Ospite di Mirella Catena su Overthewall, Luca Cocconi, chitarrista e principale compositore dei The Modern Age Slavery per parlare dell’ultimo album “1901: The First Mother” (Fireflash Records)…
Ciao e benvenuto! La band nasce nel 2007 e immediatamente il vostro primo demo è stato nominato “Demo del mese” su Rock Hard Germany. Ci parli degli inizi e quali sono stati i cambiamenti significativi da allora?
I The Modern Age Slavery sono nati nei primi mesi nel 2007 dalle quando Gio (voce), Mibbe (basso) ed io, – abbiamo incontrato quelli che sono stati i nostri ex-compagni. Avevamo in tasca una pre-produzione di quattro pezzi grazie al quale abbiamo raggiunto Rock-Hard Germany che ci recensì come demo del mese. Da lì, seguì la firma per la Napalm Records ed il nostro primo Damned To Blindness. Dopo vari cambiamenti nel 2016 Ludovico Cioffi e Federico Leone sono entrati in pianta stabile nella line up dando un importante contributo per il nostro terzo album –Stygian-. Grazie anche a loro, le sonorità si sono sicuramente evolute verso atmosfera più black e a volte più ricercate, con aggiunte anche di parti elettroniche. Siamo un po’ più strutturati ed un po’ meno crudi rispetto al passato.
Quattro album all’attivo con etichette diverse, cosa non ha funzionato e com’è nata la collaborazione con la Fireflash Records?
Ormai ci siamo abituati ahahahah! Purtroppo in passato ci sono state varie vicissitudini che non ci hanno dato una solidità discografica. Per questo disco le cose stanno andando molto bene e siamo molto soddisfatti di questa nuova avventura che speriamo sia duratura nel tempo.
L’approdo su Fireflash è nato da un incontro diretto tra il nostro frontman Gio e Markus Wosgien, grazie ad una promoter di Atomic Fire che abbiamo conosciuto al Metalitalia Festival, Barbara Francone. Semplicemente ha portato a Markus una preproduzione dell’album e hanno scambiato quattro chiacchere davanti a una birra. Ci siamo trovati bene fin da subito con Markus Wosgien sia dal punto di vista professionale e umano. Abbiamo una grande ammirazione per il lavoro che ha svolto in passato con Nuclear Blast e per quello che sta facendo con Atomic Fire Records. Quindi, firmare per la sua nuova etichetta Fireflash Records per noi è, innanzitutto, un grande onore e ci consentirà di portare i The Modern Age Slavery a un nuovo livello.
Il nuovo album “1901 | The First Mother” che ha visto la luce a maggio, è il primo capitolo di una trilogia. Ci puoi dire di più?
Partiamo dal titolo; 1901 è l’anno in cui inizia il ventesimo secolo, muore la regina Vittoria e, nella letteratura anglosassone, rappresenta l’inizio dell’età moderna (ossia The Modern Age). Il sottotitolo – The First Mother – come giustamente dicevi, nel nostro immaginario richiama la volontà di far seguire a questo disco altri due capitoli in cui tratteremo tematiche similari. Infatti, i testi di 1901 nascono da una ricerca, nel tentativo di elencare possibili forme di schiavitù reale o autoimposta. Sulla base di questo elenco, Gio si è liberamente ispirato – in quasi tutti i brani – a poeti filosofi o scrittori del passato. Nella trilogia, vorremmo quindi far seguire a questo capitolo un lavoro in cui ci ispireremo al presente ed infine un lavoro proiettato ad un futuro distopico. Riguardo ai testi, possiamo farti qualche esempio. “OXYgen” parla della schiavitù alle sostanze stupefacenti – il titolo OXY richiama l’ossicodone (OXYcontin) ossia un antidolorifico, mentre OXYgen nel nella sua totalità richiama appunto il bisogno di respirare. Per fare un altro esempio, “KLLD” è ispirato ad una poesia di Blaise Cendras – J’ai Tué – tradotto in I’ve Killed e poi KLLD tratta della schiavitù nella chiamata alle armi. Il testo cerca di dipingere le sensazioni di un poeta francese – sicuramente non un uomo d’azione – che è costretto a uccidere per la prima volta al fine di salvarsi la vita. Diciamo che, in tutti i casi, non è ovvia quale sia la fonte d’ispirazione ma il tema conduttore è appunto la schiavitù.
