Gentle Sofa Diver – Fuori dall’acquario

“Off The Fish Tank” è l’album d’esordio di Gentle Sofa Diver, progetto alternative post-rock del polistrumentista pesarese Nicolò Baiocchi uscito il 21 maggio per la milanese Non Ti Seguo Records / Doppio Clic Promotions. Un nuovo progetto che evoca certe atmosfere anni ’90, ma con una decisa impronta melodica e personale, memore tanto dei Sonic Youth quanto dei Bark Psychosis, con le chitarre sempre in primo piano.

Ciao Nicolò, sei arrivato al tuo esordio come “Gentle Sofa Diver” da pochissimi giorni, in effetti dietro il moniker da band ci sei solo tu, è stato difficile fare praticamente tutto da solo?
“Difficile” probabilmente non è il termine più adatto, direi piuttosto che è stato lungo: suonare da solo ti impedisce di entrare in sala prove ed improvvisare con gli altri musicisti e “vedere cosa esce fuori”; sono stato costretto a costruire i brani partendo da uno strumento alla volta, generalmente la chitarra, e ad aiutarmi con mille registrazioni e loop. Questo ha reso il processo compositivo abbastanza lungo. D’altro canto il vantaggio è quello di non avere un confronto diretto con gli altri membri e di poter dare libero sfogo alla propria fantasia e alle proprie intuizioni senza dover sottostare alle idee di nessun altro, pagando lo scotto di dover affrontare in prima persona gli eventuali blocchi creativi che si presentano durante la scrittura dei brani.

Con i FAT, la tua prima esperienza da musicista, esploravate le stesse sonorità?
Sicuramente anche con i FAT si attingeva dall’immenso calderone degli anni 90, anche se ci sono un po’ di differenze: prima di tutto con i FAT si era privilegiato il canto in italiano, mentre a livello strumentale c’erano meno influenze puramente ambient e post rock che sono invece presenti in modo massiccio in !Off The Fish Tank!, il mio album d’esordio.

Come hai in mente di presentare i brani dal vivo?
Per il momento la dimensione live è ancora in fase di studio, nel breve periodo è probabile che presenterò i brani in una chiave più intima, arrangiandoli unicamente con chitarra e voce e facendo affidamento su effetti e looper. In futuro mi piacerebbe circondarmi di qualche musicista e portare in giro il mio disco così come lo sentite cercando di snaturarne il suono il meno possibile.

Il disco è frutto come tu stesso dici nella biografia dei tuoi lunghi ascolti soprattutto della scena post-rock e alternative degli anni 80/90 anche se non sei ancora nemmeno trentenne, cosa ti ha attratto di questi suoni in un certo senso “fuori moda”?
Questa domanda per me è complicatissima, io ho ascoltato e continuo ad ascoltare molti generi musicali anche diversi tra loro; probabilmente la risposta più semplice sta nel fatto che di tutto quello che ho ascoltato nella vita c’è un piccolo gruppetto di dischi che riescono tutt’ora a emozionarmi e sorprendermi ad ogni ascolto e la maggior parte essi fa riferimento a quella scena post-rock/ambient di cui parli. In un certo senso, nella fase di ascolto, sono sempre stato più attratto dalla melodia, dalle atmosfere e dalle dinamiche: questo mi ha portato alla creazione di un disco che rimanda necessariamente a quel tipo di sonorità, anche se spero di essere riuscito a metterci del mio e a non risultare una sorta di “tribute band” degli anni 90.

Di solito in questo genere ci si abbandona al flusso sonoro e la voce è un po’ un quarto strumento, com’è il tuo approccio con i testi?
Qui hai abbastanza colto nel segno, la gran parte della mia fase creativa si concentra sulla composizione della musica e delle melodie della linea vocale; successivamente, in base a quello che mi trasmette la musica che è uscita fuori mi concentro sui testi, che attingono un po’ dalle atmosfere del brano e che prima di tutto devono “suonare bene” nella mia testa.

Una laurea in medicina e un “notevole” inizio di una carriera discografica, non deve essere facile coniugare questi due aspetti, che progetti hai per il futuro di Gentle Sofa Diver?
No, decisamente ahah. L’impegno di lavorare come medico ovviamente limita il tempo che ho da investire nella musica, anche se questo non mi impedisce di chiudermi in sala ogni volta che ne ho bisogno. Probabilmente Gentle Sofa Diver rimarrà prevalentemente un progetto studio. La speranza, tuttavia, è quella di suonare dal vivo ogni volta che ne avrò la possibilità, magari coinvolgendo altri musicisti, sicuramente per poter portare sui palchi la mia musica nel migliore dei modi, ma anche per aumentare la complessità e l’eterogeneità degli arrangiamenti in studio.

