Rhino – Human farm

Non si vive di soli rinoceronti, soprattutto in un mondo come il nostro che va a scatafascio! Così i catanesi Rhino, tra un granello di sabbia lavica e l’altro, hanno sputato fuori, non solo riff grassi, ma anche riflessioni e considerazioni sul mondo d’oggi. Il tutto è andato, poi, a finire nel nuovo album, “Human Farm” (Argonauta Records / Grand Sounds Promotion).

Ciao Red Frank, da qualche giorno è uscito “Human Farm”, la prima cosa che ho notato è che manca il rinoceronte sulla copertina, mentre su i due precedenti lavori l’animale che dà il nome alla band era in primo piano. E’ un caso, oppure questa scelta cela una sorta di taglio con il passato?
Ciao ragazzi de Il Raglio del Mulo! Il vostro spirito di osservazione ci lusinga, quindi grazie per avere dato un’occhiata anche ai nostri lavori precedenti. In realtà la mancanza del nostro caratteristico rinoceronte non rappresenta un taglio col passato, anzi le radici della band sono sempre le stesse, il nostro credo risiede sempre nei riffoni desertici suonati al massimo volume possibile e nella psichedelia fuzzata, dunque il motivo della sparizione del rinoceronte è un altro: abbiamo scelto di realizzare un artwork che rispecchiasse fedelmente le tematiche dell’album, che stavolta non parla di rinoceronti, anche se siamo comunque molto grati alla nostra massiccia mascotte per il servizio offerto in questi anni sulle nostre copertine.

Restando sempre in tema copertina, e mettendoci dentro anche il titolo del disco, mi sembra che nel disco non trattiate i soliti temi “desertici” delle stoner band, ma che affrontiate temi sociali. E’ così?
Come dicevamo prima, l’artwork scelto è funzionale al titolo dell’album, dunque stavolta ci siamo soffermati a riflettere su ciò che ci circonda e che ci ha circondato negli ultimi sette anni in cui, come avrete notato, ne sono successe di ogni. Non abbiamo potuto fare a meno di notare una tendenza sociale, oggi spiccata più che mai, che tende verso all’omologazione delle masse ed alla globalizzazione, come se tutti gli esseri umani venissero partoriti da un meccanismo operato da un deus ex machina che comanda inesorabilmente la linea di produzione umana in modo da potere rendere i suoi prodotti quanto più omologati possibili, magari uguali, senza particolari caratteristiche ed in qualche modo senza un proprio volto.

Facciamo un passo indietro, come mai ci sono voluti bene 7/8 anni prima che “The Law of Purity” avesse un successore?
Sicuramente non abbiamo voluto affrettare le cose, specialmente nel caso di un album come “Human Farm” che per noi significa davvero un mondo di cose. Alla nostra ultima creatura abbiamo voluto dedicare la dovuta cura per rendere composizione, arrangiamenti, suoni e tutta la produzione esattamente come ce l’eravamo immaginata. Oggi siamo orgogliosi di poter dire che è stata la scelta giusta curare la release nel minimo dettaglio e siamo molto soddisfatti del risultato finale. Nel frattempo sono successe anche molte cose nelle nostre vite private, oltre ad una pandemia di mezzo che non ha sicuramente facilitato il work in progress di “Human Farm”, ma possiamo dire di esserci, fortunatamente, intestarditi quindi eccoci qui a presentarvelo!

In questi anni avete cambiato il vostro modo di comporre, oppure il disco è nato come i suoi predecessori?
Come dicevamo su, noi Rhino non possiamo, ne vorremo, fare a meno di alcuni punti saldi su cui si fondano i pilastri della band ed uno tra questi è il metodo di scrittura ed arrangiamento dei brani, che è rimasto più o meno lo stesso nel corso degli anni: l’idea di partenza, che può essere un riff, un pattern, una frase, nasce da uno di noi e successivamente ognuno apporta il proprio contributo. Chiaramente le idee, i riff, i pattern ecc. sono molto diversi rispetto a quelli di, ad esempio, sette anni fa, ma i suddetti capisaldi della band non credo che potremo e vorremo mai che venissero meno. Ci piace lavorare insieme e vogliamo che ogni brano rappresenti in toto ognuno di noi cinque, nessuno escluso. Se proprio vogliamo sottolineare un cambiamento rispetto al passato sicuramente questo risiede nell’attenzione e nella meticolosità dell’arrangiamento dei brani. I nostri precedenti lavori hanno un’approccio meno maturo e più grezzo rispetto a “Human Farm”, qui però non abbiamo voluto lasciare nulla al caso.

