Irreverence – Forsaken

Un Ricky Paioro, voce e chitarra degli Irreverence, senza timore di esprimere pareri scomodi, ci ha introdotto nel modo desolato descritto in “Forsaken, il nuovo album autoprodotto dai lombardi.

Benvenuto Ricky, da Aprile è fuori il vostro ultimo album “Forsaken”,a qualche mese dalla sua pubblicazione come sta andando il disco?
Grazie, e grazie per lo spazio che ci date. “Forsaken” sta andando decisamente bene, soprattutto sulle piattaforme digitali. Che volente o nolente sono la nuova dimensione del mercato discografico, e lo dico con un pizzico di malinconia essendo cresciuto nel mondo dei supporti fisici. Ma tant’è, bisogna scendere a patti con questa nuova realtà.

Subito dopo la pubblicazione, vi siete tuffati in un tour europeo, quali nuovi brani avete inserito nella vostra setlist?
Sì, esattamente. Tour che ci ha dato davvero la dimensione delle potenzialità del nuovo disco e del nostro live show. Buona parte dei nuovi brani sono stati inseriti in scaletta, come tutti i tour di supporto alla nuova release. Nella setlist del tour europeo hanno trovato spazio “Pit”, “Black Hearts”, “Bleeding Anymore”, “Buried Alive”, “Tp Us To Blame”, “Stand Or Fall”. Insieme a quelli che ormai consideriamo “classici” dei nostri show, song che sono incluse in lavori precedenti e che sono sempre state presenti nelle nostre setlist.

Le otto canzoni inedite che inserite nella tracklist presentano una struttura che, pur non essendo innovativa o cervellotica, permette ai brani appari freschi e coinvolgenti. Sei d’accordo con me?
Assolutamente d’accordo. Abbiamo preferito un songwriting più diretto e istintivo, meno fronzoli o tecnicismi rispetto al passato e un approccio più selvaggio. Nel corso della nostra carriera abbiamo composto in svariati modi, a seconda della fase che vivevamo e da quella che era l’ispirazione del momento. E non sono mancati capitoli più “cervellotici”.

Se non erro oggi siete un quartetto, formato da due membri storici Davide e Ricardo e due entrati successivamente, Andrea e Marco. Quale è stato il contributo dei neo-entrati all’album?
Io e Davide siamo lo zoccolo duro, insieme fin dal principio, dal primo demo datato 1995. Andrea e Marco, sono entrati relativamente di recente e hanno portato una ventata d’aria fresca. Sia in termini compositivi, apportando le loro influenze che sono decisamente differenti, essendo Marco legato a sonorità più classic metal, mentre Andrea è decisamente più orientato verso sonorità hardcore/punk. Capirai da solo che non potevano che essere entrambi contributi fondamentali nel risultato finale che puoi sentire su “Forsaken”.

Prima ho parlato di otto tracce inedite, ma il disco contiene in tutto 9 pezzi. Quali sono le maggiori novità nella nuova versione di “Scapegoat”?
Abbiamo deciso di registrare nuovamente “Scapegoat” in quanto era uscita solo sull’EP omonimo e in piena fase emergenziale (2020) quindi non aveva avuto, a nostro parere, la giusta visibilità. La consideriamo tutt’ora un bellissimo pezzo, dimostrazione ne è il fatto che continua ad essere una canzone imprescindibile nelle nostre setlist. Nella versione contenuta in “Forsaken” abbiamo rifatto le parti vocali e parte degli arrangiamenti, rendendola più vicina
allo stile del resto dei brani contenuti nel disco. Una doverosa attualizzazione del brano, non sostanziale, ma importante.


La splendida copertina di Vando Alberto Rosa mi ha fatto pensare ai giorni della pandemia, questo avvenimento quanto ha inciso sulla versione finale di “Forsaken”?
Vando (Alberto Rosa) è un amico da tanti anni e quando siamo arrivati al momento di scegliere la cover ci siamo rivolti a lui. Lo stile che lo caratterizza si adatta perfettamente alle tematiche dei nostri testi e alla nostra proposta musicale. Non abbiamo avuto dubbi, sin dal principio. Come nelle vite di chiunque, enormemente. Le composizioni risentono in qualche modo della frustrazione del periodo vissuto, della libertà che ci è stata strappata arbitrariamente e irresponsabilmente. Rabbia, frustrazione, libertà personali violate… non poteva nonché ripercuotersi nelle nostre composizioni.

Le vostre ultime pubblicazioni sono uscite con la STF, ma in generale avete sempre avuto un’etichetta alle vostre spalle, come mai avete optato per l’auto-produzione questa volta?
Molto sinceramente il ruolo delle label oggigiorno è decisamente relativo, per non dire marginale. Il mercato discografico come lo conoscevamo è morto, è con esso molti degli addetti ai lavori. Le proposte che ci sono giunte prima della pubblicazione erano a dir poco impresentabili, paradossali. Motivo per cui abbiamo deciso di muoverci in autonomia, affidando la promozione ai management e la gestione dei live alle booking agency che ci seguono.

In che formati avete deciso di pubblicare il disco?
RAbbiamo pubblicato il disco in versione digipack e, naturalmente, in formato digitale. Stiamo valutando di produrlo anche in vinile, in edizione limitata. E’ solo una questione di costi, ma la volontà è questa.

Abbiamo già accennato al tour primaverile di supporto al disco, ci sono altre date in programma nei prossimi mesi?
Attualmente la situazione live in Italia sfiora il ridicolo, siamo come proposte che come condizioni tecniche e logistiche delle location. E sembra essere una spirale senza fine, ovviamente discendente. Motivo per cui non siamo intenzionati a pianificare date in Italia, a meno che non si tratti di occasioni per cui ne vale davvero la pena. Stiamo valutando una seconda parte di date di supporto a “Forsaken”, ma principalmente all’estero dove esiste ancora una scena degna di questa nome.

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