C’è qualche band della scena italiana che hai avuto modo di apprezzare ultimamente?
L’ultimo disco italiano che ho avuto modo di ascoltare è “IRA” di Iosonouncane, l’ho trovato bellissimo, anche se piuttosto impegnativo. Per il resto le cose che più mi hanno colpito in Italia appartengono alla scena elettronica, su tutti Caterina Barbieri (“Patterns of Consciousness” è forse il disco italiano che ho ascoltato di più negli ultimi anni) e Machweo (“Primitive Music”). Sono un grande fan dei miei compaesani Be Forest, Soviet Soviet e Maria Antonietta. Inoltre sto aspettando le nuove uscite dei Gomma e dei Gastone.
Poi ci sono una serie di band anglosassoni che attingono a un sound che adoro, soprattutto Fontaines DC, Squid, Dry Cleaning e King Krule (che ormai non è più così “nuovo”).

Il tuo album “Off the Fish Tank” è uscito in Musicassetta e Cd Digipack, i due formati principali degli anni 80 e 90 che sono gli stessi dei tuoi punti di riferimento musicali, è stata una scelta precisa o un semplice caso?
Per quanto riguarda la musicassetta devo ringraziare la Non Ti Seguo Records che ha creduto nel mio disco e l’ha usato come rampa di lancio per la sua nuova collana di musicassette, la Tigersuit Tapes. Per quanto riguarda il Digpack, invece, si tratta di una volontà mia: sono sempre stato legato al formato fisico degli album e di conseguenza volevo che anche il mio album potesse essere inserito in un lettore, ho scelto il Digipack perché trovo che sia il perfetto compromesso tra costi, facilità di ascolto (in fin dei conti il lettore CD, seppur in declino credo sia ancora ben presente nella maggior parte delle nostre case) e resa estetica (a tal proposito devo ringraziare Giovanna Fabi e Tommaso Baiocchi per l’artwork che adoro)

Ti sei trasferito a Bologna ma le registrazioni dell’album sono state fatte comunque a Pesaro, la tua città Natale, stai pensando di tornarci?
Attualmente lavoro a Pesaro e la vita del medico, fatta di concorsi e test, non mi permette ancora di stabilirmi in un posto fisso. L’idea è quella di sistemarmi in una città abbastanza grande in cui poter continuare a coltivare anche le mie passioni artistiche e musicali. Con Pesaro ovviamente ho un rapporto speciale, sia perché è la città in cui sono cresciuto, ma anche perché è forte di una scena artistica e musicale di tutto rispetto, il che è davvero peculiare per una città così piccola.

A quando le prime date live?
La speranza è quella di portare un po’ in giro la mia musica questa estate!

You, Nothing – Due terzi rumore, un terzo pop


Gli You, Nothing sono un giovane quartetto con sonorità che oscillano tra lo shoegaze, il dream pop e il post punk che si sta ritagliando uno spazio di tutto rispetto nell’attuale panorama underground tricolore. Un notevole gusto pop per le melodie e un’aggressività chitarristica di matrice quasi punk, che può ricordare l’irruenza di pesi massimi quali Buzzcocks e Siouxsie and the Banshees. Anticipato dai singoli “Waves”, “Reflectie” e “Gazers”, “Lonely//Lovely” è il loro album d’esordio uscito il 7 Maggio per Floppy Dischi, Non Ti Seguo Records e Dotto.

Ciao ragazzi e complimenti per il vostro album, un esordio davvero maturo e dal respiro internazionale. Dalle note biografiche leggo che la band è nata nel 2019, ma come nascono gli You,Nothing?
Siamo nati tra settembre e ottobre 2019, grazie ad un annuncio su Facebook di Federico (chitarrista). Era da tempo che cercava componenti per un progetto con influenze shoegaze/post-punk/ambient , ma senza risultati, fino a quando Gioia, Giulia e per ultimo Nicola hanno risposto all’annuncio. Da lì siamo partiti a mille, ci siamo chiusi in sala prove e abbiamo iniziato subito a scrivere i pezzi dell’album.

Parlatemi un pò del processo creativo, come riuscite a coniugare l’urgenza punk che si avverte nei vostri brani con le melodie sognanti e assolutamente “catchy” che vi caratterizzano?
E’ sicuramente il risultato delle influenze musicali di ognuno di noi, che fuse in modo molto spontaneo, danno vita a brani a volte completamente diversi tra loro. E’ una caratteristica che vogliamo portare avanti nella nostra musica perché fa parte della nostra essenza.

