Husqwarnah – Purification through sacrifice

Avevamo lasciato gli Husqwarnah alle prese con il proprio album di debutto “Front: Toward Enemy” del 2021, li abbiamo contattati nuovamente, in occasione della pubblicazione del nuovo “Purification Through Sacrifice” (Time To Kill Records / Anubi Press), per riprendere quel discorso e scoprire qualcosa di più sul presente e futuro della band…

Ben ritrovati, direi di iniziare da dove ci eravamo lasciati, la pubblicazione del vostro disco di debutto: come è andato “Front: Toward Enemy”?
Ciao è un piacere! Il nostro disco di debutto è andato decisamente bene dal punto di vista puramente “critico”, nato in condizioni avverse (periodo covid) ma incarna al 100% le direzioni stilistiche che andremo a sviluppare e perfezionare in futuro.

Cosa avete seminato con quel disco che poi avete raccolto in studio durante le registrazioni di “Purification Through Sacrifice”?
Abbiamo capito bene quali erano i punti forti e deboli del nostro debutto e da li siamo ripartiti nella maniera più semplice e continuativa. Per il debutto abbiamo registrato le chitarre e il basso in casa con reamp successivo in studio. Per il secondo abbiamo scelto di fare tutto in studio con la supervisione di Carlo Altobelli (Toxic Basement Studio), questa volta anche in veste di produttore.

Il disco mi pare meno sweden oriented del suo predecessore, sbaglio?
Sicuramente questo lavoro spinge più sull’acceleratore e propone brani molto più aggressivi. Dopo aver suonato per anni solo i brani di “Front Toward Enemy” avevamo l’esigenza di integrare la set list live con qualche cartuccia più letale per alzare l’intensità dei concerti. Che poi a dire la verità dalla Svezia prendiamo in prestito più il sound che le composizioni, probabilmente siamo più sul death inglese e olandese con qualche punta di U.S.A. qua e là.

Nel titolo richiamate i termini purificazione e sacrificio e nelle note che hanno accompagnato il singolo “Tower of Suicide” avete dichiarato che “L’unica via per purificare l’anima è l’estremo sacrificio”. In questa frase può essere racchiuso, se non il concept del disco, almeno l’etica dell’opera?
Si tratta di concetti strettamente legati al brano, il titolo del disco è tratto da quest’ultimo ma è legato più al “periodo” in cui è stato scritto il nuovo lavoro.

Nell’altro singolo sinora pubblicato, “Reincarnation Of Sin Pt. II”, troviamo Enrico Di Lorenzo degli Hideous Divinity, come e nata questa collaborazione e sul disco ci sono altri ospiti?
Stimiamo molto Enrico dal punto di vista sia umano, che artistico e professionale. Il nostro bassista Lorenzo lo conosce per vie lavorative ed è l’insegnante di canto estremo di Maurizio, siamo davvero contenti di averlo avuto come ospite. Non ci sono altri guest sul disco.


Quali brani del disco proporrete dal vivo?
Terremo giusto 3 o 4 brani del primo album, il resto della setlist verrà completata coi nuovi brani, abbiamo inserito “Wheel Of torture”, “Reincarnation Of Sin Pt.II”, “Graboids”, “Mass Grave” e “Tower Of Suicide” ma rinfoltiremo la scaletta con altri brani da “Purification…” e magari qualche altra chicca…

Restando in tema live, avete autoprodotto “Live at Bloom – Live album”, come mai avete deciso di immortalare quella data e di fare uscire il disco senza l’ausilio di un’etichetta?
In quel periodo col nostro fonico abbiamo registrato più di un live, quello al Bloom è risultato particolarmente violento ma anche molto genuino, volevamo renderlo disponibile al pubblico gratuitamente nella maniera più semplice. Riprese del nostro Ryan con mix e master di Carlo, ormai onnipresente.

I prossimi live, invece?
Per ora abbiamo annunciato un live a novembre coi Distruzione ma ne annunceremo altri fra non molto anche fuori dalle “nostre zone” tra cui anche la partecipazione a qualche festival e città in cui non abbiamo ancora suonato.

Prossime mosse?
Suonare, suonare e suonare! Questa è sicuramente la priorità di Husqwarnah. Ma siamo già al lavoro per nuovo materiale e una nuova collaborazione speciale…

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