Madness of Sorrow – Il discepolo del maligno

Su Overthewall, ospite di Mirella Catena, il polistrumentista MuriHell con la sua creatura horror Madness of Sorrow, da poco fuori con l’Ep “666: The Disceple” (Ad Noctem Records).

Ciao MuriHell, com’è nata l’idea della band e quali sono le tue esperienze musicali antecedenti ai Madness of Sorrow?
I Madness of Sorrow sono una naturale evoluzione dei Filthy Teens, band hard rock con venature horror esistita tra il 2005 e il 2010. Con la fine di questo progetto, ho deciso di lavorare a qualcosa che ne evolvesse i concetti più oscuri e da qui è nato Madness of Sorrow (la pazzia dell’oscurità) ove non vi è spazio per la luce, la speranza ma solo l’oblio dell’oscuro e della dannazione.

Con all’attivo ben 5 album, seguiti da un singolo e questo nuovo Ep di cui parleremo stasera, la band si è ritagliata in questi anni un pubblico assiduo ed entusiasta e ottimi risultati anche da parte della critica. Ti aspettavi questi consensi?
Quando tutto è fatto col cuore, senz’altro non si ha la percezione di “costruito” o “plasticoso”, questo fa acquisire fiducia in chi ascolta. C’è anche da dire che la proposta non è mai stata la stessa, e ad ogni disco abbiamo cercato di aggiungere sempre quell’elemento in più che differenziava dall’album precedente.

Le tematiche della band trattano spesso i lati oscuri della chiesa. Ultimamente è tornato alla ribalta il caso di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori oppure il caso Claps, simbolo degli occultamenti che avvengono in quell’ambito. Pensi che possiamo veramente ritenerci in un Paese laico?
No assolutamente, la chiesa ha ancora la sua mano nera e sporca ovunque, nelle decisioni politiche come in tutto il resto. Per fortuna, anche se tardi secondo me, quest’influenza anno dopo anno si sta affievolendo, perché la gente
ha capito che un potere basato su una favola non ha senso.

L’Ep è stato concepito durante la pandemia, un periodo cupo e orribile che purtroppo ci è toccato di vivere. La musica può servire come terapia d’urto? Un modo per liberarsi dalle angosce e dalle paure?
Certo che sì, io stesso ho sempre composto per tirare fuori la rabbia e tutti i sentimenti negativi che la vita e le interazioni naturalmente portano a dover affrontare. In questo Ep invece di trattare apertamente di temi personali, ho incanalato il tutto nella creazione del mini concept (la dannazione del protagonista, il mio alter ego MuriHell). In “Confessions From the Graveyard” avevo apertamente trattato della morte di mio padre, ma capisci anche da te che ogni volta dal vivo portare certi pezzi risultava emotivamente complicato. Durante il 2020/21 ho vissuto la fine di un rapporto sentimentale molto lungo ed anzichè scrivere qualcosa da dover poi ricantare e riaffrontare ogni volta ho semplicemente incanalato tutto il “nero” che avevo dentro nella mini-storia di MuriHell e nel suo percorso di dannazione: “Possessed”, “Damned”, “Metamorphosis” ed infine “Disciple”, il discepolo del maligno.

Sei su Overthewall come musicista ma sei tantissimo altro; ti ho visto in veste di fotografo, ameramen,videomaker e non contento di tutto ciò hai fondato un’etichetta discografica la Ad Noctem Records. Com’è nata quest’idea?
Sono nato in povertà, ed ho sempre cercato di imparare le cose da me e da qui la mia passione per il videomaking (oltre che per Madness ho girato qualche video per altre band, oltre a fare il videomaker in altri ambiti). Ad Noctem esiste ora da quasi cinque anni e continua a crescere; il tutto è nato per aiutare una persona in difficoltà con un’altra label, portando le mie visioni delle cose. Ma dopo essere stato scaricato, è scaturito il definitivo impulso a tornare in pista con una mia creatura, da qui Ad Noctem Records… l’altra persona dopo aver fatto figuracce in tutta Italia ha saggiamente capito che era meglio finirla lì…

Dopo l’Ep cosa ci riservano i Madness of Sorrow?
Quest’anno ci si vuole concentrare a trovare sbocchi live per presentare i pezzi assieme al resto del repertorio, abbiamo già cominciato con due date nelle zone limitrofe (Valle d’Aosta ed Ivrea) e il 24 saremo al Vicolo Schilke a Vercelli, poi Milano a marzo e Rovellasca a settembre. Speriamo di poter aggiungere altro presto.

Dove i nostri ascoltatori possono seguire la band?
Sul sito ufficiale https://www.madnessofsorrow.com da dove potrete poi accedere a Facebook, Instagram, Tik Tok, Youtube e il sito per acquistare del merch.

Grazie di essere stato con noi, ti lascio l’ultima parola…
Grazie per lo spazio e non dimenticate che neanche due anni fa eravamo tutti chiusi in casa, per cui uscite, tornate a vivere e sostenete l’underground italiano che è vivo e florido più che mai.

Ascolta qui l’audio completo dell’intervista andata in onda il giorno 20 Febbraio 2023.

Krell – Crushing your life

Ospite di Mirella Catena a Overthewall un grande protagonista del metal italiano, Luca Bonzagni con il suo nuovo progetto musiale Krell.

Luca, sei stato il cantante storico dei Crying Steel e la tua estensione vocale è stata paragonata a quella di Rob Halford. Hai collezionato successi e hai calcato palchi importanti sin dagli anni 80. Chi è Luca Bonzagni adesso?
Luca è un vecchio cantante che ha ancora la musica, vecchia amica fedele, che lo accompagna sin da quando era bambino, prima come fruitore e poi anche come musicista.

Come nasce il progetto Krell?
Nasce qualche anno fa quando io e Di Nicola ci siamo incontrati per caso, dopo qualche tempo che non ci vedevamo, ed abbiamo deciso di fare qualcosa insieme.

Chi ha scelto il moniker e qual è il significato?
Il nome Krell è una citazione cinematografica dal film “Il pianeta proibito” dove Krell era il nome di un popolo, ormai estinto, che possedeva tecnologie avanzatissime che permettevano loro di materializzare i sogni (o anche gli incubi…) delle persone che le utilizzavano.

I dieci brani sono stati registrati al Pristudio di Bologna, con Roberto Priori come tecnico del suono. Ci parli della realizzazione dell’album?
Priori, grande tecnico ed amico, ha fatto un lavoro egregio adattando il sound ai contenuti sonori dell’album.

“Deserts” è targato novembre 2022, state già lavorando a qualcosa di nuovo?
Non attualmente, anche se di materiale ne abbiamo ancora.

