“Pirate Queens” è il titolo dell’album del duo Out Of The Blue formato da Annie Saltzman Pini alla voce e Giovanni Pollastri, polistrumentista. L’album è dedicato alle donne pirata, piratesse. Realmente esistite. Un album unico nel suo genere, “Pirate Queens’”include dieci brani dedicati a piratesse, o come venivano definite Pirate Queens, che hanno combattuto fianco a fianco con i leggendari pirati della storia, lasciando un marchio indelebile nel mondo della pirateria. I brani raccontano le avventure di alcune tra le figure più leggendarie grazie alla particolarissima voce di Annie Saltzman Pini, nata a New York City, Giovanni Pollastri ha invece prodotto e suonato quasi tutti gli strumenti presenti nelle registrazioni. Entrambi vivono a Milano. Ogni brano è dedicato a una piratessa descrivendone le gesta, a volte narrando la storia della sua vita, a volte soffermandosi sul carattere e sul difficile rapporto con un mondo, quello della pirateria, totalmente maschile, dove non veniva dato alcuno spazio alle donne per emergere. Abbiamo intervistato il duo, per conoscere meglio questo interessantissimo progetto.
Giovanni, come è nata l’idea di dedicare un progetto al tema ‘piratesse’? Cosa esattamente ha scatenato il tutto?
L’idea è nata ascoltando “Rogue Gallery”, un bellissimo album prodotto da Johnny Depp e Gore Verbinski, regista dei primi due film “I pirati dei Caraibi”. È un disco dedicato ai cosiddetti Sea Shanties, canti del mare legati al mondo dei pirati, traditionals reinterpretati da Nick Cave, Bono, Sting, Brian Ferry e molti altri artisti, tra cui anche alcune cantanti donne come Robin Holcomb e Lucinda Williams. Ascoltandole ho pensato se stessero parlando di donne pirata, e da lì è nata l’idea che ho poi sviluppato insieme a Annie. Le ho mandato un messaggio e lei mi ha risposto da Provincetown, nel Massachusetts, e in quel momento era proprio davanti a un museo di pirati! Che coincidenza!”
Annie, i brani sono da te cantati, cosa ci raccontano?
Abbiamo scelto una serie di piratesse che hanno lasciato un segno indelebile nel mondo della pirateria. Quando Giovanni mi ha mandato quel messaggio, sono entrata nel museo e ho visto che c’erano dei libri dedicati alle “Pirate Queens”, il modo in cui venivano chiamate le piratesse. Ho praticamente studiato a fondo le loro storie e ho scelto quelle più interessanti. Ogni brano è dedicato a una piratessa, per cui in alcuni casi i testi raccontano la loro vita, in altri il carattere. Mi piace l’idea di aver scritto dei testi non su me stessa, cosa che di solito si fa quando si scrive un brano, ma sulla vita di altri.
Giovanni, questo progetto ha avuto una gestazione molto lunga, quanto tempo ci avete messo per realizzarlo? E come?
Colpa mia! Diciamo che cerco sempre di prendere bene la mira quando realizzo qualche cosa, per cui se serve ci impiego anche più tempo del previsto, però in effetti questa volta sono passati addirittura degli anni! Il risultato però ci sta dando molte soddisfazioni perché è esattamente come volevamo che fosse. Io ho registrato tutte la parti musicali mentre Annie si è occupata dei testi. Collaboriamo molto bene insieme per cui a volte lei interviene sulle mie parti e io sulle sue, e in questa maniera sviluppiamo meglio l’idea di base.
Hai arrangiato, suonato e prodotto quasi tutto l’album, è la tua prima esperienza di questo genere o hai in passato prodotto o partecipato a simili progetti, se sì, quali?
Ho già lavorato con molti artisti in ambito produzione, tra cui il mitico Lou Reed, dato che ho realizzato un brano insieme al suo storico produttore Fernando Saunders. Abbiamo ripreso un brano dei Velvet Underground intitolato “Jesus” e l’ho un po’ stravolto, aggiungendo delle parti, cambiando totalmente il sound e l’atmosfera del brano, semplicemente seguendo il mio istinto. Sia a Fernando che a Lou è piaciuto molto per cui lo abbiamo realizzato per l’album di Saunders intitolato “Happiness” nel 2012. Ho avuto anche la possibilità di collaborare con Joe Cocker e Andy Summers tra i tanti artisti con cui ho lavorato.
Annie, il tema “piratesse” ha un risvolto attuale, anche metaforico, inteso nella attuale società in cui viviamo?
Ancora oggi, purtroppo, il dibattito relativo al ruolo della donna nella società è ancora molto aperto. Le piratesse hanno combattuto in prima persona per ottenere un riconoscimento e una uguaglianza in un mondo che era totalmente maschile, basti pensare che le donne non potevano salire sulle navi dei pirati. Loro però sono riuscite nel loro intento e hanno ottenuto la cosiddetta parità. È un po’ come guardare al problema da una angolatura differente, ossia in maniera positiva: loro sono riuscite a ottenerla l’uguaglianza.
Il vostro è un duo, come è nata l’amicizia artistica e non solo?
Io sono di New York City e sono cresciuta nel mondo di Broadway, andavo a vedere tutti i musical che potevo, e poi ho esordito all’età di dodici anni in un coro alla Carnegie Hall. Quando mi sono trasferita in Italia negli anni Ottanta ho incontrato molti musicisti che apprezzavano la mia voce e ho iniziato a lavorare con alcune band, tra cui i Casbah, con cui sono andata in tour aprendo i concerti di Vasco Rossi. Negli anni Novanta una nostra amica in comune mi ha fatto conoscere Giovanni e da lì è iniziato un bellissimo percorso artistico dapprima creando una band grunge, gli Street Tease (un nostro album intitolato “The Grunge Years” lo si può ascoltare su Spotify), e negli anni successivi sviluppando altre idee, fino ad arrivare a questo album. Siamo ottimi amici e artisticamente abbiamo una grande affinità.
Giovanni, come è lavorare con Annie?
Quando ho sentito la voce di Annie ho capito subito che era unica! È riconoscibilissima, molto personale, oltretutto perfetta per impersonare le piratesse. Mi trovo veramente bene a lavorare con lei, abbiamo lo stesso approccio nei confronti della musica, ci piace dare al pubblico un prodotto che sia il più professionale possibile e viaggiamo veramente sugli stessi binari. Ci confrontiamo a vicenda sui nostri ruoli, io come compositore e lei come autrice, e spesso è dal confronto che riusciamo a sviluppare ancora meglio i brani. E poi siamo sempre un po’ un vulcano di idee, non finiremmo mai di scrivere e suonare!

INTERVISTA ORIGINARIAMENTE PUBBLICATA SU “IL QUOTIDIANO DI BARI” IL 12 APRILE 2023