Ponte del Diavolo – Fire blades from the tomb

Il conto alla rovescia che conduce alla data del 16 Febbraio 2024, giorno di pubblicazione di “Fire Blades from the Tomb” (Season of Mist), primo full-length dei Ponte del Diavolo, sta per giungere al termine! Per svelarne in anteprima alcuni dei contenuti, in occasione della pubblicazione del primo singolo “Demone”, abbiamo contattato la band, che ci ha risposto attraverso le voci di Erba del Diavolo, Nerium e Krhura Abro

Benvenuti, circa un annetto fa sui siti specializzati appariva il comunicato stampa che annunciava la vostra firma per Season of Mist, ora che è ormai imminente la pubblicazione per l’etichetta francese del vostro primo full-length, avvertite più entusiasmo o ansia? 
Nerium: Siamo esaltati! Stiamo ricevendo un ottimo riscontro e per noi è un onore aver ricevuto un’offerta da parte di un’etichetta di livello internazionale come la Season of Mist!

Avete tirato fuori tre EP in un arco temporale abbastanza limitato, tanto da far pensare che quel supporto fosse quello a voi più congeniale, ora che avete registrato un full, ritenete che sia più appagante per pubblicare più prodotti con un minutaggio ridotto con una certa continuità oppure realizzarne uno di minutaggio superiore e fermarsi per un certo periodo a raccogliere le idee per un nuovo lavoro?
Nerium: I tre EP sono stati il modo per diffondere la nostra musica nel minor tempo possibile. Fin dall’inizio ci siamo detti che avremmo fatto una trilogia ma credo che nessuno di noi si sarebbe aspettato di vendere tutte le copie in un arco di tempo relativamente molto breve. L’emozione però di pubblicare un full-length non credo sia paragonabile a quella di un EP. Le sessioni di composizione sono state molto più intense e alla fine delle registrazioni la soddisfazione è stata enorme. 

Da qualche parte ho letto tempo fa che avevate intenzione di riunire i tre EP in unico box, è poi andata in porto quell’idea? 
Nerium: L’intenzione c’è e stiamo iniziando a lavorarci. Per ora non sappiamo bene quando, ma succederà.

L’ascolto di “Fire Blades From the Tomb” mi ha fatto rivivere la magia dei primi due album degli Opera IX, per la vostra capacità di unire il darksound italiano con il black e la darkwave. In qualche modo vi sentite legati a una certa tradizione italiana di intendere la musica oscura oppure vi ritenete un’entità a sé stante? 
Krhura Abro: Grazie. No direi che L’accostamento è casuale. Credo di essere l’unico nella band ad aver ascoltato gli Opera degli esordi ma non direi che ci hanno influenzato, li stimiamo ma non sono tra le nostre influenze. La darkwave che senti deriva dal background di Erba del Diavolo.

Visto che parliamo di italianità, mi soffermerei sull’uso della lingua: alternate l’italiano all’inglese, ora che il contratto con la SOM vi garantirà una maggiore visibilità a livello internazionale, ritenete che l’utilizzo della nostra lingua possa rappresentare un limite oppure possa garantirvi un maggiore fascino arcano nei confronti dell’audience straniera? 
Erba del Diavolo: Il mio modo di scrivere è istintivo ed emotivo, non mi sono mai chiesta quale lingua potesse essere meglio a livello commerciale, non mi interessa molto. Preferisco lasciarmi ispirare dalle sonorità del pezzo, la prima frase che mi salta in testa chiudendo gli occhi e ascoltando la musica è quella giusta e sviluppo tutto da lì. Può essere una frase in inglese in italiano o un suono, alla fine la voce è uno strumento come gli altri, si può usare in tanti modi.

“Demone” è il primo singolo estratto da “Fire Blades From the Tomb”, il brano è accompagnato da un video che è una sorta di film di poco più di cinque minuti. Credo che la vostra musica sia evocativa e agisca fortemente sull’inconscio di chi vi ascolta, quanto è complicato per voi tradurre in immagini, quindi in qualche modo esplicitare, queste storie che raccontate? 
Erba del Diavolo: Non lo troviamo molto complicato in realtà, almeno per me lasciare fluire immagini legate a suoni e parole è molto semplice, anzi, faccio fatica a non farlo, sono spesso distratta dai miei pensieri onirici (è divertente ma non così utile in molte situazioni eheh).Nel caso di “Demone” però abbiamo lasciato carta bianca a chi ha prodotto il video per questioni legate alle tempistiche, sono stati molto professionali e siamo contenti. Per “Covenant”, invece, abbiamo contribuito tutti sia per l’idea generale, trucco e location. È stato super figo, non vedo l’ora di farne altri.

Restando sul lato visivo della vostra musica, ho trovato anche molto suggestive le foto promozionali che vi ritraggono in mezzo a una strada torinese mentre sventolate una bandiera con il vostro logo: di chi è stata l’idea? 
Krhura Abro: Grazie, l’idea è stata di Erba del Diavolo.

Torniamo alla musica, nel disco appaiono degli ospiti, vi va di presentarli? 
Krhura Abro: Vittorio Sabelli al clarinetto basso. Tutti i suoi progetti sono piuttosto originali ed evocativi: Incantvm, Amen, Dawn of Dark Age, Notturno, ecc. Ha suonato in tre brani. Lucynine “one man band black metal” al theremin su “Covenant”. Andrea L’Abbate (che nel frattempo è diventato il nostro nuovo secondo bassista) ai synth su “Covenant”. Precedentemente è stato il cantante della death metal band Fierce e di altre band sempre estreme con le quali ha fatto diversi tour. Davide Straccione degli Shores of Null, invece, ha cantato e interpretato Nick Cave sulla cover di “The Weeping Song”.

Provenite tutti quanti da altre band con le quali vi siete esibiti più volte in sede live, però immagino che questa sia la vostra prima esperienza con un gruppo che ha due bassi nella lineup, questo vi condiziona sul palco oppure non c’è nessuna differenza rispetto a una formazione più tradizionale, per esempio, con due chitarre e basso? 
Nerium: C’è molta differenza rispetto a una formazione classica, e lo sanno molto bene anche i fonici che (sclerando) curano i nostri suoni nei live. L’impatto sonoro è sicuramente più profondo e scuro.

A proposito, di live, avete date in programma?
Krhura Abro: Si a breve uscirà il tour italiano.

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