Sono previsti dei live per promuovere il nuovo album?
Se dovesse capitare l’occasione di suonare live, saremo ben lieti farlo.

Come pensi che la scena metal italiana si sia trasformata, dagli anni ’80 ad oggi?
Vantaggi e svantaggi, come sempre… si è purtroppo frammentata in mille rivoli ma al contempo si è diffusa enormemente.

Dove i nostri ascoltatori possono seguire i Krell?
Attraverso le piattaforme social più famose e praticamente tutti i servizi di streaming attuali.

Grazie di essere stato con noi, lascio a te l’ultima parola…
Mirella, sono io che ti ringrazio per avermi ospitato e saluto con affetto tutti gli ascoltatori. A presto.

Ascolta qui l’audio completo dell’intervista andata in onda il giorno 13 Febbraio 2023.

Dragonhammer – Into the warrior’s mind

Ospiti di Mirella Catena a OverthewallGae Amodio e Giulio Cattivera dei Dragonhammer per parlare del nuovo album “Second Life” (My Kingdom Music).

Gae, tu sei uno dei fondatori, la band si forma nel 1999 e, anche se la formazione attuale comprende sei elementi, siete partiti come un trio ( voce e chitarra, basso e batteria). Ci parli dell’evoluzione dei Dragonhammer?
Gae: Ciao Mirella, si verissimo siamo partiti con una formazione di soli tre elementi, anche se a dire il vero eravamo principalmente in due ad aver costituito questo progetto, io e Max Aguzzi, sulla scia del nostro gusto personalissimo e del momento. Sai, il power metal la faceva da maggiore nel campo metal mondiale, era il periodo dove girava tutto intorno a band poi diventate storiche, e che a tuttora ascolto ben volentieri. Decidemmo di provare a mettere giù del materiale nuovo originale, e da lì a qualche settimana creammo un demo in cassetta (all’epoca ancora si usavano) di tre brani solamente, e decidemmo di spedirlo a persone che lavoravano nel settore, per avere un parere o chissà… Dopo pochi mesi, ricevemmo una telefonata che ci convocava presso una sede romana di distribuzione musicale, a cui con curiosità ed emozione partecipammo. Il fine di questa convocazione fu una proposta di registrazione di un intero album interamente spesato e distribuito dalla collaborazione di due label: la Elevate Records e la Legend Records. Capisci che per noi un piccolo sogno si stava realizzando, e da lì a firmare, passarono veramente pochi minuti. Tempo 5/6 mesi di preproduzione di nuovi brani, entrammo in studio nell’estate 2000, lavorando a volte dalla mattina alla sera. Trovammo il tastierista per l’album, poi entrato in pianta stabile nella band ed a marzo 200. Ecco il nostro album di esordio “The Blood of the Dragon” disponibile sugli scaffali dei negozi musicali europei e non solo. Piccolo inciso, che ora sembrerebbe un miracolo, la tiratura di 5000 copie fatta andò sold out in sei mesi! All’epoca era un buon risultato, ora sarebbe un miracolo discografico.

Dopo un periodo di pausa la band si riforma nel 2012 e nel 2013 firmate per la My Kingdom Music. Com’è nata questa collaborazione?
Gae: Pausa sì, ma a livello solo discografico. Dopo l’uscita del secondo album nel 2004, la band era dedita esclusivamente a concerti, seppur sporadici, ma rimasta sempre attiva. Come dicevo io, con il motore regolato al minimo. Proprio perché credevo molto in noi, decisi con Max di cambiare il tutto, cambiare elementi della line up, e cambiare testa. Dal 2010 si ricercano nuovi musicisti adatti non solo a livello strumentale alla band, ma anche a livello personale e caratteriale. Con questo presupposto, ho avuto modo di conoscere, casualmente, Francesco Palumbo della My Kingdom Music e, dopo una breve telefonata, capii subito che nella ricostruzione e ripartenza dei Dragonhammer lui era una pedina fondamentale. In pochi giorni trovammo un accordo, che se dopo 10 anni è ancora valido, intuisci che non è risultato sbagliato.

Il 4 novembre è stato pubblicato il vostro nuovo album, “Second Life”. Parliamo di questa nuova uscita discografica?
Giulio: “Second Life” è un album molto importante per la band perché arriva dopo cinque anni dal precedente e vede il debutto di tre musicisti nuovi, Alessandro Mancini alla chitarra, Marco Berrettoni alla batteria e Mattia Fagiolo alla voce, i quali subentrano al posto di Andrea Gianangeli e Max Aguzzi. In questi anni abbiamo rinnovato il nostro modo di fare musica e anche la nostra organizzazione interna. Volevamo che fosse un album almeno degno degno dei precedenti, perché i confronti col passato sarebbero stati inevitabili in questa situazione. A livello artistico, siamo ripartirti dagli elementi più caratteristici dei primi Dragonhammer, migliorandoli con fresche novità come, ad esempio, orchestrazioni e nuovi stili vocali. Personalmente siamo molto soddisfatti del risultato.

Ho notato che la vostra attività live si svolge moltissimo all’estero, quali differenze avete riscontrato rispetto ai live in Italia?
Gae: In alcune nazioni ci sono differenze abissali dalla nostra, ed aggiungo purtroppo. In molti paesi stranieri abbiamo sempre notato una partecipazione più attiva e calda nei concerti, un po’ come era da noi negli anni ’90. Si andava ai concerti anche underground per il piacere di andare e divertirsi con gli altri bere fiumi di birra e saltare. Non è da tutte le parti cosi ovviamente, altrimenti sarebbe una tragedia per la nostra musica del cuore.

Cosa ci riserva il futuro? State già lavorando a qualcosa di nuovo?
Giulio: Vogliamo che questa nuova formazione si consolidi, personalmente inizio già a pensare al prossimo album perché credo che ci sia del potenziale da sfruttare il prima possibile. Siamo infatti in una forte fase creativa.
Sicuramente ci saranno nuovi live nel corso del 2023 e del 2024 per portare sul palco il nuovo album “Second Life”, quindi aspettatevi presto degli annunci al riguardo. Ci godiamo il momento per ora!

Dove i nostri ascoltatori possono seguirvi?
Giulio: Su Facebook e Instagram ci sono i nostri profili ufficiali dove pubblichiamo regolarmente tutte le news riguardo la band. Mentre sul nostro sito web http://www.dragonhammer.com trovate anche il nostro shop, fondamentale per supportare la band nella maniera più diretta possibile e senza passare per altre piattaforme e-commerce intermediare. Chi vuole ci trova anche su Bandcamp!

Ascolta qui l’audio completo dell’intervista andata in onda il giorno 6 Febbraio 2023.

Apogod Project – A prog Bible

Ospiti di Mirella CatenaOverthewallgli Apogod Project Patrick Fisichella e Giovanni Puliafito – per parlare dell’album “A Prog Bible”.

