Alex Nunziati – Il divoratore di anime

In Alex Nunziati convivono una moltitudine di personalità artistiche. In passato lo abbiamo visto all’opera con Malamorte, Theatres des Vampires, Cain, Lord Vampyr, Nailed God e Shadowsreign, per questo fa un certo effetto ascoltare un disco, “Il divoratore di anime” (Moribund Records), con in bella mostra non un nom de plume, ma il suo vero nome…

Bentrovato su Il Raglio del Mulo, Alex. Profeticamente avevo intitolato la nostra precedente intervista, uscita in occasione della pubblicazione ufficiale in formato fisico di “God Needs Evil” dei tuoi Malamorte, “Il divoratore di anime”. Oggi ci ritroviamo per parlare de “Il Mangiatore di Peccati”, il tuo debutto con il progetto a tuo nome! Come mai hai scelto di far partire questa tua nuova avventura utilizzando il tuo nome e non un moniker particolare?
Dopo tanti anni volevo prendermi la soddisfazione di avere qualcosa con il mio nome, soprattutto alla soglia dei 50 anni

Il fatto che questo disco esca come Alex Nunziati in qualche modo lo rende più intimo e personale rispetto a quanto da te pubblicato in precedenza?
Principalmente parlerei di libertà, intesa come libertà compositiva, senza vincoli, ne sul modo di cantare, sul genere e ne sugli argomenti trattati. Questa in generale è stata sempre una mia caratteristica, ho fatto sempre quello che sentivo in quel momento. Per questo progetto ho mantenuto la componente heavy già presente nei Malamorte, ma ho usato un cantato differente e ho dato al tutto una connotazione tra horror e grottesco.

Ti sei preso dei rischi in fase di songwriting che magari in passato con i tuoi altri progetti non ti sei mai preso?
Più che di rischi, come ti dicevo, mi prendo la libertà di fare la musica che voglio, l’ossessione di tante band e musicisti di dover per forza compiacere il pubblico o i giornalisti, non fa parte del mio modo di intendere la musica. Quello che faccio deve piacere a me principalmente, altrimenti non avrebbe senso.

Grandiosa la copertina firmata da Adi Dechristianize, il soggetto è una tua idea o è tutta farina del suo sacco?
Il soggetto è una mia idea, gli ho mandato qualche spunto, tipo qualche locandina di horror/gialli degli anni 70 e come sempre non mi ha deluso. Ci tengo a precisare che la cover rispecchia il mood generale, ma non il titolo che è in realtà legato ad una figura realmente esistita, soprattutto in alcuni paesi del nord europa, che tramite un rituale, si pensava potesse cancellare i peccati di un defunto.

L’immagine ricorda i vecchi manifesti dei film horror. Quanto del tuo immaginifico cinematografico hai riversato in questo album?
Sia mentre scrivevo i testi, che in realtà sono piccole storie horror, che quando ho registrato l’album, ho cercato di farmi trasportare da quelle sensazioni che si provano vedendo un film horror o un film grottesco.

Il disco si rifà a certo heavy metal classico, di scuola Death SS e Mercyful Fate, band che immagino che rientrino nei tuoi gusti da sempre. Mentre gruppi più recenti, come i Ghost, ti hanno influenzato in qualche modo?
Sicuramente le prime due band che hai citato rientrano in questo discorso e, anche involontariamente, si sentono delle influenze nelle composizioni. I Ghost in parte mi hanno influenzato per quanto riguarda l’ultimo Malamorte, ma il nuovo album che è già pronto e sta per uscire, sarà molto heavy e thrash e quindi sono tornato al vecchio stile, diciamo che è stato un esperimento.

Da quando hai iniziato con la tua carriera musicale con i Theatres des Vampires i tuoi gusti sono rimasti gli stessi oppure hai allargato i tuoi ascolti?
Partiamo dal principio che io amo la musica in generale e non mi sono mai posto vincoli. Ascolto di tutto dai Skeletal Remains, ai Gorephobia, i Cult of Fire, poi posso passare benissimo a i Kiss, per poi ascoltare i Varathron e poi i Grave Digger. Poi io vado molto a periodi, di recente ascolto prevalentemente heavy e thrash old school.

Questa progetto resterà una tua creatura da studio o pensi di portarlo anche dal vivo?
Questo ancora non so, queste scelte vengono spesso influenzate dal riscontro che ha l’album, vedremo.

In conclusione ti chiedo: dopo tanti anni di carriera e dischi pubblicati, quali sono le tue aspettative legate a questo nuovo inizio?
Guarda per me è già stata una soddisfazione aver realizzato questo mio progetto grazie ad Odin della Moribund Records, che continua a credere in me. Vivo le cose sul momento. So che l’album sta andando bene e questo non può che farmi felice, ma come sempre guardo avanti. Sta per uscire il nuovo Malamorte, che per me è il migliore che ho fatto, stiamo riprendendo l’attività con i Lord Vampyr, quindi come vedi non ci si arrende.

