“Teppisti in azione nella notte” è il primo full length dei Duocane, power duo pugliese composto da Stefano Capozzo (basso e voce) e Giovanni Solazzo (batteria), amici di vecchia data e musicisti in svariati altri progetti (Banana Mayor e Turangalila su tutti). Anticipato dal dissacrante singolo “Neqroots” (omaggio ad un mitico calciatore del Bari degli anni ’90), l’album d’esordio della band è il seguito ideale dei primi due EP “Puzza di giovani” (2019) e “Sudditi” (2020), ed esce autoprodotto il 12 ottobre 2022, su Cd oltre che in streaming e digital download. Otto tracce in bilico tra math-rock, stoner & noise, dall’approccio ironico e dissacrante.
Ciao ragazzi e bentrovati sul Raglio! E’ finalmente uscito il vostro primo full lenght, in realtà dal vostro esordio del 2019 non vi siete mai fermati pubblicando ancora un Ep nel 2020 e adesso un disco di otto tracce. Come spiegate questa vostra prolificità?
Siamo in due e questo rende più semplice la stesura dei brani, non c’è nessun chitarrista con relativo ego a rallentare i processi creativi.
Nella nuova release vi siete avvalsi di diverse collaborazioni che hanno allargato un pò lo spettro sonoro del duo, ce ne volete parlare?
Nel nostro disco hanno collaborato Gianluca Luisi al vibrafono, Alessandro Vitale al sax, Pino di Lenne agli archi (l’unico presente anche nel nostro EP precedente “Sudditi”) ed Enrico Carella alle tastiere. L’intento è stato quello di ricreare in studio il nostro suono naturale avvalendoci della possibilità di arricchirlo con quelle voci nella testa che ci dicevano “metti questo, metti quello, vedi come suona bene?”. Abbiamo avuto entrambi la fortuna negli anni, di suonare con tanti musicisti di diverse estrazioni (dal metallaro al jazzista, all’accademico, al frikkettone puzzolente che non paga le birre ecc.). Quindi abbiamo colto l’occasione di toglierci degli sfizi sonori cercando di rimanere fedeli ad un approccio punk e viscerale.
Spesso suonare in duo non è affatto facile, anzi sicuramente non lo è, per voi è una cosa molto naturale. Come siete arrivati a questo approccio?
Abbiamo suonato insieme nel primo periodo dei Banana Mayor e ci conosciamo da quasi vent’anni, questo ci permette di avere una confidenza tale da amalgamare le menti creative con molta facilità. Abbiamo gusti molto simili e complementari e pur essendo persone molte diverse, siamo praticamente cresciuti insieme.
Suonate insieme da tempo e anche in altri progetti come ad esempio i notevoli Turangalila, come riuscite a ritagliare lo spazio per entrambi questi due progetti così impegnativi?
Giovanni: non ho tempo manco per cacare, bugia, cancella… sono sempre stressato, no dai cancella.
Stefano: dai dì la verità.
Giovanni: grazie per il complimento ai Turangalila. Non solo suono in questi due gruppi, aggiungici pure il lavoro e la gestione della propria vita privata e familiare. Dormo 10 ore a settimana e sono stressato. Però si fa, e non solo, mi piace moltissimo farlo, la musica è tuttora una cosa che ci distende, eccita e rilassa, ne abbiamo bisogno. Qualora questa cosa dovesse venir meno non avrei dubbi nello smettere.
Stefano: non vado in palestra.
Math rock, noise, stoner ma c’è qualcuno a cui vi ispirate o una band che è vicina attitudinalmente ai Duocane?
Non c’è una band in particolare che ci ispira, o magari sono così tante che sarebbe un casino elencarle tutte. Le nostre influenze vanno dagli anni 70 alla contemporaneità, con particolare predilezione per i ’90, dalla banda di paese di Acquaviva delle Fonti agli Yob.
Il vostro sound è alquanto rumoroso ma c’è sempre un notevole spazio per la melodia, in che maniera scrivete? Vi occupate entrambi dei testi?
Sì, i brani partono sempre da una particolare idea di uno dei due, un riff o un ritmo, e poi ci si lavora sopra, insieme sia per i testi che per le musiche, buttando idee e dicendo stronzate fino a che la “cosa” non raggiunge una forma che soddisfi entrambi. Più o meno come stiamo rispondendo a turno a queste domande, mentre ora Stefano fuma una sigaretta.
Parlatemi un po’ del singolo “Neqroots” dedicato al mitico calciatore del Bari, come vi è venuta questa idea?
Giovanni era andato in bagno e Stefano stava suonando da solo al locale col nostro amico Giulio. Eravamo in lockdown e provavamo di nascosto in saletta per soddisfare bisogni etilici e sociali. Di ritorno dal bagno, Giovanni sentì i primi due versi canticchiati da Stefano e il resto lo scrivemmo tutti e tre in quella stessa sera. Ci parve da subito una idea corretta e giusta dedicare un pezzo a un monumento della nostra infanzia. Neqrouz è stato un idolo nella nostra zona in quegli anni, e circolavano varie leggende su di lui. Successivamente abbiamo scoperto che alcune sono probabilmente vere, dato che davvero Neqrouz, a quanto pare, era solito frequentare madri di gente che conosciamo da vicino. Tra l’altro, con viva e vibrante soddisfazione, ci teniamo a dire che il vero Neqrouz ha ascoltato il pezzo e adesso ci segue su Instagram e ci mette i cuoricini. Neanche suonare al Lollapalooza potrebbe mai donarci cotanta infinita giuoia.
Vi lascio un po’ di spazio per dire quello che volete, fate un autopromozione il più sfacciata possibile al vostro disco.
Siamo ben consci del fatto che nessuno ascolti più i dischi, soprattutto quando si tratta di un formato CD, ma vi assicuriamo che tali feticci sono sia belli da guardare che da toccare, diremmo addirittura annusare, concedendovi così di vivere una meravigliosa esperienza sinestetica. Essendo tra l’altro questo “Teppisti in azione nella notte” un disco concepito in maniera unitaria e omogenea, come opera unica, ci piacerebbe venisse ascoltato nella sua interezza e totalità, anche se sappiamo che questa cosa non è esattamente tipica dei nostri tempi votati alla distrazione perenne. Scusate per questa parentesi alla Mastrota con le pentole. Forza Roma sempre.
