Mario e Diego ci raccontano cosa li ha spinti a riaccendere i motori creativi, dopo ben dodici anni di silenzio discografico, tornando sulle scene con i brutali Vulvecotomy e il loro attesissimo quarto album, “Aberrant Vaginal Gestation”, uscito l’11 aprile 2025 per Comatose Records.
Benvenuti, cosa vi ha ispirato a tornare in studio dopo dodici anni e quali sono state le motivazioni dietro questo nuovo album?
Mario: Grazie innanzitutto per averci invitati a questa intervista! È un piacere poter parlare di questo nuovo capitolo della nostra carriera musicale. Dopo dodici anni dall’uscita del nostro ultimo album, abbiamo sentito un forte bisogno artistico di tornare a esprimerci attraverso la nostra musica. Durante questo lungo periodo, nonostante ognuno di noi abbia intrapreso percorsi personali e professionali diversi, siamo rimasti sempre in contatto e il desiderio di realizzare un quarto album è rimasto vivo nelle nostre menti. Finalmente, con il giusto tempo e la giusta ispirazione, siamo riusciti a concretizzarlo. In questi anni abbiamo vissuto esperienze che ci hanno arricchiti profondamente, influenzando il nostro stile e le nostre sonorità. Questo album nasce dal desiderio di condividere un’evoluzione naturale del nostro percorso, mantenendo la nostra identità ma con una maggiore consapevolezza artistica. È stato un processo spontaneo, guidato dalla passione che ci ha sempre contraddistinti.
Come descrivereste il processo creativo di “Aberrant Vaginal Gestation”? Ci sono stati cambiamenti nel vostro approccio rispetto ai lavori precedenti, visto che è passato parecchio tempo dalla vostra ultima prova in studio?
Diego: Il processo creativo per “Aberrant Vaginal Gestation” è stato esattamente lo stesso che per tutti gli altri album. L’incaricato principale del songwriting è Mario, che si occupa di stendere le basi dei brani e delle strutture principali. Successivamente, tutti insieme rivediamo il materiale, apportiamo modifiche e proponiamo nuove idee per affinare ulteriormente ogni pezzo. In questa fase lavoriamo molto sulla dinamica dei brani e sull’equilibrio tra le parti. Una volta che il brano strumentale è definito, passiamo ai testi, che vengono scritti tenendo conto del mood generale del disco e delle tematiche che vogliamo affrontare. Anche se è passato parecchio tempo dal nostro ultimo lavoro in studio, non abbiamo sentito la necessità di cambiare approccio, perché è un metodo che per noi funziona e ci permette di ottenere sempre il risultato che desideriamo.
Il mixaggio e il mastering sono stati realizzati da nomi noti come Alessio Cattaneo e Stefano Morabito. Come hanno influenzato il suono finale dell’album?
Mario: Entrambi gli studi si trovano a Roma, quindi è stato più semplice per me lavorare con loro vivendo nella stessa città. Conosco bene i ragazzi personalmente e professionalmente, quindi quando abbiamo iniziato a fare piani più concreti sulla registrazione ufficiale, ho subito proposto quei due produttori. Abbiamo lavorato molto bene con entrambi, abbiamo cercato di prenderci cura di tutti gli aspetti durante la fase di mixaggio e mastering. Di sicuro la loro abilità e competenza hanno dato al nostro nuovo album un suono molto più potente e moderno rispetto ai nostri album precedenti; non volevamo assolutamente un suono finto e “plasticoso” come purtroppo spesso accade oggi per molte uscite discografiche del nostro genere. Siamo tutti molto soddisfatti del risultato finale.
Quali reazioni sperate di suscitare nel vostro pubblico con questo nuovo materiale?
