I Crampo Eighteen sono una rock band barese fondata dal cantante e chitarrista Nino Colaianni. Completano la line-up Michele Danza al basso, Gianluca Stero alla chitarra e Vanni Sardiello alla batteria. Hanno da pochissimo pubblicato il loro secondo full-length “Mother Cloud”, dopo l’esordio di due anni fa intitolato “Mojo Bag”. I membri della band sono già noti per aver militato in altre band altrettanto note nel nostro territorio e non solo, per conoscerli meglio, abbiamo intervistato Nino, cantante e chitarrista, e Vanni, il batterista.
Siete arrivati al vostro secondo lavoro, quali sono le differenze sostanziali con il lavoro precedente “Mojo Bag”?
Nino: Il primo lavoro, “Mojo Bag” è un disco oscuro, “Mother Cloud” invece è un album più solare perché scritto in un periodo sereno per me e ricco di soddisfazioni per la band. Per molti aspetti è più maturo nella composizione e negli arrangiamenti. A differenza del precedente, che è stato un salto nel buio, stavolta siamo entrati in studio con le idee chiare, preparati e consapevoli delle idee da riversare in musica. Naturalmente poi la magia che si compie in fase di registrazione è frutto di una combinazione di elementi. Fra noi e gli amici di Trulletto, la nostra etichetta, questa alchimia ha funzionato e confesso che non me lo aspettavo, ma per fortuna la vita ti sorprende sempre”.
Vanni: “Penso si noterà una differenza piuttosto importante nella produzione, ora abbiamo alle spalle la Trulletto Records, e in fase di registrazione e missaggio ci siamo potuti avvalere di orecchie esterne che ci hanno dato idee e contributi preziosi. Per quanto riguarda la scrittura, credo che ci sia stato un progressivo allontanamento dalle strutture un po’ stoner e/o psichedeliche dei primi lavori (compresi quelli di Nino da solo) per arrivare ad una forma canzone per certi versi più classica. Ma il nostro marchio di fabbrica si sente eccome.
“Mother Cloud” è un concept album, qual è il tema che lega i brani dell’album?
Nino: Il tema che prevale nei testi è un po’ ermetico, se non li si legge attraverso una lente spirituale, possono apparire rivolti ad entità corporee, in realtà invece sono preghiere, richieste di aiuto ad una entità superiore. Questo spirito divino, nella mia visione del mondo, è la Terra, che nonostante le ferite che le infliggiamo continua a mostrarci la luce. È lei a orientarci nella scelta tra il bene e il male, se solo aprissimo gli occhi ai segnali che ci sta mandando”.
Al momento il disco è reperibile solo in digitale, sarà prevista una pubblicazione in vinile come per il precedente?
Nino: Sì, ma al momento è reperibile su tutte le piattaforme di streaming musicale e video.
Vanni: Se tutto va bene le copie in vinile dovrebbero essere disponibili per settembre. C’è un po’ di caos in giro per le uscite in vinile, ritardi, molta richiesta e ancora poca offerta. Speriamo bene. Ma noi siamo partiti con l’idea del vinile, e abbiamo pensato al disco idealmente come ad un lato A ed un lato B.
Se vi chiedessero a quale mondo musicale appartenete, come vi definireste? Quali sono state le vostre influenze musicali più importanti?
Nino: Non ricordo un giorno trascorso senza ascoltare musica, fin da quando ero ragazzino. Tutti i miei ricordi hanno una colonna sonora che spazia in tutti i generi. Naturalmente ciò che ti rimane addosso è inevitabilmente quello che ascoltavi nell’età della formazione, per cui Seattle’s sound, garage rock, psichedelia, stoner. Attualmente sono immerso nella riscoperta di r&b, soul e gospel anni 50. Tutti elementi che in fase di scrittura riecheggiano inevitabilmente nella mia testa e si riversano inconsciamente nella composizione. Confesso che sta diventando frustrante trovare un riff e doverlo scartare perché troppo simile a un brano esistente.
Vanni: Io cerco di inserire a livello ritmico, tutti quelle che sono i miei ascolti oltre che la mia esperienza dietro la batteria. Ho sempre ascoltato rock a 360°, davvero spaziando tra gli opposti e cercando di assimilare tutto il possibile dallo stile dei batteristi alle prese con le mie canzoni preferite.
Tutti i membri della vostra band hanno avuto un passato in altre band importanti del nostro territorio, Vanni, in breve facciamo una cronistoria della vostra formazione?
Nino: Io ho iniziato con i That’s All Folks dal 1990 al 2000 e nella esperienza parallela del Lily of the Valley. Stessa trafila per Luca che poi ha militato anche negli Anuseye. Michele ha suonato nei Feltura.
Vanni: Io ho cominciato con i Veronika Voss a Taranto, esperienza durata dal 1993 al 1996 e con qualche sporadica reunion in un passato recente, Esperienza formativa enormemente importante e che so, aver in qualche modo lasciato il segno sul territorio e non solo. Poi nei miei anni pisani, ho avuto un power trio di matrice post-math-rock, i Lillayell, che avevano alla voce e chitarra, il molto noto batterista degli Zen Circus, Karim Qqru. Infine, attualmente suono la batteria anche nei Comfy Pigs, siamo in quattro, abbiamo dei connotati post-punk di matrice squisitamente british e stiamo per esordire con un LP sempre per Trulletto Records, la cui uscita è prevista per fine giugno.
Sempre sottolineando il vostro passato da musicisti è più o meno difficile secondo voi rispetto a venti anni fa suonare in Italia e soprattutto al sud, oggi?
Nino: Per assurdo, il problema oggi è da ricercare nell’ audience. Ultimamente c’è un proliferare di situazioni live, anche piuttosto affollate, ma da tanta gente col cocktail in mano a chiacchierare fra loro. Io personalmente se vado a vedere una band, anche emergente, sto sempre sotto il palco. C’è poco rispetto e poca attenzione per chi fa musica in Puglia. Naturalmente ci sono realtà che fanno eccezione e sono le ultime in cui abbiamo suonato.
Vanni: Tasto piuttosto dolente, in un mondo infestato dalle cover band, ormai il pubblico sembra non avere più curiosità verso ciò che è originale e inedito. Però in qualche modo riusciamo a trovare sempre qualche posto dove c’è gente davvero appassionata, che ci concede spazi per suonare live. Stiamo anche cercando di creare una sorta di community tra musicisti e band locali, in modo da poterci scambiare contatti e avere la possibilità di suonare insieme. Ma la strada è lunga e tortuosa.
Sono previsti live imminenti per la promozione del disco?
Nino: Abbiamo un po’ trascurato il booking dei live per via delle registrazioni del disco. Ricominciamo ora con la programmazione di alcune date, sicuramente per il prossimo autunno. In estate magari ci scappa qualche festival locale o qualche secret show.
Vanni: Non nell’immediato, io purtroppo sono reduce da un delicato intervento alla schiena, spero tra giugno e luglio di essere di nuovo in perfetta forma. Sicuramente avremo un concerto nel bosco di Altamura a inizio luglio.
Per finire, il significato del vostro monicker, Crampo Eighteen?
Nino: Crampo è da sempre il mio moniker nato durante il tragitto in auto per il concerto dei Velvet Underground a Bologna negli anni 90, Eighteen rappresenta l’età musicale adulta, l’esperienza e la libertà di espressione musicale e poi suona bene, meglio di seventeen…

INTERVISTA ORIGINARIAMENTE PUBBLICATA IN VERSIONE RIDOTTASU “IL QUOTIDIANO DI BARI” IL 10MAGGIO 2022