Ci descrivi l’artwork della copertina? Chi l’ha realizzato e chi ha avuto l’idea?
La copertina è opera di Ludovico Cioffi, il nostro chitarrista. Ludovico ha cercato di distaccarsi dagli archetipi metal utilizzando uno sfondo bianco. Il disegno rappresenta un trittico in cui viene raffigurata, in tre fasi del tempo, la regina Vittoria in una sua rappresentazione in chiave death metal. La presenza del trittico richiama appunto la nostra idea di scrivere una trilogia.
Come nasce un vostro lavoro discografico? Come dividete i vari compiti?
Io sono il principale compositore della band. Durante la fase di composizione, cerco sempre di concepire i brani mantenendo una struttura ‘pop’! Non amo molto le canzoni con minutaggi lunghi, con mille riff dove non si riesce a distinguere qual è la strofa o il ritornello! Cerco di concentrare tutto entro i quattro minuti, a volte anche meno, dipende anche dal tipo di mood del brano. Punto molto sull’impatto e sull’ascoltabilità immediata, cercando di far arrivare fin da subito la nostra musica all’ascoltatore, e quindi canzoni troppo lunghe e strutturalmente complicate non sono adatte per ottenere questo scopo. Dopo aver strutturato le canzoni spedisco agli altri una preproduzione già abbastanza accurata con tutti gli strumenti. Successivamente ci troviamo in sala prove per perfezionare ed ultimare gli ultimi dettagli. Infine, quando la parte musicale è terminata Gio lavora sulle metriche vocali e sui testi.
Cosa significa fare metal estremo in Italia? Quali sono i Paesi dove vi siete sentiti più apprezzati?
Fare metal più o meno estremo in Italia significa avere una grandissima passione e portare tanta pazienza. Per un gruppo italiano è difficile se non impossibile vivere la musica come un mestiere, e questo è un fatto oggettivo dimostrato dai numeri e dalla storia. In molti paesi nordeuropei, la musica (e la cultura in generale) ricevono ben più sovvenzioni rispetto all’Italia. In Belgio, ad esempio, lo stato garantisce un stipendio dignitoso ai musicisti che intraprendono seriamente tale carriera. E da qui parte tutto. In Italia, la ‘cultura’ (intendo musica, ma anche ad esempio teatro e danza) è riservata solo ad eccellenze spesso inarrivabili. Per quanto ci riguarda abbiamo avuto la fortuna di suonare in molte nazioni europee e se devo citartene qualcuna direi la Germania che considero l’America europea, (non a caso le etichette più importanti sono lì (Nuclear Blast, Century Media, Metal Blade ecc..) l’Olanda e in questi ultimi anni la Francia che grazie a band come i Gojira, ad un ottima etichetta come la Season of Mist, all’ Hellfest e un movimento black di tutto rispetto è cresciuta tantissimo.
Ci sono date imminenti che vi vedranno sul palco a promuovere il nuovo album?
Abbiamo già fatto diverse date di promozione al nostro nuovo disco che sono andate molto bene, soprattutto il release party all’Isola Rock di Verona dove è stato veramente molto figo. Abbiamo diverse cose da annunciare per i prossimi mesi e stiamo lavorando per alcuni tour durante l’autunno/inverno. Vi voglio ricordare la data che faremo il 27 Luglio al Legend di Milano di supporto ai Dying Fetus.
Diamo i vostri contatti per i nostri ascoltatori?
The Modern Age Slavery online:
https://www.themodernageslavery.com
http://www.facebook.com/tmasofficial
http://www.instagram.com/the_modern_age_slavery
https://www.youtube.com/c/TheModernAgeSlavery
https://themodernageslaveryofficial.bandcamp.com/
https://open.spotify.com/artist/6CUeAFW09AyJIw2V4ySxTC?si=OEmM9RITTGGrBJ7KIE9Iiw
https://music.apple.com/it/artist/the-modern-age-slavery/294671567
Grazie di essere stato con noi…
Grazie a voi per lo spazio concesso!
Ascolta qui l’audio completo dell’intervista andata in onda il giorno 26 Giugno 2023.