Diego: Speriamo davvero che il nuovo album venga apprezzato dai nostri fan di lunga data, ma anche che possa attirare nuovi ascoltatori, grazie all’evoluzione del nostro sound. Abbiamo lavorato duramente per creare qualcosa di autentico, mantenendo la nostra identità ma sperimentando nuove sonorità. Questo album segna per noi una svolta importante, non solo per le scelte stilistiche, ma anche perché è il primo che registriamo con un batterista umano, il che ha dato una dinamica diversa alla nostra musica. Sappiamo bene che non potrà piacere a tutti, ma il nostro obiettivo non è mai stato accontentare chiunque, bensì esprimerci liberamente. Andiamo avanti sulla nostra strada, fieri di ciò che facciamo e sempre fedeli alla nostra passione.
Dal punto di vista lirico, pensate che sia ancora possibile shoccare l’ascoltatore oppure ormai siamo abituati a tutto?
Diego: Ormai siamo talmente abituati a ogni tipo di stimolo, innovazione o tendenza che nulla sembra più sorprenderci davvero. Viviamo in un’epoca in cui tutto si evolve rapidamente, eppure raramente qualcosa appare autenticamente originale o capace di stupire.
A proposito di scose shoccanti, la copertina dell’album, creata da Guang Yang, è “repugnante e grottesca”. Come avete scelto l’artista e quale impatto volevate che avesse l’immagine?
Diego: Cercavamo un’artista capace di rappresentare al meglio un concept che doveva trasmettere un impatto visivo forte, ricco di dettagli e con un’estetica brutale. L’idea era quella di creare un’opera che non risultasse mai banale o scontata, ma che catturasse l’attenzione e invogliasse l’osservatore a soffermarsi per esplorarne ogni minimo particolare. Desideravamo un’illustrazione che rivelasse continuamente nuove sfumature a ogni sguardo, offrendo un’esperienza visiva sempre diversa e coinvolgente. Guang Yang ha saputo cogliere e interpretare perfettamente questa visione, riuscendo a tradurre le nostre idee in un’immagine potente e suggestiva. Il suo lavoro ha superato le nostre aspettative, conferendo alla copertina un’identità forte e riconoscibile.
Cosa significa per voi il termine “brutal/slam death metal” e come pensate che il vostro album rappresenti questo genere?
Diego: Per come la vedo io, lo “slam” è sempre stato una sorta di appendice che rientra nel genere più ampio del brutal death metal, senza però definirlo completamente. È un elemento distintivo, certo, ma non il fulcro principale del nostro sound. Nel nostro nuovo album abbiamo cercato di trovare un equilibrio perfetto tra queste due anime: da un lato, le classiche parti slam, con i loro groove pesanti e rallentati, e dall’altro le sezioni più tipicamente brutal, rapide, aggressive e tecnicamente elaborate. Il risultato è un disco che fonde il meglio di entrambi gli approcci, creando un’esperienza sonora intensa e dinamica, perfetta per chi apprezza sia la brutalità che la ritmica coinvolgente dello slam.
Ci sono collaborazioni o eventi speciali in programma in occasione del lancio dell’album il 11 aprile 2025, magari proprio nella mia Bari?
Diego: Il 2025 sarà un anno incredibile per noi, ricco di concerti in giro per l’Europa, in città e location dove non abbiamo mai avuto l’opportunità di esibirci prima. Tra le varie tappe, abbiamo in programma un paio di date in Italia, e stiamo lavorando per aggiungere anche un concerto a Bari dopo l’estate. Sarà un’occasione speciale per incontrare il nostro pubblico italiano, che ci ha sempre supportato con grande affetto. Dopo il tour europeo, ci aspetta un’avventura straordinaria in Asia, con una serie di concerti in Giappone, Cina e Corea del Sud. Suonare in queste nazioni, con culture e scenari così affascinanti, sarà un’esperienza indimenticabile. Non vediamo l’ora di condividere la nostra musica con un pubblico nuovo, esplorare questi paesi e immergerci nelle loro atmosfere uniche. Il 2025 si preannuncia davvero emozionante!
A voi il finale…
Diego: Grazie Giuseppe per l’intervista, speriamo che il nuovo album sia di gradimento del pubblico, e ci vediamo on the road… o a Bari, ahahah