Grazie di essere qui su Overthewall, vi chiedo subito come è iniziata la vostra carriera musicale?
Giovanni: Innanzitutto vi ringrazio per l’opportunità che ci avete dato, di presentare il nostro disco e di spiegarne la genesi e lo sviluppo. Sia io che Patrick abbiamo iniziato la nostra carriera da molto prima rispetto al concepimento di questo album e la formazione di questo duo. Ho iniziato all’età di nove 9 lo studio del pianoforte, conseguendo il Diploma in Conservatorio. A 18 anni ho iniziato anche a studiare Composizione sempre in Conservatorio, conseguendo anche il Diploma. Mi sono avvicinato al mondo della musica per film, studiando con il Maestro Luis Bacalov all’Accademia Chigiana di Siena. Sono attualmente Docente di Teoria Analisi e Composizione presso il Liceo Musicale di Messina, ho anche insegnato Composizione in Conservatorio sempre a Messina, la mia città. Da diversi anni mi occupo di composizione di colonne sonore, con diverse collaborazioni con produzioni indipendenti. Prodotti che hanno vinto concorsi, andati in onda su canali anche internazionali. Mi occupo anche di arrangiamenti per diversi generi musicali e quasi sempre in collaborazione con Patrick. Io e Patrick coltiviamo da oltre venti anni un’ amicizia fraterna, fatta di stima e affetto, che poi è scaturita anche nella nostra prima importante collaborazione, ApoGod Project – A Prog Bible.
Patrick: Mi unisco al “grazie” di Giovanni. Io ho iniziato studiando chitarra, prima da autodidatta e poi seguendo lezioni da privato ed in alcune delle scuole più note in giro per l’Italia. dal 1999 insegno chitarra per varie strutture ed istituzioni private e dal 2009 per i corsi Yamaha Music, per i quali sono esaminatore internazionale dal 2013. Da tre anni insegno chitarra e produzione audio anche per i corsi RSL Rockschool Of London. In ambito audio e registrazione la passione è nata da piccolissimo. Nel biennio 2001/02 ho conseguito il Diploma Tecnico Superiore come “Esperto in Tecnologie Multimediali” presso la facoltà di Ingegneria di Messina, con una tesi sull’audio digitale. Mi sono occupato negli anni di tanti spettacoli teatrali, anche di rilievo nazionale, per i quali ho curato la scrittura delle musiche, il sound design, la fonica e l’esecuzione dal vivo anche in tournée in giro per lo stivale. Ho prodotto album di artisti in ambito pop, rock, metal, orchestre sinfoniche, gruppi corali, spesso lavorando, come già lui anticipava, proprio insieme a Giovanni.

Siete autori di una delle più interessanti produzioni musicali degli ultimi anni, com’è nata l’idea del progetto Apogod?
Giovanni: L’idea nasce nel lontano 2003 da Patrick che è da sempre appassionato di storia delle religioni. Una sera mi disse che il suo desiderio era quello di musicare la storia più appassionante e cruenta di tutti i tempi: l’Antico Testamento. Iniziammo a parlarne ma purtroppo per tanti impegni a cui la vita ci sottopone, ritardammo la lavorazione dell’album per tanti anni fino al 2018. Quella sera del 4 luglio 2018, alla festa del mio compleanno, un nostro caro amico (Marco Giliberto, il nostro fotografo) ci disse: “Avete musicato tanta roba, scritto tanti brani per altri musicisti, avete tutto il necessario e tutte le potenzialità, perché non lavorate a qualcosa di completamente vostro”? Quella notte stessa iniziammo seriamente a lavorare a quella vecchia idea conservata nel cassetto. Dopo 4 anni, il 28 luglio 2022 lo abbiamo presentato ufficialmente, appoggiati dalla casa discografica Metalzone Italia che ci supporta egregiamente in questa nostra impresa.
Patrick: Aggiungo che l’idea è dovuta anche al fatto che Giovanni aveva già messo in musica all’inizio del 2000 (insieme all’amico chitarrista Giorgio Napolitani) la “Divina Commedia” ed aveva musicato anche molti passi dell'”Odissea” ( qualche anno dopo si sarebbe cimentato anche con l'”Eneide”). Io venivo da lunghe letture su Zarathustra ed il mazdeismo ed avevo preso spunto da alcuni passi dell’Avesta (libro sacro del mazdeismo) per comporre svariati brani. Mettere in musica i racconti sul dio di Abramo sarebbe stata la naturale prosecuzione…

Quali sono stati i tempi di realizzazione di A Prog Bible e come si è svolto il processo di composizione?
Giovanni: Il processo di scrittura è stato complesso e lungo 4 anni. Abbiamo iniziato delineando una struttura dell’album, formato da 10 brani, inizialmente strumentali, ma in corso d’opera abbiamo ritenuto di inserire un cantante in 5 brani. Abbiamo scritto tutto noi due, Patrick ha curato oltre alla composizione dei brani, i testi, le chitarre e i bassi che lui stesso ha registrato e tutta la produzione audio, nei suoi Gargamella’s Studios. Io oltre alla composizione, ho curato l tastiere, synth, tutte le orchestrazioni e la programmazione della batteria che poi abbiamo affidato al nostro batterista che ha registrato. Insieme io e Patrick abbiamo scritto le melodie vocali. Un processo lungo, impegnativo, ma anche emozionante, abbiamo creato la musica che a noi piace, con cui siamo cresciuti. Insieme ai miei studi classici in conservatorio, dall’età di circa 13 anni ho sempre ascoltato metal, con tutte le sue ramificazioni e sottogeneri. Ci siamo lasciati ispirare, emozionare ed anche turbare dalla lettura del testo stesso, immaginando la nostra musica come se fosse la colonna sonora di questa grande storia.
Patrick: Vorrei però puntualizzare che nel momento in cui ci accingevamo alla scrittura di un brano avevamo
già in mente l’argomento che avremmo trattato, tanto che quasi tutti i titoli che sarebbero poi diventati quelli definitivi erano già presenti e pronti anche a brani appena iniziati. Po la fase di editing, mix e master è stata un incubo. La massa strumentale era così imponente che sono dovuto scendere spesso a compromessi per tentare di far sentire ogni linea. In alcuni brani mi sono trovato a lavorare su oltre cento tracce.

