Bucce (voce), Ambro (batteria) e Mosca (chitarra) ci hanno introdotto nel mondo dei Vox Inferi, formazione romana dedita a un blackned death metal che ha da poco pubblicato il proprio album di esordio “Heic Noenum Pax” per la Glory Hunter Records.
Benvenuti, da poco è fuori su CD “Heic Noenum Pax”, il vostro primo album. Vi andrebbe di ricostruire le vicissitudini che hanno preceduto questo esordio?
Bucce: Nel 2021 Ambro è stato il primo con cui sono entrato in contatto con l’idea di dare vita ad una band black/death metal. Ognuno di noi veniva da formazioni diverse ma è stato semplice approdare alla fase di composizione perché di base avevamo le idee chiare su quello che volevamo fare. Il punto è che, per raggiungere l’equilibrio delle parti, non si trattava di avere solo le persone giuste per gli strumenti, ma soprattutto di trovare l’incastro ottimale tra i caratteri. Noi, per fortuna, ci siamo subito trovati in sintonia tutti quanti, complice l’avere tutti un’indole diplomatica e un po’ la saggezza della maturità. Per questo abbiamo iniziato subito a registrare in parallelo ai primi live. Nel 2023 siamo entrati nel roster dell’agenzia Irukandji Booking Live Promotion, che tra le altre cose ci fa da management, per fare il salto di qualità nella gestione live/comunicazione/social, per poi iniziare a suonare con band di peso come i finlandesi Horna. Nel frattempo il management trovava un accordo discografico con la storica label Underground Symphony Records per la produzione del nostro primo album sotto la consociata Glory Hunter Records, per la quale il CD è già in distribuzione.
Come sono nati i pezzi, avevate già qualcosa nel cassetto, magari proveniente da esperienze musicali precedenti?
Ambro: Avevo delle idee, confrontandoci ci abbiamo lavorato in modo sinergico ma è stato naturale per tutti trovare lo spazio in esperire il proprio stile, che un po’ tutti abbiamo avuto modo di affinare in esperienze pregresse.
Cosa rappresenta il trittico in copertina?
Bucce: Rappresenta la negazione di tutti i valori umani, vale a dire una madre che divora il figlio posseduto da un’ entità che è al contempo un demone e una malattia mentale. È la distruzione del futuro, vale a dire ciò che la specie umana da decadi mette in atto nei confronti del suo habitat naturale. Le figure ai lati sono la nostra versione degradata dei santi Pietro e Paolo, ossia i patroni della nostra città.
E’ complicato tramutare in immagini le propria musica?
Bucce: In realtà no, escluse le difficoltà tecniche nella realizzazione delle grafiche è stato facile tradurre i brani in immagini, in seguito inserite nell’impostazione in digipack dai grafici della Glory Hunter Records. Ma ammetto che non si tratta di meriti miei. Io sono abituato a giudicare i dischi che ascolto in base alla misura in cui mi stimolano l’immaginazione, che funziona più per immagini che parole. Perciò devo dire mi sono trovato facilitato dal songwriting dei pezzi che ho sempre trovato ispirato, premettendo che tutti compongono eccetto me. Io sono ancora bloccato dentro il giro del do.
Il vostro sound è contraddistinto da partiture black e death, dovendo sintetizzare il vostro stile a quale corrente vi sentite più vicino?
Mosca: black/death metal.
Non mi risulta che abbiate pubblicato un singolo, ma dovendo citate uno o due brani, più rappresentativi dei Vox Inferi, quali indicherete ai nostri lettori?
Ambro: Come singoli, dovendo spaziare tra black e death, citerei: “Infesto” e “Putresentient”.
Alternate l’inglese e l’italiano nei testi, a cosa si deve questa e scelta?
Bucce: La verità è che è accaduto un po’ per caso. Quando stavo buttando giù le lyric di “R.E.M.S.”. Il brano tratta di una struttura psichiatrica che inizia a sviluppare una coscienza propria nutrendosi delle psicosi dei suoi occupanti. Cercavo un acronimo sovrapponibile a quello delle “R.E.M.S.”, che sta per Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza ma io volevo ribattezzare Relegati Entro Mura Sorde, per dare l’idea del vissuto di alienazione dei personaggi. Non mi venivano traduzioni in inglese che ne mantenessero le iniziali, così decisi di scrivere metà brano in italiano. Tendenza che ho mantenuto per molti dei testi scritti dopo, perché in fondo ci piaceva l’idea di ritrovare la nostra lingua madre inserita qui e là in strutture musicali in genere più compatibili con metriche anglofone.
“R.E.M.S.” a parte, gli altri testi di che parlano?
Bucce: A differenza del filone black più caratterizzato dall’immaginario medioevale, che io adoro ma in questo progetto abbiamo voluto affrontare le miserie del presente, i testi ruotano attorno al concept della discesa degli inferi. In pratica è la storia dell’ anima di un suicida – vedi “Infesto” – che, transitando attraverso i gironi, si rende conto che l’inferno è dove sono i vivi. Ogni girone è presieduto da un’entità, così come nella demonologia arcaica, che è stata resa in forma grafica nelle illustrazioni interne. Solo che queste icone sono rappresentazioni di realtà degradate attuali: snuff movies, deliri di putrefazione, devastazioni climatiche, istituzioni post manicomiali, alienazione metropolitana, culti centrati sull’abuso, ecc. Insomma, un piccolo atlante degli orrori.
Avete in programma delle date?
Bucce: Suoneremo il 2 Dicembre al Ciociaria Black Fest con Necromass e Ad Noctrm Funeriis e il 9 Dicembre con gli Impaled Nazarene, ma il progetto è molto più ampio, quindi non ci fermeremo di sicuro.