Dal 2012 la vostra line-up è praticamente immutata, vantaggi e svantaggi di
questa stabilità?
In realtà un cambio di line-up è avvenuto, anche se ormai un bel po’di tempo fa. Nel 2014 abbiamo accolto tra i nostri ranghi il nostro vocalist Frank The Doc e nel 2015 il nostro chitarrista Frank Real Tube. Inutile dire che da allora non abbiamo più potuto ne voluto fare a meno di loro, sia nella band che nelle nostre vite. Noi ci vediamo spesso anche al di fuori della band e non riusciremmo ad immaginare nulla di diverso, consideriamo infatti questa nostra amicizia fraterna un nostro grande punto di forza, che speriamo si percepisca anche in ciò che suoniamo. Siamo soddisfatti della stabilità creatasi negli anni e non ci sogneremmo mai di cambiare le carte in tavola.

Ho visto il video “Gentle Sound of the Knife”, mi spieghi un po’ la storia che c’è dietro?
Siamo consapevoli che il videoclip di “Gentle Sound of the Knife” è un delirio, quindi siamo molto lieti di rispondere a questa domanda! L’idea è stata partorita da un folle brainstorming di noi cinque membri della band (un po’ con la stessa filosofia che applichiamo per i brani), insieme, stavolta, al preziosissimo aiuto del nostro amico Dario Casabona, che è anche il videomaker che si è occupato di regia, riprese e montaggio del video. Non vogliamo rivelare troppo circa il significato intrinseco del video poiché ci piace che ogni ascoltatore si faccia la propria idea ed abbia il proprio trip personale, ciononostante, possiamo dirvi che si svolge a cavallo tra due realtà: la nostra e quella psichedelica del mondo dentro la mannaia. In quest’ultimo prendono vita degli alias che rispecchiano ognuno di noi cinque, nella maniera più assurda, folle e talvolta anche grottesca. È un viaggio onirico nel nostro subconscio ed in questo trip vogliamo coinvolgere ogni ascoltatore come se stesso fosse all’interno, completamente assorbito, da questo pazzo mondo che abbiamo creato.

Siete di Catania, città che in ambito metal ha contribuito parecchio alla crescita del movimento nel nostro paese. Mentre, a livello di stoner come siete messi all’ombra dell’Etna?
Non vogliamo attirare l’attenzione dell’antitrust dello stoner, ma parrebbe che noi Rhino siamo rimasti l’unica band del genere (nel senso stretto del termine) a Catania! E dire che la nostra città è da diversi anni estremamente florida in termini di concerti underground e nuove band, specialmente in ambito metal ed hardcore (per mano di Tifone Crew, Catania Hardcore e Palestra Lupo, oltre che di altre realtà) ed abbiamo assistito in primis nella nostra città a concerti ed ad un fermento che non ci saremmo mai aspettati. Ciononostante parrebbe che siamo rimasti gli ultimi vegliardi dello stoner qui, anche se in Italia abbiamo una scena di tutto rispetto e non vediamo l’ora di condividere il palco con le band che la animano.

E’ ancora complicato per le band siciliane suonare fuori dai confini della propria regione, oppure oggi è più semplice muoversi?
Sicuramente non è semplice per una band isolana muoversi ed organizzare dei live fuori regione, soprattutto se i componenti sono tanti. Senza ombra di dubbio le difficoltà logistiche dello spostarsi dalla Sicilia non sono indifferenti. Considerate anche che siamo dei nerd assoluti quando si tratta di suono e strumentazione quindi, a meno che non si tratti di suonare davvero lontano da Catania, preferiamo sempre partire con la nostra strumentazione al seguito, quindi abbiamo sempre le macchine piene di amplificatori, casse, strumenti ecc. Così è vero che ci rendiamo, almeno logisticamente, le cose più difficili di quanto dovrebbero essere, ma riteniamo che il nostro suono sia distintivo e peculiare per la band, dunque difficilmente ne possiamo fare a meno.

A proposito, come siete messi nei prossimi a livello di live?
Abbiamo già in calendario alcune date di in supporto al nuovo album, sia nella nostra regione che fuori, e molte altre in via di definizione. Speriamo di potervi incontrare tutti on the road, poiché suonare live per noi è letteralmente linfa vitale e non vediamo l’ora di scaraventarvi addosso tutto “Human Farm” dal vivo. Grazie per l’intervista è stato un vero piacere avere risposto alle tu domande! Ci si becca e behold the fuzz!

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