Il black metal ha una sua poetica, i Disamara rappresentano al meglio questo aspetto più romantico e decadente del sotto-genere più oscuro del metal. I semi lanciati da Maur con il crepuscolare “Notturna è la Quiete”, siamo certi, metteranno solide radici, come quelle di un acero, nel cuore e nello spirito di chi si approccerà a questa opera targata Naturmacht Productions.
Benvenuto Maur, ascoltando “Notturna è la Quiete” ho che notato che nella tua proposta coesistono due elementi: da un lato la musica che si rifà al black metal primordiale di scuola nordica, dall’altro l’utilizzo di testi in italiano. Da dove nasce l’esigenza di far convivere questi due fattori cosi geograficamente e, a volte, anche stilisticamente così distanti?
Ciao, intanto vorrei ringraziarti per l’intervista, darà sicuramente modo a chi vorrà di approfondire taluni aspetti su Disamara e su “Notturna è la Quiete”. Rispondendo alla tua domanda potrebbe sembrare che la lingua italiana e un certo stile black metal risultino inconciliabili ma a mio avviso la scelta non poteva essere differente in quanto i miei ascolti nel genere in questione iniziano a metà anni novanta, quando la Norvegia faceva la parte del leone, e in qualche maniera quel modo di comporre, quelle atmosfere e le sensazioni che la musica mi provocava sono stati interiorizzati a tal punto che i riff scivolano fuori in maniera del tutto naturale soddisfacendo quello che è il mio sentire. Questo non vuol dire comunque che io scimmiotti uno stile che non è mio, i brani restano composizioni originali e la mia interpretazione è del tutto personale. Per quanto riguarda il cantato esiste per la verità una versione parziale del disco in inglese ma non riuscivo a digerire il fatto di dover trovare un compromesso tra quello che era mia intenzione comunicare e una traduzione che ne snaturava totalmente la forma. Qualcuno diceva “le parole sono importanti!” e io non avevo intenzione di cambiarle per far piacere a chissà chi, cosicché ho scelto la mia via naturale.
Per prepararmi all’intervista ho cercato un po’ di notizie in rete, in realtà non ho trovato molto. Immagino che dietro questa penuria di informazioni ci sia una la volontà di non mostrarti troppo, però come è possibile far convivere questo desiderio di isolamento con la necessità di esporsi all’indomani della pubblicazione di un lavoro?
In verità non c’è una precisa volontà nel non mostrarsi, forse dipende dal fatto che Disamara sia una realtà molto underground e io, Maur, forse sono più concentrato sugli aspetti musicali e lirici. Ovvio che non ritenga utile al progetto mostrare aspetti della mia vita privata ma sono sempre disponibile nell’esporre quali siano i concetti che ruotano intorno Disamara esattamente come sto facendo in questa sede.
Ti andrebbe di colmare parzialmente questa lacuna andando a tracciare una breve biografia dei Disamara?
Certamente. Disamara come ben sai è un mio progetto personale e io mi occupo di tutto. Ho suonato in diverse band più o meno note come Aivarim, Malinvern, Septycal Gorge in qualità di bassista ed in tutte queste realtà sentivo che il mio apporto fosse solo parziale, avevo altre idee e sentivo il bisogno di esprimerle. Avevo già l’intenzione di creare qualcosa di mio quando ascoltai per la prima volta Grond, progetto solista tedesco, intorno al 1998 ma dovetti aspettare di approfondire lo studio sulla produzione musicale prima di propormi attivamente. Quindi creai Theart, progetto fortemente collegato a Disamara, nel 2005 e nel 2006 produssi il mio primo demo. Nel 2008 produssi uno split con gli Uxor, band non più attiva purtroppo. In seguito mi dedicai alla composizione anche se in maniera più sporadica e nel 2018 sentii che i tempi erano maturi per un album così creai Disamara.
Qual è il significato letterale di Disamara e qual è quello filosofico?
La disamara altro non è che il frutto dell’acero. Sono sempre stato affascinato da questo sistema adottato nel corso dei millenni da questa pianta per potersi riprodurre utilizzando il vento come mezzo. Il concetto sta nell’evoluzione. Dal vento ( ispirazione) vengo trasportato e porto con me quello che fa parte del mio bagaglio culturale, la mie tradizioni, il mio retaggio musicale per poter quindi dar vita a qualcosa che va oltre. Qualcuno ha scritto che il seme non sia caduto molto lontano dall’albero. Forse non ha capito. Le composizioni sono qualcosa che prima non erano ed ora sono. L’evoluzione è un processo lento ed io sono un estimatore della lentezza. Questo è il mio sempre oltre.
Il processo di scrittura del disco quanto è durato? Te lo chiedo perché l’impressione che ho avuto è che questa canzoni siano più che altro pensieri raccolti in un periodo abbastanza lungo più che il frutto di un’improvvisa, o quanto meno breve, esperienza di scrittura.
Hai ragione, infatti in alcuni casi tra un brano e l’altro sono trascorsi anche parecchi anni. Non che i brani richiedessero tutto questo tempo per essere composti, semplicemente la produzione è stata discontinua nel tempo in base ai miei impegni extra musicali ed anche alla mia ispirazione del momento. Diciamo 10 anni? La maggior parte delle liriche risalgono invece a un periodo più recente. Scrivo molto ultimamente, è un buon periodo
I brani hanno dei minutaggi elevati, come ti spieghi questa necessità espressiva di strutturare le tue canzoni su durate che sfiorano i 10 minuti? Non è mai avvertito durante la composizione un desiderio di sintesi?
No, non sento la necessità di sintetizzare. Amo i brani lunghi quando ascolto musica e questo mio sentire si è trasferito nelle mie composizioni. A mio modo di vedere i brani contenuti su “Notturna è la Quiete” oltretutto, nonostante la lunghezza, scorrono bene e non annoiano. Inoltre se si presta attenzione alle liriche diventa tutto più fluido. I testi sono parte integrante dei brani, vanno ascoltati e interpretati.
“Notturna è la Quiete,” mi pare di capire, che sia stata comunque per te un’esperienza totalizzante, non mi riferisco solo alle registrazione che hai fatto da solo, ma anche al fatto che ti sia interessato tu in prima persona anche degli aspetti visivi del disco. Alla luce di questo, i le varie sfaccettature che si celano dietro il progetto Disamara sono scindibili oppure no, e quindi ci troviamo innanzi a qualcosa che va oltre la musica?
Dici bene, sono profondamente coinvolto da Disamara, non potrebbe essere diversamente, Disamara sono io. In esso è racchiusa tutta la sfera di emozioni che fanno parte del mio essere, del mio vedere , del mio sentire. E cambia sempre, chissà cosa scriverò in futuro… Come molti sanno il black metal non è soltanto musica ma uno stato mentale quindi musica, testi, immagini, pensieri, emozioni, natura, rapporti umani, l’universo tutto è black metal. Stupore verso l’ignoto.
I Disamara senza Maur, mi sembra chiaro, non potrebbero esistere, ma a questo punto i Disamara cosa hanno portato nella vita di Maur?
Disamara è quanto di più vicino alla libertà io conosca, come farsi trasportare dal vento verso il caso/caos che da sempre regola l’universo.