L’opera vanta la partecipazione di musicisti che hanno contribuito alla sua realizzazione. Ci parlate di queste collaborazioni?
Giovanni: Con noi hanno collaborato numerosi musicisti, di cui siamo estremamente soddisfatti perché hanno sposato la nostra causa, appassionandosi fortemente a questo ambizioso progetto. Salvo Cappellano, ha cantato sui brani “Cyber Abraham and the Massacre of Sodom”, “Egyptian Plagues”, “Promised Land (A prayer of Moses)” e “The Divine Code”. Il “misterioso” Azathoth ha cantato invece “The Great Flood of Blood”. Salvo Pennisi ha registrato tutte le batterie, Silvia Bruccini ha realizzato i cori sul brano Promised Land, Francesco Aiello ha suonato le percussioni nell’intro di “Egyptian Plagues” e “Gabriels” ci ha regalato un bellissimo assolo nel brano “The Divine Code”. Tutti musicisti che hanno un passato musicale alle spalle di un certo rilievo, fra studi, collaborazioni ed esperienze sia live che incisioni. Alcuni di loro provengono anche da generi musicali diversi, come Silvia Bruccini, cantante jazz, pop, fusion e Francesco Aiello, specializzato in percussioni latine e ritmi sudamericani.


L’Artwork della copertina è stato affidato all’artista messinese Domenico Puzzolo, cosa rappresenta?
Giovanni: Domenico Puzzolo è un fantastico artista messinese, anche nostro caro amico. Quando iniziammo a scrivere i brani, ancora in fase embrionale, inviammo alcune demo insieme ad una spiegazione dell’album a Domenico, lasciandolo assolutamente libero di ispirarsi e rappresentare le sue idee ed emozioni. Dopo pochissimo tempo ci ha consegnato la copertina, realizzata a mano con la tecnica della china su un foglio formato A3 circa, ed il nostro logo. Eravamo entusiasti! La copertina rappresenta Salomè con la testa di San Giovanni, un’idea scaturita dall’artista che simboleggia le proprie emozioni derivate dalla narrazione, dalla nostra musica e (forse) un collegamento tra questo album ed una futura continuazione…
Patrick: Domenico è un grandissimo amico ed uno straordinario artista. Ci ha fatto un regalo dal valore incommensurabile per “A Prog Bible”!

Siete già al lavoro su altre opere che riguardano gli Apogod? Qualche anticipazione per i nostri ascoltatori?
Giovanni: Gli Apogod Project avranno sicuramente un seguito. Io e Patrick stiamo già lavorando al nuovo disco, che non riguarderà la “Bibbia” (almeno per il momento), posso solo dire che sarà sempre ispirato da argomenti culturali e letterari.
Patrick: Shhh! Non dire troppo, non dire troppo che scema l’hype!

Dove i nostri ascoltatori possono seguirvi?
Giovanni: Potete seguirci sulla nostra pagina Facebook ed instagram e ascoltarci praticamente ovunque, Spotify, Youtube e tutti i social cercando ApoGod Project – A prog Bible.

Grazie di essere intervenuti su Overthewall!
Giovanni: Grazie a tutti voi!
Patrick: Grazie a te Mirella ed a tutti gli amici di Overthewall!

Ascolta qui l’audio completo dell’intervista andata in onda il giorno 23 Gennaio 2023.

Trauma – Mea culpa

Ospiti di Mirella Catena a Overthewall, Giacomo Pieri, voce della band, e Christian Cartoceti, bassista, dei Trauma, per parlare del nuovo EP “Mea Culpa”.

La band nasce da un’idea di Giacomo nel 2016, ci parlate degli inizi e quali sono le vostre esperienze musicali precedenti ai Trauma?
Io, Christian e Stefano ci conosciamo da tempo e avevamo già suonato insieme in altri progetti, in particolare io e Stefano in una band chiamata Alphabetagamma. In quel periodo eravamo inattivi, così abbiamo deciso di affittare una stanza in una ex chiesa e iniziare a comporre musica nostra. Non sapevamo esattamente che direzione prendere, molte cose si sono definite da sole in maniera più o meno naturale, in base al nostro background e alle nostre caratteristiche in quanto musicisti.

Come definireste il vostro genere musicale?
Non sono molto bravo a catalogare la musica, ma direi noise rock, per via del nostro approccio prevalentemente antimelodico, ritmico e “rumoroso” appunto. Anche se poi ognuno di noi apporta influenze del tutto personali.

Il primo EP della band ottiene un ottimo successo, tanto da essere inserito da Ondarock come una delle migliori uscite discografiche italiane del mese. Vi aspettavate un riscontro così positivo ed immediato?
A dire il vero no. L’EP è frutto di una sessione di registrazione “dal vivo” in un teatro vicino casa nostra, ed era nato come semplice demo per farci conoscere, senza troppe pretese. Poi mentre lavoravamo al mixaggio ci siamo resi conto che il prodotto finale era piuttosto buono, così abbiamo pensato di spedirlo a qualche etichetta e alla fine l’abbiamo pubblicato con la Seahorse Recordings di Paolo Messere.

Gli ultimi anni ci hanno visti rinchiusi in casa, sono venuti fuori tutti i nostri dubbi e le nostre paure. Voi li avete riversati su “Mea Culpa”, il vostro nuovo EP. E’ stato un modo di elaborare tutto quello che è successo?
Per certi versi sì. A parte il primo brano “Muro”, che è stato scritto prima del Covid e che manco a farlo apposta ne anticipa le tematiche, poiché parla di una persona che si rinchiude in casa e rinuncia alla sua vita sociale, l’EP è stato composto in piena pandemia e certamente risente delle difficoltà incontrate a livello individuale, sociale e anche come band, dato che per alcuni periodi non potevamo neppure vederci in sala prove per suonare, cosa per noi fondamentale. Diciamo che il clima di paura e incertezza verso il futuro vissuto in pandemia è stato lo spunto per una riflessione generale sui temi della colpa e della responsabilità, sia a livello individuale che collettivo.

Come nasce un brano dei Trauma? A chi è affidata la stesura dei testi e la composizione delle melodie?
I brani nascono insieme in sala prove, dove ognuno di noi porta un’idea, un riff, una ritmica. Di solito definiamo prima le parti strumentali, con linee vocali molto primitive. Successivamente io lavoro da solo alla voce: melodie, testi e quant’altro.

Tra i vostri progetti futuri è previsto un album?
Stiamo componendo nuovi brani, stavolta l’intenzione è proprio quella di far uscire un album. Abbiamo già anche il titolo, speriamo bene.

Dove possono seguirvi i nostri ascoltatori?
Su Facebook (https://facebook.com7traumarockband), Instagram (https://instagram.com/trauma_rock_band), Bandcamp (https://trauma7.bandcamp.com), Abbiamo anche un canale Youtube per i videoclip, e i nostri pezzi sono disponibili su tutte le piattaforme musicali online.

Ascolta qui l’audio completo dell’intervista andata in onda il giorno 14 aprile 2022.

