Solo qualche mese fa abbiamo intervistato Tony Tears, una approfondita e piacevole retrospettiva della sua carriera e una finestra su quella che pareva l’ormai imminente pubblicazione del nuovo album “Pains” (BloodRock Records). Invece, abbiamo dovuto aspettare parecchio per poter ascoltare la versione definitiva del disco, ma ora che l’album è fuori, finalmente ne possiamo approfondire i contenuti con il suo autore…
Benvenuto Antonio, lo scorso marzo, proprio su queste colonne, davamo per imminente la pubblicazione di “Pains”, la tua ultima fatica da solista. Invece l’album è uscito nella sua versione digitale a novembre, mentre in formato fisico solo alcune settimane fa: a cosa è dovuto questo dilatarsi dei tempi?
Ciao Giuseppe, ciao a tutti. Il ritardo è dovuto un po’ dai tempi in cui viviamo, molte band hanno ritardi mostruosi nelle uscite ultimamente. In più, la versione digitale inizialmente era anche errata. Quindi, in realtà è come se il disco non fosse mai uscito, è uscito a tutti gli effetti da poco.
Nonostante questi contrattempi, paradossalmente le ragioni che hanno portato alla creazione di questa opera sono più che attuali, anzi in questi ultimi mesi abbiamo assistito allo scatenarsi di eventi che hanno, purtroppo, avvalorato la visione di cui mi parlasti mesi orsono. Infatti, nel corso della nostra precedente intervista, mi dicesti che “Pains” era nato nel periodo del Covid a seguito di una tua visione mediatica di “guerra imminente”. Così è stato, prima il conflitto in Ucraina, poi quello tra Israele e Palestina, altri scenari bellici interessano altre parti del mondo, per esempio lo Yemen. C’è ci chi parla di “Terza Guerra Mondiale a pezzi”. Cosa provi oggi sapendo che quella visione sta diventando sempre più realtà?
Sì, come dici tu, nella precedente intervista parlavo di questa mia visione medianica sull’inizio di conflitti. Menomale che avendone parlato precedentemente, c’è la prova che ho vissuto realmente quell’esperienza. Tra l’altro i ritardi lo hanno fatto slittare (non a caso) in data e periodo non casuale. E’ inutile negare che sono spaventato, l’idea di morire, se è naturale, non mi spaventa, ma tutto ciò che toglie la vita per egoismo, arrivismo, denaro, interessi e tutte queste cose che si identificano con una parola storica, guerra, non lo accetto. Purtroppo, sento, credo, che ci vorrà ancora molto a livello globale per uscirne, ma singolarmente no, ognuno ha una strada, ma questa strada è legata ad una spiritualità concreta, e non astratta, che l’ essere umano deve ritrovare.
Qual è il ruolo dell’artista di fronte ad eventi del genere?
Quello di creare “speranze”, se pur da punti di vista lugubri, mortiferi. L’artista Tony è morto dentro nei confronti di questo mondo che vediamo, quindi la decadenza, il lugubre, lo accompagnano e lo accompagneranno sempre. In questi casi, però, l’artista Tony è pronto a rinascere per se stesso, il lugubre, il funereo che lo accompagnano sono il suo pozzo oscuro dove riscoprire quella luce, quella fiamma e spera di essere un esempio per gli altri. Le entità con cui lavoro sanno questo, mi ammirano e mi spingono verso questa direzione.
Uno degli elementi su cui si basa la filosofia del disco, come lascia anche immaginare il titolo, è la sofferenza. Il dolore, però, nella tua idea non ha soltanto una valenza negativa, ma può anche diventare una chiave per aprire nuove porte. Mi spieghi meglio questo concetto?
So che può apparire un punto di vista personale, ma non lo è, è un dato di fatto, è così, punto. L’esperienza spirituale, per chi è predisposto, può divenire un ponte per altre dimensioni, dipende da due fattori: uno è la predisposizione, l’ altro la dedizione alla spiritualità che porta a dei risultati non astratti ma pratici. E qui entra in gioco la Magia, che è la forma più alta e perfetta di spiritualità. Ormai ho talmente sviluppato e praticato i miei metodi pratici, che sono strasicuro di ciò che dico. L’essere umano che non accetta i suoi dolori, che scappa, che ci ride in maniera isterica, perché in realtà li teme, perde la bussola con un mondo più vero se pur sottile e tutto diventa un dolore abissale vero e proprio, allora lì diventa catastrofe. Se il mondo sta andando in una certa direzione, è per colpa (anche e soprattutto) di questa indifferenza al non elaborare il dolore sotto forma spirituale, il non accettare una forza superiore fatta di mondi eterici esistenti (anche) per aiutare il mondo materiale. Non amo il complottismo ed i complottisti moderni, né la massoneria deviata, come viene chiamata volgarmente oggi. Anch’essa è un aspetto negativo, si diviene assorbiti nella negatività. Non è facile spiegare questo concetto, ma credo di essermi fatto capire.
Musicalmente “Pains” è forse uno dei tuoi dischi più heavy, questo indurimento dei suoni è diretta conseguenza di quella visione oppure una scelta artistica legata alla tua vena compositiva del momento?
Un po’ entrambe le cose. Ho voluto dare l’idea del dolore straziante interiore con la furia, in più, per sfondare con una forza Magica questa porta di dolore e uscirne, ho scelto alcuni riff tra i più “aggressivi” che avessi mai fatto. Poi sono anche amante di alcuni generi metal estremi. Amo il thrash anni ’80, così apocalittico e oscuro, ed alcune band che sono a mio modesto avviso i pilastri del black metal come Bathory, Celtic Frost e molti altri. Anche se credo di averlo dimostrato facendolo in chiave riconducibile al dark metal classico, ovvero al darksound.
