Dario e Alessandro Grillo dei Platens, Federica Raschellà e l’ex cantante dei Perfect View, Damiano Libianch, hanno unito le proprie forze per dare vita a un progetto che è una sorta di balzo, probabilmente notturno, nelle sonorità anni 80. Heavy melodico, AOR e pump rock rivivono gli antichi fasti nelle note del debutto omonimo dei romani Nightblaze, uscito lo scorso mese per Art Of Melody Music / Burning Minds Music.
Benvenuti Dario, dal 22 marzo è fuori per Art Of Melody Music / Burning Minds Music, “Nightblaze”, il vostro esordio. Vi andrebbe di presentare la band ai nostri lettori?
Ciao Giuseppe. La band è composta da quattro elementi: Damiano Libianchi è il cantante, io sono il chitarrista e tastierista, Alessandro Grillo è il batterista e Federica Raschellà la bassista. Per l’occasione mi sono occupato anche dei cori e ho curato personalmente la produzione, le registrazioni, il mixaggio e il mastering dell’album.
Questo progetto affonda le proprie radici stilistiche negli anni 80, come mai avete fatto una scelta così netta quando avete individuato il vostro sound?
Semplicemente perché siamo un po’ tutti affascinati da quelle sonorità. Siamo cresciuti ascoltando Journey, Survivor, Toto, Extreme, Giant, House of Lords, White Lion etc. Quindi questo genere di musica fa parte del nostro background musicale.
Cosa rappresentano per voi gli anni 80 e cosa vorreste trasmettere di quel periodo a chi vi ascolta?
Avendoli vissuti da adolescente ho tanti bei ricordi legati a quel periodo. Per la musica è stato un momento magico in cui sono state scritte le più grandi canzoni di sempre, dal pop all’hard rock. Qualcosa di irripetibile che oggi può essere solo raccontato e ricordato. C’era un grande fermento di band ed artisti di talento sia nell’underground che nel mainstream e soprattutto c’era molta selezione “naturale”. Andavano avanti i più meritevoli e talentuosi.
Non temete di apparire alle orecchie dei più giovani dei boomer?
Certamente siamo dei boomer anagraficamente parlando. Musicalmente invece non credo che la nostra musica sia “peggiore” di quella che va tanto in voga oggi. Semmai potrebbe rappresentare un’opportunità per chi è abituato ad ascoltare la robaccia che viene trasmessa dal mainstream. Almeno si tratta di musica suonata con sudore e passione.
Sulla copertina campeggia la scritta “On Air”, un piccolo tributo alle radio che, negli 80, erano probabilmente il maggior mezzo di diffusione della musica?
Le radio hanno avuto un ruolo chiave dalla fine degli anni ’60 in poi. Soprattutto la nascita delle radio private ha creato un sottobosco fittissimo di deejay talentuosi che andavano a scovare artisti e band emergenti di gran talento che altrimenti non sarebbero mai venute fuori. Le radio rappresentavano la vera alternativa al mainstream ed erano seguitissime. Basti pensare ai numeri dell’americana Radio Caroline (su cui è stato pure girato il film “I love radio rock”) o anche alla nostra Radiofreccia ad esempio. E’ stato un periodo d’oro in cui alcuni Deejay sono divenuti più popolari e famosi degli artisti stessi. Quindi la copertina è chiaramente un piccolo tributo a quegli anni d’oro.
A proposito di singoli e della loro diffusione, dall’album ne avete estratti se non erro tre e condivisi soprattutto tramite Youtube. Come avete scelto i brani che rappresentassero il disco e che facessero conoscere la band?
Abbiamo scelto i tre brani che per noi sono i più rappresentativi del disco: “Tell me” ha tutti gli elementi che caratterizzano il nostro sound, dalle atmosfere notturne e malinconiche alle grandi melodie. “Take on me” spinge invece molto di più sull’acceleratore e ha un impatto più chitarristico, mentre “Daughter” mostra il nostro lato più orchestrale, solenne e sinfonico.
Come sono nati i pezzi contenuti nel disco?
Semplicemente partendo da una linea melodica cantata. Di norma la maggior parte delle mie composizioni parte da un giro di chitarra, una chiara idea melodica che poi viene elaborata ed incasellata su degli accordi.
Avete già proposto i brani dal vivo? Quale è stata la risposta del pubblico?
Non abbiamo ancora suonato dal vivo per una serie di problemi familiari che hanno avuto priorità rispetto alla musica. Inoltre siamo tutti molto indaffarati con i nostri rispettivi lavori quotidiani e trovare il tempo per organizzare serate a condizioni di ingaggio “normali” non è semplicissimo, soprattutto dalle nostre parti e su Roma in modo particolare.
Le vostre prossime mosse?
In questo momento stiamo ricevendo tantissimi feedback positivi. L’album sta ottenendo riscontri positivi e unanimi un po’ ovunque ma essendo un genere di nicchia non ci aspettiamo chissà cosa. Siamo molto realisti. Ci piacerebbe magari poter partecipare a qualche festival importante e riuscire a portare la nostra musica on stage. Ma attualmente nessuno ha bussato alla nostra porta.
