Hungrey – Hungrey

Abbiamo avuto il piacere di parlare con Francesco Ciancaleoni, chitarrista della progressive band tricolore Hungrey. Ci ha raccontato la genesi di questo progetto musicale e l’evoluzione che lo ha portato a diventare una vera e propria band, giunta da poco al debutto, intitolato “Hungrey“, pubblicato dall’Elevate Records

Ciao Francesco, come è nata l’idea di formare gli Hungrey e quale è stata la molla che vi ha spinto a trasformarlo da side project a vera e propria una band?
Il progetto Hungrey è nato dalla necessità di approcciare il metal con una maggiore libertà compositiva. Ci siamo resi conto che per alcuni di noi era maturo il momento di dare un taglio a certi stereotipi e abbiamo cercato una nostra identità più matura, come sound e arrangiamenti, ma anche come metodo. Dopo tanti anni forse si è trattato del bisogno di una ventata di aria fresca e, complice l’età, di proporre la nostra visione del metal senza preoccuparci troppo del giudizio altrui. Una volta “respirata” questa nuova atmosfera, però, ci siamo resi anche conto che non avremmo più voluto rinunciarci e abbiamo deciso di trasformare l’idea di side-project in una band stabile, su cui investire tutte le nostre energie.

Avete dichiarato che la musica è l’immortalità e lo strumento di sopravvivenza per l’umanità. Come trasmettete questo messaggio attraverso i vostri brani?
Di fatto i testi delle nostre canzoni sono ispirati per lo più a vicende umane o aspetti sociali, spesso risultato di riflessioni che il nostro singer si appunta durante i suoi numerosi viaggi. Contengono più o meno indirettamente un approccio etico e filosofico condiviso anche dal resto della band e non potrebbe essere altrimenti perchè per stare insieme in un progetto musicale duraturo è necessario anche avere una concezione del mondo quantomeno compatibile. Per questo abbiamo volute fare riferimento ad alcuni argomenti filosofici, oltre che ad elementi di astronomia fisica quantistica, in quello che noi consideriamo una sorta di manifesto programmatico: riteniamo la musica un linguaggio universale profondamente connesso con l’essenza stessa dell’universo. La riflessione diventa particolarmente attuale in un momento come questo dove gli uomini dovrebbero ritrovare elementi in grado di favorire l’integrazione e il dialogo e la musica, come tutta l’arte in generale, è uno strumento prezioso in questo senso perché non ha confini, sa parlare al cuore di tutti e ci ricorda (e ne abbiamo un gran bisogno) che, nonostante le nostre imperfezioni, siamo capaci, come esseri umani, di produrre bellezza ed energia, ispirati da tutto quello che ci circonda. Dobbiamo imapare a farlo senza alimentare divisioni e brame di potere perchè questo è l’unico modo per garantirci la sopravvivenza come specie, altrimenti saremmo destinati all’autodistruzione.

Quali sono le principali influenze musicali che hanno contribuito alla creazione del vostro sound?
Il nostro stile sostanzialmente consiste nell’arricchire il metal classico con tutte le contaminazioni che negli anni ci sono entrate nella testa (e nelle mani), a seguito di ascolti che nel tempo hanno visto un allargamento degli orizzonti. Nonostante I nostri gusti sono abbastanza eterogenei, come sound possiamo veniere accostati un po’ al primo prog-metal americano di fine anni 80, inizio 90 (ed in effetti band come i Queensryche sono senz’altro tra le nostre preferite), ma ogni tanto vengono fuori anche altre influenze, spesso insospettabili quanto spontanee, che fanno riferimento al prog Italiano anni 70, così come ai Metallica.

Come è nata la collaborazione con Ray Sperlonga per le voci? In che modo ha influenzato il risultato finale?
Con Ray c’è una collaborazione “storica”. Luca Loreti, il nostro singer, si trova molto bene a confrontarsi con lui. Ray ha contribuito non solo per quanto riguarda la registrazione delle voci dell’abum, ma anche con idee che hanno migliorato l’album, conferendogli un respiro “internazionale”, sia per quanto riguarda i testi che il sound.

Avete registrato presso il NMG Studio di Palestrina. Cosa vi ha spinto a scegliere questi studios? Le vostre aspettataive sono state soddisfatte?
Abbiamo conosciuto lo studio attraverso un amico (Dario Bergamo dei Pleasure Palace) che li si era trovato bene. Eravamo in ritardo rispetto ai tempi di pubblicazione dell’album ma soprattutto ci siamo trovati in difficoltà con le registrazioni della batteria. NMG studio si è dimostrato fondamentale per completare il lavoro perchè Alex Di Nunzio è intervenuto direttamente suonando lui stesso la batteria e permettendoci di completare il progetto nei tempi attesi. Siamo assolutamente soddisfatti della collaborazione, il prodotto finale risulta pienamente corrispondente alle nostre aspetttive, anzi, forse dobbiamo ringraziare ulteriormente Alex per una “modernizzazione” del nostro sound, che, senza il suo intervento poteva restare ancora troppo legato alle sonorità del metal più classico. Scherzando, durante il missaggio, gli abbiamo detto: “Grazie Alex! Con il tuo intervento ci siamo svecchiati di diversi anni, ora siamo ben oltre il 1990!”. Scherzi a parte, agli NMG studios di Palestrina, abbiamo trovato disponibilità, professionalità, competenza e attrezzature di primordine che hanno senz’altro contribuito alla resa qualitativa del nostro album di esordio, indirizzandoci esattamente verso le sonorità che cercavamo.