Essendo un tuo lavoro solista, “Pains” è stato suonato e registrato da te presso i tuoi Tears Alchemy Records. Immagino che “Pains”, così come i tuoi altri album usciti senza la band, sia estremamente personale, però non temi che il non avere un ulteriore confronto, con altri musicisti o con un produttore terzo, possa in qualche modo farti sfuggire o sottovalutare qualcosa in fase di composizione e/o registrazione?
No, non credo possa accadere ciò che dici. Anche perché il mio studio personale, nonché piccola etichetta discografica Tears Alchemy Records, è nato per dare delle lievi differenze tra il Tony Tears solista e la band. Queste differenze sono lievi ma significative. Nel solista c’è una vena più libera ed artistica, che vira verso un sound vecchia scuola italiana, ma non per questo amatoriale, anzi, riesce ad essere a suo modo anche moderno. Anche nel solista l’aspetto principale è il metal oscuro, se pur con innesti maggiori di rock elettronico (vagamente prog). Con la band, invece, si cerca di dare al nostro sound un aspetto più professionale possibile anche con un occhio al metal oscuro internazionale. Però, a parte queste piccole differenze, il solista e la band sono la faccia della stessa medaglia e dal vivo, ad esempio, possono essere suonate entrambe le due realtà. A livello compositivo non esiste il problema secondo me. Alcuni pareri riguardanti i miei dischi solisti sono dettati più dai gusti personali dei recensori, ma per fortuna gli album vengono capiti e apprezzati dalla stragrande maggioranza di chi li ascolta. Comunque la mia attenzione maggiore la rivolgo da sempre alla band.

Mi soffermerei un attimo, ora sull’aspetto visivo di “Pains”, cosa mi puoi dire della copertina e delle splendide foto che appaiono nella versione fisica del CD?
La copertina è un’opera di Zdzislaw Beksinski. Adoro la pittura e altre forme d’arte, vengo da una famiglia di musicisti e artisti. Mio padre era musicista ed è anche un ottimo pittore. Qualche volta mi diletto anch’io con qualche quadro. La copertina rappresenta proprio quel concetto di dolore. Ci sono delle mani di morti che si protendono verso chi le osserva, davanti vi è un muro con una porta in pietra e sopra un feto che sembra pulsare, sembra pronto a sfornare una nuova vita. Chi osserva è il potenziale nuovo morto? Oppure il nascituro? Solo la sua volontà potrà fargli scegliere il destino migliore, noi creiamo il nostro destino. Era la copertina adatta ad esprimere quel momento di difficoltà, di dolore, come lo stavo vivendo. Le foto all’interno rappresentano l’anima che continua a vivere e a scrivere nuove pagine (nuove reincarnazioni). Le foto sono state realizzate in un piccolo cimitero abbandonato nell’entroterra ligure e sono volutamente un piccolo tributo all’album degli Jacula “Tardo pede in magiam versus” che poi è la copertina di un vecchio fumetto anni ’70. “Tardo pede”, album che amo, come tutti quelli degli Jacula ed Antonius Rex del resto. Credo che “Pains” per quanto più aggressivo, moderno e personale ricordi per suoni, significato e molto altro “Tardo pede in magiam versus”.
A proposito della versione fisica del CD, se non erro c’è un’edizione limitata a 30 copie, tra l’altro, firmate a mano da te…
Le trenta copie numerate sono le primissime copie in mio possesso, quindi certificate e autografate direttamente da me. Queste trenta copie sono distribuite dalla mia Tears Alchemy Records (non prodotte, la produzione è totalmente ad opera della BloodRock Records). In poche parole sono solo le copie certificate e autografate in mio possesso, ma la tiratura è assai più ampia e la produzione più capillare è ad opera totale della BloodRock Records.
In chiusura, la classica domanda sul futuro: quali nuove sfide artistiche ti aspettano nei prossimi mesi?
Sono attualmente impegnato, e lo sarò anche nelle prossime settimane, nei dettagli musicali e grafici del nuovo album dei Tony Tears Band, che è la cosa a cui tengo maggiormente. Ti annuncio che sarà un ulteriore passo avanti rispetto al bellissimo “The Atlantean afterlife (Living beyond…)”. Senza indietreggiare minimamente nel metal, per questo album siamo riusciti ad aggiungervi molti riferimenti anni ’70 ed anche una vaga malinconia gothic wave, però, ripeto, senza indietreggiare minimamente nell’aspetto heavy metal classico oscuro. Siamo molto soddisfatti e orgogliosi di questo nuovo disco, che sarà incentrato sul concept del “patto magico”. Questo “patto magico” (che ci vede realmente coinvolti) porterà benefici sì, ma non è mai facile accettare alcune strade e scelte, ci vuole coraggio e noi, credo di poter dire, lo abbiamo avuto. La nostra strada come band si è intrecciata (non per caso) con una persona molto conosciuta in ambito Esoterico ed abbiamo avuto la stessa voglia e le stesse idee di intenti nel creare qualcosa di unico, legato anche ai Chakra ed al numero “7” perché credimi sarà qualcosa di unico sotto tantissimi aspetti. Noi e questa persona per questo lavoro siamo stati e saremo una cosa sola. Una cosa del genere (così significativa e profonda) lui l’ha fatta solo con un’ altra band, poi ci siamo stati noi. Di più per ora non posso dire, se non svelare qui e in anteprima il titolo di questo nuovo album: “La società degli eterni”. Poi si tornerà a suonare dal vivo, si sta lavorando per fare in modo di dare più continuità ai nostri live, vedremo il da farsi in questo senso strada facendo. Grazie per avermi concesso questa intervista, saluto te Giuseppe e tutti i lettori de “Il Raglio del Mulo”.

Un pensiero riguardo “Tony Tears – Audi dolorem animae”