Nati da un’idea di Buzz (Memories of a Lost Soul) nel dicembre 2023, i SoulreaperS prendono forma con l’unione di quest’ultimo con Mike Tarantino (Natron, Penis Leech ). Dopo un anno di registrazioni, la band ha pubblicato il debutto “Melody of Chaos” (leggi QUI la recensione di Christian Montagna su Son of Flies) il 30 aprile 2025 per Great Dane Records, un lavoro di melodic death metal dalle sfumature progressive composto da nove tracce, due delle quali strumentali.
Benvenuti su Il Raglio del Mulo! “Melody of Chaos” è un esordio intenso, che unisce potenza e melodia, rabbia e riflessione. Com’è nato il progetto SoulreaperS e cosa rappresenta per voi questo primo lavoro?
Mike: L’artefice del progetto è stato il Buzz: tutto è nato da un suo desiderio di voler produrre un brano con la mia voce. Ero da poco reduce dalla partecipazione a un paio di pezzi nell’album “Medit8ragemen: Detouchmath” degli amici Stige, dopo tanti anni lontano dal microfono. Quella collaborazione ha risvegliato in lui il desiderio di coinvolgermi in qualcosa di nuovo. Non mi sono tirato indietro, anzi: ho visto la proposta come una sfida personale. Mentre iniziavo a studiare la base da lui creata, Giuseppe ha cominciato a sfornare altri brani, ognuno più ispirato dell’altro, in linea con i miei gusti. Così il progetto ha iniziato a prendere forma. Sin da subito ci siamo trovati sulla stessa lunghezza d’onda, condividendo visione, intenti ed energia. “Melody of Chaos” per me rappresenta moltissimo: è stato un modo per rimettermi in gioco dopo tanto tempo, ritrovare la mia voce e usarla in totale libertà, senza compromessi. Ho potuto immaginare e registrare linee vocali che rispecchiassero davvero i miei gusti, e scrivere testi che avessero un significato personale, evitando di cadere nelle solite tematiche canoniche del death metal. Il titolo stesso riflette questa dualità: caos e melodia, rabbia e riflessione, istinto e consapevolezza. È un equilibrio instabile, ma autentico… proprio come noi.
Quanto delle vostre esperienze passate nelle band di provenienza avete portato con voi nel progetto SoulreaperS? E quali sono invece i territori musicali o tematici nuovi che avete esplorato con “Melody of Chaos”?
Mike: Sicuramente porto con me tutta l’esperienza brutal maturata con i Natron, soprattutto per quanto riguarda il mio approccio al growl: uno stile vocale che cerco di rendere il più comprensibile possibile, pur mantenendone la potenza. Un’influenza importante è stata anche quella di Max Marzocca, da cui ho imparato a rendere le linee vocali più dinamiche, grazie a un uso più consapevole delle metriche. Anche Giuseppe ha portato nel progetto tutta la sua esperienza, unendo le sue competenze da musicista e produttore, sempre con grande attenzione al dettaglio. Quello che entrambi abbiamo voluto fare con “Melody of Chaos” è esplorare un death metal melodico con una sua identità. Volevamo un sound che si distinguesse, ed è per questo che il Buzz ha inserito elementi progressive e atmosfere che richiamano il mondo dei videogiochi o degli anime orientali. Dal mio lato, ho provato a dare una linea melodica a una voce che ha sempre seguito altri standard, cercando di enfatizzare certe tematiche immergendomi nel testo e aggiungendo inflessioni di sofferenza in alcuni passaggi.
Avete deciso di produrre da soli “Melody of Chaos”. Come è andata questa esperienza e quali difficoltà o soddisfazioni avete incontrato nel gestire da voi tutta la produzione?
Giuseppe: È stata una vera scommessa. Mike non aveva mai registrato da casa, così gli dissi: ‘Compra questo kit con scheda audio, microfono, cuffie…’. Sapendo che è un programmatore, ero certo che sarebbe riuscito a cavarsela. In un paio di mesi mi ha mandato dei vocali davvero straordinari, tanto che ho deciso di costruire la musica praticamente intorno a quelle linee. La difficoltà principale è stata lavorare a distanza: qualcosa andava rimesso a tempo, qualcosa non combaciava alla perfezione… insomma, non è come stare nella stessa stanza e lavorare in presa diretta. Ma lui è in Puglia, io in Calabria, quindi abbiamo dovuto adattarci. Dopo quasi un anno di lavoro ci siamo ritrovati con del materiale che ci ha sorpreso per qualità e impatto; segno che, nonostante tutto, abbiamo lavorato bene.
