Ikitan – Shaping the chaos

Dopo l’esordio monolitico con l’EP “Twenty-Twenty”, gli Ikitan arrivano al primo full-length, “Shaping The Chaos”, un viaggio strumentale che mescola post-rock, stoner, psych e prog in nove tracce ispirate a fenomeni inspiegabili e luoghi al confine tra realtà e leggenda. Un lavoro nato da quattro anni di ricerca, jam session e sperimentazione sonora, registrato nei Marsala Studios di Genova e impreziosito da collaborazioni speciali, come quelle con Olmo Manzano e Roberto Izzo.

Benvenuto Enrico, “Shaping The Chaos” è il risultato di un percorso di quattro anni e racconta fenomeni inspiegabili e luoghi curiosi. Come avete scelto questi temi e quali sono le vostre principali fonti di ispirazione?
Ciao Giuseppe, grazie mille per lo spazio che mi concedi ancora una volta. Avevamo una lunga lista di fenomeni e luoghi a cui attingere e che abbiamo “creato” negli anni, ci mandiamo continuamente link e foto inerenti a queste tematiche nella nostra chat della band e a un certo punto abbiamo scelto quelli che fossero da un lato più rispondenti all’umore generale della specifica canzone, e dall’altra quelli un po’ più… strani degli altri. Si passa dalle cascate di sangue al luogo in cui è caduto il meteorite che ha portato all’estinzione dei dinosauri, dalla porta dell’inferno al suono della balena più sola al mondo. Ce n’è per tutti i gusti e abbiamo cercato anche qualcosa che potesse bilanciare i vari elementi naturali (aria, fuoco, acqua, ma anche suono, vista, tatto… ). La fonte di ispirazione è proprio il nostro pianeta Terra, la curiosità ci ha spinti a voler mettere insieme questi vari pezzettini e creare una specie di concept attorno alle stramberie del mondo in cui viviamo.

Rispetto all’EP “Twenty-Twenty”, che proponeva un unico lungo viaggio musicale, il nuovo album offre nove composizioni distinte. Quali differenze creative e concettuali hanno caratterizzato questo passaggio?
Iniziamo con le somiglianze: siamo sempre noi, le canzoni sono nate da jam session che abbiamo poi rimaneggiato e riarrangiato per renderle ciò che si sente ora su disco, e la filosofia strumentale ed emozionale è la stessa di “Twenty-Twenty”. Cosa è cambiato? Ovviamente la durata delle canzoni. Se in passato ci siamo cimentati nella creazione di un unico brano di 20 minuti e 20 secondi, su “Shaping The Chaos” abbiamo 9 tracce di media-lunga durata (dipende sempre dalle abitudini di chi ascolta) che non oltrepassano i 10 minuti (praticamente un singolo per una band che ha il prog tra le sue influenze). Pensiamo che all’interno dell’album alcune idee si siano potute sviluppare in modo più deciso che in passato, c’è anche maggiore varietà di stili e, con una durata complessiva di 52 minuti, ci siamo davvero sbizzarriti. Chi ha già recensito l’album ha fatto paragoni che ci onorano moltissimo, a volte parecchio altisonanti, ed essendo consapevoli che un’indicazione come il famigerato FFO (for fans of) sia al contempo un aiuto e una limitazione, ne elenchiamo alcuni qui si seguito: Voivod, Hawkwind, Pelican, My Sleeping Karma, Tool… il tutto rivisitato in chiave Ikitan: heavy post-rock con tinte prog e stoner, con chitarre sognanti, basso roccioso, e batteria fantasiosa.

Il disco è stato registrato, masterizzato e prodotto a Marsala Studios a Genova nel periodo 2021-2025. Quali sono state le maggiori sfide e soddisfazioni di questo lungo percorso produttivo?
Da dove cominciare… nel 2021 abbiamo pubblicato “Darvaza y Brinicle” in cassetta, il che ha dato il via alla collaborazione con Maso e Taxi Driver. In quell’anno siamo anche riusciti a fare due concerti, il che ci ha dato una bella spinta dopo la pubblicazione di “Twenty-Twenty”, avvenuta in piena pandemia. La vita post-COVID ha significato anche la ripresa delle nostre attività lavorative e familiari, per cui con la massima calma e dedizione abbiamo impiegato questi anni per provare e raffinare le canzoni che ora possiamo ascoltare su “Shaping The Chaos”. Anche se è vero anche alcuni pezzi nascono da jam session, la sfida per noi è sempre stata renderle piacevoli all’ascolto senza snaturarne lo spirito “da viaggione”, aggiungendo arrangiamenti curiosi e interessanti dove utile, al fine di non essere “l’ennesima band di rock strumentale”. Alcuni pezzi ci han fatto dannare più di altri, in alcuni casi invece il passaggio da embrione e brano finito è stato più lineare. Insomma, 4 anni e non sentirli!