Blood Thirsty Demons – Spiritual seanse

Cristian Mustaine dal 1997 con i suoi Blood Thirsty Demons non si è limitato a pubblicare dischi, ma ha anche svolto una sorta di eretica opera di evangelizzazione, toccando temi di stampo religioso, spirituale e magico. Però, mai come con il nuovo “Esoteric” (The Triad Record), aveva parlato in modo così esplicito del proprio cammino nelle scienze oscure e del ruolo che queste rivestono nella sua vita. Un’occasione così particolare meritava un approfondimento, per questo, oltre alla nostra intervista, ne troverete un’altra, in formato audio, rilasciata a Mirella Catena per Overthewall!

Ciao Cris, hai scelto un titolo, “Esoteric”, per il tuo album che forse, anche se superficialmente non appare così, è il più intimo tra quelli dei Blood Thirsty Demons. Mi sbaglio?
Ciao, proprio cosi: questo è il disco più personale e anche più oscuro tra tutti quelli che ho pubblicato fino a questo momento. Tra le righe vengono raccontati, anche se non esplicitamente, molti riferimenti al mio cammino spirituale.

Quando è iniziato il tuo cammino nell’esoterismo e quanto ha contribuito la musica ad accendere questo interesse?
E’ iniziato tutto circa 25 anni fa, nel periodo in cui decisi di formare la band. Sicuramente, il genere musicale che ascoltavo in quel momento, ha contribuito molto ad aumentare il mio interesse nell’esoterismo, perché cercando di capire i testi delle mie band preferite, entravo in un mondo che mi spingeva a farmi domande, sapendo che proprio li avrei trovato risposte importanti per la mia vita.

Quali sono, secondo te, gli album “esoterici” per eccellenza della musica?
Cavolo, possono essere davvero a decine! Posso dirti quali sono quelli che hanno caratterizzato e indirizzato la mia vita, o perlomeno te ne cito alcuni: i primi due album dei Death SS ( “…in Death of Steve Sylvester” e “Black Mass”), sono quelli essenziali per chiunque si avvicini a questo genere. Così come i primi due dei Mercyful Fate (“Melissa” e “Don’t Break the Oath”) che a mio parere han cambiato tutto il modo di vivere l’heavy metal. Io ho sempre pensato che ci siano due ere: una pre “Don’t Break the Oath” e una post”Don’t Break the Oath”, che ha portato un cambiamento epocale ispirando innumerevoli band. Molto esoterico è sempre stato anche Paul Chain; due dei suoi dischi mi han trasmesso proprio quell’oscurità e quell’ispirazione che mi serviva in alcune composizioni; questi sono “Alkahest “(con il grande Lee Dorrian) e “in the Darkness”. Un altro album che mi ha forgiato, ricco di alone esoterico, è “Sacrifice “dei Black Widow, band capace di catapultarti davvero in un rituale ad ogni ascolto. Stessa cosa vale per i primi lavori dei Goblin. Ci sono poi tantissimi album di impronta davvero oscura che mi hanno ispirato, ma non li metterei nella categoria di album esoterici.

Torniamo al tuo di disco, credi che l’aver messo in musica questi tuoi interessi, in qualche modo ti abbia fatto fare una sorta di check sul tuo cammino iniziatico? E se così fosse, quanto è cambiato il tuo approccio alla materia in questi anni?
In realtà ho sempre lo stesso approccio con questa materia, perché fortunatamente questi studi mi hanno portato a trovare un ottimo equilibrio interiore e molte risposte che cercavo. Erano anni che avevo in mente di mettere in musica tutto questo, ma non era ancora arrivato il momento giusto; non è semplice già creare un concept album, cosa che faccio in ogni disco, spalmare questo argomento su ben dieci canzoni è stata una cosa non semplicissima. Diciamo che il check sul mio cammino spirituale lo faccio praticamente ogni singolo giorno della mia vita, riflettendo su ogni mia singola azione e su quali forze possono smuovere.

A proposito di cambiamenti, quali sono le novità strettamente musicali contenute in “Esoteric”?
Sono diverse: in questi tre anni ho iniziato ad avvicinarmi a generi molto tecnici, progressive metal e affini; questo mi ha spinto anche a cercare di aggiungere qualcosa al mio sound, sentendo che mi faceva crescere come musicista e compositore. Molte ritmiche sono più ricercate, gli assoli sono più lunghi e spesso più di uno nella stessa canzone e nelle voci ho provato a sperimentare un po’ di più. Credo che in futuro tutti questi cambiamenti saranno accentuati, almeno stando alle idee che ho in testa per il prossimo disco.

Più che come musicista, come mente creativa dei BTD quali limiti non supereresti mai?
Innanzi tutto, se volessi fare qualcosa di molto distante da ciò che posso definire horror metal, farei un progetto a parte, e su questo non mi darei limiti; ho comunque un limite che non mi fa sconfinare troppo fuori dal metal. Con i BTD eviterei sicuramente l’introduzione di suoni elettronici e di sonorità troppo moderne, che andrebbero a coprire quell’alone occulto che un certo sound di questo genere richiede.

Come sono nati i pezzi?
I miei brani nascono tutti da una base di chitarra e spesso in acustico; generalmente, i miei ascolti del momento tendono ad influenzare ciò che scrivo, nonostante la base esca sempre da ciò che in maniera naturale nasce appena tocco lo strumento. I testi vengono pensati successivamente, a parti strumentali finite e incise, dopo giorni di riflessioni e scelte sull’argomento da trattare.

Credi che ci sia un brano più rappresentativo dell’intero lavoro?
I brani per un musicista sono come dei figli, difficile sceglierne uno; ma ce ne sono un paio che sono più personali, come “Guardian of My Soul”, traccia dedicata al mio spirito guida, a cui tengo particolarmente, e “The Wickedness of Men”, brano molto riflessivo sull’animo umano e su quanto le forze negative possano incidere nel corso delle nostre vite, pur pensando che sia sempre e solo colpa nostra.

La prossima mossa che dobbiamo aspettarci da te sarà a nome BTD o Human Degrade?
Bella domanda! Ho ben otto brani incisi dal 2013 ad oggi e non ancora pubblicati come Human Degrade, ma non ho ancora un minutaggio sufficiente per pubblicarne un album. Ancora non so se, per questo progetto preferirò fare un’uscita solo in digitale. Sicuramente, durante la pausa natalizia, mentre tutti saranno impegnati a sentirsi più felici e più ipocritamente buoni, inizierò a incidere le prime note del prossimo lavoro marchiato Blood Thirsty Demons.

