Tropic Santos – Caccia grossa

“Caccia Grossa” è il titolo scelto dai meneghini Tropic Santos per il proprio esordio targato Argonauta Records. Un disco strumentale che disperde sabbia e sudore da ogni poro. un disco nato in studio ma con un’indole indubbiamente live…

Ciao Marco, come ci si sente ad inaugurare l’anno con la pubblicazione di un disco?
Un bel po’ gasati! Ci è voluto un po’ per fare uscire questo disco, ci siamo dovuti adattare agli strascichi della pandemia, ma per come si sono evolute le cose siamo molto contenti, a partire dalla collaborazione con Luca Ciffo (Traum, Fuzz Orchestra) il cui approccio “live” ha tirato fuori un suono che veramente vive, passando dalle varie fasi fino alla pubblicazione da parte di Argonauta Records.

Facciamo un passo indietro, alle fase antecedenti all’uscita di “Caccia Grossa”, come e quando sono nati i Tropic Santos?
Con i Veracrash in hiatus da un po’ e lo scioglimento dei SMNTCS, tramite amici in comune io e Giulio siamo entrati in contatto, entrambi non volevamo restare a spasso e abbiamo iniziato a buttare giu musica, da subito è uscito materiale convincente, non avevamo un’idea chiara di come conformare la band, non poche idee ed ipotesi, ci siamo lasciati guidare dalla creatura, finche un bel giorno Luca, impegnato anche con i Huge Molasses Tank Explodes, ha accettato di entrare in formazione. Abbiamo provato come duo, trio, quartetto, con le tastiere, coi sinth, coi pad, ad oggi siamo nella forma che ci ha convinti di piu.

Come siete arrivati al nome Tropic Santos?
Come, è davvero lunga, quando le band devono decidere il loro moniker le cose si fanno serie! Avevamo messo in lista tante idee, Tropic Santos non rappresenta niente e non ha un messaggio, ci suonava bene e easy… non rappresenta noi, è un’evocazione del tutto immaginaria… calda. Diciamo che è un indicatore geografico/metereologico, attitudinale, sociale (c’è del tropicale anche in te, Giuseppe), e di chi/cosa la società degli umani ci spinge a considerare sacro, dalla figura religiosa a quella di strada con i loro simboli, armi, usanze… a noi attira anche il non umano e il non terrestre, ma dal nome non traspare

Invece, quale è stata la genesi di “Caccia Grossa”?
Nei nostri primi live suonavamo delle versioni più lunghe e con arrangiamenti più barocchi probabilmente, più strumentali per definizione, ma il sound e l’intenzione erano già quelli che senti su disco, da far sudare le orecchie! Ci siamo messi in cerca della situazione giusta per fare il disco e l’incontro con Luca Ciffo è stato cruciale, avendoci sentito ci ha caldeggiato di registrare live e senza click, ci ha dato spunti che hanno hanno elevato la nostra scrittura, quindi abbiamo messo il focus su una parte di materiale e lasciato fuori altre idee che andavano riviste, ci siamo allenati nel vero senso della parola in vista di una produzione in presa diretta, abbiamo registrato in due giorni più uno per sovraincidere chitarre e percussioni, ai quali sono seguite alcune sessioni di mix.

Sapevate dall’inizio che sarebbe stato un disco strumentale oppure l’idea di non scrivere testi è arrivata dopo?
No, non lo sapevamo, il cantato non era escluso, né intentato, al momento siamo in questa fase, e ci piace, finora la nostra musica ha espresso anche una certa vocalità. Nessuno di noi si era mai imbattuto nella scrittura di musica strumentale, farla funzionare richiede un lavoro diverso rispetto alla musica cantata.


Al netto dei testi, che non ci sono, con i brani cosa volete trasmettere?
È solo intrattenimento (cit.), strumentalmente ci proponiamo di trasmettere dei feeling, ogni pezzo ha il suo.

“Caccia Grossa” è un titolo particolare, quale significato cela?
Si riferisce a dinamiche da bersaglio grosso, che sfama e soddisfa… ma guardare nel mirino o stare nel mirino sono dinamiche che si vivono abbastanza diversamente

Venite da Milano, esiste una scena stoner nel capoluogo lombardo e, se sì, ve ne sentite parte?
Oggi come oggi direi più che c’è una scena heavy rock, la scena prettamente di Milano ha meno band di una volta, e soprattuto molti meno palchi, gli eventi con band del posto sono piu rari, anche di realtà con una certa storia, mentre band da fuori o estere passano piu o meno regolarmente, ma comunque meno di qualche anno fa. Come band noi ci stiamo accostando alla scena da un paio’ d’anni, anche meno, abbiamo partecipato a eventi con realtà già “amiche” da tempo, già nella scena, e con altre piu fresche, alcune freschissime. Nel resto della provincia è costellato di band ma ci sono poche occasioni che permettano di considerare la scena stoner milanese effettivamente attiva, la volontà c’è. Ce ne sentiamo parte? Non ci pensiamo troppo, però sì.

Usciamo da Milano, avete in programma date in giro per l’Italia o per l’Europa?
Sì, al momento abbiamo in programma date nel nord Italia e qualcosa in via di conferma, terremo aggiornati i social, vedremo se riusciamo a varcare i confini prossimamente.

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