Mike: All’inizio mi sembrava tutto impossibile. Quando Giuseppe mi ha proposto di registrare, nella mia testa cercavo già soluzioni logistiche: pensavo a studi di registrazione a Foggia, agli orari, agli spostamenti… non immaginavo minimamente che, con un piccolo investimento, avrei potuto fare tutto comodamente da casa. E quanto mi sono divertito, non potete immaginarlo! Scrivevo bozze di testi in treno (ci passo due ore al giorno per lavoro) immaginavo le linee vocali e, a volte, mi scappava qualche suono tra i denti… con le persone intorno che mi guardavano un po’ perplesse. Poi correvo a casa, mi buttavo sul PC, registravo, il giorno dopo di nuovo in treno dove riascoltavo, adattavo mentalmente… e così via, finché non ottenevo qualcosa che mi soddisfacesse davvero. È stata un’esperienza bellissima, intensa e molto gratificante.
Lavorare in due rispetto a una band più tradizionale con più elementi quanto influenza il vostro processo creativo? Quali sono i vantaggi e gli svantaggi di questa scelta?
Mike: Lavorare in due ha sicuramente dei vantaggi: ci sono meno teste da mettere d’accordo, il che rende il processo decisionale molto più snello. Di contro, una band più numerosa potrebbe offrire un ventaglio creativo più ampio, grazie alla varietà di influenze e idee. Ma considerando che il nostro è un progetto a distanza e non a tempo pieno, almeno per ora, due persone sono più che sufficienti: soprattutto se si tratta di musicisti con una certa maturità e una forte stima reciproca. In questa fase, in cui stiamo ancora definendo l’identità e lo stile dei SoulreaperS, lavorare in due ci permette di avere un controllo più diretto e coerente sulla direzione artistica. È la formula ideale, almeno per questa prima parte del nostro percorso.
Tra i brani più significativi c’è “Blood of My Blood”, che colpisce per il tono intimo e il messaggio diretto, quasi paterno. A chi è rivolta questa canzone e che ruolo ha all’interno dell’album?
Mike: Hai colto in pieno il significato del brano. “Blood of My Blood” è dedicata al mio unico figlio, Francesco Damon, che oggi ha 8 anni ed è la gioia più grande della mia vita. È un brano molto intimo, forse il più personale che abbia mai scritto. Ogni parola è nata con il pensiero rivolto a lui, e man mano che componevo il testo mi ritrovavo profondamente commosso. Non è stato facile mettere certi sentimenti nero su bianco, ma sentivo il bisogno di farlo. Sto dedicando la mia vita a lui. Cerco ogni giorno di essere un punto fermo, una guida, una presenza che lo protegga da ciò che di duro e spietato la vita inevitabilmente gli presenterà. Ma so anche che questo ruolo non potrà durare per sempre. A un certo punto dovrà camminare con le sue gambe, affrontare da solo il mondo e le sue cadute. È da questa consapevolezza che nasce una delle frasi chiave del brano: “There will be a time when I can no longer take care of you”. La vita lo metterà alla prova, lo abbatterà a volte. Ma io voglio lasciargli questo messaggio: che ogni volta che cadrà, potrà rialzarsi, senza mai arrendersi. E sarà più forte. “The world is cruel, but you must never give up” non è solo una frase di incoraggiamento, è una promessa, un’eredità emotiva. All’interno dell’album, “Blood of My Blood” rappresenta una mia parentesi intensa e riflessiva. In un disco dominato da sonorità potenti e tematiche dure, a questo brano ho voluto dare un altro volto: più umano, più vulnerabile. È un momento di verità che bilancia il caos sonoro con la profondità del sentimento.
“Melody of Chaos” affronta tematiche forti legate a lotta interiore, resilienza e identità. Quanto c’è di autobiografico nelle vostre parole e quanto vi siete ispirati a momenti o esperienze specifiche della vostra vita per costruire il concept dell’album?