La vostra musica fonde post-rock, metal, stoner, psych e prog. Come riuscite a bilanciare tutte queste influenze per creare un sound unico e riconoscibile?
Non c’è una pianificazione a tavolino: tutto nasce da lunghe jam e, anche se non tutti i brani di “Shaping The Chaos” si rifanno a queste jam, l’impianto sonoro è grossomodo quello. Come bilanciarle? È un lungo lavoro di ascoltarsi tantissimo mentre si suona, essere anche in grado di fare un passo indietro e riconoscere quando una propria idea a cui si teneva moltissimo magari in quel pezzo in particolare non c’entra poi tanto… parlare, riarrangiare, essere pronti a sperimentare cose nuove, rimaneggiare i brani, e soprattutto divertirsi mentre si suona! La nostra proposta musicale si basa su trame e melodie chitarristiche sognanti e dalle note lunghe, un basso prepotente e avvolgente, e parti di batteria varie ma senza eccessivi tecnicismi. Da dove arriva tutto ciò? Fondamentalmente siamo tre ascoltatori curiosi e affamati di novità e musica varia, cerchiamo sempre qualcosa che possa stupirci e quindi negli Ikitan si trovano tutte le cose che ci piacciono, senza paura di mischiare e osare.

Il brano “Natron” vede la collaborazione di Olmo Manzano alle percussioni e Roberto Izzo al violino. Come è nata questa sinergia e in che modo ha arricchito la canzone?
“Natron” è nato in partenza come un brano parecchio articolato, è il più lungo del disco e attraversa ambienti e atmosfere variegate. Abbiamo voluto arricchirlo per aumentare la texture sonora e aggiungere dei piani d’ascolto interessanti. Nel lungo crescendo iniziale abbiamo lavorato con Olmo con percussioni africane sia per richiamo al lago da cui abbiamo preso il titolo sia per creare una tensione ricca ed efficace fino all’apertura del brano. La parte centrale, più distesa, si è rivelata essere un perfetto campo di gioco per poter inserire un meraviglioso assolo di violino di Roberto con una sonorità forse un po’ inedita per il genere ma che si lega perfettamente con la nostra idea di viaggio musicale.

“Shaping The Chaos” è autoprodotto e distribuito da Taxi Driver Records, con una particolare attenzione anche ai formati fisici, come il vinile in edizione limitata. Quanto conta per voi la presentazione fisica dell’album e il rapporto con i fan?
Tantissimo: crediamo ancora nell’importanza di avere in mano un oggetto che veicoli a sua volta il valore emotivo della nostra musica. Essendo nati negli anni ‘80, questo oggetto si identifica coi formati fisici quali cd, vinile e cassetta (nel 2021 infatti abbiamo pubblicato “Darvaza y Brinicle” in cassetta). Anche per chi ci ascolta, trattandosi di persone sì della nostra età (anno più anno meno) ma anche più grandi, l’oggetto fisico è spesso imprescindibile. Abbiamo anche notato che in alcuni casi diventa praticamente una forma di supporto all’intero progetto musicale, il che ci riempie di gioia. E questa volta, anche se totalmente autoprodotti – leggi: squattrinati -, non abbiamo voluto rinunciare allo sfizio enorme di pubblicare l’album anche in vinile. Una sciccheria che non vediamo l’ora di avere tra le nostre mani.

Il release party al Flamingo Records Store di Genova, che si è tenuto il 9 marzo 2025, come è andato?
Molto bene! Un sacco di persone, sia vecchi che nuovi amici, hanno voluto celebrare con noi l’uscita del nostro primo album. Da un lato la pandemia (ci siamo formati a fine 2019) e dall’altro le nostre vite private un po’ complicate e non facilmente incastrabili ci hanno resi una band che non si presenta spesso su un palco – abbiamo 3 concerti all’attivo, di cui uno in un teatro vuoto – quindi un’occasione del genere è stata imperdibile sia per noi che per chi ci ha seguiti in questi anni. Vedere quelle persone con cui per anni magari ci siamo solo scritti sui social o che non vedevamo da tantissimo tempo è stato molto emozionante. Un enorme ringraziamento ad Alberto, Emi e Maso di Flamingo che hanno accolto la nostra richiesta e proposta di fare questo release party da loro.

La copertina dell’album, ideata da Luca Marcenaro, cattura perfettamente l’essenza di “Shaping The Chaos”. Quanto è stato importante per voi tradurre visivamente il concetto dell’album?
Per noi è molto divertente creare una simbiosi tra la nostra musica e le grafiche che la accompagnano e ci mettiamo la stessa cura che usiamo sulla musica anche per elaborare le idee e tutti dettagli grafici. Luca è stato straordinario nel dare forma al nostro personaggio, e alle nostre fantasie, a partire da “Twenty-Twenty” portando avanti il filo della narrazione. Se nel primo EP abbiamo risvegliato Ikitan dalle profondità della terra, con “Shaping the Chaos” lo abbiamo fatto alterare parecchio ed è lui a generare questi fenomeni naturali che sconquassano il pianeta. La copertina di Marcenaro effettivamente rende bene l’idea.

Dopo questo ambizioso debutto e il ritorno sulle scene, quali progetti futuri o evoluzioni possiamo aspettarci dagli Ikitan?
Per ora siamo molto impegnati nella promozione del disco ma abbiamo qualche idea in cantiere. Staremo a vedere che intenzioni avrà Ikitan dopo aver dato forma al caos. Come dicono quelli veri: stay tuned!

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