BONUS TRACK
Il 7 Novembre Cristian Mustaine è stato ospite di Mirella Catena a Overthewall, ascolta qui l’audio completo:

Angel of Anger – L’angelo della rabbia

Ciao Andred! Ci racconti la genesi della band?
Salve, è un piacere essere ospite di Overthewall. La band nasce per mio volere a Novembre del 2003, nel corso del 2004 ho fatto diverse audizioni completando la prima formazione con me alla voce, Lord Axl Mato (Cantante dei Winged) alla chitarra ritmica, lo Spezz al basso, Animal alla batteria e Los alla chitarra solista, così è iniziato il nostro percorso. Abbiamo composto diverse song e nel dicembre del 2005 abbiamo fatto il nostro primo concerto. Da allora e nel corso degli anni abbiamo calcato molti palchi importanti della scena Metal Italiana. Fine 2007 abbiamo realizzato il nostro primo video ufficiale tratto dalla song “Wake up Spirits”. Nel 2008 abbiamo dato alla luce il nostro primo CD dal titolo omonimo della band e presentato al Fabrik/Faster di Torino in occasione del concerto “In Nomine Lilith” con Cadaveria, in seguito siamo stati inclusi in una pubblicazione a cura di Carnifex Metal (U.S.A), per la partecipazione al libro “Metal Queens: Death Metal – Volume 1, Number 1” il quale viene distribuito in 5000 copie in tutto il mondo. C’è stata una grande promozione per l’album con molti consensi da tutti gli addetti ai lavori sulla scena internazionale, con molteplici live in compagnia di molti validi artisti della scena italiana e non, ad esempio Mortuary Drape, Necrodeath e un mini tour con i Deicide. In seguito abbiamo continuato a comporre, purtroppo ci sono stati gravi problemi per la line up che alla fine nel 2009 ci hanno portato a prendere una pausa, pausa molto lunga… Nel 2020 abbiamo deciso di continuare il progetto e infatti ora siamo di nuovo qui e più carichi che mai!

Oltre alla band tu gestisci la Ocularis Infernum Booking&Promotion e da poco avete prodotto una compilation che raccoglie diverse band, tutte molto interessanti. Qual è la caratteristica che accomuna le band partecipanti?
Esatto, sono il presidente dell’Associazione Ocularis Infernum, fondata sin dal 2002, associazione creata da musicisti per i musicisti espletando le stesse attività di un’agenzia ma con un approccio diverso. Abbiamo deciso in piena pandemia di offrire una possibilità alle band, che purtroppo dato il momento erano estremamente penalizzate non potendo esibirsi live e tutte le varie attività solite, per fornire un mezzo per fargli acquisire visibilità nonostante il periodo oscuro.
Il criterio di valutazione è stato basato sui generi più amati e curati dall’Associazione, ossia il black e il death metal, volendo includere tutte le varie sfumature in esse correlate. Effettivamente il connubio tra le band è ottimale! Abbiamo prodotto un gioiellino con 6 brani inediti su 14 che dà ampio spazio sulla scena italiana odierna e non, infatti ricordo che una delle band partecipanti sono i Forsaken Legion dalla Svizzera, band del nostro roster.

Quali sono state le difficoltà che hai riscontrato e quali invece le soddisfazioni che state ricevendo?
Le difficoltà sono state molteplici, dato che abbiamo dovuto infondere speranza e voglia di continuare anche in band che oramai non ne avevano più, tristemente in questo periodo molte band hanno deciso di non continuare il loro percorso; d’altro canto la soddisfazione più grande è stata questa, essere riusciti nel nostro intento e aver dato la possibilità a tante band di continuare il loro lavoro con una nuova prospettiva sul futuro. In seguito, con tutta la promozione svolta siamo lieti che le band partecipanti siano estremamente soddisfatte e ovviamente noi per aver raggiunto il nostro obiettivo.

Ci sarà la possibilità di un live che vi vedrà tutti su un palco?
In realtà stiamo organizzando una serie di live, itineranti per offrire ancora più spazio e visibilità delle band della compilation. Ma per ora non ci sbilanciamo su altri spoiler…

Nella compilation sono presenti sei brani inediti, di cui uno proprio della tua band. Ci parli di questo brano?
Effettivamente abbiamo creato una compilation che non fosse quella classica con tutti brani editi da tempo, ma dando la possibilità alle band di rimettersi in gioco con un nuovo singolo ed effettivamente è quello che è successo per la mia band, gli Angel of Anger. Questo brano, intitolato “Ars Moriendi”, esprime tutta la rabbia e l’angoscia di questo momento. E’ un brano che effettivamente aspettava di essere prodotto da anni, ma finalmente c’è stata la giusta occasione.

Dopo la pandemia che stenta ad andarsene e con una guerra in corso, come vedi il futuro della musica underground in Italia e nel mondo?
Bella domanda… Effettivamente la situazione è alquanto preoccupante, ma noi vogliamo ancora sognare e andare avanti… Se dovessimo pensare a tutto ciò che incombe credo che nessuno svolgerebbe più il suo lavoro, bisogna solo affidarsi al desiderio e alla speranza e ci auguriamo che tutto vada per il meglio per svolgere le nostre normali attività. Nel caso contrario… credo che ci sia ben poco da dire….

Dove i nostri ascoltatori possono seguire la tua band e acquistare la nuova compilation?
Allego i contatti degli Angel of Anger, della nostra Associazione e del nostro distributore ufficiale, ossia la Wine&Fog che si occupa della distribuzione fisica sia dei CD degli Angel of Anger che della compilation “A Time of Sorrow”, nonché della Nadir Music che si occupa della distribuzione digitale.

Angel Of Anger
https://www.facebook.com/AngelofAngerBand

Ocularis Infernum Booking&Promotion
https://www.facebook.com/OcularisInfernumBookingandPromotion

Wine&Fog Distro
https://www.facebook.com/Wine-and-Fog-Distro-107829211124278

Nadir Music
https://www.facebook.com/nadirmusicstudios/

Grazie di essere stata con noi!
E’ stato un piacere e ci sentiremo sicuramente per i prossimi aggiornamenti sia per gli Angel Of Anger che per tutti gli eventi e produzioni dell’Ocularis Infernum!

Ascolta qui l’audio completo dell’intervista andata in onda il giorno 4 aprile 2022.

ZoneM – Sono dentro di me

Su Overthewall, ospiti di Mirella Catena, gli ZoneM autori di “Sono Dentro Di Me” (Nadir Music \ Black Widow Records).

