Messiah – Christus hypercubus

Interview by Michael (metalbite.com), click HERE for the original English version.
Intervista a cura di Michael (metalbite.com), clicca QUI per la versione originale in inglese.

Christus Hypercubus” è il nuovo album delle leggende svizzere del death metal Messiah (leggi la mia recensione qui). Ho discusso con il batterista Steve Karrer dei cambiamenti (ovviamente della tragica scomparsa dell’ex membro Andy Kaina) e abbiamo anche fatto un salto nel nel passato dei Messiah, il tutto mentre sorseggiavamo alcune birre. Godetevi l’intervista e ovviamente il nuovo album. Saluti!! (Michael)

Ciao Steve, come stai?
Alla grande. Stiamo provando il nostro live set per il release party del 16 marzo. Sarà lungo circa 90 minuti e la vera sfida sarà provare insieme le nuove canzoni. Dobbiamo darci da fare ancora, ma è davvero divertente.

Il vostro nuovo album “Christus Hypercubus” uscirà presto. Quali sono i cambiamenti più significativi rispetto a “Mont Fracmont”?
Della line-up ovviamente, ne hai già parlato nella tua recensione. Andy andato via (e fu sostituito da Marcus Seebach; M.) ed è morto un anno dopo, il che ci ha reso molto tristi perché eravamo ancora in contatto e continuavamo ad essere amici. Poi c’è V.O. che conosco come le mie tasche perché ho suonato con lui nei Gurd per 15 anni e lo conosco dagli anni ’80. È un vecchio amico che è tornato; nel 1987 sostituì Brögi per un breve periodo e per alcuni spettacoli. Quindi ha suonato praticamente prima di me nei Messiah (ride). Probabilmente il cambiamento passa anche attraverso questi due ragazzi. VO ha scritto 4 canzoni e la voce di Markus dà alla band una sorta di nuovo aspetto. Penso che abbiamo trovato un ottimo nuovo cantante. Doveva avere la classica voce old school ma non doveva suonare come quella di Andy, ma neanche troppo moderna, in modo che si adattasse al nostro sound. E questa ricerca l’abbiamo fatta molto bene, immagino, e quindi abbiamo la persona giusta a bordo, anche per quanto riguarda l’aspetto umano.

Marcus ha partecipato anche al processo di scrittura delle canzoni?
Ha scritto il testo di “Acid Fish”. Brögi è un ragazzo iper creativo. Ha una specie di esplosione e all’improvviso tira fuori questi riff e con loro arrivano alcune idee per i testi. In alcune parti, anche per “Fracmont”, Andy ha adattato il testo da solo, ma soprattutto le idee vengono da Brögi. Musicalmente abbiamo fatto 50 e 50. Abbiamo uno stupido batterista che si è infortunato mentre sciava, tanto che sono stato assente per sei mesi. Mi sono infortunato alla spalla e mi sono rotto il polso e così l’intero processo di scrittura delle canzoni è cambiato. Su “Fracmont” abbiamo avuto le idee da Brögis e ci siamo incontrati per scrivere le canzoni in sala prove, più o meno come negli anni ’90, molto vecchia scuola. Per il nuovo album non ho potuto fare alcune sessioni quindi i ragazzi hanno lavorato con un computer e hanno registrato un po’ a casa. Dopodiché abbiamo apportato alcune modifiche in corso d’opera e poi sono andato in studio e ho suonato la batteria per queste tracce.

Cosa dovremmo immaginare quando leggiamo il titolo molto criptico “Christus Hypercubus”? È una sorta di omaggio al dipinto di Dalí “Corpus Hypercubus”?
Bene, Brögi ha fatto una sorta di paragone combinando fede, Cristo e questo tesseract e d è venuta fuori una storia piuttosto strana. Mi ha dato degli spunti su cosa raccontare: il mondo sta diventando sempre più compresso perché ci sono sempre più persone e per questo c’è un problema nella matrice evolutiva dell’umanità. La quintessenza è che non c’è più spazio ma solo vuoto e infinito, la massa è compressa. È una specie di iperbole sull’essere o non essere. Ancora una volta per i Messiah abbiamo utilizzato un titolo particolare. Non abbiamo titoli come “Kill, Hate, Eat All, Die Something” (ride) ma sono piuttosto criptici, e a noi Messiah piacciono così

Personalmente penso che il nuovo album sia uno dei migliori della vostra discografia. Le canzoni non sono monolitiche come nel predecessore e hanno una certa dinamicità e freschezza. Perché avete deciso di incorporare queste soluzioni più accattivanti?
Abbiamo due autori e V.O. ha un’indole spiccata per le cose orecchiabili. Quando scrive le canzoni dei Gurd, scrive sequenze piuttosto semplici e gli abbiamo chiesto solo di scrivere qualcosa di veloce. Il risultato è stato alcune di queste canzoni. Quello che ho trovato piuttosto interessante è che si sia orientato verso qualche vecchia canzone dei Messiah, riguardo ai riff e ad alcuni altri tratti distintivi che abbiamo sfruttato nelle nostre canzoni all’epoca. Brögi spesso si lascia andare nel modo in cui scrive le canzoni e anche con i testi (ride). È una persona molto creativa a cui non interessano gli aspetti del tatto o la logica della musica e per questo dice sempre: “Sono un tipo che ha sentimenti”. Quando una parte per lui funziona, spesso arrivo io e dico che non va (ride).

