcosa” che lo rendesse unico. Con Depths abbiamo così pensato di contattare una serie di artisti vocalist per capire la disponibilità a partecipare a questo progetto. Così è nata l’idea di una ulteriore appendice alla versione strumentale, modellata sulle voci e sui testi di artisti di cui non posso spoilerare ancora nulla ma che presto verranno annunciati.

Nel 2021 è previsto un tuo nuovo show interattivo, sarà incentrato sui brani di “Club Atletico”?
Assolutamente sì, già nelle poche esibizioni di questo triste periodo alcuni brani di “Club Atletico” sono stati oggetto della performance. In particolare a settembre a Fano nella rassegna “Casamatta Discontinuità” due brani sono stati utilizzati per una installazione audiovisiva da me ideata.

L’iter compositivo che segui quando crei un qualcosa di tuo, come “Club Atletico”, varia di molto rispetto a quello che utilizzi per un prodotto che ti viene commissionato, tipo una colonna sonora?
Non molto, dipende da quanto, nel processo creativo di una colonna sonora o di una performance teatrale, la produzione interviene con le proprie richieste. Spesso anche per la composizione di un mio disco utilizzo immagini o visuals come punto di avvio del processo creativo. Per una colonna sonora è chiaramente indispensabile entrare nel mood creativo di chi ha ideato il progetto, ciò però non impedisce a Petrolio di spaziare e muoversi nel proprio universo musicale.

Quanto la pandemia, con i relativi blocchi, ha compromesso la tua attività artistica e lavorativa?
È stato realmente un periodo assurdo e difficile, che ha comportato a marzo del 2020 l’annullamento di parecchie date in Europa, però mi ha avvicinato ancora di più ad altri colleghi con i quali abbiamo condiviso questa assenza d’arte. Non amando particolarmente l’esibizione online, sebbene indispensabile, ho colto quelle poche aperture che mi hanno consentito alcune esibizioni a pubblico ridotto. In questi giorni esordisco con una performance teatrale che mi porterà prima a un debutto tramite piattaforma digitale, ma si sta paventando la possibilità di debuttare anche in presenza nei prossimi mesi. Una piccola luce alla fine del tunnel.

Ormai è chiaro che non ne usciremo migliori da questa situazione, il tuo disco racconta una delle pagine più oscure della storia recente: non c’è speranza di redenzione per l’umanità?
Quando all’inizio della pandemia sentivo che saremmo migliorati, mi chiedevo che cosa spingesse queste persone ad essere così ottimiste. L’essere umano è capace di grandi cose, ma anche di efferatezze e crudeltà inaudite. Odiare un tuo simile fino al punto di privarlo del suo bambino, dandolo in adozione illegale a un gerarca del proprio governo, torturarlo fino a toglierli la propria dignità e identità, creare campi dove sterminare esseri umani solo per il fatto che pregano per un dio diverso o perché di razza o credo politico differente, sono fatti storici che riguardano ormai da decenni gli esseri umani (ricordiamo che negli anni ’90 avevamo campi di concentramento a pochi km dai nostri confini). Solo la curiosità nell’altro, nell’apprendere culture diverse, nel rispettare le libertà degli altri esseri umani, e quindi una visione meno egoistica e autoreferenziale può creare un mondo più accessibile. Ma siamo realmente molto lontani da questa aspettativa.