Benvenuti su Overthewall! Beppi, ci parli dell’idea iniziale di ZoneM?
Ciao Mirella! Grazie delle domande. L’idea è nata riflettendo sulle tecniche sonore e rumoristiche, spesso usate nelle colonne sonore, in grado di stimolare alcune emozioni ed in particolare la paura. Se il nostro subconscio riconosce alcuni suoni naturali specifici, che un tempo potevano rappresentare un pericolo, scatena un’allarme che non ha modo di essere fermato razionalmente. La stessa cosa succede in presenza di dissonanze, rumori inattesi, elementi che ci allontanano dalla comfort zone che ci aspettiamo. Allora mi sono chiesto: dato che la musica è il veicolo per eccellenza delle emozioni, perché non iniziare un progetto sperimentale col puro obiettivo di generare ansia irrazionalmente, nascondendo elementi ansiogeni nella musica? Per farlo, ho coinvolto molti amici musicisti con cui già collaboro o che semplicemente ascolto e che hanno partecipato con fare entusiastico.

Silvia, “Sono dentro me. Musiche per un film mai girato” si avvale della partecipazione di artisti di spicco del panorama underground. Silvia, cantante e vocal coach, hai condiviso con Beppi la gestazione dell’album. Com’è nata questa collaborazione ?
Beppi è il mio compagno e ho partecipato con entusiasmo a questo progetto, che mi ha consentito di immergermi in atmosfere e stili diversi dal pop e dal blues che mi sono familiari. Lui ha sempre voluto realizzare un progetto collaborativo, e gli altri artisti che hanno partecipato, tutti con grande passione, provengono dalle band Il Segno del Comando (Diego Banchero, Davide Bruzzi, Fernando Cherchi, Roberto Lucanato e Riccardo Morello) e Jus Primae Noctis (Pietro Balbi, Alessandro Bezante, Marco Fehmer e Mario Riggio), con cui Beppi suona, oltre ai bravissimi Mauro Isetti, compositore di colonne sonore, Renzo Luise, interprete di jazz gitano, Paolo Puppo, dei Will’O’Wisp e autore anche della grafica del disco. Aggiungiamo a tutti questi Pietro, Rita e Graziella, figli e madre di Beppi e il giovane Tommaso Maestri. Da non dimenticare però Tommy Talamanca, il grande chitarrista/tastierista dei Sadist, che ha curato tutti i suoni dando un’impronta importante al disco.

Ci spiegate il significato del moniker? Perchè ZoneM?
La M potrebbe essere la Malattia, un Mostro, la Morte, un Mistero. E’ proprio il fatto di essere indeterminato a renderlo spaventoso. Ciò che è sconosciuto, infatti, è ciò che ci fa paura. In che zona stiamo realmente entrando? Dipende da noi. Nella realtà, però, ZoneM nasce come parte del mio cognome, scritto all’incontrario.

“Sono Dentro Di Me ” è un album oserei dire inquietante, atmosfere opprimenti e angosciose, da thriller. Quanto la pandemia è servita da elemento d’inspirazione?
La pandemia, ed oggi la guerra, ci hanno fatto conoscere nella realtà cosa significa avere paura. Questo doveva essere un gioco, un esperimento tecnico e psicologico, avrei preferito mantenere la paura su CD, francamente. Il brano che dà titolo al disco, “Sono Dentro Di Me”, inizialmente si riferiva proprio al virus. La contrapposizione con il brano iniziale, però, “Nessuna Uscita” fa acquisire un significato diverso e che io preferisco, perché più generale e meno legato ai tristi eventi della realtà: mi trovo imprigionato in una “gabbia di paure”, da cui potrò uscire capendo che le paure sono “dentro di me”.

ZoneM resterà un progetto legato alla particolare condizione di questi due anni o avrà un seguito?
Il Segno del Comando e Jus Primae Noctis sono entrambi prossimi a terminare i propri nuovi dischi, a cui collaboro e che terranno fermo ZoneM per un pochino. Ma ZoneM ritornerà certamente, probabilmente parlando di un’altra emozione. Questa volta però sarà meglio concentrarsi si una emozione positiva!

Dove i nostri ascoltatori possono seguirvi?
Il disco è disponibile sulle piattaforme digitali:
Spotify: https://open.spotify.com/artist/3IcZuRASTx45O2hOP4pWHO
YouTube: https://www.youtube.com/playlist?list=PLGJOj3ejyhJyUK9xVg0KnE22r2sdifSqe
può essere acquistato da BlackWidow, presso il negozio o online:
https://blackwidow.it/
oppure semplicemente richiedendolo, con spedizione gratuita in Italia, sulla pagina Facebook:
https://www.facebook.com/ZoneM.SonoDentroDiMe

Grazie di essere stati con noi!
Grazie a voi

Ascolta qui l’audio completo dell’intervista andata in onda il giorno 28 marzo 2022.

Niamh – Autumn noir

Su Overthewall, ospite di Mirella Catena, Michele Nocentini dei Niamh autori di “Autumn Noir” (Electric Talon Records \ Neecee Agency).

Grazie di essere qui con noi, Mike! Per prima cosa ti chiedo il significato del moniker. Da dove deriva questo nome?
Ciao, prima di tutto, grazie a voi! Potrei inventarmi qualche storia interessante sul nostro nome, mitologia celtica, blabla… ma la verità è che quando stavamo cercandolo, sentimmo una nostra amica chiamare il gatto “Niamh”. E da ciò… beh, eccoci qui.

“Una band è un modo di essere, un modo di vivere” questo il vostro biglietto da visita. Chi sono i Niamh?
Quattro persone che qualche anno fa hanno fatto una scelta; di dedicarsi alla musica, con tutto ciò che ne comporta. E fidati che ci sono momenti dove ci domandiamo “ma chi ce l’ha fatto fare?”. Ma alla fine questo è ciò che ci fa sentire vivi. Che ci fa stare bene. Con purtroppo tutti i compromessi del caso, come guidare notti intere per potere tornare al “lavoro normale” (perché sia chiaro, con la band le bollette non le paghi, nemmeno se hai un contratto discografico e se suoni in bei festival), non andare mai in vacanza, rientrare precisi coi soldi alla fine del mese, etc…

Come nasce la musica della band, intendo le principali influenze stilistiche, e come si è evoluta dal debutto con “Corax”?
Ognuno all’interno della band ha le sue influenze e i suoi gusti. Ci sono ovviamente quelle band che mettono però tutti d’accordo. Io ultimamente adoro Bring Me The Horizon, Suicide Silence e Motionless in White per ciò che riguarda il metal, gli Ulver per ciò che invece gira attorno all’elettronica. Proprio la fusione fra elettronica e metal è il nostro punto di forza, è su questo che abbiamo lavorato da Corax in poi.

