La giovane e promettente technical death metal band italiana, Oneiric Celephaïs, si affaccia sulle scene esordendo con l’EP “The Obscure Sibyl“, contenente tre brani violenti, ma anche tecnici e che sanno essere melodici e davvero ispirati, pubblicati per l’americana Gore House Productions… Ma adesso lasciamo che sia la band a parlare!
Ciao Francesco, grazie per la tua disponibilità. Puoi iniziare a parlarci un po’ di quando e come è nata la band?
Grazie a voi per lo spazio dedicato agli Oneiric Celephaïs. Il gruppo è nato nell’estate del 2015 da un’idea di Federico e Emiliano. Emiliano, poi, ha contattato Emilio, con il quale aveva già suonato in un precedente progetto, e me. Ci siamo trovati fin da subito in sintonia su cosa suonare e, soprattutto, su come suonare.
Qualcuno di voi suona in altre band oppure siete immersi anima e corpo solamente negli Oneiric Celephaïs?
Siamo immersi anima e corpo negli Oneiric Celephaïs, al momento.
Il vostro Mini CD si compone di un’intro più tre brani, ma sono stati più che sufficienti per essere stati attenzionati dall’americana Gore House Productions. Puoi dirmi com’è nata questa collaborazione?
Non appena abbiamo avuto tra le mani l’EP completo, la Gore House Productions è stata la prima etichetta a cui ho scritto. L’etichetta ha a roster di gruppi che, nel corso degli anni, hanno riscosso il mio interesse e che ascolto volentieri, quali i Cerebral Engorgement, i Cryptic Enslavement ovvero i Foetal Juice. Ci ha sorpreso tantissimo ricevere una risposta nel giro di mezz’ora e leggere che ci offrivano un contratto per tre dischi!
Se dico Necrophagist e Opeth, tu cosa mi risponderesti?
Sono due dei gruppi che ci hanno ispirato di più.
Devo sinceramente farvi i miei più vivi e sinceri complimenti per ciò che concerne la tipologia di songwriting dei brani, il quale risulta davvero molto articolato, maturo e complesso. Puoi spiegarci quali sono le vostre fonti d’ispirazione?
Sicuramente, tra le nostre fonti d’ispirazione figurano i pilastri del genere: Death, Necrophagist, Obscura e Spawn of Possessions. A questo, abbiamo cercato di aggiungere anche altre influenze personali, gruppi quali Coroner, oppure melodie di stampo black, ispirate dalle lezioni degli Emperor e degli Enslaved, o di stampo prog, vedi alla voce Opeth.
E per quello che riguarda i testi che mi dici? Il Mini è un concept oppure i testi dei brani sono a sé stanti?
I testi sono a sé stanti. “From Beyond” e “The Aeon of Death” sono stati ispirati dai racconti di Lovecraft, rispettivamente “Dall’ignoto” e “La città senza nome”. Anche il nome del gruppo è tratto da un racconto dello scrittore di Providence, “Celephaïs” appunto. Invece, “Vǫluspá”, che tradotto dal norreno significa “La profezia della veggente”, s’ispira all’omonimo poema che apre il grande canzoniere conosciuto come “Ljóða Edda”. Si tratta dell’opera di un poeta islandese e si configura come la visione di una profetessa che Óðinn ha evocato affinché gli riveli i segreti delle cose primordiali e i destini del mondo.
Ho notato che le vostre canzoni, tranne una, hanno una durata che per il genere supera di gran lunga la media. Come mai questa scelta? È stata una cosa spontanea oppure è un’opzione presa in considerazione dato che il vostro songwriting presenta davvero tante influenze musicali?
Per quanto riguarda “The Aeon of Death”, la scelta è stata spontanea. Abbiamo semplicemente seguito l’andamento della canzone. Per quanto riguarda “Vǫluspá”, invece, è stata una precisa scelta: volevo creare una canzone d’ampio respiro per imprimere la giusta atmosfera e rendere al meglio la visione della profetessa.
Un’altra componente che mi ha particolarmente colpito è la produzione, davvero potente e cristallina! Immagino che si sia lavorato parecchio su questo aspetto, giusto?
Abbiamo sudato davvero tanto per ottenere questo risultato, sì. Siamo molto contenti del lavoro svolto. Per questo dobbiamo soprattutto ringraziare Francesco Paoli, Francesco Ferrini e Marco Mastrobuono per aver messo la loro esperienza (i primi due suonano nei Fleshgod Apocalypse e Marco, invece, è il bassista degli Hour of Penance) al nostro servizio con immensa gentilezza e umiltà. Hanno avuto il merito di capire fin da subito come lavorare per far rendere al meglio ogni singolo pezzo, aiutandoci anche a valorizzare al meglio le nostre idee grazie a preziosissimi consigli. Vorrei ringraziare anche Leonardo Bellavista, che ci ha aiutato a registrare il disco.
Dimmi un po’, siete già al lavoro per far uscire un full prima o poi?
Esattamente. Abbiamo approfittato di questo periodo “bislacco”, in cui siamo stati costretti a rimanere a casa a causa della pandemia, per cominciare la stesura di nuovi pezzi per il nostro primo disco. I lavori stanno procedendo in una direzione molto interessante e ben presto saremo pronti a tornare in studio per registrare.
Ok, l’intervista è finita, ti ringrazio davvero tanto per la chiacchierata e vi faccio i miei più sinceri auguri per il futuro, concludi pure come preferisci…
Vi ringrazio davvero tanto per aver dedicato spazio alla nostra musica. Un saluto e un augurio che il nostro EP vi piaccia!