Malamorte – Il divoratore di anime

Tra qualche giorno “God Needs Evil”, l’ultimo disco dei Malamorte, uscirà finalmente in formato fisico grazie all’americana Moribund Records. Abbandonate le antiche sonorità black metal, oggi i Malamorte si presentano in una veste più vicina al classico heavy metal. Ma statene certi, il processo di mutazione di questa strana creatura non è ancora concluso…

Ciao L.V., “God Needs Evil” finalmente a gennaio, a quasi un anno dalla sua realizzazione in digitale, avrà anche un’edizione in formato fisico. Questo differimento è stato causato dall’emergenza Covid oppure, prima dell’interessamento della Moribund Records, non era prevista la pubblicazione in CD?
No, la pubblicazione era prevista anche in formato fisico, ma per i problemi legati al Covid, molte fabbriche hanno sospeso le stampe e si sono accumulati ritardi, per fortuna si è presentata questa possibilità di realizzare il formato fisico grazie all’americana Moribund Records.

Il formato fisico ha ancora senso oggi e, soprattutto in Italia, il digitale ha un mercato oppure è utile per le varie piattaforme di streaming, che di loro, però, non corrispondo alle band grandi compensi?
Io, essendo della vecchia guardia, sono sempre legato al formato fisico, che sia CDo vinile. Ridurre la musica, la fatica fatta, la produzione, ad un file è veramente triste. Lo streaming o dowload lo prendo in considerazione solo come pre-ascolto, ma poi assolutamente formato fisico tutta la vita.

Dopo un anno sei ancora soddisfatto di “God Needs Evil” oppure cambieresti qualcosa?
Sai io tendo sempre a fare cose differenti, difficilmente ascolterai due album uguali. “God Needs Evil” è un album a tratti complesso a tratti lineare, ha all’interno sfuriate thrash, come momenti puramente heavy o doom. La motivazione è anche seguire il testo e quello che vuole trasmettere e rappresentarlo in musica, per questo c’è questa sorta di onda emozionale che rispecchia appunto il contenuto dei testi. Bisogna sempre essere soddisfatti di quello che si fa, perché rispecchia comunque il tuo sentimento del momento, quello che in quel determinato momento, pensavi fosse giusto come sound per quello specifico album.

Con i Malamorte hai pubblicato un EP e quattro full-length, sei soddisfatto del percorso fatto sino ad oggi? I Malamorte di “God Needs Evil” quanto sono vicini all’idea iniziale che avevi del gruppo quando l’hai creato?
Sinceramente non avrei mai immaginato che un progetto parallelo, nato quasi per gioco, portasse poi a tutto questo. Tutto è partito da un black puro fino a contaminarsi con l”heavy e di album in album a scrollarsi del tutto la parte black metal. L’idea iniziale ovviamente era del tutto diversa, ma visto il punto in cui sono, posso ritenermi soddisfatto delle mie scelte.

Mentre il tuo percorso, al di là dei Malamorte, artistico a che punto è? Come sono cambiati i tuoi obbiettivi e le tue aspirazioni dai tempi in cui muovevi i primi passi con i Theatres des Vampires?
Come molti sanno, ho proseguito con i Lord Vampyr che mi hanno dato parecchie soddisfazioni, attualmente stiamo componendo il nuovo album. Ma sono coinvolto in altri progetti che nel corso del 2021, Covid permettendo, vedranno la luce o torneranno.

Guardiamo avanti ora: cosa bolle in pentola in casa Malamorte?
Stiamo ultimando la fase di post-produzione, quindi il nuovo album è praticamente pronto e sarà un album differente, molto d’atmosfera. Sono molto soddisfatto. Sarà sicuramente una sorpresa inaspettata.

Le particolari condizioni ambientali in cui viviamo attualmente ti stanno condizionando o stai lavorando sul nuovo disco come hai fatto sui precedenti senza apportate particolari modifiche al tuo modus operandi?
Ovviamente è stato tutto più complicato, chi fa musica ha dovuto imparare a gestire le cose in maniera differente. Diciamo che con un po’ di organizzazione si fa tutto, certo, non è stato possibile registrare nel modo consueto, il tutto è stato spezzettato nel tempo. Ma, non con poca fatica, stiamo finalmente ultimando il nuovo album.

