“Sweet Persecution” (Autoproduzione, 2020) è il titolo dell’EP frutto della sperimentazione tra Fys, duo composto da Pietro Gugliotta (programming, sample, synth) con Gabriele Marchese Ragona (chitarra, basso), e il cantautore Fulvio Federico, in arte Fulvio. Ne abbiamo parlato insieme agli autori di questo mix ben equilibrato fra elettronica e cantautorato.
Come è nata la collaborazione per “Sweet persecution”?
Gabriele: La collaborazione con Fulvio è nata grazie ad un contest palermitano al quale abbiamo partecipato con i nostri rispettivi progetti. Abbiamo visto in Fulvio l’opportunità di sperimentare l’unione di cantautorato e musica elettronica.
Fulvio: Ho iniziato a collaborare con i Fys già a dicembre del 2019. Loro conoscevano il mio progetto musicale e così abbiamo deciso di fare diverse sessioni di prove insieme. Poi è arrivato il lockdown e, dal chiuso delle nostre stanze, abbiamo iniziato ad inviarci piccoli riff e tracce. Più passavano i giorni e più aumentavano le idee. Così, quando è stato possibile rivedersi, abbiamo ulteriormente perfezionato i suoni e scelto quelli che fossero in grado di creare le giuste atmosfere e, alla fine, ci siamo accorti che avevamo creato del materiale in grado di raccontare una storia. Così abbiamo deciso di pubblicarlo.
Perché avete scelto questo titolo?
Fulvio: Letteralmente le parole “Sweet” e “Persecution” rappresentano delle contraddizioni e questo EP è un po’ anche frutto di una contraddizione. Unire la musica elettronica al cantautorato non è stato affatto semplice, eppure estremamente appagante. Al di là dell’aspetto sonoro, l’intero EP parla di alcune contraddizioni dell’animo umano come l’amore che scalfisce la razionalità o il tema della dipendenza, questo titolo ci è da subito apparso come il più adatto ad inglobare tutti questi temi. Inoltre, fra i tre brani che compongono l’EP, “Sweet Persecution” è stato quello che è nato per primo nel corso della nostra clausura forzata.
C’è stato qualche momento particolarmente significativo durante la lavorazione?
Pietro: La lavorazione è stata molto spontanea, specie nella prima parte, che si è svolta proprio durante il lockdown ed in cui ognuno, da casa sua, contribuiva alla nascita e allo sviluppo dei brani. Poi, al termine del lockdown, è stato molto bello rivedersi e mettersi a suonare tutti insieme quello che era stato creato durante quei mesi complicati.
L’inserimento della linea vocale, presente anche nella traccia conclusiva del vostro EP precedente “Less is more”, è solo un esperimento o ci state prendendo gusto?
Gabriele: L’ultimo brano dell’EP “Less is More” intitolato “May day” l’abbiamo composto come ogni nostra produzione, inizialmente strumentale. Poi capita di ritrovarci a valutare, in questo caso insieme ai produttori che ci hanno aiutato nella realizzazione dell’EP, l’inserimento di una linea vocale perché magari quel pezzo si presta particolarmente. Più che averci preso gusto, ci piace lasciarci trasportare dal nostro istinto e dalla voglia di continuare a sperimentare.
Il video di “Sweet persecution” mostra un mondo desolato, in cui un protagonista solitario vaga spaesato in cerca di… cosa?
Pietro: “Sweet Persecution” racconta la complessa ricerca di un amore eterno ed indistruttibile, qualcosa visto come appunto una “dolce persecuzione”: la ricerca è chiaramente ostacolata dalle macerie, che rappresentano un po’ tutte le avversità che incontriamo nella vita di tutti i giorni.
I testi delle tre canzoni dell’EP sono in qualche modo collegati fra loro?
Fulvio: In tutti i testi dell’EP ho cercato di fotografare alcuni particolari dell’animo umano come l’amore, la dipendenza e le fragilità che ciascuno di noi nasconde nel proprio “io” più intimo. Nessun uomo è tale senza le sue fragilità e le sue contraddizioni. Il sound dei Fys, unito ai testi che ho scritto, rappresenta un viaggio che il protagonista vive costantemente, nella vita di tutti i giorni, durante cui è messo in contatto con la sua natura umana necessariamente imperfetta.
Nelle vostre composizioni mescolate suoni elettronici con basso e chitarra, come si è evoluto il vostro stile nel corso degli anni?
Gabriele: Abbiamo iniziato il nostro percorso semplicemente con un basso elettrico, una tastiera ed un ipad. Nel corso degli anni la sperimentazione e la consapevolezza del sound che volevamo creare ci ha portato poco a poco ad aggiungere strumenti fino a riempire la sala dove proviamo come un piccolo studio. Lo stile strizza sempre l’occhio all’elettronica, arricchita talvolta da più synth, talvolta da chitarra con effetti analogici.
Per voi che significa proporre un EP in un mondo musicale che va avanti a forza di talent show e uscite di canzoni singole?
Pietro: In un periodo in cui è impossibile esibirsi dal vivo, pubblicare un EP di inediti è il nostro modo di dire che ci siamo e continuiamo a scrivere. Quando si fa musica strumentale ci si preclude, per forza di cose, la partecipazione a spettacoli televisivi come i talent, quindi significa andare incontro a tanta diffidenza, cosa che a primo impatto potrebbe far dubitare delle proprie capacità. Vedere la gente divertita e che balla i nostri pezzi durante i live è probabilmente la soddisfazione maggiore.
Siete già al lavoro per il prossimo EP? O magari stavolta sarà un LP?
Gabriele: Nella prima parte del 2020 abbiamo creato tanta musica, ci siamo confrontati inizialmente da remoto e poi finalmente in sala con sessioni in presa diretta. Il prodotto di questo lavoro è tanto nuovo materiale inedito che vogliamo riordinare nei primi mesi del 2021 per poter dare forma a qualcosa di più corposo rispetto alle precedenti pubblicazioni.
