A.M.E.N. – Argento

Abbiamo avuto il piacere di parlare con Vittorio Sabelli, mente dietro il progetto A.M.E.N., che torna sulle scene con l’album “Argento”, pubblicato sotto l’etichetta My Kingdom Music. Dopo il debutto con “The Book of Lies – Liber I”, ispirato all’opera di Aleister Crowley, il progetto evolve con una fusione di sonorità oscure, classiche e sperimentali. In questa intervista, esploriamo la genesi del disco, l’influenza di Dario Argento e il contributo di Erba del Diavolo, voce portante di questo viaggio musicale.

Benvenuto Vittorio, per prima cosa vorrei togliermi una curiosità, l’acronimo A.M.E.N. per cosa sta?
Ciao e grazie a te. Dopo aver inciso il primo album “The Book of Lies – Liber I” chiaramente ispirato all’omonimo libro di Aleister Crowley, l’idea del nome è venuta spontanea quando leggendo tutto il libro mi sono imbattuto nell’ultima pagina chiamata semplicemente A.M.E.N. Quindi non ci sono acronimi e pensieri contorti dietro il nome del progetto.

Chi dei due ha avuto l’idea di dar vita a questo progetto?
L’idea è stata mia e inizialmente doveva essere un progetto strumentale, ma a mano a mano che lavoravo sui brani è nata l’esigenza di inserire le parti vocali, affidate a Matteo Vitelli. Poi una serie di eventi e coincidenze non proprio fortuite mi hanno portato a stretto contatto con i ragazzi di Ponte del Diavolo e dopo aver ascoltato l’espressività di Erba del Diavolo le ho chiesto se voleva prender parte al progetto. Lei è stata subito entusiasta e mentre nel primo album è presente in soli due brani, il nuovo “Argento” è costruito completamente intorno al suo modo di cantare.

Nelle note promozionali ho letto una frase che mi ha colpito: “musica estrema che incontra la musica alta”. Non so se sia una vostra definizione oppure della My Kingdom, ma a questo punto ti chiederei qual è la tua definizione personale di “musica estrema che incontra la musica alta”.
Tutto ciò che non ha a che fare con la parte musicale non è di mia competenza (ride nda)! Nella mia concezione la musica estrema non è solo blast beat, chitarre spianate e muri di suono, ma anche tutto ciò che va a colpire substrati del nostro essere per creare un’emozione (positiva o negativa che sia). Per capirci i primi album di Antonius Rex sono molto più estremi di tanta musica metal fatta con gli elementi citati. E l’incontro con la musica alta è un modo per intendere la cosiddetta musica colta o meglio conosciuta come classica. Tutto l’album nasce da un preludio in Re minore di J.S. Bach, il padre di tutta la musica fino a oggi, che è pensato come filo conduttore per l’intero album e che ogni volta viene magistralmente variato e ampliato dal pianista Luigi Genovesi. La sua maestria è stata messa al servizio di altri generi come il jazz, il blues (la vera musica del Diavolo) e tante altre sfumature che compongono questo tributo ‘atipico’ al Re (non a caso è la tonalità base dell’intero album) dell’horror Dario Argento.

Appunto, qual è stata l’ispirazione principale per creare “Argento”? Avevate già in mente di rendere omaggio a Dario Argento oppure è stata una decisione presa mentre già eravate a lavoro sui pezzi?
Solitamente parto da un’idea e inizio a svilupparla, in questo caso dal citato “Preludio” di Bach senza pormi troppi problemi su dove andrà e in cosa sfocerà. Se quest’idea dopo qualche tempo mi convince, la porto avanti e sono quasi certo che diventerà qualcosa di più importante sulla quale lavorare. Quando ho inviato i brani embrionali a Erba del Diavolo non le ho detto nulla, avevo un paio di idee sul concept da seguire ma lei mi ha proposto alcuni film di Dario Argento e da lì abbiamo incanalato l’intero album in questa direzione.

In che modo avete lavorato per combinare jazz, blues e dark doom in un’unica opera?
Come detto in precedenza il “Preludio” di Bach è il leitmotiv che “‘ritorna” tra i brani sempre in maniera differente e il fatto di poter disporre di musicisti che si cimentano tra classica, jazz e rock con estrema facilità mi ha portato a lavorare muovendomi tra questi generi, fortemente presenti nel mio background. La scelta è stata rischiosa ma allo stesso tempo affascinante, poiché si poteva portare il discorso oscuro in ambiti inaspettati sia per noi che per chi aveva nelle orecchie il primo album.

A fronte di questa varietà stilistica, quale pensi che sia l’ascoltatore tipo degli A.M.E.N.?
Bella domanda, non saprei risponderti in maniera oggettiva. Sicuramente chi è curioso e aperto a 360°, chi si aspetta del black metal o affinità con gli altri progetti sia miei che di Erba rimarrà probabilmente deluso, mentre chi sa immergersi nell’oscurità più psicologica e raffinata, si troverà facilmente in simbiosi con il concept di “Argento”.

La voce di Erba Del Diavolo ha un ruolo centrale nell’album. Come è stato sviluppato il suo stile vocale per questo progetto e cosa ha dovuto cambiare rispetto ai Ponte del Diavolo?
Assolutamente niente! Erba del Diavolo è una musicista pazzesca con un background musicale pazzesco. La sua voce è talmente singolare e malefica che si è plasmata su “Argento” in maniera naturale e senza alcuna forzatura.

Proporrete anche in sede live questo progetto? E se sì, coinvolgerete altri musicisti?
Al momento è difficile dirlo, anche se ci sono delle idee a riguardo ma ancora niente di concreto.

Avete intenzione di tornare in futuro come A.M.E.N. oppure questo progetto muore con “Argento”?
In generale penso ai miei progetti come una sorta di saga o qualcosa di affine. Anche A.M.E.N. è pensato in quest’ottica, ma rispetto ai vari Dawn of a Dark Age, Incantvm e Notturno è una sorta di contenitore di idee malsane che di volta in volta possono prendere strade controverse e inaspettate. Al momento non so se ci sarà un seguito ad “Argento” oppure no, basta ancora poco per accendere una miccia che innescherà qualcosa di più importante.

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