Mi interesserebbe soffermarmi un attimo sulle liriche, mai come oggi la morte ci circonda, questo come si riflette sui tuoi testi? Credi che parlare di certi argomenti in questi giorni, in cui l’orrore è diventato una costante nella nostra vita, sia una questione più delicata rispetto al passato?
Penso che è inutile nascondersi, questo è quello che succede nel mondo da sempre. Guerre, pandemie, disastri, stragi. Fa parte della vita. A volte scrittori o compositori ne hanno preso spunto, io sinceramente non mi faccio influenzare da quello che accade in uno specifico momento, parlo di quello che voglio e quando voglio, a prescindere dal contesto esterno.

Hai già un contratto per il prossimo disco e seguirai lo stesso iter prima digitale e poi fisico?
Si, nel momento in cui con Moribund Records ci siamo accordati per la stampa fisica di “God Needs Evil”, mi hanno proposto anche un contratto per altri 2 album. In realtà sono anni che cerchiamo di lavorare insieme, e penso che questo fosse il momento giusto. Nelle prossime settimane verranno rivelati i dettagli del nuovo album.

Vardan – L’oscura e desolata marcia

A dir poco prolifico, Vardan fa nuovamente capolino dalle nebbie dall’underground con la sua trentatreesima – anzi, qualcuna di più, come ci tiene a specificare lui stesso – uscita ufficiale. Coniugare quantità e qualità è quindi possibile? L’ascolto di “Dark and Desolated March” (Moribund Cult) ci fa propendere per il sì…

Benvenuto su Il Raglio del Mulo, Vardan. Con “Dark and Desolated March” hai appena tagliato il traguardo del tuo trentatreesimo album in poco meno di quindici anni, dove trovi l’ispirazione per la tua prolifica produzione?
Salve, in realtà sarebbero qualcuno in più tra demo, split e materiale mai pubblicato. Direi semplicemente suonando, mi trovo spesso con qualche strumento in mano e da lì inizia tutto.

Questa costante attività creativa è frutto di un procedimento standard oppure varia a seconda dell’album?
Varia a seconda dalle sensazioni, compongo e poi man mano provo le prime registrazioni, se tutto si avvicina a quello che ho in mente cerco di registrare il tutto in modo definitivo.

Le partiture black e quelle ambient nascono in momenti differenti per poi fondersi o sono un il frutto di un singolo flusso creativo?
Magari prima nasce una parte più “black” per poi lasciarla lì e svilupparla in un secondo momento, o viceversa parto dai synth per poi sviluppare dopo il resto. O ancora, nasce tutto in una sola sessione.

Da un lato c’è la tua libertà artistica all’altro ci sono le necessità più meramente commerciali, magari le seconde possono interessare poco quanto niente te, ma hanno un’importanza maggiore per la tua etichetta, la Moribund Cult, che potrebbe non essere felice di dover saturare il mercato. Hai mai avuto pressioni in questo senso da parte della tua label, un invito a dilatare i tempi di pubblicazione?
No mai, c’è un rapporto di totale collaborazione, la label sa che io sono in continua composizione (e registrazione) e di tanto in tanto passo il materiale, poi loro decidono quando e come pubblicare. Penso che i tempi di una label che stampa molte release siano diversi da quelli di una singola band, quindi si cerca di “remare verso la stessa direzione” ed arrivare all’obiettivo di pubblicare al meglio.

Dove ci porterà la l’oscura e desolata marcia?
Paesaggi desolati, boschi incantati e pieni di neve…. notti piene di malinconia… nasce così questo disco, da diverse giornate trascorse sull’Etna in pieno inverno, passate a scrivere i testi che rappresentano al meglio quelle che sono le mie sensazioni musicali per questo lavoro.

Ti andrebbe di descrivere le singole parti che compongono l’opera?
Non seguono un vero e proprio ordine, sono state scritte, poi registrate e messe in una sequenza soddisfacente per me.

Pensi che in qualche modo questo disco abbia ampliando la tua gamma espressiva, considerando che sei sempre aperto a soluzioni nuove?
Sì assolutamente, ha ampliato il modo di esprimermi e “muovermi” in alcune atmosfere che avevo cercato anche in passato. Probabilmente ci saranno altri nuovi spunti in futuro ma da qui ho sicuramente nuovi spunti e nuove strade da poter percorrere.

Credo di non sbagliare se indico nei Burzum una delle tue fonti di ispirazione, a tal proposito ti vorrei chiedere se apprezzi la recente deriva social del Conte e se sono compatibili etica black e una simile esposizione mediatica?
Certo ascolto volentieri Burzum, però mi piace anche dedicare tempo all’underground, ci sono una sacco di band che sfornano lavori ottimi. Per quanto riguarda la recente vita social del Conte non è una cosa che m’interessa discutere.

Sei già a lavoro sul disco numero trentaquattro?
Ovviamente sì, ho due album da ultimare ma il 75% è già pronto e due demo già registrate che voglio proporre per bene nel tempo tra le mie “Serial Demo”.