Sophya Baccini – C’era la luna

Parafrasando il titolo di qualche film thriller italiano dei 60-70, potremmo parlare dei “mille volti di Sofia”. Che sia quello di vocalist dei Presence o quello di voce delle Sophya Baccini’s Aradia, oppure di uno dei tanti progetti celebri a cui ha partecipato, la cantante partenopea ha sempre dimostrato di sapersi districare con eleganza e grandi capacità interpretative nei perigliosi meandri del progressive e del rock più duro. Oggi Sophya Baccini ci presenta con “Animatesi” (Afrakà \ Black Widow Records) un altro suo volto, quello forse più intimo e primordiale, un ritorno al passato e a quei primi studi di pianoforte e canto che poi sono diventati la base sui costruire una ricca carriera artistica…

Benvenuta Sophya, lo scorso gennaio hai pubblicato “Animatesi”, lo possiamo considerare il tuo primo album solista, dato che questa volte oltre al tuo nome non compare “Aradia”, oppure è a tutto gli effetti il tuo terzo solo album?
E’ il mio secondo album solista, perché anche il primo, “Aradia”, non prevedeva una band fissa ma una serie di ospiti, tra cui Lino Vairetti degli Osanna e Martin Grice dei Delirium. Ma è comunque un album un po’ unico proprio per questa caratteristica di averlo tirato su tutto da sola. Non è stato facile, avevo molti dubbi, ma ci tenevo tanto a realizzarlo, è una cosa che avevo in mente da molto tempo.

Hai dichiarato “torno con questo nuovo disco al mio amore primitivo “pianoforte e voce””. Questa particolarità ti fa sentire “Animatesi” più tuo, o quanto meno più intimo, rispetto ai dischi che hai rilasciato in passato?
Sicuramente più intimo, perché è un lato del mio percorso che, pur essendo sempre presente e fondamentale, non mi ero mai sentita pronta di mostrare. Un disco solo piano e voce è praticamente senza rete, non hai scuse e non hai alibi. Però mi è sembrato giusto, a questo punto della mia carriera, presentarmi anche così. Per me il piano e la voce sono stati l’inizio di tutto… c’è davvero la mia anima.

Metti in assoluto primo piano questa volta la tua voce e le tue mani, e mi hai appena detto che “un disco solo piano e voce è praticamente senza rete, non hai scuse e non hai alibi”. Possiamo affermare, quindi, che non avere un band alle spalle con cui dividere lo “sforzo artistico” ti ha fatto sentire più responsabile?
Molto più responsabile! Innanzi tutto, prima di cominciare a registrare ho girato non ricordo più quanti studi per trovare il pianoforte “giusto”, e, a lavoro finito, ho fatto lo stesso per trovare il fonico che mi potesse dare il suono che cercavo, sia per la voce che per il piano. Alla fine ho scelto il bellissimo pianoforte artigianale gran coda nello studio di Ninni Pascale alla Polo Sud, e ho missato e masterizzato il tutto con Enzo Rizzo, che è stato anche il fonico di “Gold”, il quinto album in studio dei Presence. Il risultato mi ha pienamente soddisfatto, tanto lavoro ma ne è valsa la pena.

Ma c’è qualcosa che ti è mancato rispetto al lavorare più canonicamente con altri musicisti nella realizzazione del disco?
No, perché era un’esperienza nuova che mi ha completamente coinvolta. Mi ci sono accostata con passione, con entusiasmo, e più andavo avanti più ci credevo…. E, devo dire, più mi divertivo.

Quali sono stati i brani più complicati da cantare?
“Angelica” mi ha fatto penare non poco, perché ha una tessitura melodica difficile, piena di intervalli molto ampi e salti di ottave. Io poi sono praticamente incontentabile, ne ho fatte sei versioni! Ho scelto quella più intensa a livello interpretativo.

Comunque non sei stata proprio “sola” durante la realizzazione di “Animatesi”, hai collaborato con la poetessa Viviana Pernetti, come è nato questo connubio?
Conoscevo Viviana da anni, e mi piaceva molto il suo modo di scrivere. E’ una donna estremamente colta ed ha un’originalità nel trovare i vocaboli che mi ha sempre conquistato. Le ho chiesto se voleva darmi alcuni testi da mettere in musica, lei ha accettato subito, ed è iniziato un vortice creativo che ci ha coinvolte in maniera potente.

Mi spieghi il significato della copertina?
Nell’immagine sono distesa supina sul pianoforte, con la testa rovesciata sui tasti mentre un vampiro, in smoking bianco e nero, mi succhia il sangue dal collo. Sull’altro lato c’e’ una ragazza, che ignara della tragedia che si svolge sotto i suoi occhi ha lo sguardo fisso su un tablet. E’ una fotografia di quello che a mio parere sta vivendo la nostra scena oggi. La musica si sacrifica donando addirittura il suo sangue, ma le nuove generazioni sono distratte da false tecnologie – vedi l’uso smodato dell’autotune e delle basi elettroniche – e non hanno modo di rendersene conto. Anche per questo ho deciso di realizzare questo lavoro: un disco con suoni veri, con uno strumento vero, registrato in diretta, con l’unico aiuto di qualche riverbero un po’ più sofisticato dove serve.

Hai detto come questo disco sia un ritorno al passato, ti andrebbe di parlare di quel passato? Hai iniziato prima gli studi di pianoforte o di canto? E come mai all’epoca hai scelto proprio il piano come strumento?
Ho cominciato col pianoforte quando avevo cinque anni. Mio padre, che era stato un tenore in gioventù, mi fece studiare perché si era accorto che condividevamo la stessa passione. Ho proseguito per una decina d’anni, poi ho cominciato ad accompagnarmi con la voce e sono andata a studiare canto dallo stesso maestro di mio padre. Sono stati anni meravigliosi per me, ogni giorno era una scoperta. Ascoltavo di tutto, dalla lirica al rock ai cantautori italiani e stranieri. Lì ho deciso che la musica sarebbe stata la mia vita, e sicuramente da quel periodo sono nate le basi di tutta la mia produzione, sia con i Presence che con i miei album solisti.

Dopo il tuffo nel passato, guardiamo al futuro: porterai in giro il disco per alcuni live solo voce e piano oppure ti dedicherai altri progetti artistici nei prossimi mesi?
Entrambe le cose: sto preparando un live set per “Animatesi”, ispirato alla forma del teatro canzone. Ho finito da poco le registrazioni del nuovo disco dei Presence, “Them”, che uscirà alla fine dell’anno, e con la Black Widow stiamo ultimando la grafica del secondo album delle Sophya Baccini’s Aradia, “Runnin’ With the Wolves”. Lo presenteremo a Genova il prossimo 5 agosto al porto antico Prog Fest.

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