A poche settimane dall’uscita del nuovo album a firma Lord Vampyr, “The Greatest Bloodbath” (Moribund Records), abbiamo raggiunto Alex per approfondire contenuti, atmosfere e visioni legate a questa nuova fatica discografica. Tra horror teatrale, influenze wave anni ’80 e un ritorno all’identità vampirica, l’artista ci guida attraverso un’opera ambiziosa, divisa in due atti.
Bentornato Alex, con l’uscita di “The Greatest Bloodbath” arrivi al tuo settimo album a nome Lord Vampyr, un traguardo significativo nella tua carriera. Come pensi che questo nuovo lavoro si distingua dai precedenti in termini di evoluzione musicale e tematica, e quali nuove sonorità o direzioni hai esplorato in particolare per rendere questo album un’opera così in-depth?
Non so se si tratti di evoluzione o meno, in realtà volevo con tutte le mie forze, fare un album che riportasse tutti gli elementi che hanno attraversato la mia storia passata, rendendoli ancora più teatrali e accentuando la parte narrativa e horror.
L’album è diviso in due capitoli, con il secondo che funge da colonna sonora originale. Come è nata l’idea di questa struttura così ambiziosa e come pensi che influenzi l’esperienza complessiva dell’ascoltatore?
Diciamo che in parte lo dovevo anche a Max Varani, per ringraziarlo del grande lavoro fatto per tutta la parte di synth e orchestrazioni dell’album, allora abbiamo deciso di utilizzare inserire le tracce originali, che nei brani potete ascoltare utilizzati in modo diverso e creare una sorta di pseudo colonna sonora.
Il comunicato stampa menziona un’influenza del “classic-era King Diamond” nel nuovo album. Quali elementi specifici della sua musica ti hanno ispirato e come li hai integrati nel tuo sound?
Sai le note delle label, sono a volte precise e a volte un po’ approssimative, diciamo che sicuramente la componente horror/teatrale presente nei vecchi album di King Diamond è presente, ma finisce lì il paragone.
L’artwork di “The Greatest Bloodbath” è descritto come “Hammer Horror-esque”. Quanto è importante l’aspetto visivo e l’immaginario horror nel tuo lavoro, e come si riflette nella musica e nella presentazione complessiva dell’album?
Abbiamo lavorato molto sotto questo aspetto, con diverse versioni dell’artwork, cambiando e spostando cose fino a raggiungere il giusto compromesso. Volevo sicuramente discostarmi dalle solite copertine black, e cercare di far capire anche a livello visivo quale erano le intenzioni della band.
Dopo oltre 21 anni di carriera, come descriveresti l’evoluzione del tuo suono, che spazia dal black metal sinfonico alle influenze di musica classica, opera, darkwave e altri generi? Quali sono stati i dischi fondamentali di questo percorso?
In realtà la carriera inizia nel lontano 1988, con Sepolcrum per poi proseguire con Theatres Des Vampires e Lord Vampyr e altri progetti. Sì, ovviamente per quanto riguarda Lord Vampyr sono 21 anni che porto avanti il progetto e, essendo comunque una persona che ha sempre ascoltato tutto, è normale che i miei ascolti confluiscano nei miei brani. Ovviamente non posso non citare Mercyful Fate “Melissa”, Savatage “Sirens”, Metal Church “S/t”, Cradle of Filth “The Principle of Evil Made Flesh”, Moonspell “Irreligious”, Depeche Mode “Violator”. Ma tante altre band in realtà, poi ovviamente nell’ultimo album senti anche tutte le influenze di Max Varani, che comprendono Goblin, John Carpenter, Frizzi, e gran parte della darkwave e wave anni ’80.
Hai costruito un’immagine coerente di vampirismo nella tua performance, nei testi e nell’atmosfera musicale. Come sviluppi e mantieni questa identità così distintiva, e quanto è cruciale per il tuo progetto artistico? E, soprattutto, quanto ti senti ancora affine a questa figura rispetto ai primi passi mossi con i Theatres des Vampires?
Era per me importante riprendere questo aspetto che forse stavo mettendo un po’ da parte, sicuramente questo processo di ritorno alle radici è stato intrapreso già con il precedente “The Vampire’s Legacy” e proseguito in modo molto più marcato con “The Greatest Bloodbath”.
Hai suonato estesamente in tutto il mondo, inclusi tour europei con i Christian Death e un tournée in Messico. Ma è davvero così tanto più rosea la situazione all’estero rispetto all’Italia oppure è la solita storia dell’erba del vicino…
È diverso tempo che non suono live, ma ovviamente ho il polso della situazione, e ti dico che, nonostante vedo molte difficoltà legate all’aspetto economico, in alcuni paesi lo standard è molto alto, a livello di organizzazione, risposta del pubblico e professionalità. Penso che non basti avere “l’idea”, bisogna essere concreti e soprattutto avere i mezzi prima di imbarcarsi in certe avventure.
Porterai il disco dal vivo?
L’intenzione c’è, anche se la formazione è stata abbastanza rimaneggiata, quindi se troveremo la quadra, faremo di tutto per portare l’album live, compresi ovviamente i classici di Lord Vampyr.
Ora che “The Greatest Bloodbath” è uscito, quali sono i tuoi piani futuri? Hai già in mente nuovi progetti musicali?
Sì, a parte che sto già pensando al prossimo album di Lord Vampyr, perché stavolta non voglio far passare troppo tempo. Poi ad ottobre registrerò il nuovo dei Malamorte, per il resto vedremo.