Mike: “Melody of Chaos” è un album profondamente autobiografico. Ogni testo, ogni parola è frutto di riflessione, esperienza, memoria. Nulla è casuale o scritto per riempire: tutto nasce da un’urgenza espressiva molto personale. Ogni brano rappresenta un frammento della mia vita, del mio pensiero, del mio vissuto. In alcuni casi ho inserito anche piccoli riferimenti ai Queen, che sono stati il mio primo grande amore musicale, quasi a voler rendere omaggio a quella scintilla iniziale che mi ha portato fin qui. Se “Blood of My Blood” è la dichiarazione d’amore assoluta per mio figlio, “Testament of Madness” nasce dalla commozione e dalla rabbia nel vedere le atrocità della guerra inflitte ai bambini. Osservare tutto questo da padre rende il dolore ancora più lacerante. “It Was Worth It” (tra i miei brani preferiti) è un viaggio nella mia adolescenza, riletto ora con gli occhi dell’adulto: il titolo è una citazione diretta ai Queen, ma anche un modo per rivalutare quegli anni inquieti con affetto e gratitudine. “Blank Slates” rappresenta il mio distacco consapevole dalle religioni, una forma di rottura netta e ragionata. “Time Is Passing” è una riflessione esistenziale e cupa sull’inesorabilità del tempo e sul senso di impotenza che spesso ci accompagna nel viverlo. In “Terrifying Souls” ho voluto lanciare un messaggio di spinta: un invito a trovare obiettivi autentici e gratificanti, nonostante tutto. Infine, “Useless Return” è forse il brano più disilluso: è lo sguardo amaro sulla condizione dell’umanità, sulla sua tendenza all’autodistruzione, sulla difficoltà di trovare senso in un mondo sempre più cinico e decadente. Insomma, “Melody of Chaos” non è solo un concept, è un percorso interiore, un diario emotivo, una presa di posizione.
Come intendete portare “Melody of Chaos” sul palco? Avete già in mente di coinvolgere altri musicisti per la parte live?
Mike: A essere del tutto sinceri, al momento i SoulreaperS sono un progetto esclusivamente da studio. E dico “solo” con molta cautela, perché riduttivo non rende giustizia a quello che stiamo costruendo. Per me questo progetto rappresenta molto più di una semplice collaborazione musicale: è un modo per rimettermi in gioco da adulto, per rivivere passioni profonde con una consapevolezza diversa, più matura. Abbiamo scelto di dedicarci con cura alla composizione e alla produzione, senza l’urgenza di portare tutto subito su un palco. Certo, l’idea di un live non è esclusa a priori, ma al momento ci sono ostacoli pratici importanti: io e Giuseppe viviamo a oltre 500 km di distanza e le nostre vite lavorative ci impongono dei ritmi difficilmente conciliabili con un progetto live strutturato. Quindi, per ora, “Melody of Chaos” rimane una creatura da studio. Ma mai dire mai.
SoulreaperS è un progetto one-shot o avete intenzione di dare continuità alla band con nuovi lavori e attività future?
Mike: il nuovo album è già in piena fase di composizione. Giusto per darti un’idea, mentre stavo ancora ultimando le registrazioni degli ultimi brani di “Melody of Chaos”, Giuseppe aveva già in mente nuove idee. È davvero una fucina di riff, un produttore seriale di melodie e questo nonostante tutti gli altri progetti a cui lavora in parallelo. Attualmente ha già completato le basi di quattro nuovi brani! Io, invece, sono un po’ più indietro. Sto ancora lavorando sulle registrazioni vocali e soprattutto sto riflettendo sulle nuove tematiche: voglio che ogni brano abbia un significato autentico e personale, come nel primo album. In questa fase mi sto concentrando molto anche sui feedback: più che sulla promozione classica, cerco pareri, opinioni, recensioni: sia positive che critiche. Mi sono rimesso in gioco e credo che il confronto con chi ascolta sia fondamentale per crescere e migliorare. Al momento i riscontri stanno arrivando soprattutto dall’estero, e quasi tutti estremamente positivi. L’unico rammarico è che in Italia, per ora, non stiamo ricevendo lo stesso tipo di attenzione. Ma non demordiamo. Quindi no, SoulreaperS non è affatto un progetto one-shot: è vivo, in evoluzione, e il secondo capitolo è già in cammino.
Per chiudere, lasciamo a voi le ultime parole: cosa volete dire ai vostri fan e a chi ancora deve scoprire “Melody of Chaos”?
Mike: Forse è presto per parlare di fan, ma siamo felici che qualcuno abbia già apprezzato la nostra proposta. A loro diciamo semplicemente: “stay in tune”, perché il secondo capitolo è già in lavorazione, e sarà ancora più rappresentativo del nostro stile e del nostro percorso. A chi invece ancora non ci conosce, ma è appassionato di death metal melodico (o dintorni), chiediamo solo una cosa: date una possibilità a “Melody of Chaos”. Ascoltatelo con attenzione, magari più di una volta, leggete i testi, cercate di entrare nel nostro mondo. E se vi va, fateci sapere cosa ne pensate… nel bene o nel male. Le opinioni sincere sono linfa vitale per chi, come noi, ha deciso di mettersi in gioco con autenticità.