Quindi lasciatemi indovinare, la traccia del titolo è stata scritta da Brögi?
No, è stata scritta da V.O..

Mhm, va bene. Quando ho ascoltato la premiere su YouTube ho pensato che sarebbe stato un album molto difficile se ogni canzone avesse suonato come questa.
Penso che sia una delle canzoni migliori, a dire il vero (ride). Ha un ritmo variabile e ho già sentito paragoni con i Meshuggah. Quindi probabilmente è un po’ più intricata ma dal momento che capisco le sequenze e posso riprodurle, funziona (ride). Trovo che abbia un grande impatto quando la eseguiamo dal vivo. Ma hai ragione, è molto intricata. Ma la traccia di apertura “Sikhote-Alin” è di Brögi, per esempio.

E’ una delle tracce di cui volevo parlare un po’ più nel dettaglio. Di cosa tratta “Sikhote-Alin”? So che si parla di un meteorite caduto in Russia nel 1947. Quando ascolto storie del genere, penso a X-Files con gli alieni e strane sostanze nere.
L’ispirazione è nata dal fatto che possiede un frammento di questo meteorite. Quindi voleva scriverne a riguardo. Fortunatamente mi ha dato alcune informazioni in modo che io potessi dire qualcosa in più. Ha fatto delle ricerche e si tratta dell’origine della vita sulla Terra. In relazione all’umanità e ai suoi presunti antenati, i primati, viene messa in discussione la teoria dell’evoluzione di Darwin (in particolare la selezione e l’individuazione). Anche le specie più adattabili non si evolvono per sempre ma l’universo si ferma e riparte. Quello è capitato con l’impatto dei meteoriti che ha causato la scomparsa dei dinosauri, succederà anche con l’umanità (ride). E’ molto filosofico.

“Venus Baroness I e II” è diviso in due parti. Di cosa tratta e perché hai deciso di dividere la traccia?
Torno ai miei appunti. “The Venus Baroness I” parla della trasmigrazione dell’anima di un faraone donna chiamata “Neith”, figlia del duca Djehuti Nacht che fu assassinato. La fonte proviene dall’Accademia delle scienze di Berlino-Brandenburgische. Le voci nell’introduzione provengono dall’Accademia delle Scienze sassone secondo il Thesaurus Linguae A Egyptia che le ha selezionate e modificate. Anche se non è scientificamente provato che gli egiziani suonassero così 2000 anni fa. Il tema di questa canzone è la trasmigrazione delle anime dei defunti con l’ausilio di una barca solare che segue l’equinozio e conduce ad Astra. Questa era la convinzione degli egiziani; che la vita continuerà in un mondo futuro. La seconda parte l’ho creata da solo. Neith torna sulla Terra dopo aver viaggiato ed essere diventata tutt’uno con il pianeta Venere, sperando di trovare un mondo migliore. Sfrutta l’anima di una ragazza mentalmente ritardata, Shelley. Ma Neith riconosce che il mondo non si è rivelato un posto migliore di quanto fosse 4000 anni fa e decide di tornare su Venere. Shelly muore ma vede il mondo com’è realmente e ciò che rimane celato ai futuri governanti del mondo.

Quindi hai diviso la canzone in due parti a causa delle due storie diverse…
Sì e perché l’ho fatto con una musica strana (ride). Avevamo già fatto un concept album, “Rotten Perish”, e ci piace raccontare storie. Questo non è un concept album ma questi testi hanno qualcosa in comune e si susseguono, trovo che siano abbastanza buoni per la fine dell’album. Ma per la loro durata, questo è un finale lungo (ride).

Ah, “Rotten Perish” è stato il mio primo album dei Messiah e per questo lo adoro ancora.
Allora avevamo 10 mesi per scrivere quel disco. Avevamo appena pubblicato “Choir Of Horrors” ma poi l’etichetta ci ha detto di pubblicare un altro album entro un anno. 10 mesi dopo stavamo registrando ed era  stressante. Considerando tutto questo, immagino che l’album sia venuto davvero bene. Abbiamo scritto altre canzoni perché non avevamo abbastanza materiale. A quei tempi era meglio avere 90 minuti che 45 su un album.

Haha, ricordo di aver letto un’intervista in cui parlavi dell’aver utilizzato di un coro di ragazzi.
Era un coro di ragazzi di Berlino chiamato Omnibus e il direttore era l’insegnante di canto di Nina Hagen. È stato davvero bello. Ed era severo con i ragazzi: arrivarono 10 ragazzi e 2 madri, ma solo a 6 è stato permesso di entrare nello studio. Ha detto  che tutti avevano tre possibilità e chi sbagliava, era eliminato. Eravamo tutti un po’ perplessi su come trattasse i ragazzini. Ci ha detto che aveva 40 ragazzi nel coro e quello era l’unico modo per farlo funzionare.