Ultimamente si sta diffondendo qui da noi una notevole scena che guarda allo shoegaze e ai fasti degli anni ’90, che ne pensate? A volte si parla di revival anche se cosa non lo è nel rock and roll?
Si è vero, è un genere che a tratti torna a farsi sentire, ci sono ottime band italiane che ci piacciono molto che l’hanno riportato in voga, alla fine la musica è circolare e volenti o nolenti si viene contaminati dal passato, è inevitabile.

Ricordo un citazione – forse di Keith Richards – che diceva che l’album perfetto dovrebbe durare non più di mezz’ora, il vostro dura 25 minuti circa ma non manca nulla, avete fatto una scrematura o effettivamente sono i vostri primi brani?
Siamo assolutamente d’accordo con questa citazione, la scelta di inserire 8 brani per un totale di 25 minuti, non è stata casuale. Inizialmente pensavamo ad un Ep, ma dopo aver scritto un paio di pezzi in più che volevamo a tutti i costi inserire, abbiamo optato per l’ album in quanto 8 canzoni ci sembrano eccessive per un Ep.

L’album è stato anticipato da tre videoclip – “Waves”, “Gazers” e “Reflectie” molto evocativi, chi li ha realizzati?
“Waves” è stato il nostro primo video, realizzato sulla costa del lago di Garda a Brenzone, da Ilenia Arangiaro, che per noi ha realizzato anche l’artwork di “Lonely//Lovely” e il nostro primo set fotografico. Per secondo è uscito il video di “Reflectie”, che visto il periodo di zone rosse/arancioni e quindi l’impossibilità di trovarci, abbiamo girato in autonomia. Ognuno ha contribuito con brevi video girati con il cellulare ed infine sono stati accuratamente montati da Federico. Per ultimo “Gazers”, ideato e realizzato da Tobia Gaspari, presso il Colorificio Kroen di Verona. La caratteristica principale di questo video è la tecnica del Ghost Cut, ovvero l’illusione all’occhio dello spettatore, che la ripresa sia unica e continuativa, dall’inizio alla fine del video.

Cosa offre Verona dal punto di vista musicale? Ci sono realtà affini alla vostra?
Verona conta tantissimi musicisti, ma al contrario, troppi pochi posti dove esibirsi dal vivo per quanto riguarda la musica originale. Al momento, forse anche per colpa della sospensione dei live, non abbiamo ancora conosciuto nella nostra città progetti con influenze musicali simili alle nostre, ma in noi c’è grande speranza che anche a Verona possa nascere una scena che faccia rivivere a dovere questo genere.

In questo periodo poveri di eventi dal vivo voi fortunatamente avete partecipato al Verona Digital Music Fest e ad un live al Colorifico Kroen, com’è andata? Se non erro sono i vostri primi concerti..
E’ corretto, da quando ci siamo formati, abbiamo avuto la possibilità di esibirci dal vivo solo due volte, una al Colorificio Kroen con circa 100 persone sedute e distanziate, la seconda invece al Verona Digital Music Fest, senza un pubblico durante le registrazioni, e mandata poi in live su twitch. In entrambi i casi sono state esperienze pazzesche nonostante le varie restrizioni, anche perché quando noi quattro suoniamo insieme, che sia su un palco o in sala prove, siamo come immersi in un mondo parallelo tutto nostro, non importa chi e quanta gente ci sia intorno.

Come accade spesso, “Lonely//Lovely” uscito per ben tre etichette, è stata una vostra scelta?
In realtà eravamo abbastanza inesperti da questo punto di vista e non sapevamo neanche da dove partire, ancora meno che si potessero avere più etichette. Finite le registrazioni, abbiamo proposto il nostro album a qualche etichetta indipendente italiana per vedere il riscontro, e da lì abbiamo conosciuto Mirko di Floppy Dischi e Pietro di Non Ti Seguo Records che già hanno collaborato per varie realtà simili alle nostre e che si sono subito proposti per portare avanti il nostro progetto. Per ultimi si sono aggiunti anche i ragazzi di Dotto, con super entusiasmo. Più che scelta nostra, ci siamo fidati ciecamente di tutte queste persone che ci stanno aiutando a realizzare i nostri sogni e ci affiancano in questo percorso pieno di dubbi e scelte da prendere. Siamo molto grati di tutto questo.

Quali sono le band che vi hanno influenzato? Cosa state ascoltando in questo periodo?
Le band che più influenzano il nostro sound sono gli Slowdive, i Beach House (di cui è presente anche una cover sul nostro canale YouTube), i My Bloody Valentine, i DIIV e i Joy Division. Ultimamente invece, stiamo scoprendo e ascoltando un sacco di nuove band underground come i Westkust, Slow Crush, Whispering Sons e la cantautrice Fritz.