Nonostante un moniker che si rifà a un grande personaggio del passato, i Gengis Khan non stanno lì a rimuginare troppo sul proprio di passato, anzi preferiscono di disco in disco sperimentare nuove soluzioni. L’ultima uscita della band italiana, “Possessed by the Moon”, ha un approccio ben più melodico rispetto alle due precedenti uscite del gruppo, ma non per questo meno epico.
Benvenuto Frank, il vostro album di debutto si intitolava “Gengis Khan Was a Rocker”, sono passati nove anni da quella pubblicazione, ma non direi che l’imperatore mongolo abbia cambiato gusti musicali, stando a quanto contenuto nel vostro nuovo lavoro “Possessed by the Moon”!
Ciao e saluto tutti i lettori di Raglio del Mulo! Beh, direi di no, oserei dire quasi che i suoi gusti si sono un filo estremizzati rispetto al primo album che direi quasi era più un demo che un album. Ma è bello cosi al inizio.
Oltre ai gusti musicali, credi che in qualche modo ci sia una sorta di filo ispiratore che unisca la pianura mongola e la vostra pianura padana?
Per certe angolazioni potrebbe sì assomigliarci. Ma è lo spirito di chi ci abita che assomiglia, a mio parere, molto di più a quello del popolo mongolo per la tenacia di chi non si arrende mai.
Il protagonista del vostro nuovo album è il lupo, lo richiamate nel titolo, fa bella mostra di sé sulla copertina e nel nome del brano “Possessed by the Wolf”. Cosa rappresenta nell’album il lupo? E ha anche un valore simbolico nelle vostre vite?
Siamo stati ispirati dalla grande leggenda del lupo blu. Ho letto recentemente l’epopea del lupo blu della steppa di Homeric pubblicato da Rizzoli e questo mi ha ispirato nel creare un racconto mistico tra leggenda e realtà, con dettagli, tra le righe, che ritraggono anche situazioni di vita reale e quotidiana. Ma allo stesso tempo creano un concept tra “Possessed by the Wolf” e “Possessed by the Moon”.
Hai dichiarato “Canzoni come “Possessed By The Wolf”, “The Wall Of Death” e la ballata “Eternal Flame” sorprenderanno i nostri ascoltatori. Ci sarà più melodia e le tastiere hanno un suono enorme!”. Avevate programmato questi cambiamenti oppure la mutazione è avvenuta in modo spontaneo?
La mia band metal preferita sono i Vanadium e ho sempre adorato le tastiere, semplicemente però non ho mai incontrato un tastierista con il quale legare. Con l’entrata in formazione di Lee Under tutto è cambiato, lui è colui che diede il nome alla band nel 2012, prima era il nostro merchandiser/roadie, da qualche anno a sta parte si è specializzato nelle tastiere e cosi non potevamo scegliere di meglio, visto che era già della famiglia. Devo dire che ha un ottimo talento nel leggere il ruolo adatto delle tastiere al interno dei nostri brani, siamo molto soddisfatti.
In qualche modo la scelta di Simone Mularoni ha inciso su questa nuova direzione?
No assolutamente, anzi lui ci preferiva senza. “Colder Than Heaven”, il nostro precedente album pubblicato dalla francese Steel Shark Records ne era completamente privo e tirava più sullo speed metal/thrash. Elementi che anche in questo album sono presenti, ma devo ammettere, in maniera nettamente ridotta.
Il pubblico metal non sempre è aperto ai cambiamenti, non temi che la cosa possa infastidire i vostri seguaci?
Sì, questo lo sappiamo bene, ma noi siamo quello che siamo, non amiamo troppo mantenere intatto il nostro sound da disco a disco. Spero che in futuro avremo modo e maniera di dimostrarlo sempre più frequentemente di modo che i fan si riescano ad abituare a questo standard evolutivo.
Da uno dei tre brani da te citati in quella dichiarazione, “Possessed by the Wolf”, è stato tratto un singolo con relativo video. Come è nata la clip?
Tutto è nato da una mia idea di sceneggiatura nel periodo natalizio, abbiamo cercato di far sì che il video potesse rispecchiare passo a passo il contenuto della canzone. Ci sono stati diversi attori che hanno partecipato e fu fantastico che, dopo i festeggiamenti vari, il giorno dopo ci eravamo contagiati tutti di Covid, con incluso un mal di testa da vino rosso: really heavy!
Lo scorso 23 aprile al Sidro Club Savignano sul Rubicone avete presentato i nuovi brani, cosa avete provato a suonarli davanti al pubblico?
Direi che è stato fantastico, il locale era pieno ed eravamo emozionati, pensa che ho venduto un vinile di “Colder Than Heaven” ad un rapper di passaggio, non lo scorderò facilmente… ahah!
Avete altre date in programma?
Stiamo lavorando per cercare di riuscire a portare in Europa “Possessed by the Moon” dopo l’estate, tra autunno inverno. Ci manca molto il sapore della strada, tra pandemia e nascita della mia bambina nel 2018, è molto tempo che non calpesto i palchi oltre il confine italiano. Per cui mi auguro che riusciremo nell’intento! Giuseppe, ti ringrazio infinitamente per la bellissima intervista e mando un saluto a tutti i lettori! Keep the faith!
