Ilaria Argiolas – L’hanno chiamata Ilaria

Disco di debutto per Ilaria Argiolas, tanti artisti presenti nell’album, tra cui Phil Palmer. Ilaria Argiolas è una cantautrice romana e come lei stessa afferma, propone del “rock romano”, un mix perfetto di cantato popolare romano in chiave rock, perché Ilaria ha tanta energia e tanto vissuto da raccontare, e lo troviamo tutto all’interno del suo album di debutto “M’hanno chiamato Ilaria”, uscito recentemente per la Fonoprint. Scopriamola attraverso le sue parole.

Ilaria, forse ti avranno già detto, probabilmente sì, che proponi un cantato popolare che ricorda i bei tempi di Gabriella Ferri ma in una nuova veste rock e più moderna, causalità o una tua influenza musicale?
Grazie, mi lusinga molto il fatto che si percepisca la veracità del cantato popolare e che molti mi accostino ad una grande artista come Gabriella Ferri, il mio è un rock romano, posso dire che canto come parlo, come parliamo noi giovani a Roma e racconto quello che vivo e vedo. Rock significa roccia e credo che la nostra roccia sia dare importanza al passato per poter far nostro il presente, quando ho iniziato a cantare le mie canzoni in romano tutto è diventato più vero e la verità in questo mio progetto è l’unica cosa che mi preme far uscire.

Parlaci della tua borgata, tema centrale del disco. Quanto è stata importante e determinante per le tue scritture?
La mia borgata è la periferia di tutte le periferie del mondo, nel senso che quello che accade nella mia Borgata Finocchio – sì, il nome fa un po’ ridere, ma si chiama davvero così – accade anche in tutte le altre periferie. Quando vivi davvero ai margini, ti fortifichi. Diciamo, che nel mio caso oltre a darmi un’altra pelle mi ha ispirato fino a lavorare al mio primo disco e, ti assicuro, partire da Finocchio e arrivare fino a voi del Quotidiano, come in questa intervista, fa diventare questo viaggio incredibilmente eccitante. Non solo la mia borgata mi ha ispirato ma continua a farlo.

“M’hanno chiamato Ilaria” è il titolo del tuo album, la foto di copertina è firmata da Red Ronnie, un tuo grande amico anche.
Le foto, sia di copertina che all’interno del disco, sono state scattate da Red Ronnie che è venuto personalmente a Finocchio per raccontare con le immagini la verità di questo disco, che ho intitolato “M’hanno chiamato Ilaria”, per un motivo specifico: quando veniamo al mondo non decidiamo come chiamarci o dove nascere o come crescere, siamo frutto di qualcun altro e passiamo tutta l’esistenza a combattere tra odio e amore, tra quello che eravamo e quello che vorremmo essere, in pratica una specie di frustrazione perenne, ecco questo disco affronta proprio le ipocrisie e verità mie e di chi ho a fianco senza giri di parole. E se non dovesse piacere quello che sono, posso sempre dire che “M’hanno chiamato Ilaria”.

Nell’album, tra i vari musicisti, si nota tra i tanti nomi di rilievo un certo Phil Palmer, come è stato collaborare e suonare con lui?
L’eleganza delle chitarre di Phil Palmer mi ha fatto sognare, la sua professionalità è d’ispirazione. Ora siamo amici, ha suonato come guest nel mio concerto di qualche settimana fa a Castel Fusano, quindi cerco di non pensare al fatto di avere uno dei più grandi chitarristi viventi davanti a me, però le prime volte ti assicuro che non è stato facile ma mi ha aiutato a fare meglio e di più e mi dicevo, “caspita, hai Phil Palmer alla chitarra concentrati e dai il meglio del meglio”. Nel disco vorrei aggiungere però che ci sono altri grandi musicisti.