Il primo singolo, “Start To Forget”, è accompagnato da un video che fa parte di una trilogia. Puoi raccontarcene il concept?
Anche per i video di supporto dei singoli abbiamo voluto “cambiare metodo” dando carta bianca ad un giovane regista, Tommaso Benvenuti, chiedendogli espressamente di non girare un classico videoclip promozionale per la band, ma di utilizzare, semmai, la nostra musica come colonna sonora delle sue idee. Dopo il primo video su “Start to Forget” ci è venuto in mente quasi per caso di poter legare i testi delle altre due canzoni che avevamo scelto come singoli, “Moth” e “Falling”, ad un unico percorso narrativo. E’ stata una idea venuta “in corsa” probabilmente influenzata proprio dall’entusiasmo di Tommaso che abbiamo voluto, per certi versi, cavalcare. Gli abbiamo spiegato brevemente cosa pensavamo di fare e ancora una volta è stato lui a prendere la situazione in mano e in poco tempo ha girato e montato anche gli altri due video. Nonostante le canzoni siano state concepite in modo separato, Tommaso ha saputo legare il significato dei testi ad un unico percorso narrativo, sviluppando la storia d’amore tra i due protagonisti incontrati nel video di “Start to Forget”, ambientato in una atmosfera western-horror, attraverso salti temporali che hanno comportato una variazione scenografica negli altri due video. Dopo “Start to Forget”, in cui il protagonista deve confrontarsi con la drammatica perdita della compagna, si assiste ad un prequel (nel video di “Moth), ambientato in una atmosfera medievale, in cui i due si incontrano per la prima volta e si innamorano, e da un sequel (nel video di “Falling”) in cui, in una ambientazione cyber-futuristica. I due riescono a ricongiungersi grazie alla tecnologia. Sappiamo che è stata un’idea coraggiosa, perché non sapevamo cosa poteva uscire fuori, ma quando abbiamo ricevuto i video di “Moth” e “Falling”, incidendo pochissimo nel processo creativo di Tommaso, siamo rimasti soddisfatti. L’approccio, che può essere ricondotto ad un nostro metodo anche nel campo della comunicazione, ci ha confermato l’opportunità di lasciare più spazio creative ai giovani, dando loro fiducia e supporto al loro entusiasmo. Secondo noi questo approccio paga sempre (lo abbiamo sperimentato anche sulla grafica della cover) e anche se qualcuno storcerà il naso rispetto ad un prodotto che non può dirsi certo convenzionale, siamo convintissimi di aver fatto la scelta giusta.

Come mai avete scelto proprio “Moth” e “Falling” come altri due singoli?
La scelta dei tre singoli dell’album di esordio degli Hungrey, ovviamente, è stata molto ragionata. Avevamo necessità di rappresentare il sound della band evidenziando i nostri principali “marchi di fabbrica”. La scelta di “Start to Forget” è stata legata a due aspetti, il primo è che si tratta di un pezzo che “contiene” molti elementi caratterizzanti la nostra attuale direzione musicale e il secondo è che nella composizione e nell’arrangiamento l’approccio a questa canzone è stato veramente “corale” tra i diversi membri della band. “Moth”, il secondo singolo, invece, vuole rappresentare maggiormente le nostre inclinazioni più progressive e la nostra cura nel valorizzare le melodie dei ritornelli. Dopo queste due canzoni, però, serviva un colpo di frusta per ricordare al mondo che la nostra connotazione metal resta forte e senza cedimenti di “tiro” e “Falling” risponde perfettamente a questo scopo.

Dopo la pubblicazione di questo debutto, che segna l’inizio del vostro viaggio musicale, quali sono i vostri obiettivi futuri come band?
Stiamo vivendo con grande entusiasmo l’evoluzione di questo progetto, era ciò che volevamo e tutto sta andando come ci aspettavamo. Abbiamo recentemente presentato l’album in una occasione live (il release parti dell’album si è svolto alla Stazione Birra di Roma il 27 marzo ultimo scorso) in cui non solo ci siamo divertiti, ma abbiamo anche avuto conferma delle nostre qualità e potenzialità, specie in contesti che ti permettono di suonare in condizioni ideali. Per il futuro abbiamo molte idee nel cassetto e siamo praticamente pronti a cominciare a lavorare al prossimo album, che sarà ancora più “libero” e innovativo. Abbiamo intenzione di spingerci ancora di più in direzione di atmosfere melodiche e progressive, ma siamo sicuri di non perdere quella tensione che deve comunque ispirare una produzione metal. Ci stiamo muovendo, anche con il supporto della nostra label, Elevate Records, anche per supportare l’album appena uscito attraverso una attività live, ma non vogliamo rinunciare ad alcuni aspetti che ci porteranno a dover selezionare le opportunità con una certa attenzione. La musica che facciamo non è da primo ascolto e siamo consapevoli di rendere meglio in contesti live di un certo tipo. Abbiamo anche due o tre coriste sul palco con noi e vorremmo provare a valorizzare una proposta live orientata ad uno spettacolo di una certa qualità anche visiva (abbiamo una specie di film, della durata del concerto, che accompagna tutta la performance live con effetti e immagini inspirate ai testi delle canzoni in scaletta). Questa ambizione riduce di molto le possibilità di esibizione live (specie in una città come Roma dove i locali adeguati a una proposta di musica “originale” sono veramente pochi) ma è un’altra sfida che vogliamo affrontare, convinti di essere dalla parte della ragione: meglio un concerto in meno all’anno che rischiare di non riuscire a proporci come vogliamo. Il nostro obiettivo è semplice: chi viene ai nostri concerti deve passare una bella serata e non vedere l’ora di tornare a sentirci, alla fine è tutto qui! Stay tuned, stay Hungrey!

Lascia un commento