Ahah, dato che sono un’insegnante, so che a volte devi parlare con i bambini in modo un po’ più duro!
Beh, penso che oggigiorno dovresti stare attento a quello che dici, altrimenti i loro genitori vengono a trovarti. Ma è stata una cosa emozionante. Anche con la ragazza che ha registrato la parte parlata. L’abbiamo registrata negli studio Morissound e lei era la figlia dell’addetta alle pulizie. Le è stato detto che avevamo bisogno di un “angelo” e lei ha detto che aveva un angelo e ha messo la ragazza in un vestito bianco e l’ha portata con sé. La madre ha ascoltato le battute e la ragazza le ha ripetute e così l’hanno registrato. Ma tutto è stato fatto in modo spontaneo, niente è stato copiato, anche la linea melodica è stata creata dallo stesso direttore del coro.

Venendo al predecessore “Choir Of Horrors” – penso che la produzione sia stata molto debole per la voce. Questo è davvero un peccato.
Sì, non ha reso al meglio. Ma cerca la versione rimasterizzata della High Roller Records firmata da Patrick W. Engel. Lì puoi sentire la voce molto meglio e suona avrebbe dovuto essere. È davvero potente. È un peccato perché penso che l’album sia il mio preferito. Suoniamo anche più canzoni da “Choir Of Horrors” che da “Rotten Perish” dal vivo, “Rotten Perish” è piuttosto eccessivo in alcune parti secondo me (ride). Ma ci sono molte persone a cui piace e dobbiamo rispettarlo. Abbiamo anche suonato “For Those Who Will Fail” ma dal vivo non è mai venuta bene e non è mai stato bello suonarla. A differenza della versione discografica.

Che ne dici di “Underground”? Suoni ancora le sue canzoni, ahah?
No (ride). Penso che per quei tempi la produzione fosse davvero eccezionale e musicalmente è stato un album molto importante per me per molto tempo. Il songwriting era davvero buona ma probabilmente è stato una sorta di “Endorama” dei Messiah (ride). Stavo cercando qualcosa e non l’ho trovato: un nuovo cantante a cui non era permesso gridare come Andy, così il povero Christofer (Johnson; M.) ha dovuto cantare ma non ci è riuscito.

Hm, sì… specialmente in “Ballad Of Jesus” è andata proprio così… beh…
Esiste anche un CD remix con quattro o cinque versioni differenti.

Ahah purtroppo non ce l’ho, ahah!
Allora seguivamo le mode, sai (ride).

Avete organizzato un release party con i vostri compatrioti Commaniac e Poltergeist, che non sono proprio gli ultimi arrivati. I Comaniac hanno pubblicato un superbo nuovo album qualche mese fa. Consiglieresti qualche altra nuova band svizzera?
Sì, i Klaw sono una band davvero raccomandabile. Il chitarrista suona anche nei Poltergeist e Pat dei Gurd è la seconda chitarra. È un thrash metal molto tecnico e hanno un cantante molto giovane che ha circa 20 anni. Ho già ascoltato alcune nuove registrazioni e suonano piuttosto bene. Anche i Vorax stanno realizzando una sorta di dinosaur metal (ride)

Scusa? Cosa fanno?
Dinosaur metal. Hanno un dinosauro nel loro logo e sono un po’ come Bolt Thrower per il groove. Il nostro bassista Patrick ci suona ed è tutto quello che ho sul radar al momento. Il motivo per cui i Comaniac suonano con noi è perché quando ho dovuto lasciare a causa del mio infortunio, abbiamo dovuto decidere se cancellare il PartySan e gli altri spettacoli oppure no. Ho chiesto a Stefan dei Comaniac di sostituirmi e ha fatto un lavoro super per il primo spettacolo, ma non al PartySan, dove ho potuto suonare di nuovo. Quindi ha imparato tutto per un solo show. Gli ho detto che poteva suonare al PartySan oppure fare con me un 50/50 ma ha insistito che dovessi esibirmi io. Quindi questo è parte del nostro ringraziamento a loro e anche perché ci piace la band.

Infine un piccolo quiz. Ieri ero all’Abbath di Dortmund e indossavo la mia vecchia maglia di Psychomorphia. Un ragazzo mi chiese se sapevo quali due canzoni dei Death i Messiah coverizzarono nel 1987. Lo sai?
Sicuramente “Baptized In Blood” e l’altra non riesco a ricordarla. Li ho visti allora e V.O. suonava la chitarra. Ma non lo ricordo. Ma puoi trovare un video per “Baptized In Blood” su YouTube. Non ho davvero idea quale sia la seconda. “Scream Bloody Gore”?

No, “Evil Dead”.
Ah sì! “Evil Dead”, ovviamente!

Haha, Steve, grazie mille per la bella intervista.
Grazie anche a te, Michael!

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