Ce li presenti?
Questo disco senza la produzione artistica di Mauro Paoluzzi non sarebbe stato lo stesso, sono anche sue alcune delle chitarre e tastiere. Sono tutti grandi professionisti come il caso de “La mia borgata”, che vede al basso il mitico Gallo (Claudio Golinelli), Cristian CC Bagnoli alla chitarra elettrica e Ricky Roma alla batteria, poi abbiamo Manuel Goretti tastiere e pianoforte, Marco Paganelli batteria, Enrico Dolcetto basso e poi i meravigliosi cori di Teresa Iannello, Valentina Gerometta e Paolo Roberto Pianezza. Spero di non aver dimenticato nessuno.

Sei attualmente in tournée? Ci sono date imminenti che ci vuoi segnalare? In Puglia quando?
Devo fare una precisazione, non sono ancora in tournée ma spero di terminare presto la promozione del mio disco, iniziare il tour e venirvi a trovare anche in Puglia dal momento che proprio in Puglia ho lasciato un pezzo del mio cuore registrando il mio ultimo video clip di “Vorrei guaritte io”. Nel frattempo, il 6 agosto sulla spiaggia del Tevere a Roma e il 17 Agosto a Salcheto in Toscana.

Come è possibile reperire il tuo disco, è uscito sia in CD che vinile?
Il disco lo trovate sul sito www.fonoprintshop.com nel solo formato fisico CD o vinile, insieme al disco vi arriveranno anche dei gadget che ho voluto fortemente regalare a chi acquista il disco, sono dei preservativi e sulla confezione c’è scritto “Famo l’amore”, il titolo di un’altra mia canzone presente nel disco, e un QR code che scansionato riporta a tutti i miei contatti.

Quando hai pubblicato il vinile, Red Ronnie, che ti è stato molto vicino nella promo, ti ha regalato un disco importante, quanto è stato altrettanto importante quel momento per te?
In tempi non sospetti, prima ancora di iniziare a lavorare al mio primo disco, Red, che sapeva della mia smisurata passione per Fabrizio De Andrè, nella sua trasmissione del Premiato Circo Volante del Barone Rosso, mi fece la promessa di regalarmi uno dei suoi preziosi vinili se mai un giorno gli avessi portato il mio primo, di vinile. Così ho fatto e confido di aver trovato la forza anche grazie a questa scommessa/promessa nel portare avanti un progetto così diverso e vero come il mio. All’inizio la promessa di Red era quella di regalarmi il primo disco di Fabrizio de Andrè, quando è arrivato il momento alla fine però ho scelto “L’indiano”. Certo, avere la possibilità di scegliere tra i dischi personali di Red Ronnie un album di Fabrizio De Andrè, la scelta ti fa diventare pazza, ma alla fine consacro questo incredibile momento nel mio salone, appena entri in casa mia ti trovi davanti il disco “L’indiano”, di De Andrè e a fianco “M’hanno chiamato Ilaria”, il mio primo disco.

Non hai messo l’album intero su Spotify per scelta. Coraggiosa, di questi tempi.
Credo che il coraggio sia altro, però molti mi dicono che sono coraggiosa per aver messo il disco in vendita solo in formato fisico, solo che a me la musica piace acquistarla ed essendo io un emergente bisogna lavorare il doppio per farsi conoscere e trovare il pubblico che possa affezionarsi. Forse è la strada più difficile, ma un disco come il mio merita di essere toccato, ascoltato, insomma merita il giusto tempo e il digitale troppo frenetico e intasato da musica che spesso non è neanche musica non gli dà valore. Lo metterò, forse, sui digital store quando finirà la promozione in giro per l’Italia.

Hai un sogno nel cassetto come cantautrice? C’è un artista in particolare con cui vorresti collaborare?
Se penso a tutto questo mio percorso, mi sembra di vivere quel sogno, ho nel disco un inedito di Roberto Vecchioni, un altro di Vincenzo Incenzo, per non parlare dei grandi musicisti che sto incontrando grazie alla mia musica. Sento tanta stima e amore e forse il mio sogno più grande è quello di dare e ricevere amore da tutte le persone che hanno bisogno di me e della mia musica e avere la possibilità di arrivare a toccarci veramente per non lasciarci più.

INTERVISTA ORIGINARIAMENTE PUBBLICATA SU “IL QUOTIDIANO DI BARI” IL 4 AGOSTO 2023

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