Avete condiviso il palco con grandi nomi della scena musicale italiana ed estera quali Lacuna Coil e Placebo, ci sono aneddoti che sono rimasti particolarmente impressi?
Coi Lacuna e i Placebo abbiamo suonato in un festival pazzesco, all’Atlas a Kiev. Ci tenevo a dirlo, abbiamo tanti amici e fans in Ucraina: mi sento con loro quotidianamente quando riescono a rispondere. E’ tutto senza senso… Cito con piacere la sera che ho ci siamo ritrovati in albergo insieme agli Arch Enemy oppure quando prima di un concerto nel backstage ho incontrato Mikael Stanne dei Dark Tranquillity e gli ho detto “Mikael, quando avevo 20 anni presi il treno da Firenze a Goteborg per venirti a suonare il campanello!!” e lui sgrando gli occhi “Oh man, I think you were nuts!”

Il 25 marzo sarà pubblicato il vostro nuovo album “Autumn Noir”. Quali sono i punti di forza di questa nuova uscita discografica?
Sicuramente la nuova etichetta ha giocato un ruolo importante, avere a che fare con una produzione americana ti apre la mente a soluzioni diverse. Il disco suona più intimo, più goth se volessimo dargli un’etichetta, ciò nonostante non perdendo una certa attitudine live.

Abbiamo parlato di live, ci sarà modo di vedervi su un palco?
Oh, non vediamo l’ora di ripartire a suonare anche in Italia. Per ora di fissato abbiamo Torino, Vercelli, Roma e Latina, poi a Maggio un minitour In Croazia e Slovenia. Stiamo anche aspettando il reschedule del tour con gli Ill Nino, noi apriremo per loro nelle date in UK.

Dove i nostri ascoltatori possono seguirvi?
Siamo attivissimi sui nostri canali Instagram e Facebook, date un’occhiata a Niamhthedefinitivemetalband. Che sia chiaro, è un nick ironico eh!

Ascolta qui l’audio completo dell’intervista andata in onda il giorno 14 marzo 2022.

Manuel Togni – Drums of death

Ospite di Mirella Catena su Overthewall, Manuel Togni, batterista dei Mortuary Drape, Mortado e Moon Reverie.

Ciao Manuel e benvenuto su Overthewall! Il tuo approccio con la musica è iniziato all’età di 6 anni con lo studio della chitarra e del pianoforte, quando ti sei avvicinato alla batteria e qual è stata la ragione per cui ti sei innamorato di questo strumento?
Ciao Mirella e grazie, è avvenuto per caso! So che questa frase l’avrai sentita 2000 volte ma ti assicuro che è andata esattamente così! Come tu ha giustamente scritto, il mio primo approccio alla musica è avvenuto appunto all’età di 6 anni con lo studio del pianoforte e della chitarra, grazie ai miei nonni, che erano due musicisti: mio nonno professore e direttore d’orchestra. Nonostante ciò, sentivo già da piccolo che per qualche motivo quella non era la mia strada. All’età di 15 anni facevo il tecnico delle luci per la cover band di mio zio, un giorno dopo il check, restammo soli sul palco io ed il cantante della band, che prese una la chitarra e mi chiese di accompagnarlo con la batteria mentre provava a suonare un suo brano, io non avevo idea di come si suonasse e imitando i movimenti che vedevo fare a mio zio provai a staccare un groove e… funzionò, da lì ebbi l’illuminazione.

Hai avuto modo negli anni di collaborare con musicisti professionisti di altissimo livello come Blaze Bayley (Iron Maiden), Kee Marcello (Europe), giusto per citarne qualcuno. E’ più complesso lavorare in una band di un cantante o di un chitarrista e quale approccio allo strumento devi avere nei due casi?
Sono due modi completamente diversi di lavorare, il cantante, in quanto tale, ha in mente lo show, quindi preferisce tenere i brani il più fedele possibili agli originali, cerca la sicurezza e tende a non voler sorprese per preservare lo spettacolo, studia molto gli spazi tra un brano e l’altro e si studia cosa dire e come porsi. I chitarristi invece, specialmente se hanno un background anni 70, tendono più a suonare in base all’interpretazione del momento, magari allungando i brani per dare spazio a improvvisazioni.

In questo momento sei il batterista, tra gli altri, dei Mortuary Drape e dei Mortado, due band che hanno al loro interno Walter Maini Wild e GL Perotti, due cantanti che, in generi diversi, hanno scritto la storia del metal italiano. Quali emozioni hai provato quando hai ricevuto la loro proposta di collaborazione?
Beh, è stato favoloso! Sai, un conto è essere il batterista di quello o quell’altro artista per 1\2\3 tour, altro conto essere il batterista ufficiale di band di un certo calibro. Gli Extrema li seguivo quando avevo 16 anni e li vedevo come degli idoli inarrivabili e quando mi trovai la per la prima volta con GL a parlare del progetto Mortado, non mi sembrava vero. E i Mortuary Drape… beh, sono i Mortuary Drape!

Dal 2002 al 2016, con gli Aleph, avete composto e pubblicato tre ottimi album. Come reputi lo stato di salute dell’attuale scena black metal italiana e quali band ti hanno particolarmente colpito negli ultimi anni?
Grazie mille, nonostante tutto direi in ottimo stato, ci sono un sacco di band molto valide sia nel panorama estremo che non, il livello negli ultimi anni si è alzato tantissimo, anche se a volte devo dire, a discapito dei contenuti, nel senso che oggi ci sono molte band che reputano più importante essere tecnicamente ineccepibili piuttosto che scrivere un bel brano o una bella melodia.

Il tuo mestiere di batterista professionista ti consente di poter vivere questo meraviglioso lavoro a 360°, come insegnante, come lavoro in studio di registrazione e per ultimo, ma non per importanza, su un palco per un live. Quali sono gli aspetti che ami di più di ognuna di queste esperienze?
Beh, insegnare è meraviglioso e a volto faticoso, crescere un’allievo, vederlo migliorare e sentirsi ringraziare è una soddisfazione non da poco. Lavorare in studio è veramente un compito difficile che richiede tantissima preparazione, precisione e pazienza. E poi, vabbeh… il palco è il palco, la dimensione che più adoro in assoluto perché è lì che esprimi davvero te stesso.

Stai lavorando a qualcosa di nuovo?
Sì, ho appena terminato le registrazioni di quello che sarà il prossimo full dei Mortuary Drape, sto preparando delle masterclass delle quali avrete presto notizie e poi, se tutto va bene, si ritornerà presto on stage.

Dove i nostri ascoltatori possono seguirti?
Sono su Facebook come Manuel Drummer Togni, oppure sul profilo personale Fb semplicemente come Manuel Togni, su instragram e sul mio canale Youtube.
https://www.facebook.com/manuel.togni.7
https://www.facebook.com/Manuel-Drummer-Togni-102907378397790
https://www.youtube.com/user/vesoul666
https://www.instagram.com/manueltogni_drummer/

Grazie di essere stato con noi su Overthewall!
Grazie mille a voi per lo spazio.

Ascolta qui l’audio completo dell’intervista andata in onda il giorno 21 febbraio 2022.